20 ottobre. Una mattina
d’autunno dall’aria fredda, intrisa
di umidità, buia. Un ragazzo appostato su un albero,
rassicurato dall’ombra che
lo ripara. Sta aspettando.
All’improvviso un fruscio
da est, la direzione in cui il
sole sta iniziando a sorgere. Il ragazzo sente il cuore balzargli nel
petto
mentre il suono si avvicina e lui non può ancora credere di
trovarsi lì con
certe intenzioni.
Spiare è un lavoro da shinobi
dopotutto… però nessuno
lo avrebbe pagato per questo. Era da poco salito al grado di jounin,
ma
non si trattava di una missione; almeno non tecnicamente. Si trovava
lì infatti
per sua iniziativa, per semplice curiosità in fondo, ma che
avrebbe potuto
pagare a caro prezzo. L’obiettivo che si era posto era di un
livello ancora
troppo difficile per le sue possibilità. Tanti dichiaravano
quanto fosse dotato
nel mimetizzarsi con l’ambiente e nel combattimento;
nonostante tutto, un
brivido gelido gli percorse la schiena.
Il suo ex-maestro aveva un carattere
riflessivo,
comprensivo, ma era anche estremamente pericoloso, forse il
più abile mai
vissuto nel villaggio… non per niente era stato
soprannominano “Fulmine giallo
di Konoha”. Con un piccolo sforzo di
fantasia, immaginò come sarebbe
stato colto di sorpresa alle spalle e stordito, prima ancora di poterlo
guardare in viso; o magari avrebbe fatto appena in tempo a vedere il
suo
sguardo colmo di profonda delusione. In quel caso sarebbe stato ancora
peggio.
Kakashi, questo il nome del
jounin, deglutì imponendosi
la calma e la freddezza assoluta.
Erano necessarie se voleva evitare di manifestare la propria presenza.
Il ragazzino chiuse gli occhi e
captò una seconda serie di
fruscii farsi sempre più vicini, ma provenivano dalla
direzione opposta
rispetto ai precedenti; risollevò le palpebre quando
entrambi i rumori
cessarono improvvisamente. Poteva voler dire solo una cosa: erano
infine
arrivati al luogo dell’incontro.
Kakashi allungò lo sguardo
oltre il tronco, in basso sulla
radura, e vide il suo obiettivo: Namikaze Minato.
Quest’ultimo sembrò guardarsi
un attimo intorno, dopodiché si sedette nell’erba
alta. Il ragazzino non poté
fare a meno di sporgersi un po’ di più da dietro
il suo nascondiglio per
osservarlo meglio, ma subito si ritirò, deciso a non
rischiare troppo.
Il sangue gli si gelò
nelle vene quando udì la voce
dell’ex-maestro chiamare il suo nome; l’interessato
rimase immobile,
pietrificato dall’incredulità e
dall’orrore che sopravvennero in un’unica
ondata.
- Kakashi, ti ho visto. Scendi
giù.- ripeté Minato calmo.
Com’era possibile che non
fosse arrabbiato con lui? Doveva
essere un trucco per metterlo del tutto allo scoperto… o
forse, semplicemente,
credeva che lui stesse passando di lì per caso, senza
intenzioni precise.
- Salve.- si sforzò di
assumere un’espressione indifferente,
prima di saltare a terra.
L’uomo aveva
un’aria leggermente divertita:
- Che ci fai così lontano
dal villaggio? Ho interrotto una
delle tue prime missioni?
Il ragazzino spalancò gli
occhi:
- No, si figuri, niente di
particolare!
- Comunque sei migliorato, ci ho
messo più tempo del normale
a individuarti, i miei complimenti!- esclamò
l’altro.
- La ringrazio sensei.-
rispose composto.
- Non sono più il tuo sensei
ora. Comunque tra
qualche anno scommetto che sarai diventato talmente abile da non farti
più
scoprire da nessuno.
- Uhm…- mugugnò
Kakashi lasciando vagare lo sguardo.
Un profondo silenzio, quasi
imbarazzante, calò per qualche
secondo, finché Minato non riprese la parola:
- Non so quali fossero le tue precise
intenzioni venendo
qui, ma ora ti prego di andartene.- disse serio. Il ragazzino rimase
scosso a
quella frase.
