Il MONASTERO dei Sogni

di That_Lady
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Il Monastero dei Sogni

 

 

 

Prologo


Isabelle scese la lunga rampa di scale e si diresse a passo leggero verso l’ala est del castello; Monique le aveva ripetuto la strada una decina di volte, ma per tutto il tempo lei era stata costantemente impegnata a pensare ad altro.

 Il fruscio della lunga tunica color avorio era l’unico movimento percepibile… Dovrebbe essere qui.

Si maledisse per l’ennesima volta mentre cercava di ricordare il numero di portoni che doveva superare, otto, contò mentalmente.

L’ala est era intoccata da tempi; Alfred III vi aveva messo mano per ultimo, ma nessuno poteva risalire al periodo esatto nel quale ciò era successo.

Meredith era ossessionata dalla storia, e non aveva aspettato ad informarla su ogni  minimo dettaglio di cui era a conoscenza.

-Dicevano fosse cieco!-

Isabelle aveva continuato a fissare il suo libro, annuendo una volta ogni tanto.

-Ecco perché lui poteva vederla…- aveva proseguito l’amica.

In risposta Isabelle aveva annuito per la centesima volta, mentre Monique si voltava stupita verso l’altra. –Pensi sul serio che potesse vederla perché era cieco? È impazzita! Non è così, Isabelle?- Questa aveva continuato ad annuire.

-Visto?- Monique aveva quindi soffiato su uno dei libri sulla scrivania, -sei proprio matta, Meredith-.

-Hai almeno ascoltato una parola di quello che ho detto?!- Quando la ragazza le era comparsa di fronte, Isabelle aveva alzato di scatto lo sguardo e l’aveva fissata confusa, poi aveva capto: -certo che ti ho ascoltata!-, si era spostata dalla scrivania e aveva osservato assorta alcuni scaffali della libreria.

-C’è una cosa che non capisco, Monique-, aveva detto d’un tratto.

Meredith si era ormai arresa, e si stava spostando verso la finestra.

Monique le si avvicinò e Isabelle riprese, -perché pensi che ce lo abbiano tenuto nascosto? Anzi, perché non hanno mai detto nulla a nessuno? Qualcuno doveva pur esserne a conoscenza…-

Monique aveva aperto la bocca, ma nessun suono ne era venuto fuori. Isabelle si era voltata a guardarla, poi aveva spostato lo sguardo su Meredith, che la fissava dalla sua postazione in parte alla finestra.

Nemmeno lei rispondeva.

No.

Monique era sbiancata, la pelle aveva cominciato ad ingrigire, gli incavi degli occhi erano diventati più profondi, di punto in bianco dimostrava ottant’anni.

Isabelle continuò a fissarla, immobile.

-Devi andare…- Le aveva bisbigliato Meredith all’orecchio. Inutile chiedersi quando si è spostata... Isabelle aveva fatto un mezzo passo indietro; avrebbe dovuto finire addosso a Meredith, ma lei non c’era.

Nessuno c’era.

Era l’unica cosa vivente nella stanza. Era sola.

 

Scosse il capo cercando di scacciare via il ricordo.

Ala est, sesta gradinata, sinistra, ottava porta dopo l’arco di Giovanna. Alzò la testa e guardò in silenzio il portone d’oro che aveva di fronte. Allungò la mano e lasciò che le dita l’ attraversassero, poi il braccio, la spalla… Infine sparì dall’altro lato dell’uscio.

Nessun essere vivente la vide più, e lei non vide più nessun essere vivente.

Con le spalle rivolte alla parete di fronte all’immensa porta, Monique e Meredith guardavano la scena in un terrificante silenzio; finché un grido non le travolse, e loro esplosero in migliaia di frammenti di nulla.

 
Sperando vi piaccia (:




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