Titolo:
And I'm frightened
Autrice: Princes Monica
Rating: Per tutti
Note: seconda FF dedicata all’esorcismo dei propri demoni
dopo la mia “Come Vetro sull’Asfalto” che
trovate qui http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1694269&i=1
Come dico nella FF, guardare Mad Men a volte può far male.
Dedicata a tutte le Charlotte Lucas, forse la vera eroina
della Austen.
La pioggia incessante che batteva sulla finestra dello
studio rendeva perfettamente. Era il tempo giusto per il suo morale
sotto le
scarpe, per i suoi sentimenti poco edificanti per il mondo esterno.
Avesse avuto
il vizio, si sarebbe accesa una sigaretta: c’erano certi
momenti nei quali uno
si aspetta che vengano fatte determinate cose. In realtà
aveva osservato già da
tempo che non c’era odore di fumo in quella stanza e neanche
un portacenere. Il
dottore non lasciava che si fumasse e forse faceva bene, alla fine
sarebbe
stato una valanga di fumo passivo che si sarebbe sorbito lui.
“Non ho ancora capito perchè oggi sei
così pensierosa. È la
pioggia?” il dottore era insolitamente giovane, appena uscito
dall’università e
relegato a fare studi per dei master con persone che in fondo non
avevano poi
molto bisogno di sostegno psicologico. A lei non era dispiaciuto
andarci, le
avevano proposto la cosa come un aiuto a se stessa, aprirsi e cercare
di
crearsi una forza interiore per smetterla di essere così
chiusa con il mondo e,
tutto sommato, le piaceva andarci e le piaceva parlargli,
perchè erano di età
simili, perchè lui era anche carino, cosa che non guastava,
e perchè le stava
stretto il suo mondo.
“No. Almeno non solo. È da un paio di giorni che
sto
pensando a certe cose che leggo in giro e onestamente sono un
po’ stufa.” Mani
sulle gambe, immobili, ad evitare di togliersi le pellicine da sotto le
unghie
per il nervosismo.
“Parlamene.” Scosse la testa piantando lo sguardo
su un
punto fisso, come cercando di mettere in ordine i pensieri.
“Facebook è pieno di link che parlano di quanto
ognuno di
noi deve fregarsene dell’opinione altrui, di quanto alla fine
chi ti ama ti
accetta come sei, di guardare il mondo con occhi diversi e di essere
fieri
della propria diversità.”
“E tu come la pensi?”
“Che sono solo belle parole, ma la verità
è che sono
stronzate.” Si pentì quasi subito della
parolaccia, di norma non le diceva mai
in quei contesti, ma poi fece spallucce e continuò.
“Tutti noi siamo
ossessionati dal giudizio che ci danno le altre persone, se diciamo che
non ci
frega, sono solo sciocchezze, è solo una corazza che ci
costruiamo per gli
altri, per dimostrare qualcosa che non c’è. Sia
ben chiaro, non è che sia sempre
così, ma la maggior parte delle volte sì. Se uno
sconosciuto mi dice che sono
maleducata, ci resto male all’inizio, ma poi mi passa subito
perchè alla fine
quello non mi interessa, ma se lo dice un mio amico, ecco, quello
è peggio.”
“E quindi?”
“Questo mi ha portato a parecchie domande. Per esempio,
se un ragazzo ti dice che sei
diversa dai soliti clichè, è da prenderla come
una cosa buona o no? Questa
diversità è un bene? O la diversità
che ti permette di essere notata diventa un
boomerang che ti allontana?”
“Ti è successo di recente?”
Arrossì lievemente e annuì.
“Sì, ma onestamente è una cosa
generale. Tutti noi vorremmo
essere diversi, non uniformarci alla massa o allo stereotipo che
qualcuno
immagina. Ma mi domandavo: quando inizi a conoscere una persona, quanto
di
quello che mostri è vero e quanto è costruito?
Vai a bere un caffè o,
mettiamola proprio nel basico, ci chiacchieri via chat: tu mostri la
tua
diversità o, meglio, cerchi di essere te stessa e per un
po’ va bene, ma poi?
