Noi saliremo sopra gli alberi (ma così in alto che
nessuno se ne accorgerà).
Sebastian guardava la luna, Dave guardava Sebastian,
la luna li guardava entrambi, o almeno così credeva Dave.
Sebastian sedeva sul cornicione del ponte,le gambe
che dondolavano nel vuoto.
Non aveva la scarpa al piede destro. Dave sorrise
alla vista del calzino azzurro.
Il ragazzo alzò la bottiglia e buttò giù un lungo
sorso. Dave lo vide oscillare pericolosamente verso l’asfalto. Sebastian si
sistemò meglio e lui tirò un sospiro di sollievo.
- Sebastian- disse senza
avvicinarsi – andiamo via.
- Perché dovremmo?
- Perché stai penzolando su un fiume, Sebastian,
ecco perché. Se cadi muori.
- Chi ti dice che non voglio?- Sebastian aveva
stampato sulla faccia quel dannatissimo sorrisetto alcolico.
- Tu non vuoi morire. Ci sono troppe persone con cui
non hai scopato al mondo.
Sebastian rise di nuovo – Vero, vero.
Guardò il cielo – Però voglio morire.
- No, non vuoi.
- Vivi nella mia testa, Davey-Pooh?
- No.
- Allora come fai a sapere che non voglio morire?
- Perché tu non vuoi morire.
- Oh, sì che lo voglio.
Sebastian ridacchiò, dondolandosi pigramente sul
cornicione – Tutto sta lentamente andando a puttane, Davey-Pooh.
Non credo di voler essere qui quando la merda colpirà il ventilatore.
- Mi sembra di essere nella sezione “ragazzine bianche che si lagnano” di youtube.-
Sebastian rise e Dave si avvicinò lentamente –
L’universo non andrà in pezzi, Sebastian.
- Non questa notte.
- Neanche domani.
- Domani. Domani. Chi lo sa. Magari domani
tutto salterà in aria, finalmente.
- Vuoi che tutto salti in aria?
- Non proprio. Ma, come dicono, nel domani non c’è
certezza.
- La speranza è l’ultima a morire.
- Non ci sono più le mezze stagioni.
- Non è il caldo, è l’umidità.
Sebastian rise e Dave si lasciò sfuggire un sorriso.
- Ehy, Davey-Pooh,
la vuoi vedere una cosa?- domandò Sebastian guardandolo – Reggimi questa- gli
porse la bottiglia di scotch – non la
rompere, mi raccomando. Se la rompi m’incazzo come una pantera.- Dave prese la
bottiglia tra le mani e Sebastian iniziò a sfilarsi la maglietta.
Dave cambiò colore tre volte – Ma che diavolo fai?!-
esclamò cercando di non guardare.
- No- disse Sebastian con una voce tutta miele,
caramello, prozac e tristezza assurda che mozza il
fiato e annerisce la vita e spezza le gambe – no, no, Davey-Pooh,
devi guardare, altrimenti non capisci.
Dave aprì gli occhi e guardò.
L’armatura scintillava alla luce della luna, piena
di intricati disegni, alcuni rosei, altri rossi come il mantello del re senza
corona e senza scorta, oppure sbiaditi a
formare linee biancastre.
Ricopriva il petto di Sebastian, le spalle muscolose, le braccia.
Sebastian sembrava un Dio, un cavaliere,un angelo, un futuro suicida che
penzolava da un ponte.
- Capisci Davey-Pooh?
- Come mai nessuno le ha mai viste?
- Le sveltine nei bagni non comprendono lo streap-tease, Davey-Pooh. Le
sveltine nei bagni rappresentano l’unica categoria di sesso che si può fare
senza neanche togliersi i calzini, figuriamoci la maglia.
Dave allungò una mano, cercando il freddo
dell’armatura sotto le dita, cercandone la morbidezza. Sebastian sorrise
benevolo come una Madonna che aveva perso la verginità per strada – Capisci?
- Capisco. Sì.
Dave si abbassò il colletto del maglione, mostrando
il bacio della morte, nero, viola e schifoso come il momento in cui aveva
capito di non essere nient’altro che merda di piccione sul parabrezza
dell’umanità. Sebastian lo guardò con malcelata lussuria – Com’è stato?
