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I met a man
today and he smiled back at me
I met a man today and he
smiled back at me.
Diagon
Alley, 18 settembre 1996
Quella mattina, nella
tiepida luce di metà settembre, Frida
vide i pochi colori rimasti di Diagon Alley sotto una luce nuova;
passò davanti a un misero cumulo di calderoni neri e ben
lucidati, sorrise di fronte ai coppi rosso vermiglio dei tetti, venne
abbagliata dal riverbero del sole sul marmo abbacinante delle guglie
della Gringott. Tutt’attorno a lei le gigantografie in bianco
e nero di Mangiamorte ricercati e i lugubri cartelli che riportavano
istruzioni del Ministero sembravano sfocati e appartenenti ad un altro
universo.
La sua era quella
serenità spontanea, forse un po'
infantile, del primo giorno di lavoro, delle responsabilità
da sempre agognate ma in fondo un po' temute, delle aspettative che
stava alimentando dentro di sé da ormai qualche anno.
Il desiderio di
lavorare in una libreria era qualcosa che faceva parte
di lei da quando ne aveva memoria, un sogno che covava fin dal tempo in
cui nascondeva sotto le coperte libri anziché orsetti di
pezza e trascorreva la notte a sfogliare pagine grazie alla debole
illuminazione della candela poggiata sul comodino. Sarebbe potuta
sembrare una bambina solitaria, spesso raggomitolata in poltrona o
sotto un albero con un volume tra le mani, gli occhi attenti che
scrutavano i ruvidi fogli davanti a sé e il resto del mondo
tutt'attorno come una cornice lontana; tuttavia questa sua tendenza a
isolarsi era soltanto dovuta al suo carattere insicuro e poco
espansivo, che la spingeva a chiudersi in se stessa e nel cosmo di
carta e inchiostro che mai avrebbe potuto criticarla né
sminuirla. Ma quel medesimo universo che in un certo senso la
proteggeva dal rischio di soffrire, allo stesso tempo non poteva
fornirle momenti di gioia né di autentico divertimento, ed
era questo che Hogwarts le aveva insegnato, oltre ad averle aperto le
porte della sua immensa biblioteca.
Il Cappello Parlante,
avendo immediatamente compreso la sua natura
riflessiva e curiosa, l'aveva Smistata a Corvonero, offrendole
così la possibilità di conoscere anime affini
alla sua con cui avrebbe potuto sviluppare al meglio le sue
capacità; ma il destino, forse ironicamente, aveva fatto
sì che stringesse le amicizie più autentiche e
profonde con studentesse di altre Case, che le avevano fatto scoprire
la deliziosa euforia delle illegali passeggiate notturne e delle
catapulte di marmellata attraverso i rispettivi tavoli durante la
colazione. C'era Catherine, una Grifondoro temeraria e sempre
disponibile a dare una mano, che si trattasse di suggerire una mossa
vincente a Scacchi Magici piuttosto che di pulire una pergamena
imbrattata da sterco di gufo; e c'erano Martha e Alexandra, Serpeverdi
all'apparenza ciniche e maliziose, ma dotate di un senso dell'umorismo
vivace e forse un po' macabro che a Frida divertiva tanto.
Era a loro che
pensava mentre percorreva il selciato con passo ora
affrettato ora incerto: alle loro nuove vite fuori da Hogwarts e agli
anni indimenticabili che avevano trascorso tra le mura del castello,
dove il resto del mondo pareva così spaventoso eppure
così lontano. Quando la minaccia di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato era tornata a impregnare le strade e
le case, e il terrore si era insediato sottopelle in ogni famiglia di
Maghi, loro avevano appena ricevuto i M.A.G.O., e quello che avrebbe
dovuto essere un saluto malinconico ma ricolmo di speranze e di
entusiasmo per il futuro si era in realtà tramutato in uno
straziante addio che sapeva di abbandono. Frida era stata fortunata: il
Ghirigoro l'aveva assunta praticamente subito, dopo un breve periodo di
tirocinio che era servito al signor Flourish per valutare la sua
capacità di destreggiarsi tra i metodi di classificazione e
la sua efficienza con i clienti; ma non era stato così per
le altre. Se Alexandra si era iscritta a Magisprudenza sognando una
proficua carriera al Ministero, Martha e Cat erano ancora indecise sul
loro futuro.