Se questo scappa perchè non vede punti in comune o sei
troppo diversa rispetto
a quello a cui lui è abituato? Il che porta ad
un’altra domanda più profonda:
se noi ci approcciamo cercando di piacere a quello o quella che sta
dall’altra
parte, siamo noi stesse o solo una maschera costruita per essere
accettati? Se
la presunta relazione continua a crescere su queste basi,
sarà vera o falsa?
Una persona dovrà indossare questa maschera tutta una vita
per non perdere chi
gli sta accanto?” il dottore la guardava senza capire dove
volesse andare a
parare. “Mi scusi, guardare Mad Men fa brutti effetti: in
quel programma tutti
vogliono far credere di essere qualcosa che alla fine non sono, tranne
forse il
protagonista e non ci metterei la mano sul fuoco. Comunque a
parte
questo, sono giunta ad una conclusione.”
“Ah sì? Quale, sono curioso.”
“La gente intorno a noi non cerca qualcuno di diverso, non
gli interessa che tu rispecchi valori diversi, magari
all’inizio la voglia di
nuovo la attira, ma poi inizia la paura, perchè in fondo
è molto più facile,
meno impegnativo, relazionarsi con persone simili perchè si
evitano sorprese.
Alla fine non importa quello che sei, loro ti vogliono solo vedere come
la
trasposizione dei loro ideali e nel momento che non lo sei, ti
scaricano senza
neanche farsi troppi problemi.”
“Un’interessante visione.”
“Lei non la pensa così.” Il dottore
sorrise pazientemente.
“Non importa cosa credo io, ma quello che dici tu.”
“Sapevo che sarebbe finita così.”
Sospirò “La gente ha paura
di restare sola e questo da praticamente sempre. In “Orgoglio
e Pregiudizio” la
povera Charlotte Lucas si sposa con il Signor Collins
perchè, dice, che ha 27
anni, nessuna prospettiva, non ha soldi ed è un peso per i
genitori. Fa finta
di essere felice, anche se non lo è, anzi, anche se la sua
unica felicità è di
essere fuori di casa. Certo stiamo parlando di un altro secolo e
problematiche
diverse, eppure... la paura è sempre la stessa. La gente non
vuole conoscerti
fino in fondo perchè ha paura di perdere tempo. Il mondo
gira a velocità doppia
e uno deve starci dietro, non può permettersi di spendere
tante energie dietro
una che potrebbe essere potenzialmente giusta o sbagliata.”
“Lo dici perchè ci credi o perchè
cerchi di darti una
risposta?”
“Lo dico perchè è meglio pensare che
sia così, piuttosto che
passare le serate a fissare il suo nome nella finestra di FB e
chiedermi,
deprimendomi, cosa gli ha fatto cambiare idea su di me. È
meno doloroso dirsi
che non ha capito quanto valgo che ammettere a me stessa che sono una
ragazza
fallimentare e assolutamente destinata a stare sola perchè
incapace di
relazionarsi agli altri, soprattutto a quelli di sesso maschile. E che
in fondo
lui è un ragazzo troppo carino, intelligente e a suo modo
simpatico per stare a
perdere tempo con una come me.”
“Lo sai che non è vero.” Fece spallucce.
“E chi lo sa, in fondo? Devo essere onesta, non gli ho mai
chiesto perchè mi abbia rifiutato così e
perchè abbia tagliato i ponti. Ho
un’estrema paura della risposta. Credo che il mio tempo sia
terminato.” Il
dottore guardò l’orologio ed annuì
chiudendo la cartellina con i suoi appunti.
“Hai l’ombrello vero?”
“Naaah, non lo uso mai. Confido sempre che non possa piovere
per sempre no? Grazie mi scusi per averle fatto perdere tempo con le
mie seghe
mentali.”
“Io ci vivo con le vostre seghe mentali, non
preoccuparti.”
Uscì guardando il cielo plumbeo: di certo la pioggia non
avrebbe smesso di scendere per molto tempo.
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