- Lei… perché
è qui?- si arrischiò a chiedere.
Ci fu una seconda pausa, carica di
tensione, durante la
quale gli occhi blu del suo interlocutore lo squadrarono severi.
- Questioni di diplomazia, non posso
rivelarti i dettagli.-
rivelò infine.
- Capisco…-
commentò abbattuto l’altro.
- Ma per questa sera sarò
al villaggio. Se vorrai farmi
compagnia per una mangiata di ramen, ne sarei contento!-
esclamò battendo
amichevolmente una mano sulla sua spalla.
- Oh… certo,
perché no?- rispose Kakashi un po’ confuso- Ora
la lascio, a presto!- disse, prima di volatilizzarsi e iniziare una
nuova corsa
fra gli alberi con l’amaro in bocca. Quei minuti di
appostamento non erano
serviti a nulla: non solo non aveva scoperto niente, ma aveva anche
fatto una
figura da stupido. Però, un fatto positivo c’era:
se il suo ex-maestro non
l’aveva attaccato dopo averlo visto, forse non aveva niente
da nascondere. Le
prolungate assenze dal villaggio, quindi, erano dovute a una missione
segreta e
non a qualche losco incontro. Sì, doveva essere
così per forza; dopotutto, se
non fosse stato per Minato, il Paese della Foglia sarebbe uscito con
molti più
danni dalla Terza Guerra Segreta. Lui era un eroe quanto suo padre, la
“Lama d’Argento
di Konoha”.
Il ragazzino si allontanò
ancora più velocemente, ormai
senza più dubbi a bloccarlo, deciso a tornare il prima
possibile al villaggio
per uno spuntino.
- Namikaze-san.
La voce di donna
riecheggiò nella radura e fece voltare
l’interessato.
- In ritardo come sempre.-
proseguì quella.
- A quanto pare…- rispose
l’uomo, mentre la figura si
materializzava sul prato a pochi metri da lui- Ma se escludiamo il mio
breve
dialogo con Kakashi, siamo arrivati nello stesso momento, no?- la
fissò in
cerca di conferma.
- Sì, è vero.-
sbuffò lei distogliendo lo sguardo
infastidita- Però l’ultima volta non aveva scuse.
- Non proprio.
- Come?- si scaldò- Ho
aspettato per più di un’ora, stavo
perdendo le speranze… avevo anche pensato che non sareste
venuto mai più e ne
ho avuto paura. Credevo vi avessero intercettato!- esclamò
mordendosi il labbro
inferiore.
Minato la stava osservando
attentamente, con aria
tranquilla, e nel frattempo si avvicinò.
- Mi dispiace, ma dovreste avere
più pazienza. Non posso uscire
dal villaggio a mio piacimento senza destare troppi sospetti. Solo
l’hokage
deve sapere di questi miei spostamenti.
- Cosa crede, anche per me
è un’impresa ogni volta… solo che
tento sempre di arrivare nel luogo dell’incontro in orario.-
replicò accigliata
fissando i propri piedi. D’un tratto il giovane fece un
ulteriore passo in
avanti. Adesso era diventato troppo vicino per permetterle di sembrare
semplicemente arrabbiata, soprattutto nel momento in cui
arrivò quasi a
sfiorarle l’orecchio con le labbra:
- Uzumaki-san…-
pronunciò Minato sottovoce.
L’interessata
arrossì violentemente e tentò di
indietreggiare, ma le gambe non si mossero, come inchiodate al terreno.
Rimase
pietrificata mentre una mano le sfiorava il collo e si ritraeva un
attimo dopo;
non riusciva ad aprire bocca. L’incantesimo si ruppe quando
lui riprese la
parola:
- Perché non legate i
capelli quando siete in missione?
Rischiate di portarvi dietro ogni singola foglia che incontrate lungo
il
viaggio.- commentò pacato, mostrando le quattro piccole
foglie ingiallite che
teneva ora tra le dita.