- Come se un cane mi stesse leccando la faccia.
- Non è tanto male.
- Un cane ritornato dal cimitero degli indiani.
Sebastian rise ancora – Poteva andare peggio.
Dave gli strinse una mano sulla spalla e l’armatura
si piegò ed arrossò. Sebastian guardò la mano e poi Dave – Davey,
Davey-Pooh, Dave, caro Dave, voglio morire, voglio
andare via, sono molto stanco.
Nella sua mente Sebastian cambiava forma, diventava
Kurt che lo guardava con odio e i suoi compagni di classe e Azimio
e sua madre e poi di nuovo Sebastian con gli occhi pieni di lacrime e la voce
come un grido di pietà – Non mi lasciano più tornare a casa, Dave.
- Chi?
- Dicono che sono una vergogna.
- Chi?
- Sono troppo stanco per continuare così, voglio
solo essere libero.
- Ma sei libero.
- Non ho ali- disse Sebastian – solo un’armatura
pesante che mi tiene a terra.
- Allora non volare.
- Non riesco a camminare, Dave.
- Striscia sulla terra, allora. Striscia sulla terra
assieme a me. Ti terrò compagnia. E se vorrai la morte, beh, sappi che lei è
sempre accanto a me.
Sebastian gettò la maglietta nel fiume.
Rimasero a fissare la polo blu svolazzare pigramente
nell’aria e poi adagiarsi nell’acqua, inzupparsi ed affondare.
Sebastian lo guardò – Ops.
Si buttò nel fiume e Dave gridò.
Dave gridò, alzandosi di scatto, una mano premuta su
un cuore che batteva troppo e le gocce di sudore sulla fronte.
La stanza era buia, ma c’erano delle stelline
fosforescenti (che non fosforescevano più tanto bene da qualche anno, ormai) appese al muro che
mandavano un lievissimo bagliore verdognolo.
Sebastian dormiva al suo fianco. Non c’era odore di
scotch da poco prezzo, né puzza di fiume. Le scarpe di Sebastian erano due ed
erano ordinatamente allineate accanto al letto.
Sospirò, poggiandosi alla spalliera del letto. Le coperte
scoprivano le spalle di Sebastian e mostravano la sua armatura. La porta del
suo armadio era aperta, la trave era stata smontata e poggiata a terra.
La morte aleggiava su di loro.
Sebastian aprì gli occhi - Non ci prenderà.- disse stringendogli la
mano – Noi non apparteniamo a lei.
- Io sono tuo e tu sei mio.
- Esatto. La vecchia zoccola può ricorrerci quanto
vuole, ma non ci avrà mai.
Sebastian voleva sembrare convinto, ma gli tremavano
le mani. Dave lo abbracciò e Sebastian smise di tremare.
Lo avevano dimesso dall’ospedale solo cinque giorni
prima, dopo che Dave l’aveva salvato da una morte sicura, atroce e poco
igienica.
Era passato un mese esatto da quando il padre di
Sebastian l’aveva cacciato da casa, affermando di non poter avere un figlio
finocchio e perdente. Sebastian non si
era sentito offeso per il “finocchio” tanto quanto per il “perdente”.
Sebastian ora viveva a casa sua, con la benedizione
di suo padre (quello di Dave ovviamente. Il padre di Sebastian si era dato alla
macchia e chi s’è visto s’è visto) e le maledizioni di Kurt.
Ma Sebastian era caldo e morbido e la notte di
stringeva a lui e lo faceva sentire amato e desiderato e molto poco odiato,
quindi Kurt poteva maledire chi voleva per quanto voleva, ma Sebastian sarebbe
rimasto a casa sua.
Almeno, finché erano assieme, la morte non poteva
prenderli.
Più che amarsi, beh, diciamo che si guardano le
spalle a vicenda, ecco.
Perché Sebastian era un tipo poco romantico.
A.Corner___
MAI lasciarmi sola davanti al PC con nulla da fare e la voglia di scrivere
nonsense.
MAI.