Underground
Disclaimer:
Non conosco Orlando Bloom e non ho nessuna intenzione di offenderlo.
Questa storia è solo frutto della mia fantasia, e il suo
unico
scopo è quello di far sognare e divertire me per prima, e
spero
quelli che la leggeranno.
Mi sono imbattuta in un'altra fic, alla quale tengo tantissimo.
Stavolta una
one-shot. Almeno, è nata come one-shot, non so se
continuarla o meno.
Fatemi sapere cosa
ne pensate. Presto aggiornerò anche "The Autograph", non
disperate.
Questa fic
è ambientata
ai giorni nostri. Ma stavolta non c'è nessun Dr House
trasmesso
dieci anni prima. C'è qualche frase in inglese, facile da
capire. Di una un po' più complicata c'è la
traduzione in fondo alla pagina.
Spero vi piaccia. Buona lettura.
Okay.
Niente
paura.
Ci posso
riuscire.
Devo solo
capire qual
è la linea giusta. Allora, concentriamoci.
Quella viola
è Piccadilly. Quella arancione è East
London. Quella
blu è Victoria. Ma anche qui c'è scritto
Victoria. Ma
quante Victoria ci sono??
Ecco,
già
mi sto confondendo.
Argh! Io
odio la
metropolitana inglese. In Italia è molto più
semplice.
"Eccomi!
Accidenti, che folla! Trovata la linea??" - Vi presento Emma, mia
compagna di sventure. Diciassette anni, piuttosto bassa, lunghi capelli
dorati e occhi color caramello. Corporatura robusta. Non capisce una
cicca d'inglese.
Ciò
nonostante ha deciso di imbattersi insieme a me in una full-immersion a
Londra. (In realtà è tutta una finta. Sono solo
due
settimane. Ma almeno si salta la scuola.)
Siamo due
studentesse
italiane. Aspiranti architetti. E questa è una
vacanza-studio. O almeno, dovrebbe.
La prima
settimana è passata piuttosto velocemente, tra un college e
l'altro. Adesso, dopo il dovere, ci è spettato il piacere.
Abbiamo avuto una
settimana per fare quello che ci pareva e piaceva. E oggi, è
l'ultimo giorno. Abbiamo deciso di passarlo dandoci allo shopping
sfrenato.
Mi rendo conto di non essermi ancora presentata.
Salve, io sono Sara. Diciassette anni, piuttosto alta, lunghi capelli
castani (ahimè) e occhi nocciola (doppio ahimè).
Corporatura snella. Capisco qualcosa d'inglese.
Allora, stavo dicendo? Ah si. Alloggiamo in un albergo, tre stelle,
niente di che. Siamo le uniche del nostro istituto ad aver voluto
provare quest'esperienza. Quindi, in pratica, siamo io, Emma e la
nostra super prof d'inglese, Carmen. Lei è più
pazza di
noi, quindi, è come se non esistesse. Siamo senza controllo.
E ora stavo appunto cercando di capire qual è la linea della
metropolitana che porta al centro di Londra, all'Hyde Park, ai negozi,
insomma, lì. Solo che qui è impossibile. E'
un'impresa.
Trecentomila linee diverse. Qui sbarchiamo in Cornovaglia.
Gesù.
"Non so, Emma. Non si capisce un tubo su questa mappa"
Sbuffo. Mi passo una mano tra i capelli gettandoli all'indietro. La
situazione sta diventando stressante.
"Ci dev'essere un modo!! Fermiamo qualcuno! Hey!! Hey!! Sorry, please!!"
Cristo. E' una frana.
"Aspetta, faccio io"
"Excuse me - fermo una ragazza - we're lost. Ehm..what's the line for
London?" - Batto l'indice sul tabellone, dovrebbe capirmi.
"Yeah, you must take the blue one, then bla bla bla bla bla..." - Santa
polenta.
Non sto capendo niente. E lei, imperterrita, continua a parlare e a
gesticolare animatamente.
"Ehm..sorry..can you repeat? You spoke too fast" - Le faccio un
sorriso implorante, sperando che non mi mandi a quel paese. Lei fa un
sospiro, poi si avvicina al tabellone. Okay. Concentrati, Sara.