- …- l’imbarazzo
sul viso della ragazza diminuì appena- Che
importa, tanto dobbiamo parlare di politica, no?- disse, passandosi
comunque
velocemente le mani fra i capelli rossi.
- In effetti avete ragione.
Però siete buffa.- rispose
abbozzando un sorriso.
Lei si schiarì la gola con
aria autoritaria per imporre il
silenzio:
- Parliamo di cose serie. Sono qui in
missione per conto del
Paese del Vortice, quindi un po’ di contegno per piacere.- lo
fulminò con
sguardo torvo.
- Va bene, ma poche
formalità, sono mesi che ci scambiamo
informazioni due volte alla settimana.- commentò
l’uomo sedendosi nell’erba
alta.
- Non c’è
problema, preferisco essere diretta.- replicò lei
facendo altrettanto- Come ben sappiamo, il mio Paese confina ad est con
quello
della Foglia e a ovest con quello della Sabbia. Gli attacchi da parte
dei shinobi
della Sabbia si stanno facendo sempre più pressanti, come vi
avevo anticipato
l’ultima volta…
- Sì, mi ricordo. Ho
già provveduto ad avvisare l’hokage.-
la interruppe annuendo.
- Ebbene, negli ultimi giorni la
situazione è decisamente
peggiorata. Non solo i migliori combattenti del nostro villaggio, ma
ormai chiunque
sia in grado di combattere è impegnato a difendere il
confine. Nonostante si
sia trattato finora solo di attacchi brevi, sono stati numerosi e
abbiamo già
perso più di un centinaio di uomini. Considerando che i
nemici finora non si
sono impegnati seriamente, la situazione potrebbe diventare critica.
Iniziamo a
temere che presto non riusciremo più a tenerli a bada.
Insomma…- proseguì,
posando le iridi verdi decise su quelle blu
dell’interlocutore- … abbiamo
bisogno di rinforzi a breve termine.
Minato continuò a fissarla
pensoso anche quando lei ebbe
finito di parlare.
- E’ una richiesta
ragionevole, non credo ci saranno
problemi ad organizzare una squadra ben addestrata da inviarvi.
Dopotutto, il
villaggio della Sabbia pare sia l’unico ad non essersi ancora
placato; dobbiamo
porre fine a questa guerra, dura da troppo tempo.
- Già.
- Mi dispiace solamente di non poter
aiutare il villaggio
del Vortice in prima persona.- aggiunse a bassa voce.
Kushina fu leggermente sorpresa da
quell’affermazione, ma
rimase in silenzio, limitandosi a scrutarlo con pura
curiosità.
- Vorrei vedere se avete
l’energia di un uomo e se fate
gesti sconsiderati quando combattete. Siete una testa calda,
perciò…- rifletté
ad alta voce. La ragazza automaticamente si accigliò e
strinse un ciuffo d’erba
in una mano, per poi strapparlo e tirarglielo addosso.
- Siete insopportabile! Sono una
delle migliori del mio
villaggio se proprio lo volete sapere!- gridò accingendosi
ad alzarsi, quando
fu bloccata per un braccio.
- Io continuo a pensare che siete
buffa.- scosse la testa
lui mentre si rimetteva in piedi e lei si dimenava furente- Comunque,
il vero
motivo è che starei più tranquillo.-
spiegò, allentando la presa.
- Tranquillo?- chiese sospettosa la
giovane, allontanando il
braccio finalmente libero.
- Esatto.- confermò
Minato.
Kushina si aspettava una spiegazione
a questo, ma non
arrivò.
- Ah… beh, vi preoccupate
troppo. Dopo l’arrivo dei rinforzi
ce la caveremo benissimo, ne sono sicura. E’ solo una
questione di numero, non
siamo inferiori a loro tecnicamente.- spiegò la ragazza con
orgoglio.
L’altro jounin
si girò a fissare intensamente il
prato:
- Non intendo questo.
La giovane si grattò la
testa confusa:
- Cosa allora? Non capisco quale sia
il problema!
- Ecco, non si sa dove potrebbe
riapparire…- replicò il suo
interlocutore rabbuiandosi- … gira voce che la Volpe a Nove
Code si sia
risvegliata.
