Albione: un nuovo regno.

di Sofia_Ariel
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LUNGA VITA ALLA REGINA! LUNGA VITA ALLA REGINA!

Le grida dei sudditi riecheggiavano nella sala del trono, ampi mantelli rossi riempivano la vista di una giovane donna dalla pelle scura seduta tristemente su di un trono. Era spenta, senza energia, ma andava andati, nascondeva le lacrime nel suo cuore per mostrarsi forte, Camelot aveva bisogno di lei. L'uomo che amava, il suo Re, la sua giuda e la sua unica famiglia, Artù, non c'era più e Ginevra si sentiva sola più che mai. Avrebbe voluto alzarsi da quel trono e abbandonarsi alla malinconia, ma doveva essere forte, Artù avrebbe voluto così. Sospirò profondamente, non si accorse neanche che le urla dei cavalieri e dei consiglieri di corte erano finite, rimase semplicemente lì. Il più valoroso dei cavalieri, Sir Leon, con un semplice gesto invitò tutti ad uscire, e rimase da solo con la regina.
<< Mia signora...>> cominciò.
Non sapeva che altro dire, qualsiasi parola non poteva certo competere con il triste sguardo di Ginevra e perciò anche lui se ne andò e la lasciò sola lì seduta. Passarono le ore, il cielo da azzurro chiaro era diventato rosso intenso, anche il sole la stava abbandonando. All'improvviso Gwen si alzò, e mentre si dirigeva nelle stanze che fino a poco tempo prima aveva condiviso con Artù, incontrò Leon che la stava aspettando lì.
<< Siete sicura mia signora, che volete trascorrere la notte qui, in questa stanza? >>
<< Ne sono più che sicura, ora va, Leon. >>
Il cavaliere però non accennava ad andarsene, rimase qualche istante ad osservare la sua regina, che stava davanti a lui con uno sguardo talmente doloroso da poter pietrificare persino un uomo così valoroso. Si inginocchiò a lei, che ricambiò con un leggero abbraccio, lasciandosi cadere sul freddo pavimento. Non versò neanche una lacrima, nonostante il cavaliere stesso piangeva.
Dopo aver mandato via l'amico, entrò in quelle stanze che aveva sempre amato, si adagiò con molta leggerezza sul letto, aveva persino paura a toccarlo, e nella sua mente si scatenarono immagini ancora vivide: la prima notte di nozze, Artù che la stringeva forte al petto, l'unico posto in cui si sentiva veramente protetta. Il dolore della regina era diventato un peso insopportabile, finalmente la maschera con cui provava a nascondere il proprio dolore crollò in mille pezzi, e riemerse la giovane, piccola Gwen che si abbandonava a un triste pianto senza sosta. Si infilò nel letto con addosso i vestiti della cerimonia, e così passo la notte fra le lacrime, bagnando tutto il cuscino e i suoi lunghi capelli. Giunse l'alba, sapeva che doveva alzarsi, aveva pensato tutta la notte al suo ruolo all'interno di Camelot. Decise che avrebbe lasciato il suo posto a qualcun' altro, qualcuno come Leon, sapeva che era l'uomo adatto. Lei non riusciva a risollevare se stessa, perciò guidare un' intero regno le sembrava impossibile. Ma quando stava per alzarsi da letto, sentì una grande agitazione fuori dalle sue stanze, un gran vocio che si intensificava sempre di più.
Entrò un giovane scudiere, il servitore di Leon, si avvicinò alla regina ed esclamò, trionfante e con gli occhi umidi dalla gioia:
<< Maestà, è tornato. Merlino è tornato! >>





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