Giunta finalmente
sotto l'insegna della libreria, Frida si concesse
un'occhiata alla vetrina, controllò che la camicia non fosse
stropicciata sotto il maglione e con un sospiro d'incoraggiamento
spinse la porta. Il dondolio della campanella e il caratteristico odore
di pergamena nuova che aleggiava nel negozio annunciarono l'inizio del
suo primo turno ufficiale al Ghirigoro.
*
« Lennox, appena
finisci di
svuotare lo scatolone vai nel negozio accanto a cambiarmi quei Galeoni
in tagli più piccoli » le disse il signor
Flourish, indicandole un cassetto sotto il banco in cui doveva appena
aver messo il sacchetto con le monete da scambiare. Era un momento di
relativa calma, essendo primo pomeriggio, e Frida era occupata a
sistemare nuove copie di Pozioni
Avanzate
nello scaffale apposito - non era infatti raro
che alcuni studenti ordinassero manuali scolastici anche dopo
l’inizio delle lezioni.
«
Sì, signore
» rispose svelta, riponendo l’ultimo volume e
scendendo agilmente dalla scaletta di cui si stava servendo per
arrivare ai ripiani, troppo alti per la sua misera statura.
« E
già che ci sei,
portami un caffè. Senza zucchero »
Frida
annuì diligentemente, ripose il sacchetto di Galeoni
in una tasca del mantello e uscì dalla libreria.
Già durante il periodo di tirocinio aveva sperimentato gli
ordini telegrafici e un po’ burberi del proprietario, ma si
era proposta di cercare di sopportarli sempre perché non
avrebbe permesso che la sgarbatezza del suo datore di lavoro le
rovinasse il piacere di fare il lavoro che aveva sempre desiderato.
Il negozio di fianco
al Ghirigoro era il negozio di scherzi gestito dai
gemelli Weasley, Grifondoro che a scuola erano stati al suo stesso
anno; nonostante avessero la stessa età, tuttavia, Frida non
aveva mai avuto l’occasione di scambiare due parole con
nessuno dei due, ma li conosceva soltanto di fama. Avevano fatto
parlare molto di sé, già mentre frequentavano
Hogwarts: le loro Merendine Marinare erano state molto in voga tra gli
studenti durante l’anno dei M.A.G.O., e i loro tentativi di
boicottare la Umbridge erano passati sulla bocca di tutti,
nell’entusiasmo generale. Quella spettacolare fuga da scuola,
poi, aveva assicurato loro memoria imperitura in numerose generazioni,
e l’apertura dei Tiri Vispi Weasley era stata allo stesso
tempo il coronamento della loro celebrità e
l’inaugurazione di una carriera che si sarebbe rivelata
senz’altro altrettanto vincente.
Frida aveva appena
richiuso la porta dietro di sé e subito
era rimasta senza fiato per la grandiosità del negozio e per
la quantità impressionante di espositori dai colori
sgargianti, che sembravano accavallarsi l’uno
sull’altro come onde di una mareggiata.
« Posso
aiutarti? »
la sorprese una voce dal tono particolarmente allegro proveniente da
un punto che Frida non seppe immediatamente identificare.
Si voltò a
destra e a sinistra, ancora disorientata, e non
vedendo nessuno fece più volte il giro intorno a se stessa
sporgendosi tra le file di scaffali; alla fine lo vide, seduto su un
trespolo dietro al registratore di cassa, una matita appuntata dietro
l’orecchio e un sorrisetto sghembo tipico di chi ha appena
compiuto una qualche marachella.
« Mi hai
vista ancora prima
che entrassi nel tuo campo visivo » osservò Frida
divertita. « Hai allenato la bacchetta con l’Homenum
Revelio?
