Felici di comunicarle

di Robynitous
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Felici di comunicarLe

 

Tammy temeva di leggere quella lettera. Temeva di scoprire cose che fosse meglio non sapere. Eppure la sua coscienza le suggeriva di aprirla, sarebbe stata la cosa giusta. La appoggiò sul tavolo e si affacciò dalla finestra. La vista panoramica la disgustava parecchio, dava sul porto dell'Hudson. Ogni giorno arrivava merce dai camion e veniva caricata sulle navi, c'era sempre un gran baccano e un odore sgradevole, soprattutto al venerdì perchè giungevano i pescherecci. Tammy aveva sempre sognato una vista su Central Park, ma le sue tasche non glielo permettevano.

Stranamente quella volta si sentì confortata da quella vista. Distolse si sguardo e cominciò a scrutarsi allo specchio. Era abbastanza alta, magra, le sue gambe erano lunge e sottili, i capelli lunghi lisci e rossi le cadevano davanti coprendo un po' la scollatura del suo piccolo seno. Era una ragazza che mangiava poco, forse perchè troppo in ansia per farlo. Forse era continuamente angosciata perchè non aveva radici, o non sapeva di averne. Per tutta la sua infanzia ha girato di città in città da una famiglia all'altra, senza avere una casa fissa. La casa con la vista sull'Hudson era l'unica casa fissa da tutta la sua vita. Ci viveva da quattro anni e si manteneva lavorando in un fast-food. Un paio di mesi prima aveva fatto domanda all'anagrafe per provare a contattare i suoi genitori biologici.

Non sapeva nulla di loro e neanche perchè l'avessero abbandonata. C'era tutto scritto in quella lettera, o forse non c'era scritto niente, forse la segretaria dell'anagrafe si congedava e si scusava di non aver trovato alcuna notizia utile. E se i suoi genitori si fossero rifatti una vita? Che diritto avrebbe avuto lei di irrompervi? Oh, ne aveva tutti i pieni diritti! Se non erano in grado di mantenerla non avrebbero dovuto farla nascere. Lei era in difficoltà e si vociferava al ristorante che bisognava liquidare qualcuno. Come avrebbe continuato a mantenersi?

Si sedette nel divano giallo e vecchio e vi sprofondò. Fissò ancora la lettera davanti a lei per qualche minuto, poi si decise e la aprì:

 

 

Gentile signorina Tamara Heidler,

 

Siamo felici di comunicarLe di aver portato a termine la ricerca sui signori Heidler.

EccoVi presente l'esito.

 

-Madre biologica: Eva Heidler, anno del decesso :1974, luogo del decesso :DDR.

Cause: accusata di complotto anti-socialista, giustiziata dalla Corte Suprema Socialista Tedesca.

-Padre biologico: Maximilian Heidler, disperso dal 1961.

 

''Siamo felici di comunicarLe''? Era una presa in giro? Non vi poteva essere una notizia devastante e i segretari dell'anagrafe affermano di essere felici?

Tamara non aveva le forze per piangere. Per un po' sperò che avessero sbagliato nelle ricerche, ma quando vide le foto allegate dei suoi genitori notò l'incredibile somiglianza con la madre.

Ma se i genitori erano spariti in Germania, lei come faceva a trovarsi negli Stati Uniti? Doveva avercela portata qualcuno quando era ancora piccola. Forse il padre. Effettivamente nella lettera c'era scritto ''disperso'' non '' deceduto''. O forse erano vane speranze di una ragazza con il cuore infranto.

In ogni caso lei non voleva più rivolgersi all'anagrafe per avere ulteriori informazioni.

Voleva scoprire qualcosa di più sui genitori. Forse in Germania sono rimasti altri parenti. Forse il padre era da qualche parte del mondo che stava chiedendo a qualche anagrafe che fine avesse fatto una certa Tamara Heidler.

Tammy aveva sentito un anno fa al telegiornale che nella capitale tedesca era caduto il muro.

Era la sua occasione per rimpatriare e ritrovare le sue radici.

Fissò di nuovo la lettera sul nome del padre e ripetè a bassa voce ''Maximilian''.





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