"Devi prendere la prima linea, quella blu, poi quella arancione, poi
prendi...."
Hey. Forse ho capito. Non è poi così difficile.
"Oh, yeah, it's quite easy. Thank you so much!" - Grazie al cielo. La
vedo annuire e allontanarsi.
"Hai capito qualcosa?? Dio, come parlava veloce!"
Annuisco. Sarà più difficile del
previsto.
Eccoci qua. Finalmente ci siamo riuscite. Ho preso i biglietti, li ho
timbrati e tutto il resto. Ora siamo (comodamente) sedute nella famosa
"underground".
Sorrido. Una giornata di shopping a Londra. Sono così
contenta
che potrei mettermi a ballare da un momento all'altro. La gente sta
salendo velocemente. Chi sale, chi scende. E' impressionante il ritmo e
il tenore di vita di questa città. Vivono a frazioni di
secondo.
Finalmente cominciamo a muoverci. Do un'occhiata in giro. Che brutte
facce. Sono quasi tutti uomini. Tutti stretti nei loro
cappotti e nelle loro sciarpe. Dal finestrino di fronte arriva una
ventata di aria gelida. Un uomo si precipita a chiuderlo, rischiando
una broncopolmonite. E' incredibile il freddo che fa oggi. Ieri c'era
un sole caldo e splendente. Oggi a momenti nevica. Il mondo sta
crollando a pezzi.
Guardo di sottecchi Emma. Ma che fa, dorme? Ha ancora qualche residuo
del jetlag. Meglio non disturbare.
Un'altra fermata. Si è quasi svuotato il treno. I posti di
fronte a noi sono liberi. Menomale. Odio dover essere fissata dalla
persona seduta di fronte a me.
Oh, no. Come non detto. Un uomo si è seduto. Accidenti.
No. Non è un uomo. Sembra un ragazzo. Sui trenta. Mi stringo
nel
cappotto. Ora sono io a fissare. E' solo che questo qui c'ha un viso
familiare. Oddio, mi guarda. Mi ha scoperto.
Abbasso subito lo sguardo, facendo l'indifferente. Lo guardo con la
coda dell'occhio, e noto che ha sorriso.
Che figura. Che figura!!
Però io devo capire chi è. Al
diavolo quello che pensa.
Proprio nel momento in cui mi volto, lui incrocia il mio sguardo. Merda.
Ma quegli occhi...dove li ho già visti? Sto tizio sta tutto
imbacucchiato nella sua sciarpa e nel suo cappello. Non si vede nulla.
Oddio. Mi ha letto nel pensiero. Si sta allentando la sciarpa. Oh, Dio.
Oh mio Dio.
Orlando Bloom.
Non può essere lui.
Che ci fa in una metropolitana?
Loro non vanno in giro in decappottabili e limousine?
Cristo.
Perchè ride?? Che ti ridi, nè??
Ma questa è un'occasione imperdibile. Devo chiedergli un
autografo. Devo fargli una foto! Ho tutto l'occorrente!
Tolgo le mani dalle tasche e apro la borsa. Poi un pensiero mi ferma.
Devo essere proprio sfigata per chiedere un autografo a Orlando Bloom
in metropolitana.
Il che è vero.
So' sfigata.
E poi, come vuoi che mi regga in piedi con questo treno che va a
tremila km/h? Non posso sedermi accanto a lui. Troppo sfacciato.
Vorrà dire che me ne resterò qui, aspettando che
arrivi la mia (o sua) fermata. Faccio un respiro profondo.
Perchè mi fissa? Sai che ti dico, mo lo fisso anche io.
Tiè.
E così restiamo, per tutta la durata del tragitto. Orlando
Bloom e io. Due estranei che si fissano, talvolta sorridendo.
Arriva la nostra fermata. Do una gomitata a Emma, e prendo la borsa.
"Eh? Siamo già arrivati?" - Grida lei, trasalendo
"Shhh! Si, siamo arrivati. Muoviti"
Lancio uno sguardo in direzione di Orlando e vedo che il posto
è
vuoto. E' sceso anche lui qui. Un grande sorriso aleggia sulle mie
labbra.
Sono ormai più di due ore che passiamo da un negozio
all'altro.
