Nessuno merita di morire.

di Mick_ioamoikiwi
(/viewuser.php?uid=178147)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Capitolo 7

 
«Fermi tutti! Polizia di Las Vegas! Fate un passo falso e vi prendete un proiettile in pieno petto!» Dopo aver sfondato la porta del piccolo locale a Paradise, Sofia Curtis, detective della squadra omicidi del LVMPD, si era fiondata sul capobanda. Era seduto al tavolo al centro della stanza: Tony Richards, conosciuto anche come Mr. Squeezer.
 
«Dove sono i tuoi amici?»
L’altro rimase immobile a fissarla sorridendo.
«Tony, ti do dieci secondi per rispondere, o ti sbatto in carcere per il resto dei tuoi giorni, e credimi, di prove contro di te ne ho quante ne vuoi.»
«Perché dovrei risponderti allora, puttana?»
«Come vuoi, ammanettatelo e portatelo in centrale.»
Due agenti lo portarono fuori. Non avrebbe parlato facilmente, e di questo Sofia ne era certa. Brass stava aiutando il turno di giorno in un altro caso, perciò si sarebbe dovuta arrangiare da sola. Sperava di aver trovato qualcosa di utile come tutta la banda al completo intenta a giocare a poker, invece l’unico presente era solo Richards, delusione totale.
Una ventina di minuti dopo arrivarono i suoi vecchi colleghi della scientifica: Warrick Brown e Nick Stokes.
«Ciao Sofia.»
«Ah Warrick, siete arrivati tardi. Ho appena fatto portare via Richards.»
«Avremo modo di parlagli dopo, non ti preoccupare.»
«Se avete bisogno chiamate i miei due agenti qui fuori.»
«Va bene, tu non ci dai una mano?» Chiese Nick.
«Mi dispiace, il lavoro mi chiama.»
«Allora ci si vede più tardi.»
 
Era uscita dall’appartamento e dopo appena pochi secondi sentì qualcosa rompere il vetro di una finestra. Corse verso la fine del corridoio in tempo per vedere uno degli amici di Richards scappare giù per la scala antincendio.
«Uno dei sospettati sta scappando per la scala antincendio!»
Stava urlando con l’agente dall’altra parte della radio.
«Maledizione muovetevi!»
Corse dietro al sospettato, si calò giù dalla finestra e scese più in fretta che poté le scale, lo vide saltare il muretto e finire su un cumulo di sacchi di immondizia, ma fortunatamente un poliziotto della sua squadra riuscì a prenderlo. Gli gridò “ben fatto” e l’altro di sotto alzò il pollice in segno di vittoria. Lo portarono al distretto, dove lo avrebbero interrogato.
La stanza degli interrogatori era circa la metà della sala riunioni. Il solito vetro che da una parte rifletteva e che dall’altra invece mostrava l’interno della stanza era incastrato sulla parete alla destra della porta d’ingresso. Richards era seduto ammanettato al tavolo al centro della stanza. Una sedia vuota in fronte a lui attendeva l’arrivo di Sofia mentre, nella stanza accanto, il “fuggitivo” veniva torchiato a dovere da un altro poliziotto. Sofia entrò, Richards la squadrò da capo a piedi cogliendo ogni suo movimento.
«Ciao Tony, sei comodo?» L’altro fece una smorfia di disinteressamento. «Sofia Curtis, dipartimento di Las Vegas. Allora Tony, che dobbiamo fare con te?»
«Per me puoi farmi quello che vuoi.» Disse con tono esageratamente malizioso.
«Mi dispiace ma oggi non posso.» Dispose le foto del cadavere di Munroe sul tavolo. «Avanti Tony, fammi contenta. Parlami di Lawrence Munroe, so che giocavate spesso insieme.»
«Si, è venuto qualche volta a far visita a me e agli altri...» Disse prendendo in mano una foto. «Ma non mi è mai stato un granché simpatico, era troppo sicuro di sé. L’ho beccato un sacco di volte a barare a poker.»
«Come lo conoscevi?»
«E.»stato Treys, si conoscono da bambini... E.»il padrino di sua figlia...Lucinda se non sbaglio.»
«Si ma non mi interessa il fatto che tu la conosca, quando lo ha fatto entrare nella tresca?»
«Qualche mese fa, forse anche di più. Stando con noi si è creato qualche nemico, questo mi pare abbastanza ovvio.»
«oltre a non piacerti, in che rapporti eravate?»
«Questo non ti riguarda.»
«Oh sì invece, al contrario di me tu sei su una sedia ammanettato, e io ti sto interrogando quindi sì, mi interessa.»
«Sofia, Sofia...non ti conviene farmi arrabbiare sai?»
«Stai cercando di minacciarmi?»
«No, volevo solo dire che se mi fai le domande sbagliate io non dirò più niente.»
«Come vuoi. Sappi che se riuscirò a collegarti a questo caso passerai la tua vita in prigione, tanto un’altra condanna cosa vuoi che ti faccia?.»disse ironicamente.
«Spiritosa. Voglio un avvocato.»
«Come vuoi Tony, io ti ho avvertito.» Così dicendo uscì dalla stanza, dalla porta accanto uscì Greg.
«Sofia!»
«Greg ciao, che ci fai qui?»
«Sono venuto a sentire quello che aveva da dire il nostro amico Squeezer, me lo ha chiesto Nick, lui e Warrick sono ancora a casa del signor Richards a fare dei rilevamenti. Dovrebbero arrivare tra poco.»
«Perfetto, digli che se vuole sapere qualcos’altro sui coinvolgimenti di Munroe con questi rifiuti umani, Richards sarà ben contento di raccontarglielo. Bisogna solo aspettare il suo avvocato.»
«Bene! Posso offrirti un caffè intanto?»
Sofia controllò l’orologio.
«Certamente, dieci minuti di pausa non fanno mai male.»
 
[...]
«Ehi Warrick, guarda qua.»
«Cosa?»
«Non ti sembra...familiare?»
Stava tenendo in mano un orecchino grande più o meno come un chicco d’uva, rosso acceso.
«Non credo di ricordare qualcosa di simile, perché?»
«Se non sbaglio la figlia di Munroe aveva gli orecchini così quando l’ho incontrata a casa sua.»
«Dovremmo chiedere un mandato.»
«Non credo che le prove che abbiamo siano sufficienti...dovremmo trovare qualcosa che la colleghi qui, capelli, saliva, DNA... qualsiasi cosa!»
«Diamo ancora un occhiata in giro.»
Warrick andò verso la camera da letto, Nick verso il bagno: erano decisamente i due luoghi in cui era probabile trovare delle tracce di DNA.

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1720075