Disclaimer: I Tokio Hotel non mi appartengono. Tutto ciò che
è qui scritto è frutto della mia fantasia e io
non ci cavo fuori neanche un soldo bucato u.u
One
- Vi dichiaro marito e moglie!-
La chiesa esplose in un caloroso
applauso, mentre i due sposi si guardavano sorridenti, felici di aver
finalmente coronato il loro sogno d'amore.
- Ora,- disse il prete
rivolgendosi allo sposo – può baciare la sposa-
Il giovane non se lo fece
ripetere e baciò appassionatamente l'amata, sotto gli
sguardi
inteneriti e commossi degli invitati. Una di loro, una giovane dai
capelli scuri e gli occhi verdi, vestita con un abito color crema
lungo fino a poco più su del ginocchio, rimasta in disparte
durante
l'intera cerimonia, sorrideva soddisfatta.
"Un altro lavoro
eccellente, non c'è che dire" si disse, compiaciuta.
Si voltò ed uscì dalla
chiesa.
Raggiunse la sua auto, la mise in moto e si diresse verso il luogo
del rinfresco che si sarebbe tenuto nello splendido guardino di un
palazzo ottocentesco, poco lontano da dove si erano appena celebrate
le nozze.
Una volta arrivata, la giovane
scese dalla vettura e con passo veloce raggiunse i camerieri che
stavano sistemando gli ultimi tavoli sotto l'immenso gazebo addobbato
con fiori bianchi.
- Ragazzi,- disse, avvicinandosi
– come sta andando?
- Bene!- risposero all'unisono i
camerieri.
- Perfetto. Sono molto contenta
del vostro lavoro- si congratulò la ragazza, ammirando i
bellissimi
centrotavola. I ragazzi sorrisero, gratificati, e ripresero il loro
lavoro.
Mentre la giovane sistemava un
tovagliolo, un uomo piuttosto basso e tozzo sopraggiunse alle sue
spalle.
- Vera! Buongiorno!- esclamò,
facendola sobbalzare.
La ragazza si voltò di scatto,
spaventata, per poi ricomporsi subito, avendo capito di chi si
trattava.
- Buongiorno, chef Sanders!-
salutò – Mi ha spaventata!- si lamentò,
poi.
- Oh, scusa, non era mia
intenzione- si scusò l'uomo – Allora
com'è andata la cerimonia?
- Una favola- rispose la giovane
– E' stato decisamente uno dei miei matrimoni meglio riusciti.
- Ne sono felice. Tra quanto
arrivano tutti?
- Beh...-
La ragazza non fece in tempo a
rispondere, perché la sua voce fu coperta dal rombo di
motori. Si
voltò verso i cancelli e vide arrivare la limousine bianca
degli
sposi, seguita da altre auto con a bordo gli invitati.
- Eccoli!- esclamò,
rivolgendosi allo chef.
- Bene, allora io scappo in
cucina per controllare che tutti i piatti siano pronti. E' sempre un
piacere incontrarti, cara- disse l'uomo, abbozzando un mezzo inchino
– Arrivederci.
- Arrivederci signor Sanders!-
La giovane rimase ad osservare
la goffa figura del cuoco entrare nel palazzo per poi scomparire
dietro ad un gruppo di giovani camerieri che uscivano dall'edificio
portando in mano vassoi con salatini e bicchieri colmi di champagne.
Ne prese uno dal vassoio che uno dei camerieri le porgeva e
cominciò
a sorseggiarlo mentre guardava gli sposi e gli invitati entrare nel
giardino.
Quando la sposa, Grace, la notò,
le corse incontro, felice.
- Vera!- esclamò – Tutto
questo è semplicemente meraviglioso!
- Sono contenta che ti piaccia.
- Mi piace?! Lo adoro!- disse
Grace, entusiasta – E' davvero fantastico, Vera-
La ragazza sorrise, pienamente
soddisfatta ed appagata: se la sposa era contenta, significava che il
matrimonio era perfettamente riuscito.
Grace l'abbracciò di nuovo, e
il suo profumo le pizzicò il naso, facendola quasi
starnutire.
- Grazie, Vera- disse la giovane
sposa – Non avresti potuto fare di meglio.
