Folle corsa verso l'autodistruzione

di GrungeGirl
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Le voci nella sua testa le dicevano di correre.
Più veloce della mente,
più forte della malinconia. [cit. De Andrè]
  
Correva e vedeva molte cose:
Una sala al coperto con tante persone sorridenti, ma tristi.
Voleva abbracciarle e dir loro quanto erano coraggiosi a sorridere nonostante la loro miserabile vita.
Vedeva colori fluorescenti vorticare attorno a lei; la mandavano su di giri.
Iniziò a ballare. Era euforica.
Due occhi di ghiaccio la fissavano. Luci viola che si posavano su di lei, luci viola si spostavano sul ghiaccio.
 
Non sentiva più le gambe da quanto correva veloce. Sentì le dita dei piedi formicolare. Probabilmente li avrebbe persi, ma non voleva fermarsi.
 
Un alone di fumo la circondava. Poteva scorgere i suoi cari in quella nebbia…ma non riusciva a raggiungerli.
Non poteva fermarsi lì. Sarebbe caduta, e non doveva succedere.
 
Le lacrime avevano iniziato a ferirle le guance. La corsa continuava.
 
Un abbraccio. Un dolce, tenero abbraccio.
Le braccia che la stringevano erano forti e comprensive.
Abbassò le palpebre, schiuse le labbra.
Così come era iniziato, l’amore era già diventato dolore.
 
Non era ancora finita.
 
Un uomo che sorridendo le porgeva una coppa ripiena di un liquido dorato, dall’odore invitante; splendeva alla luce del sole.
Stesa ad angelo sulla ghiaia, tutto era apparentemente perfetto.
Le lacrime brillavano e si confondevano con la birra.
 
Era tutto finito.
L’amore, il dolore.
Quella pazza corsa chiamata Vita aveva risucchiato tutto, lasciandole solo un senso di vuoto e impotenza. 




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