Un silenzio spettrale era calato
sulla radura.
La ninja del Vortice
sussultò e un brivido freddo le
percorse la schiena.
La Volpe… era in
circolazione?
- Ma come… non dite
assurdità!- gridò alzandosi in ginocchio
e prendendolo per il bavero- Vi rendete conto di quello che state
dicendo?!
Lui la guardò impassibile.
- Se fosse vero saremmo tutti in
pericolo. Tutti, compresi
quelli del villaggio della Sabbia. Non dovremmo perdere tempo con
queste
guerriglie; non sono niente in confronto a quello che potrebbe
succederci. Un
solo colpo di coda di quel demone ci distruggerebbe! Perché
me l’avete detto
solo ora?!- proseguì agitata.
- Calmatevi.- la
rimproverò il giovane posandogli le mani
sulle spalle tremanti- E’ solo una voce per ora.
- Anche se ci fosse una minima
possibilità non possiamo
ignorarla!
- E’ la mia nuova missione
scovare la tana della Volpe.-
affermò d’un fiato spiazzandola- Oggi è
il nostro ultimo incontro. Dopodiché ho
ricevuto l’ordine di dedicarmi esclusivamente a quello.-
aggiunse, mostrando
per la prima volta in sua presenza una certa inquietudine e
stringendole
istintivamente di più le spalle.
- Non… non
credevo…- balbettò colta sempre più
alla
sprovvista, mentre le sue guance iniziavano a perdere colore.
- Ai primi segni di stranezza o
sospetti inviatemi un
messaggio. Arriverò con una squadra supplementare e
decideremo sul da farsi.
Nel frattempo manderò la prima squadra per difendere il
vostro villaggio dal
Paese della Sabbia.- disse frettolosamente, quasi avesse paura di
parlare
oltre.
- …- lei aveva abbassato
il capo e rimaneva silenziosa.
- Avete capito tutto?
- E al vostro villaggio chi
penserà nel frattempo, nel caso
in cui ci sbagliassimo e faceste un viaggio a vuoto?-
domandò immobile.
- Ci penseranno i nostri due ninja
leggendari. E inoltre
rimarrà l’hokage. Il villaggio
sarà in buone mani.- rispose lui pronto.
- Allora potrebbe funzionare.
- Sì.
La ragazza emise un sospiro:
- Bene…
un’ultima cosa. Se non ci saranno situazioni di
emergenza, non ci rivedremo mai più; ho capito bene?
- Esatto.- rispose il giovane
sentendosi sempre più nervoso-
Considerando anche il fatto che affronterò una missione
molto rischiosa, è
difficile che accada.
Lei strinse i pugni e senza preavviso
gli si buttò contro.
- … Uzumaki-san, cosa
state facendo?!
- Non voglio!- disse la sua
interlocutrice con voce
strozzata, stringendosi maggiormente a lui.
- Ehi…
- Voglio stare con voi, non
andatevene per favore.- lo pregò
mettendo da parte ogni freno inibitorio, sapendo che non avrebbe
più avuto
occasioni.
- Ma… devo, al villaggio
mi aspettano.- rispose debolmente
l’interessato.
La ninja avvertì le
lacrime invaderle gli occhi;
probabilmente lui non provava niente di simile ai suoi sentimenti e non
avrebbe
potuto in alcun modo costringerlo. Era una situazione senza speranza.
Rialzò il
volto per poterlo guardare un’ultima volta da vicino e si
ritrovò a
fronteggiare un paio d’occhi sconosciuti. Erano di un blu
profondo, come
normalmente erano quelli del jounin che conosceva,
ma esprimevano un
forte turbamento, non li aveva mai visti sotto quella luce.
- Minato-kun…- lo
chiamò timidamente. Ciò bastò per
indurlo
a prenderle delicatamente il viso tra i palmi delle mani e fissarla.
- Kushina-chan… posso
darti del tu?- chiese lievemente arrossito.
- Sì.-
acconsentì lei confusa.
- Non mi sono mai sentito bene con
qualcuno come con te.
Anch’io vorrei rivederti.- disse scrutandola profondamente
negli occhi.