»
« Oh, ma
certo. Corvonero » rise lui - ma di una
risata bella, notò Frida, che non intendeva essere
né di scherno né di disprezzo -. « Vi
si riconosce non appena aprite bocca »
« Siamo
così
prevedibili? » gli chiese lei, unendosi alla risata, troppo
contagiosa per non essere imitata. « Hai da cambiare dei
Galeoni? Il mio capo mi ha mandata per questo » disse poi,
scuotendo il sacchetto e facendone tintinnare il contenuto.
« Scommetto
che lavori al
Ghirigoro » ghignò lui, la mano destra che andava
ad aprire lo sportello delle monete sotto il registratore di cassa.
«
È tipicamente da Corvonero anche questo, non
è così? » lo anticipò Frida,
sorridendogli. Si accorse che non riusciva a rivolgersi a lui senza
accompagnare le parole con uno stiramento degli angoli della bocca,
come se lui fosse divertente a prescindere e meritasse un sorriso per
questo; doveva essere l’effetto che facevano i gemelli
Weasley ai loro interlocutori.
« Anche, ma
più
semplicemente è il negozio qui accanto » le
rivelò, sfilandole il sacchetto di mano e slacciandone la
cordicella per contare i Galeoni. « In effetti avresti anche
potuto lavorare al Serraglio Stregato qui di fronte, ma non saresti
vestita in questo modo »
« Oh
» disse Frida,
un po’ imbarazzata dal fatto che lui l’avesse
osservata davvero anziché limitarsi a guardarla di sfuggita.
« E sentiamo, come sarei vestita, Sherlock?
»
« Sono
George » rise
lui, rivolgendole un’occhiata a metà tra il
divertito e l’interdetto. « E mio fratello si
chiama Fred. Nessuno Sherlock in famiglia »
Questa volta fu Frida
a scoppiare a ridere, nascondendosi la bocca con
una mano come faceva sempre quando la risata rischiava di farsi troppo
sguaiata.
« Lascia
perdere »
gli disse « La prossima volta che vengo ti porto un libro,
così farai finalmente conoscenza con Sherlock »
George
ghignò e le indicò un piccolo caminetto
nell’angolo della stanza, ancora spento dal momento che
quell’anno le temperature autunnali non si erano ancora fatte
troppo basse.
« Ecco la
fine che Fred
farebbe fare al tuo Sherlock; sostiene di essere allergico ai libri:
gli fanno venire la scarlattina »
« Ma
è assurdo!
» esclamò Frida « E tu? La pensi come
lui? »
« Diciamo
che non stanno molto
simpatici nemmeno a me » confessò George
ridacchiando. « Però io a differenza di Fred
potrei venire a trovarti a lavoro senza rischiare un attacco di nausea,
o di panico. Ecco qui » annunciò poi, versando sul
piano del banco un mucchietto di Falci e uno più grande di
Zellini.
« Perfetto
» lo
ringraziò Frida, cominciando a riempire il sacchetto e
accorgendosi solo dopo un po’ che forse avrebbe dovuto
contare anche lei le monete, così da rendersi conto se
George si fosse sbagliato nello scambiargliele. Lasciò
perdere, pensando che tanto non sarebbe stata in grado di tenere il
conto nemmeno in una situazione normale, figuriamoci con lui che la
osservava. Aveva anche dei begli occhi, oltre che un bel sorriso, e il
modo in cui lui la guardava la faceva quasi sentire bella, lei che
bella non si sarebbe definita mai. Stava succedendo qualcosa davanti a
quel registratore di cassa, e le monete le sembrarono stranamente
sfuggenti mentre cercava di riporle nel sacchetto; e poi si
ricordò improvvisamente che il signor Flourish stava ancora
aspettando il suo caffè senza zucchero.
« Beh,
grazie allora
» disse Frida raccattando gli ultimi zellini. «
È stato un piacere conoscerti, e » fece una pausa
come per racimolare il coraggio di dirgli davvero che le sarebbe
piaciuto rivederlo, « magari ci vediamo in giro, allora
»
« Se la
scarlattina non ci
uccide prima, sì » rise George; quella risata
risuonò per l’ennesima volta dentro di lei, e
Frida seppe in anticipo che cosa avrebbe sognato quella
notte.
