The phantoms of your mind

di Rosheen
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DISGRAZIA

 
 
 
 
 
Lo schiocco di una Materializzazione riempì il salotto vuoto di casa Black.
Per un po’ l’eco dell’incantesimo fu l’unico rumore udibile, poi un debole lamento e dei singhiozzi fuoriuscirono dalle labbra della creatura vestita di stracci raggomitolata sul tappeto. Stava accasciato a terra, le braccia ossute a circondarsi il corpo smagrito e sudicio; teneva il viso ben nascosto fra le ginocchia, non voleva che nessuno lo sentisse piangere.
Ma prima o poi avrebbe dovuto affrontare i padroni, lo sapeva bene. 
«Kreacher!» Era la signora Walburga che lo stava chiamando. Doveva essersi accorta del suo ritorno.
L’elfo si coprì le enormi orecchie ad ala di pipistrello con le mani e serrò gli occhi, prendendo a dondolarsi. Il desiderio di raccontarle tutto, di rivelare quanto era appena accaduto era troppo forte, lo sentiva premere contro il petto, riverberare in tutte le ossa, ribollire nel sangue.
Ma non poteva farlo.
Padron Regulus gli aveva ordinato di non dire niente. Niente.
«Kreacher! Dove sei?» La voce della padrona si stava facendo insistente.
Kreacher si costrinse ad alzarsi in piedi, assecondando quel filo invisibile che lo attirava verso il suo dovere. Quell’altro filo, quello che gli urlava di voltarsi, di tornare indietro dal suo padrone, aveva imparato a ignorarlo già da tempo. E a nulla era valso il desiderio di aiutarlo: era rimasto a guardare mentre si avvicinava alle acque scure del lago, e quando le mani fredde degli Inferi erano emerse per trascinarlo con loro verso il fondo era stato costretto a vederlo morire. Senza poter fare nulla…
Si asciugò il grosso naso carnoso con lo straccio legato in vita, posò una mano sulla maniglia e aprì cauto la porta. «Sono qui, padrona.»
"Non raccontargli niente, Kreacher" aveva detto.
E lui non lo avrebbe fatto.





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