Hope

di Gingers
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Sono nata. E quando sono nata, la mia famiglia era in un periodo molto brutto: mia madre, a casa per la maternità, aveva appena perso il lavoro; mio padre era in ospedale per una brutta caduta sulle scale; mia sorella era appena uscita da un centro di disintossicazione e riabilitazione, dopo che mesi prima un ragazzo in discoteca le aveva fatto sniffare cocaina e lei era entrata in un brutto giro. Insomma, non sono venuta al mondo in un bel periodo.
Per questi motivi i miei genitori, la notte del 4 luglio, dopo avermi guardata negli occhi blu per la prima volta, mi chiamarono Hope. Speranza. Ce ne voleva in quel momento.

Sono sempre stata una bambina spensierata, con i suoi bei capelli castani e i suoi profondi occhi blu, che con il tempo sono diventati azzurri, e di speranza ne avevo portata. Mia sorella maggiore, Lauren, iniziò a chiamarmi Pepè appena mi prese in braccio; abbiamo circa 16 anni di differenza, i miei genitori l'avevano avuta da molto giovani. Mia madre, Pema, odiava quel soprannome, ma iniziò a sopportarlo; trovò lavoro in un'agenzia di viaggi. Mio padre, Will, se ne andò poco dopo i miei 4 anni.

Ora, la spensieratezza non c'è più, le cose cambiano, le persone vanno e vengono, tutto si muta, come le stagioni. Vado alla Jermien High School, un'imponente scuola in mezzo a due enormi parchi, assomigliante a Camelot, l'antico castello di Re Artù; sono al quarto anno. La mia migliore amica, o meglio, la persona di cui mi fidavo ciecamente, Jen, Jennifer, si è trasferita in California con la sua famiglia, e da lì non ci siamo più sentite. Lauren, mia sorella, 33 anni, si è sposata con un musicista e ora girano l'Europa in tournee con la loro band. Scrivo molto, il mio computer è pieno di testi, poesie, storie mai finite. Il mio sogno nel cassetto? Non ce l'ho, cerco solo di tirare avanti come meglio posso.

Ciao, sono Hope Johnson.





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