*
Quando finì il
turno, verso le cinque del pomeriggio, Frida
era soddisfatta; il primo giorno di lavoro tutto sommato era andato
bene: non aveva rovesciato il caffè sulle carte del signor
Flourish, aveva riordinato la sezione dedicata al Quidditch e aveva
trovato per un paio di clienti i libri di cui avevano bisogno. Ora non
vedeva l’ora di incontrarsi con Alexandra e Catherine, che la
stavano aspettando nella casa che condividevano in Charing Cross Road
per farsi raccontare l’esito della giornata. Martha si
trovava ancora all'estero per perfezionare il suo francese: proveniva
da una famiglia facoltosa, e, come le era richiesto dal suo casato, era
necessario che conoscesse la lingua dei suoi antenati. Frida non vedeva
l'ora di riabbracciarla: non si erano viste per tutta l'estate, e ormai
mancavano soltanto pochi giorni al suo ritorno.
Si stava chiudendo
alle spalle la porta della libreria, quando il suo
sguardo si posò inconsciamente sulla vetrina dei Tiri Vispi
Weasley lì accanto; una ragazza circa della sua
età stava affiggendo un nuovo cartellone pubblicitario
servendosi della bacchetta. Frida la riconobbe come la ragazza che ad
Hogwarts era sempre in compagnia dei gemelli; le sembrava di ricordare
che il suo nome fosse Christine: Cat le aveva parlato di lei, ogni
tanto, visto che a volte si davano una mano con i compiti, in sala
comune.
Se fosse stata ancora
la Frida di qualche anno prima, probabilmente
avrebbe abbozzato un sorriso da lontano e poi avrebbe proseguito per la
sua strada in direzione del Paiolo Magico; ma la sua amicizia con
Catherine era riuscita a tirarle fuori un lato più socievole
e intraprendente che la faceva sentire bene con se stessa ogni volta
che lo mostrava.
« Ciao!
» disse
quindi, avvicinandosi a Christine. « Lavori qui? Sei
fortunata: è un negozio fantastico, ci sono stata
stamattina! »
« Grazie
» le
sorrise lei. « Lo penso anch’io! »
Frida lesse
velocemente le scritte viola e gialle che pubblicizzavano la linea di
accessori Scudo, poi gettò uno sguardo oltre la vetrina alla
ricerca di una chioma rossa che allineasse gli espositori o che
sfamasse le Puffole Pigmee, ribelli nella loro gabbietta.
« Cercavi
qualcuno?
» le chiese Christine incuriosita.
« No, no,
guardavo solo
» disse Frida nervosamente, chiudendosi nella sua tipica
ritrosia.
Christine le
lanciò un’occhiata obliqua, tipica di chi ha
capito tutto senza che altri gesti o parole siano necessari, e Frida si
chiese com’era possibile, che una ragazza praticamente
sconosciuta riuscisse a leggerle dentro in una simile maniera.
«
Giovedì teniamo
aperto anche di sera, per festeggiare l’equinozio »
le annunciò Christine con una luce particolare negli occhi.
« Se ti fa piacere e se non hai altri impegni, ti aspettiamo
»
« Oh,
verrei volentieri; ci
penserò, grazie » le sorrise Frida entusiasta.
«
Splendido! »
esultò Christine. « Ci vediamo presto allora!
»
E Frida
sperò intensamente che le sue amiche non avessero
già altri programmi per la sera dell’equinozio.
*
Due giorni dopo, George
passava casualmente davanti al Ghirigoro, e il
suo pensiero andò alla ragazza di cui non conosceva nemmeno
il nome, visto che lui si era scordato di chiederglielo e lei di
presentarsi; in quel breve lasso di tempo in cui avevano parlato,
qualcosa era scattato dentro di lui, qualcosa che l’aveva
condotto a non rimuoverla dalla sua mente. Così, con un
sorriso baldanzoso e sicuro di sé dipinto sul volto,
entrò nella libreria e chiese della ragazza con i capelli
ricci; la trovò nel retro, impegnata a fare
l’inventario dei volumi che approfondivano i metodi di
lettura del futuro.