Abbiamo varcato le soglie dei più importanti negozi,
ovviamente
solo per guardare. I prezzi sono così alti che a momenti
scoppio
a ridere in faccia al commesso.
"Sara, muoviti! Voglio andare da Dior!" - Emma mi trascina per un
braccio, mentre guardo un paio di stivaletti di Prada.
"Si, si, arrivo!" - Mi guardo in giro, cercando qualche traccia di
Orlando. Che stupida, cosa vuoi che ci faccia Orlando Bloom in un
negozio femminile? E poi, chissà dove sarà ora.
Pazienza,
sarà per la prossima volta. Non si vive di solo Orlando
Bloom.
Anche se potrei.
Dopo aver provato una trentina di abiti da sera di Dior, decidiamo di
comprare un paio di abitini da cocktail. Sono della collezione
2005-2006. Sono in svendita. Non riesco ancora a credere che costino
così poco.
Appena usciamo in strada con questi sacchetti lucenti sui quali
troneggia la scritta "Dior", mi sento una ragazza importante.
"Ancheggia, Emma. Siamo importanti. Siamo le ragazze con le buste di
Dior" - Faccio l'occhiolino a Emma, che alza gli occhi al cielo e
scoppia a ridere.
"Oh mio Dio!! Armani!! Dobbiamo entrarci as-so-lu-ta-men-te!"
Guardo esasperata Emma, che indica l'enorme negozio. Articoli per uomo,
donna e bambino.
"Se proprio insisti.."
Cristo, questo negozio è gigantesco.
"Emma, resta vicino a me. Qui ci perdiamo"
Parlo al muro. Si è già avviata verso l'angolo
delle sciarpe. Le sto dietro disperatamente.
Cos'è quello?
E' il più bel cardigan che abbia mai visto in via mia. E'
come
uno scaldacuore, turchese, con i laccetti di strass. E' meraviglioso.
Chissà quanto costa...oh, cavolo. Costa più di
me.
Dov'è Emma? Mi alzo sulle punte, cercando di dare uno
sguardo
generale. Vedo solo file e file di stand, e ammassi di ragazze
sbraitanti intorno a questi.
Perfetto. L'ho anche persa.
Uff.
Inizio la ricerca. Passo da uno stand all'altro, da una zona all'altra.
Niente. Giro a sinistra, cosa c'è qui? Ah. I pullover. Che
silenzio qui, però. E' deserto. Che ci siano capi scontati
dall'altra parte del negozio?
Devo aspettare che sfolli un po'. E qui cosa c'è? Oh,
giacche da
uomo. Giro a destra, poi a sinistra. E cos'è ques...ahi!
Sono andata a sbattere contro qualcuno. Alzo gli occhi, massaggiandomi
la tempia.
"Oh, sorr...oddio!"
Lui.
Egli.
Esso.
Due volte in un giorno. Questo è un segno.
Okay, Sara. E' ora di ricordare tutto
l'inglese che sai.
Quando alzo lo sguardo vedo il lampo di sorpresa nei suoi occhi. Si
è ricordato. Mi sorride, cordiale.
"Ehm...ciao" - Meglio rompere il ghiaccio subito.
"Ciao"
"Tu sei...?"
"Si, sono io" - Ride appena
"Oh. Ehm...cavolo, non speravo di incontrarti ancora"
"Eheh, nemmeno io, a dire la verità"
"Comunque, io sono Sara, piacere" - Ma che faccio, mi presento?? Dio,
sono impazzita.
"Orlando, piacere mio"
"Senti...io devo chiederti alcune cose. E' obbligatorio. Voglio dire,
incontri di questo tipo capitano raramente nella vita, giusto?"
Lui ride: "Okay. Dì pure."
"Allora, devo chiederti: un autografo, qualche foto, un abbraccio, un
bacio e qualche domanda"
"Accidenti! Nient'altro?"
Povero. Ha ragione! "Ehm...no..a meno che tu non voglia darmi
qualcos'altro" - Faccio una risatina. Sono diventata ninfomane
all'improvviso?? Che figuraccia!
Anche lui ride, poi mi fa un cenno con la mano, come a dire "forza,
cominciamo".
