Black Wings

di L Change the World
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Alzo lo sguardo al cielo. La luna è già visibile, una perfetta ed immacolata sfera di luce bianca circondata da nuvole grigie sature di una pioggia imminente. Metto il libro dentro la borsa a tracolla, oltrepasso un cancello dell’Hyde Park e mi incammino verso la stazione metro. Tutto sommato, Londra non mi dispiace affatto. E’ come se ci vivessi da sempre, anche se ci abito da poco più di un mese. Mio padre ed io ci siamo trasferiti dopo che mia madre è letteralmente scappata di casa, un giorno, all’improvviso. Quando ho chiesto a mio padre cosa fosse successo, mi ha guardata a lungo, poi ha abbassato lo sguardo ed una lacrima gli ha rigato il volto altrimenti impassibile. Per quindici anni papà ha vissuto con una donna che credeva lo amasse, che lo aveva sposato e gli aveva regalato una bellissima bambina. Finché non ha scoperto il doppiofondo del cassetto del comodino e ha trovato più di una dozzina di lettere da parte di un altro uomo, un uomo più bello, più affascinante di lui, di sicuro più ricco e carismatico che gli aveva portato via per sempre ciò che lui aveva amato di più. Ora ne parlo quasi con noia, ma per me è difficile raccontare la mia storia. Ne custodisco gelosamente il segreto, affogandolo nell’indifferenza. Ho semplicemente etichettato mia madre come “persona incapace di amare” e ho accettato l’idea che senza di lei la mia vita sarebbe stata migliore. Tutte cose, queste, che mio padre non ha fatto. O che non vuole fare.
Salgo sulla metro, mi siedo cercando di respirare il meno possibile quel tanfo disumano tipico dei mezzi pubblici. Domani è il mio primo giorno al secondo anno di liceo, e sono nervosa. Sono sempre stata una ragazza abbastanza socievole, ma l’esperienza mi ha insegnato a non fidarmi troppo delle persone. Ma voglio cambiare. Voglio dimenticare il mio passato, e crearmi una vita più felice, una vita nuova. Suono il citofono e la voce roca di mio padre brontola un:”Emily?!”
“Sì, sono io, papà!” dico, ed entro. Appena esco dall’ascensore, lo trovo ad aspettarmi sulla porta vestito in giacca e cravatta, dritto come un fusto e pettinato impeccabilmente.
“Papà, ma cosa…?”
“Sssh. Non dire niente.” Mi sfila la borsa, posandola rudemente a terra e mi mette le mani sugli occhi.
“Che significa?” chiedo, sorridendo e facendomi guidare lungo il corridoio.
“Ecco, ora puoi aprirli.” La cucina gialla è in penombra, illuminata da due candele che ornano il centro del tavolo accuratamente apparecchiato con il miglior servizio che possediamo.
“Oh, papà…” gli dico, abbracciandolo.
“Ho ordinato il sushi… Perché a te piace il sushi, vero?”
“Sì!” rispondo, trattenendo a stento una delle mie risatine idiote. Mi siedo sulla sedia nuova di zecca mentre mio padre mi riempie il piatto.
“Ho pensato che, dato che  domani inizierai la scuola, non avremo più tanto tempo per una cena a lume di candela, no?!”
“Hai pensato bene.”
“Allora, come ti sembra Londra?” mi chiede con un barlume di preoccupazione mista ad euforia.
“Non è male, penso che mi ci abituerò in fretta.”
“Uhm, bene” annuisce “In ansia per domani?”
“Un po’.”
“Vedrai che ti ci troverai bene. E’ una delle migliori da queste parti.”
“Lo so.”
Parliamo per un altro po’ del più e del meno, scherziamo, ci raccontiamo aneddoti. Una serata padre-figlia era ciò che ci voleva per scacciare tutte le ansie che mi attanagliano la mente da questa mattina. E quando bacio mio padre sulla guancia augurandogli la buonanotte e mi metto a letto, sono ottimista.


Angolo autrice ;)
Ciao a tutti! Spero che questo primo capitolo non vi abbia deluso. o.O Premetto che la vera e propria storia inizia dal prossimo capitolo, quindi non vi resta che attendere <3
Tanti baci! E recensite xD


 




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