« Non dirmi
che trovi
interessante anche questa roba » le disse, assumendo il tono
di voce più orripilato che riuscì a produrre.
Lei si
voltò di scatto, lasciando cadere il libro che teneva
in mano, e appena lo riconobbe sollevò visibilmente un
sopracciglio in un’espressione di stupefatta
incredulità.
« Per
Rowena, mi hai fatto
venire un colpo! » esclamò, raccogliendo il volume
sul pavimento e controllando che la rilegatura non si fosse rovinata.
George
ghignò; la sua entrata in scena era riuscita
perfettamente.
« Allora,
ti stai divertendo
qui o possiamo andare a parlare da un’altra parte?
» le propose, guardandosi intorno e sentendosi un
po’ a disagio in quello stanzino affollato da soli libri.
« Devo
completare questo,
prima » gli rispose lei, visibilmente dispiaciuta.
« Altrimenti chi lo sente il signor Flourish?
“Lennox, credevo di essere stato chiaro!”,
“Lennox, il tuo comportamento è
indifendibile!”, e così via »
« Lennox
è un nome
da ragazzo » ridacchiò George. « I tuoi
genitori volevano un maschietto? »
« Ma quanto
sei spiritoso
» rise lei, e George si accorse della piccola fossetta che le
marchiava la guancia sinistra. « Mi chiamo Frida; Lennox
è il mio cognome, ovviamente
»
«
Ovviamente »
ripeté George, il suo tipico sorriso sghembo che si apriva
sul volto. « Puoi finirlo dopo, il tuo inventario, ora
andiamo »
« Andiamo dove? Il mio turno
finisce tra ben due ore » sospirò Frida costernata.
« Inventati
una scusa per
uscire prima, no? » le propose lui prendendola per un polso e
trascinandola fuori.
« Tu stai
scherzando, tu non
conosc- » protestò Frida - anche se George si
accorse che stava cercando di non ridere.
« Lennox,
finito
l’inventario? » inquisì il signor
Flourish vedendola già di ritorno.
« No, non
ancora »
ammise Frida, la mano di George che continuava a tenerle il braccio,
dandole piccole strette per incentivarla a trovare una scusa
plausibile. « Mi sono appena ricordata che il signor Blotts
aveva bisogno che spedissi un gufo da parte sua, quindi sto andando un
attimo all’ufficio postale; le serve qualcosa? »
Il libraio dovette
credere all’intera storia - anche
perché Frida era stata parecchio convincente, e aveva
sfoggiato una faccia di bronzo e una sicurezza di sé che
avevano piacevolmente sorpreso George -, perché si
limitò a scuotere il capo e tornò a rivolgere la
sua attenzione al cliente che stava servendo.
« Ottimo
diversivo »
si congratulò George, appena furono fuori, in una cupa
Diagon Alley presa d’assalto da banchetti di amuleti e
venditori ambulanti.
« Grazie
» rise
Frida. « Ho avuto delle brave maestre. Una la conosci
senz’altro: Catherine Holden, Grifondoro; è stata
Cacciatrice nella vostra squadra di Quidditch »
« Sicuro,
io e Fred la
chiamavamo la
Scheggia »
si illuminò George.
« Con lei in campo non c’era gara: dopo dieci
minuti di gioco eravamo già in vantaggio di almeno trenta
punti »
« Lo so,
c’ero
anch’io! » gli ricordò lei. «
Tifavo sempre per voi, quando non c’erano i Corvonero in
campo »
« Tu non
hai mai fatto parte
della squadra? »
« Non sono
mai stata
abbastanza brava » sospirò Frida. «
Avrei voluto entrare come Cercatrice, ma Cho Chang era decisamente
imbattibile ai provini. Però adoro volare; è
stato mio nonno a insegnarmi, a soli tre anni, e non ho mai desiderato
di chiudere la mia scopa nello sgabuzzino »
« Entriamo
alla Masca? Ho
voglia di una Burrobirra » propose George, accennando
all’insegna scricchiolante del pub lì vicino.
