marinaio

di OCRAM
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il marinaio volse al sole
lo sguardo,
stanco, tremante,
illuso dal traguardo.
 
da anni viaggiava
verso la sua meta,
ma la barca era piccola,
vuota, e ormai incompleta.
 
la situazione è nera,
che mai ti aggrada,
di chi, con angoscia,
perde i remi per strada.
 
ormai passate trenta soli
e trentuno lune,
il marinaio era steso,
angosciato, in attesa di fortune.
 
ma l'ansia e la rassegnazione
bruciavano sulla pelle,
forse era destino, ormai,
perir sotto le stelle.
 
le gambe sempre più tremanti,
la terra sempre più distante,
vide il mare, ed in un istante,
provò un'attrazione potente.
 
così come ulisse e le sue
sirene cantanti,
il marinaio fremeva il mare,
e i suoi amati abitanti.
 
il mare sempre amato,
che i pensieri suoi                        
aveva cullato,
era, per una ironica situazione,
la sua culla di morte diventato.
 
a nulla interessava
che fosse la fine della sua vita,
il mare lo chiamava..
e il mare era la sua vita.
 
chiuse gli occhi,
il canto ipnotico gli attanagliò
il cuore,
fin troppo lo avevo resistito,
fece un balzo, e morì 
in nome dell'amore..
 
Il cuore è un mare, un oceano.
E la ragione è solo una barca
senza remi.
Ti aiuta a non affogare...
ma si è sempre in balia della corrente.




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