"Okay. Potresti autografarmi questo? E questo?" - Tiro fuori un
block-notes (che porto sempre con me, nella speranza di incontrare
qualche Vip) e un giornale, che ho comprato stamattina alla stazione, e
glieli passo, insieme a un marker indelebile.
"Certo. Hai detto che ti chiami Sarah, vero?"
"Si. Senza h"
Lui si ferma giusto in tempo, alla "a". "Okay, Sara-senza-h"
- Sorride. Poi si ferma. Pare stia pensando.
Ha scritto qualcosa, sotto il mio nome. Poi ha firmato. "With love,
Orlando Bloom".
Sul giornale invece ha scritto "Sara -ha disegnato due occhi- Orlando"
Oh, Dio. Due dediche personalizzate! Si riferisce alla metropolitana.
Sorrido.
"Ecco fatto - me li porge, con un grande sorriso - Cosa c'è,
adesso?"
"Ha-ha. Adesso ci sono le foto"
"Ohhh, yeah!" - Si toglie il cappello e si liscia i capelli,
già
lisci per conto loro per effetto del gel. Ha solo un capello fuori
posto. Allungo la mano e glielo metto dietro un orecchio. Sorride.
Ricambio.
Tiro fuori la macchina fotografica e l'accendo, sperando che sia
carica. Si. Menomale. Mi guardo intorno, cercando qualcuno disponibile
per scattarci una foto, ma in questo reparto non c'è anima
viva.
Menomale, questo significa niente concorrenza.
Gli faccio prima una foto, da solo. Lui si mette tutto in tiro,
appoggiato a uno scaffale.
Rido, è buffissimo.
Poi ho la brillante idea di mettere la macchina fotografica sullo
scaffale, e avviare l'autoscatto. Faccio per avvicinarmi a lui, e lui
solo allora sembra capire dell'autoscatto e mi fa: "Aspetta"
Si toglie il cappotto. Lo imito. Vuole un contatto fisico! Accidenti,
questa non me l'aspettavo.
"Dai, vieni qui!" - Apre le braccia e io mi getto letteralmente tra le
sue braccia, mettendogli la mano dietro la schiena. Dio, che buon odore
che
ha!
Mi stringe la vita, appoggiando la sua testa alla mia. Non voglio mai
più lasciare questa posizione. Avvio l'autoscatto e dopo una
decina di secondi, sto ammirando la bellezza della foto. Devo farci un
poster. Assolutamente.
"Grazie. Grazie mille!"
"Era il minimo che potessi fare"
"Per cosa?"
"Per ricambiare la compagnia che mi hai fatto in metropolitana" -
Sorride. Sono davvero commossa, credetemi. Apro la bocca per dire
qualcosa, ma non trovo nessuna parola o frase adatta.
"Allora, quale era l'altra cosa che volevi?"
"Un abbraccio" - Gli sorrido, imbarazzata.
Lui scuote la testa: "L'abbraccio dopo, per ultimo"
"Oh, allora suppongo anche il bacio" - Gli indico la guancia, caso mai
mi avesse presa davvero per una ninfomane.
Lui annuisce.
"Beh...penso sia tutto...avevo solo qualche domanda... - alzo il
pollice come per contare - prima: Sidi è maschio o femmina?
Non
l'ho mai capito - lui ride - e secondo: ti piace essere chiamato "Orli"
e "OB"?"
"Hmm...belle domande. Allora, Sidi è maschio, e non mi piace
essere chiamato "Orli". Preferisco "OB", ma solo per gli amici"
"Giusto. Giustissimo. Beh...direi che è tutto qui..." -
Faccio
un gran sorriso, è stato gentilissimo.
All'improvviso mi ricordo di aver perso Emma. Do uno sguardo e vedo
ancora tanta gente in fondo al negozio. "Tutto ok?" - Mi domanda
"Si, io..ero con un'amica. E l'ho persa. Questo negozio è
talmente grande...ma non fa niente. La troverò dopo" - Mi
porto
una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Abbasso lo sguardo e vedo
che ha una camicia in mano. La guardo inorridita, e automaticamente,
indietreggio impercettibilmente. E' orribile. Marrone, con dei righini
rossi e verdi. Roba che può indossare solo Orlando Bloom.