«
Tecnicamente io starei
lavorando... » disse Frida reticente. Sembrò
pensarci un po’ su, poi esclamò: « Ma
sì, dai, dobbiamo festeggiare »
«
Festeggiare che cosa?
È il tuo compleanno? » le chiese lui divertito,
aprendole la porta in un gesto che intendeva essere galante
« Ho
abbandonato il negozio
con una scusa improbabile e probabilmente il mio capo capirà
che non sono affatto stata all’ufficio postale, quindi mi
punirà o, peggio, mi licenzierà »
elencò lei. « Eppure non sono per niente
preoccupata: vale o no come motivo per festeggiare? »
« Vale
»
confermò George dedicandole un sorrisetto soddisfatto.
Hogsmeade,
18 settembre 1997
« Chi
l'avrebbe mai detto:
Charlie Weasley che chiede un appuntamento a te »
commentò Martha ridacchiando alle parole che Catherine aveva
appena pronunciato.
« Che
c'è di male?
» chiese Frida; smise di giocherellare con l'ombrellino della
sua Acquaviola e le dedicò uno sguardo sorpreso.
« Beh, lui
è
parecchio più grande; e poi abbiamo sempre pensato tutte che
Charlie fosse un vagabondo, insomma, non il tipo da ragazza fissa
»
« Forse
è colpa
della guerra, forse è quel bisogno di aggrapparsi a qualcosa
con il timore che tutto si riduca in polvere e che non rimanga
più nulla » osservò Frida, voltandosi
verso Christine come per cercare sostegno. Ma evidentemente Chri non le
stava ascoltando, assorta nel rimestare il cucchiaino nella coppetta di
gelato ormai sciolto.
Frida capì
che stava pensando a Fred dalla piccola ruga
sulla fronte che le si formava solo quando rifletteva su qualcosa di
particolarmente piacevole o spiacevole - e in quel momento Fred era
entrambe le cose. Se da un lato avanzava sempre di più in
loro la consapevolezza che ciò che li legava era qualcosa di
profondo e di tremendamente importante, dall’altro proprio
per questo aumentava il timore che qualcosa potesse riuscire a
separarli, a maggior ragione ora che entrambi facevano parte
dell’Ordine.
A volte si trattava
di semplici consegne, a volte di ronde per
assicurarsi che i Mangiamorte non stessero preparando alcun colpo ai
danni della comunità, altre volte ancora di controlli in
quartieri babbani per assicurarsi dell’assenza di movimenti
sospetti; ma sempre, nell’animo di chi restava a casa ad
aspettare, di chi quel giorno non veniva mandato in missione,
c’era quel senso di inquietudine e talvolta di puro terrore
che faceva fatica ad essere lavato via.
Un colpetto
dall’esterno della finestra impolverata le fece
trasalire tutte; fortunatamente era solo Fred, puntuale per dare il
cambio alla coppia che stava facendo la ronda in quel momento. Frida e
le sue amiche lasciarono una manciata di monete sul tavolo e uscirono
stringendosi nei mantelli.
« Sembra
fine ottobre
» commentò lugubre Cat lanciando
un’occhiata alle nubi nere distese sul cielo plumbeo.
« Io non
vedo nessuna zucca
» scherzò Fred, che non aveva perso il suo solito
umorismo nonostante fosse assediato dall’inquietudine come
tutti. Fece un cenno a Chri perché si avvicinasse e le cinse
le spalle con un braccio; poi le posò un bacio tra i capelli.
« Allora,
pronta per un tour
romantico? » le chiese ammiccando.
« Che modo
carino per definire
una ronda » rise Christine scompigliandogli i capelli.
« Vero? Su,
andiamo. Remus e
Hestia ci aspettano da Mielandia » annunciò Fred.