- Organizzare matrimoni perfetti
è il mio mestiere!- rise l'altra – Beh, il mio
lavoro qui è
finito. Sarà meglio che vada.
- Oh, non resti un altro po'?-
chiese dispiaciuta Grace.
- Mi dispiace, ma domani ho un
sacco di impegni e l'unica cosa di cui ho bisogno ora è una
bella
dormita!
- Capisco...- disse la sposa,
annuendo – Beh, ti porterò una fetta di torta in
ufficio!
- Ci conto!- esclamò la
giovane.
Grace le sorrise un'ultima volta
e si allontanò, raggiungendo le amiche.
La mora consegnò il suo
bicchiere vuoto ad un cameriere che le stava passando accanto e si
diresse verso l'uscita del giardino. Salì in auto e
partì verso
casa sua, dove programmava di farsi un lungo e rilassante bagno, per
poi fare razzia di tutto il cibo spazzatura presente in dispensa
davanti a un buon film e infine andare a dormire.
A metà strada il suo telefonino
squillò. Cercando di non perdere di vista la strada, lo
prese e
guardò il display. Quando lesse il nome di Lawrence
Williams, suo
capo nonché grande amico, fece una smorfia e decise di non
rispondere.
“Sicuramente,”
pensò, mentre rifiutava la chiamata
“vorrà rifilarmi chissà
quale cerimonia, ma io di matrimoni da organizzare ne ho piena
l'agenda. Un altro è proprio ciò di cui non
ho
bisogno-
Il cellulare squillò di nuovo,
ma lei lo lasciò suonare.
“Prima o poi si stancherà”
Quando arrivò a casa, Lawrence
l'aveva chiamata altre tre volte le aveva inviato innumerevoli sms.
Una volta entrata, si accorse che la spia della segretaria
lampeggiava, segno che Lawrence aveva lasciato messaggi anche
lì.
Sbuffò, scocciata, e decise di
ascoltarne almeno uno. Premette il tasto e la voce arrabbiata
dell'amico le perforò le orecchie.
“Cooper!
Perché accidenti non rispondi?! Chiamami appena senti questo
messaggio, o giuro che questa volta ti licenzio davvero!”
La giovane rise: quella era la
minaccia preferita di Lawrence. L'aveva detta talmente tante volte
che ormai non ci faceva più caso.
“Prima mi faccio un bagno e
poi lo richiamo” si disse.
Andò nella sua stanza, si tolse
le scarpe, prese l'accappatoio e andò in bagno, dove
aprì i
rubinetti e lasciò che la vasca si riempisse. Si
spogliò e i legò
i capelli scuri in uno chignon ed entrò nella vasca. Prese
il
flacone del bagnoschiuma che stava sul bordovasca e ne versò
il
contenuto, che rilasciò un delizioso profumo di caramello.
Rimase nella vasca una buona
mezzora, ripensando alla perfetta riuscita del matrimonio di Grace.
“Questa volta mi sono
superata” concluse, alzandosi e uscendo dalla vasca.
Si mise l'asciugamano ed uscì
dal bagno, diretta in camera sua.
Dopo essersi infilata un paio di
pantaloni della tuta e una vecchia felpa sformata, decise di chiamare
Lawrence, prima che questo avesse una crisi nervosa.
“Sempre che non l'abbia già
avuta” pensò, mentre digitava il numero dell'amico.
- Cooper!- urlò
Lawrence, appena rispose alla chiamata.
- Ehi Lawrence!- disse lei, con
nonchalance – Volevi parlarmi?
- Sì, ma sai, qualcuno ha
deciso di ignorarmi.
- Su avanti, parla. Che succede?
- Hai dei nuovi clienti-
spiegò il giovane - Hai un appuntamento con loro
martedì
pomeriggio.
- Lawrence, no! Ho una montagna
di altri impegni! Non puoi aggiungermene un altro!
- Non ti preoccupare. Ho già
sistemato tutto. Per il prossimo mese sei completamente libera-
La ragazza arricciò le labbra,
dubbiosa.
- Spero che ci almeno un buon
motivo dietro tutto ciò...
- Oh certo!- ribatté
pronto Lawrence – C'è un ottimo motivo
- E qual è?!- chiese
spazientita la giovane.