Lui si accorge del mio sguardo, e alza la camicia.
"Che c'è? Non ti piace?" - Mi guarda interrogativo.
"Ehm...è davvero...- accidenti, come si dice? Ho dimenticato
la
parola - ..ehm..degutant! - L'ho detto in francese - ehm...tu capisci
il francese, giusto?"
"Si, si"
"Ecco. Perchè avevo dimenticato il termine..." - Sto
parlando sempre francese
"Possiamo parlare benissimo francese, se ti è più
semplice"
"Oh. Beh...possiamo...mischiare"
"Si - ride - mischiamo"
"Dicevo? Ah, si. Questa camicia..è..orribile. Scusa se mi
permetto, ma...non è che tu abbia gusti eccezionali in fatto
di
abbigliamento" - Dico, con nonchalance, sperando che non mi prenda a
schiaffi.
"Hmm, sei la prima che me lo dice. In faccia. Ma..non è
proprio orribile..è solo..."
"...solo da bruciare, stammi a sentire. La stavi comprando per qualche
evento importante, per caso?" - Sto prendendo un po' di confidenza.
"Ne devo scegliere una per la premiere di 'Pompeii'"
"Oh, no no no. Posa quest'orrore. Sei pazzo?"
"Okay, okay, calma. Aiutami tu, allora."
"Cosa?"
"Hai capito"
"Ma..d'accordo. Cosa hai intenzione di mettere come pantaloni?"
"Uhm... - si gratta la testa - credo jeans neri"
Sorrido.
Giro un po' tra gli scaffali, scegliendo una camicia adatta. Lui mi
segue, silenzioso. Tutto questo è surreale. Ma meglio non
pensarci troppo, potrebbe svanire tutto da un momento all'altro *-*
Proseguo nela ricerca, finchè trovo una splendida camicia
viola,
molto scuro, con sottili righe nere. Di un tessuto che sembra tanto
seta. E' stupenda.
Mi giro, trionfante, e mi trovo Orlando proprio dietro, appiccicato a
me.
"Ho..ho trovato la camicia" - Dico, spingendolo.
Prendo la prima camicia della pila e la alzo, aprendola.
"Taradadan! Che te ne pare?"
"Wow! E' bellissima! Come ho fatto a non vederla prima??"
Sto per scoppiare a ridere, ma mi trattengo.
"Dammi la 48, voglio provarla"
Questo è il giorno più bello della mia vita.
Cerco la camicia giusta e per fortuna ne trovo una in fondo.
Gliela porgo, e lui si avvia al camerino, proprio accanto a noi. Con un
gesto disinvolto apre la tendina, entra, e velocemente si sfila la
felpa che indossava, restando a torso nudo.
Deglutisco più volte, incredula. Poi, con uno scatto felino,
agguanto la macchina fotografica e comincio a scattare foto su foto.
"Che fai?" - Mi chiede lui, ridendo
"Non capita tutti i giorni di avere davanti OB a torso nudo. Scusa eh."
Improvvisamente arriva un uomo enorme e mi blocca le braccia: "Cosa
fai?? Non hai letto la scritta?? No paps! Mr Bloom, cosa vuole che
faccia con questa?" - Dice prendendo la mia macchina fotografica
"No!! No!! Non sono un paparazzo!" - Dico, in preda al panico. Quelle
foto sono tutta la mia vita!
Orlando si precipita fuori dal camerino, con la camicia addosso, e
prende la macchina da mano all'agente.
"E' una mia amica, ci lasci in pace! Un'altra comparsa così
e la denuncio!" - Dice, arrabbiato
Wow.
Una sua amica.
L'agente si congeda immediatamente, facendo un piccolo inchino. E fugge
via.
"Grazie" - Sussurro. Lui sorride, e fa spallucce, come per dire "Non
preoccuparti, mi capita tutti i giorni"
"Allora, come sto?"
"Da Dio" - Rispondo. Ed è proprio vero!
Si guarda allo specchio, con espressione compiaciuta, e dice: "La
prendo"
Sembra davvero contento. Dio, quanto sono carine quelle due fossette ai
lati della bocca.