« Ci si vede in giro, donzelle! »
« Che si
fa? »
chiese Catherine quando Fred e Cri scomparvero dietro
l’angolo.
« Io
pensavo di andare a
trovare George in negozio, visto che è rimasto da solo
»
« Certo,
una volta era lui a
distrarre te dal lavoro » ammiccò Martha, e Frida
non poté fare a meno di sorridere al ricordo della prima
volta in cui George l’aveva istigata ad abbandonare la
libreria per uscire con lui.
*
« Come va
l’inventario? » sorrise Frida comparendo da dietro
uno scaffale sbilenco.
« Ehi
» la
salutò George, posando i fogli che stava consultando e
passandosi una mano tra i capelli, sfinito.
« Non
starai lavorando troppo?
» gli chiese lei, avvicinandosi e posandogli un bacio sulle
labbra.
«
Finché
c’è lavoro è meglio approfittarne
» le rispose lui saggiamente. Sapevano entrambi che era solo
questione di tempo e presto i Weasley sarebbero stati presi di mira - i
motivi avrebbero essere potuto molteplici, secondo l’ottica
balorda del Ministero.
« Giusto
»
approvò Frida. « Pensa a me che tra un paio di
mesi sarò costretta a impacchettare il nuovo libro della
Skeeter! »
«
Preferisco ridurmi il
cervello in pappa con questi numeri » dichiarò
George, stirando la bocca in un sorriso sghembo, che Frida non
poté trattenersi dal baciare nuovamente.
Accadeva qualcosa
quando le loro labbra si incontravano, qualcosa che
rendeva tutto così completo, come l’ultimo
ingrediente aggiunto a una pozione in preparazione o come
l’ultimo definitivo punto in un romanzo di mille pagine.
Mentre George
approfondiva il bacio e le scostava i boccoli dalla
guancia destra, Frida pensò che era per questo che valeva la
pena vivere, per questo che si preparava ad ogni missione per
l’Ordine, per questo che si alzava ogni mattina con
l’inquietudine di non vedere il sole tramontare.
Perché finché lei e George fossero stati insieme,
erano una potenza; e lei avrebbe sempre trovato il coraggio di reggersi
sulle sue gambe e di non crollare finché lui fosse stato al
suo fianco a sorreggerla.
There
are thoughts like these
that keep me on my feet, that keep me on my feet.
Frida’s
corner ~
Questa storia
è stata scritta per il contest sulle self-insertion indetto
da Shallo sul forum di EFP, classificandosi quarta parimerito e
aggiudicandosi il Premio Fluff (qui
trovate i
giudizi). Dire che mi sono divertita a scriverla è dire poco
- insomma, chi non ha mai sognato di lavorare al Ghirigoro e di
incontrare i gemelli Weasley? *_*
Brevi note di
servizio:
1) Il titolo e le
citazioni che aprono e chiudono la storia sono tratte da Sloom,
ovviamente degli Of Monsters and Men. ♥
2) I nomi dei due
proprietari
della libreria li ho ripresi dal nome inglese del Ghirigoro,
“Flourish&Blotts”.
3) Ho inventato
l’esistenza di un pub a Diagon Alley; mi sembrava improbabile
che il Paiolo Magico fosse l’unico, e poi la gelateria di
Florian era chiusa e avevo bisogno di un luogo di
“ritrovo”. Quindi ho inventato “La
Masca” - probabilmente non conoscerete il termine a meno che
non siate piemontesi, significa comunque “strega,
fattucchiera”.
Spero che la storia vi
sia piaciuta; vi lascio con il doveroso link alla storia che ha
spartito con me la medaglia di legno, e cioè We
were nothing like the rest di Krixi19: è una
storia bellissima
che vale davvero la pena leggere, anche perché è
così dettagliata e ben costruita che potrebbe essere
benissimo considerata Canon, vi assicuro.
Un grazie a voi che
avete letto e un grazie un po' più
speciale a Catherine, Martha, Alexandra e Christine, per quello che
hanno condiviso con Frida. ♥
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