Illusioni

di Luly Love
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Illusioni
 

 
 
Era stato tradito da sua moglie, dopo aver lottato per averla e per renderla la donna più importante e felice del mondo; dal suo ingrato e mostruoso assistente, dopo avergli promesso, e quasi dato, la realizzazione del suo stupido, vanesio sogno; infine, da quella piccola tracotante di sua figlia, dopo averla (quasi) ricompensata con l’eternità al fianco di Dimitri invece che punita.
Sapeva che la strada per il successo era difficile e costernata di delusioni, ma credeva di averne già abbondantemente pagato il prezzo: era rimasto a guardare sua moglie che scappava, vegetava e infine moriva; aveva sostenuto anni di collaborazione con quell’idiota botolo di pietra; aveva accettato le menate di testa della sua progenie; si era fatto pietrificare da quel diabolico e illuso vecchio; e, ultimo ma non meno importante, aveva lavorato gomito a gomito con quel putrescente e arrogante adolescente.
Allora perché stava ancora soffrendo, per di più senza la Clavicola fra le mani? Ma soprattutto, perché pagava anche lo scotto altrui?
Lucilla aveva ucciso ben due volte, con la complicità della gargolla.
Il vecchio Wehwalt non aveva mosso un dito per evitare la barbara morte di sua sorella (anzi, ne era stato la causa) e lo sterminio del proprio popolo, pur avendone la possibilità, capacità e mezzi.
Per non parlare della statua parlante! Nei momenti più critici del suo padrone se ne era sempre lavato le mani, lasciandolo al proprio destino. E aveva fatto la stessa cosa con Lucilla, ma a lei non pareva importare.
Loro dovevano  stare nei Piombi, loro meritavano di pagare, soffrire, essere traditi, biasimati. Non lui.
Lui voleva solo coronare un sogno, un sogno innocuo che avrebbe portato solo cambiamenti positivi; non aveva sempre avuto una condotta retta e corretta, lo sapeva e lo ammetteva, ma era a fin di bene, proprio ed altrui.
Ciò che non avrebbe mai capito né ammesso, invece, è che il fine non sempre giustifica i mezzi. E, nel suo caso, non era giustificato un bel niente.
 
 
 
Angolo autrice:
A mio giudizio, troppe poche persone conoscono La chiave dell’alchimista, serie composta da due libri. Personalmente, l’ho amata da subito. Alcuni hanno definito Lucilla antipatica e stupida, ma io la trovo affascinante: non è la classica eroina, è un vero e proprio anti-eroe. È bellissima ma se frega, è cinica, indipendente ed egoista. Per non parlare di Ploc: chi non lo vorrebbe come amico, quel sarcastico e arrogante bestione di pietra?
Giulio Moneta invece mi sta altamente sulle scatole, e mentre nel primo libro lo scusavo, nel secondo l’ho odiato.
Comunque, questa fic si colloca alla fine del secondo libro, come già detto nell’introduzione.
Beh, non ho altro da dire. Recensite, ci tengo a sapere cosa ne pensate.
Luly




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