Lawrence, dall'altra parte del
telefono, sorrise compiaciuto.
- Non puoi neanche-
disse, enigmatico – lontanamente immaginare quale
matrimonio
organizzerai...
* * *
qualche
giorno dopo
- Ripetimi perché sono qui,
Bill-
Da un quarto d'ora circa, un Tom
Kaulitz piuttosto corrucciato ripeteva la stessa domanda, mentre
sfrecciava a tutta birra per le strade di Los Angeles.
E da un quarto d'ora Bill,
seduto sul sedile accanto al suo, ripeteva la stessa risposta.
- Per la centomiliardesima
volta, Tom: tu sei qui con me
perché dobbiamo andare
ad un'agenzia di wedding planner per parlare con una ragazza che
Madison ha contattato e che ci aiuterà
ad organizzare il mio
matrimonio.
- E io in tutto questo cosa
c'entro?- esclamò Tom, alzando il tono di voce.
Bill sbuffò, roteando gli
occhi.
- Maddie non è potuta venire, e
io non volevo andare da solo.
- E come diamine hai fatto a
convincermi?
- Beh, te l'ho chiesto mentre le
chiavi della tua auto penzolavano sopra il gabinetto. È
stato
abbastanza facile.
- Vaffanculo- borbottò il
chitarrista, voltandosi verso il finestrino.
- Ecco, siamo arrivati- annunciò
Bill, all'improvviso
Tom frenò all'improvviso di
fronte ad un edificio da muri bianchi su cui troneggiava una scritta
a caratteri cubitali color rosa.
- WedDreams...- lesse,
mentre scendeva dall'auto, seguito dal fratello.
- Su entriamo- disse questo,
sistemandosi il berretto e gli spessi occhiali da sole, per evitare
di essere riconosciuto.
- Sì, prima andiamo, prima
finisce questa pagliacciata- commentò il chitarrista.
I due entrarono e subito furono
accolti da una graziosa impiegata dai lunghi capelli lisci e
biondissimi e un sorriso a 32 denti.
- Salve, posso esservi utile?-
chiese, con voce trillante.
- S-sì- balbettò imbarazzato
Bill, tirando fuori dalla tasca un foglietto spiegazzato –
Abbiamo
un appuntamento con una sua collega- disse, consegnandolo alla
ragazza. La giovane lo lesse e tornò a guardare i due
gemelli.
- Prego, venite con me. Vera è
nel suo ufficio-
I due musicisti seguirono
l'impiegata attraverso un corridoio dai muri color crema, su cui
erano appesi alcuni quadri d'arte moderna alternati a foto di gruppo
degli impiegati e a foto dei matrimoni organizzati dall'agenzia.
- Ecco- disse la giovane
fermandosi di fronte ad una porta. Bussò e una voce
femminile giunse
dall'interno:
- Avanti!-
L'impiegata aprì la porta e
fece entrare Bill e Tom, per poi andarsene.
L'ufficio in cui i due si
trovavano era piuttosto spazioso, con una grande vetrata e una
scrivania di mogano al centro, dove era seduta una giovane ragazza.
- Salve!- disse questa,
alzandosi – Io sono Vera Cooper- si presentò,
porgendo la mano ai
due ragazzi – Voi dovete essere Bill e... Madison?- disse
guardando
confusa Tom.
Il viso del chitarrista
s'imporporò, mentre il fratello tentava di soffocare una
risata.
- No, io sono Tom- spiegò il
moro.
- Oh...- disse semplicemente
Vera – Lawrence deve essersi sbagliato... Non mi aveva detto
che
eravate... sì, insomma...-
Bill e Tom sgranarono gli occhi,
inorriditi: quella ragazza stava forse pensando che loro due
erano...?
- Tom è mio fratello!- si
affrettò a dire Bill, cercando di risolvere qualsiasi
fraintendimento– La mia ragazza, Madison, non è
potuta venire, e
quindi mi ha accompagnato lui.
- Sì, è come dice lui-
aggiunse Tom.
Vera guardò prima Bill e poi
Tom, per poi scoppiare in una risata fragorosa.
- Scusate, non volevo
offendervi. È che... sembrava tutto molto equivoco!- disse,
andando
a sedersi dietro la scrivania – Prego sedetevi- disse,
indicando ai
due delle poltroncine di pelle nera.