Lei, stupita, stava per replicare
qualcosa, ma fu fermata.
- No, aspetta. Nonostante lo voglia
anch’io, non possiamo
condizionare due villaggi per i nostri interessi personali. Non sarebbe
giusto.
La giovane sbatté le
palpebre sempre più confusa.
- Che problemi ci sarebbero? Non
capisco…- volle sapere,
sentendo una profonda tristezza impadronirsi nuovamente di lei.
- Se decidessimo di continuare a
frequentarci, finiremmo per
abbandonare i nostri villaggi; in un certo senso li tradiremmo.
- Perché mai? Continueremo
a combattere per loro!- si
ribellò sconvolta.
- Con il pensiero di perderti non
potrei combattere con
tutto me stesso. Cercherei di trattenermi per non esagerare e poter
tornare da
te.
- Ma… quante
sciocchezze… per quanto mi riguarda, il tuo
pensiero mi spingerebbe al contrario a dare tutta me stessa. Non
capisci?
Minato rimase pensieroso a sguardo
basso. Lei sorrise
leggermente, intenerita dai tanti problemi che il ragazzo si
poneva… se quanto
le aveva detto era vero e non una scusa per rifiutarla, allora lui era
eccessivamente altruista.
- Uhm… secondo me
è solo una scusa!- esclamò allegramente
per metterlo alla prova.
Il jounin la
guardò sorpreso, mentre lei avvicinava
il proprio viso al suo.
- Tu hai semplicemente paura di dire
che ti piaccio…- gli
lanciò un’occhiata maliziosa-… e di
baciarmi. Vero?
Il ragazzo sconvolto
arrossì ancora di più:
- Io, semplicemente… ho 24
anni come te, non è come pensi!
- L’età non
c’entra niente.- gli sussurrò Kushina a fior di
labbra, prima di posarvi un piccolo e casto bacio, a occhi chiusi.
Una fresca brezza mosse
contemporaneamente le foglie ai loro
piedi e i capelli intorno ai loro visi, nascondendone a tratti il punto
in cui
si erano toccati per un istante. Loro erano rimasti immobili. Nessuna
parola
era più necessaria per comunicare; da allora non parlarono
più veramente.
Minato prese la giovane per la vita e
la riattirò con
urgenza verso di sé per baciarla di nuovo, ma con passione
stavolta,
assaporando il più profondamente possibile quel primo vero
contatto con colei
che aveva desiderato da tempo. Neanche lui riusciva a rendersi conto da
quanto
esattamente; ora sapeva solo di volerla come mai gli era capitato di
volere
qualcosa, o qualcuno.
Il bisogno impellente lo stava
guidando in ogni singolo
movimento, quasi senza che se ne rendesse conto, troppo impegnato a
sprofondare
con i sensi in lei.
- Minato-kun…-
mormorò Kushina aggrappandosi alla sua maglia
e cercando di respirare tra un bacio e l’altro, rabbrividendo
di piacere ad uno
fra gli altri scesi sul collo; e poi lentamente più
giù, fin quasi sul petto,
per poi risalire. Si sentì stringere e accarezzare con
dolcezza e fece
altrettanto, giocando con i capelli dorati dell’uomo e
toccandone le guance.
Poco a poco scivolarono verso il
basso. Mentre le foglie
secche scricchiolavano, si ritrovarono sdraiati l’uno
sull’altra, intenti a
studiare ognuno l’odore dell’altro, il sapore, la
forma, il colore.
Un vortice di sensazioni ed emozioni
li aveva ormai
intrappolati senza lasciare vie di fuga.
Si sorrisero: un sorriso pacatamente
dolce disegnato sulle
labbra sottili del ragazzo, uno luminoso su quelle rosso sangue dalla
giovane.
I due ninja non sapevano che quel
loro incontro avrebbe dato
un frutto ben maggiore di ciò che credevano allora. E che
quel frutto sarebbe
stato la salvezza del villaggio della Foglia… uno di loro vi
avrebbe posto un
sigillo, l’altro un segno di protezione.
Grazie a loro Naruto Uzumaki sarebbe
nato e avrebbe
utilizzato il chakra della Volpe a Nove Code.
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