Improvvisamente si avvicina a me e mi circonda con le braccia: "Grazie"
"Oh. Di niente" - Dico, facendo una risatina nervosa
"Ti va un caffè?"
Pochi minuti dopo, siamo seduti in un bar, con l'aroma di
caffè che mi pizzica le narici.
Ho ordinato un cappuccino alla vaniglia, come Orlando. Dice che qui
è buonissimo. E non ha torto.
E' un po' che stiamo parlando di me. Gli ho raccontato della mia
famiglia, della scuola, e di questa vacanza-studio. Lui mi ascolta. A
volte sembra immerso nei suoi pensieri, come se non ti ascoltasse, ma
in realtà ascolta meglio di quanto si possa immaginare. E'
incredibile.
E così, mentre gli sto parlando di me, squilla il mio
cellulare: Emma. Cristo, mi ero completamente dimenticata di lei!
"Emma? Dove sei?" - E' tutto disturbato, non si capisce niente
"Fffff...Sara...fffff...negozio...ffff....più...ffffff....park!"
Riattacco.
"What's up?"
"La linea è disturbatissima, ho capito solo 'negozio' e
'park'"
"Hai idea di dove sia?"
Scuoto la testa. Sono preoccupata. Dove
sarà finita?
"Ha detto 'park'..potrebbe trovarsi all'Hyde Park, è a pochi
chilometri da qui"
"Si. Hai ragione - devo lasciarlo - beh, allora...io vado a cercarla" -
Faccio per alzarmi, e lui mi fa: "Ti accompagno"
"No! Voglio dire..non hai nulla da fare?"
"Nulla"
"D'accordo"
"Vieni, prendiamo un taxi"
C'è un traffico incredibile. Avremmo fatto più
presto andando a piedi. Ma ormai...
In più c'è un freddo cane. Prima ho rabbrividito,
e,
indovinate un po'? Ora sono raggomitolata fra le braccia del mio Bloom.
Inutile dire che sul mio viso troneggia un sorriso ebete da
più
di mezz'ora.
Eccoci arrivati, finalmente.
Giriamo
in lungo e in largo tutto il parco, ma non c'è nessuna
traccia
di Emma. Sono ancora più preoccupata. Ho provato a
richiamarla,
ma non è raggiungibile. Accidenti! E ora sto trascinando un
attore di fama internazionale in un parco gelido.
Non ce la faccio più.
Mi fermo. Lui si mette di fronte a me.
Per qualche secondo mi perdo nei suoi occhi, come in metropolitana, e
sento un'improvvisa sensazione di calore. Dio, che occhi.
"You are so beautiful" - Le parole mi escono automaticamente, senza
controllo. Mi accorgo che anche lui ha detto la stessa cosa.
Poi, il mio cellulare squilla, di nuovo.
"Emma? Emma, dove sei?"
"Sono in albergo! E' venuta la professoressa a cercarci. Devi tornare
subito qui, tra un po' pioverà a dirotto, e forse
nevicherà! E' pericolosissimo, lì. Devi tornare,
subito!!" - Ha chiuso la comunicazione.
Alzo lo sguardo, al cielo. E' grigissimo. Emma ha ragione, devo
tornare. A casa, e alla realtà.
Faccio un respiro profondo: "I have to go, Orlando"
Lui ha un'espressione dispiaciuta: "Okay. Can I help you?"
Scuoto la testa, e mi accorgo di avere le lacrime agli occhi.
Sarà il freddo, mi dico.
Orlando sorride, sfila le mani dalle tasche e le poggia sul mio viso.
Automaticamente una lacrima scende, solitaria, e lui pronto la asciuga
col pollice.
"I spent one of the most beautiful days of my life. May the life smile
you, honey. And, remember, we'll meet again. Surely. Okay?" (*)
Io annuisco, incapace di respirare e di pensare lucidamente.
Lui mi alza il viso, delicatamente.
E poi, mi bacia.
The End
(*) "Ho
passato uno dei giorni più belli della mia vita. Che la vita
ti
possa sorridere, tesoro. E, ricorda, ci rincontreremo. Sicuramente.
Okay?"
Fanfiction ispirata da questa
notizia.
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