I gemelli si sedettero, e Vera
presa un taccuino su cui prendere appunti.
- Allora, Bill. Quando e dove si
terrà il matrimonio?
- Ci sposeremo tra un paio di mesi in
una chiesa fuori Los Angeles. L'abbiamo vista, è davvero
graziosa.
- Avete già in mente i colori
base per le decorazioni e i fiori?
- Sì, io e Madison abbiamo
optato per il bianco e il rosa pesca.
- Perfetto- mormorò Vera,
mentre scriveva tutto sul suo blocchetto.
- C'è qualcosa di particolare
che devo sapere?- chiese, alzando la testa dal taccuino.
- No- rispose Bill – Non che
io sappia- aggiunse, pensieroso.
- Sul cibo, magari?- l'aiutò la
ragazza.
- No- ripeté Bill, scuotendo la
testa.
- Bene, allora!- esclamò Vera
–
Io comincio a contattare la chiesa dove si terrà il
matrimonio e
faccio un giro lì, per iniziare a vedere come andranno
sistemate le
varie decorazioni. Intanto, mi manterrò in contatto con voi,
così
se c'è qualche problema o qualche cambio di programma
possiamo
subito discuterne- concluse, con sorriso.
- Benissimo- disse Bill,
alzandosi – Ci sentiamo, quindi- aggiunse porgendole, la mano.
- Senz'altro- disse entusiasta
Vera, stringendola – Anche perché devo ancora
incontrare Madison-
Si voltò poi verso Tom e con un
sorriso strafottente gli porse la mano.
- Spero di rivedere anche te,
Tom- disse, calcando la voce sull'ultima parola.
Il chitarrista rispose con
grugnito, beccandosi una gomitata nelle costole da parte del
fratello.
- Sii educato, per la miseria!-
sussurrò Bill.
- Volevo dire...- si corresse
quindi Tom – Non vedo l'ora di rincontrarti, Vera.
- Quella è antipatica-
commentò il chitarrista, appena chiuse la porta della
vettura.
- Non è vero. È gentile-
ribatté Bill, mentre allacciava la cintura.
- Per te tutti sono gentili...-
borbottò infastidito Tom.
Bill roteò gli occhi e
preferì
lasciar perdere.
- Ti accompagno a casa?- chiese
suo fratello dopo qualche attimo di silenzio.
- Sì, grazie-
Una decina di minuti dopo, Tom
stava parcheggiando davanti all'enorme villa del gemello.
- Ogni volta che la vedo, questa
casa mi sembra più grande- disse, con un sorriso.
- Senti chi parla!- replicò
Bill – Vuoi fermarti?
- Magari un'altra volta, devo
andare in palestra ora- rispose il chitarrista – Porta i miei
saluti a Maddie.
- Ok, ciao!- salutò il biondo,
scendendo dall'auto.
Dopo che la figura del fratello
scomparve dietro il portone, Tom rimise l'auto in moto e si diresse
verso la palestra.
“Ho già saltato due
allenamenti” si disse “Paul mi
ucciderà”
Paul era il suo personal trainer
e uno dei suoi migliori amici. Fuori dalla palestra era un tipo
socievole e alla mano, ma appena aveva un attrezzo in mano, diventava
una macchina da guerra.
Tom pensava che con il tempo la
ginnastica gli avesse dato alla testa.
Ogni giorno, senza curarsi del
tempo che faceva, usciva a fare jogging e ultimamente aveva cercato
di coinvolgere Tom nelle sue matte corse.
“E' pazzo, è pazzo” si
disse il moro, scuotendo la testa.
Finalmente arrivò alla
palestra. Parcheggiò di fronte alla porta a vetri
dell'edificio e,
una volta sceso, entrò, pronto a sorbirsi la furia di Paul.
- Tom!!!!!!- sentì la sua voce
tuonare, appena mise piede nella palestra, dopo essersi velocemente
cambiato.
“Oddio...”
Salve :)
Questa è la mia nuova FF!
E' solo il primo capitolo, ma spero vi piaccia ^-^
Per chi segue "Tom's Daughter", non c'è da preoccuparsi: la
finirò ovviamente! :)
Grazie a tutti/e :)
Addicted__TH
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