LE TRE NEMESI
Conan Edogawa,
Heiji Hattori, Kaito Kid
Erano
le quattro del pomeriggio nella grande città di Tokyo, una
giornata primaverile
in cui l’aria era frizzante, ognuno era preso dalle proprie
faccende, chi
correva in macchina, chi usciva da scuola…
Ma
poniamo l’attenzione ad un ufficio, posto al primo piano di
uno stabile modesto
con delle vetrate con incise le seguenti lettere:
“AGENZIA
INVESTIGATIVA GORO”
All’interno
vi era un uomo, capelli neri e baffetti, seduto alla sua scrivania
piena di
lattine di birra, con in testa la sua cravatta, che cantava
allegramente,
guardando alla Tv la sua cantante preferita.
“Yoko!!!
Mia affascinante Yoko!!!” urlava al piccolo schermo, mentre
l’ignara cantante
continuava il suo show.
La
porta dello studio si aprì, mostrando una ragazza
diciassettenne dai lunghi
capelli color nocciola, snella e con le curve ben disegnate, con
indosso un
paio di pantaloni bianchi e una maglietta a maniche corte arancione
“Forza
Papà, andiamo..” disse scocciata vedendo
l’uomo in che condizioni era.
“Nha?
E dove? Io devo…hic…stare con Yoko!!”
rispose lui ubriaco.
“Forza,
prima che Conan torni a casa!” ribattè la figlia
Ran, prendendolo di peso e
trascinandolo fuori dalla porta.
Intanto,
nella scuola elementare Teitan, un gruppo di bambini era intento a
giocare a
calcio nel campetto dietro la scuola, godendosi la bellissima giornata
di sole.
“Dai,
passa!” gridò un bambino con le lentiggini al
compagno con gli occhiali che
aveva la palla.
Il
compagno si smarcò dall’avversario piroettando su
se stesso e con un calcio
deciso glie la passò e il bambino iniziò a
correre verso la porta avversaria.
I
compagni lo incoraggiavano a non fermarsi, mentre gli avversari
urlavano alla
propria squadra di fermarlo.
Il
bambino ripassò il pallone al compagno di prima, il quale
scartò facilmente gli
avversari, prima a destra, poi a sinistra e infine tirò
verso la porta: Era
Goal!!
Conan
Edogawa aveva segnato l’ultimo punto della vittoria.
“Evvai,
siamo grandi!” urlò un bambino cicciotello.
Conan
sorrise soddisfatto.
'Non
è poi tanto male essere bambini…’ pensò con
un sorriso soddisfatto, mentre la bambina con i capelli ramati lo vide
di
sfuggita, sorridendo anche lei.
“Bravi
bambini! Su, ora andate a cambiarvi, la campanella sta per
suonare!” annunciò
il maestro di educazione fisica e loro si avviarono verso gli
spogliatoi
schiamazzando e parlando della partita.
Finalmente
la campanella suonò e tutti i ragazzini iniziarono a uscire
dall’edificio.
Un
gruppo di cinque bambini, la squadra dei giovani detective, si
avviò anch’essi,
parlando del più e del meno
“Ragazzi,
oggi abbiamo giocato forte!” dichiarò una bambina
con il cerchietto in testa
“E’
vero, ci meritiamo un bel gelato!” disse Genta
“Possiamo
andare dal Dottor Agasa, no?” propose Mitzuhiko.
Così
i cinque bambini si avviarono verso la casa del vecchio inventore e
dimora
dell’amica Ai Haibara, che da un po’ di tempo
viveva con lui.
“Oh,
ciao ragazzi! Arrivate giusto in tempo per testare il mio ultimo
gioco!”
esclamò entusiasta il vecchio inventore, vedendo sulla
soglia i bambini.
Entrarono
tutti felici, fecero merenda con un bel gelato gustoso e rinfrescante e
giocarono ai video game tutto il pomeriggio.
“Ragazzi,
sono già le sei, forse ci conviene avviarci verso
casa.” Fece notare Conan.
I
bambini guardarono l’orologio appeso al muro della parete.
“Di
già?” disse la piccola Ayumi dispiaciuta.
“Io
mi stavo divertendo…” ribatté Genta.
“Potete
tornare domani a giocare, se volete.” Disse Agasa ai bambini
“Davvero?
Va bene!!” risposero in coro, felici come una pasqua.
‘hehe,
come farli felici…’ pensò
l’Edogawa.
“Allora
noi andiamo, a domani!”
Il
gruppo senza Ai, si avviò verso casa di Genta, poi quella di
Mitzuhiko ed
infime rimasero Conan ed Aiyumi. La bambina ne rimase felice, adorava
quel
bambino, le piaceva stare in sua compagnia, la faceva sentire al
sicuro…ne era
proprio cotta!
Quando
giunsero a casa della bambina, si salutarono e Conan rimase da solo,
verso la
via di casa.
Rimase
solo, con i suoi pensieri a fargli compagnia, ma in quel momento
avrebbe
preferito la compagnia dei suoi piccoli amici piuttosto.
Ormai
la sua mente era sempre occupata da quell’organizzazione che
l’aveva ridotto in
quello stato.
La
sua vita era da normale liceale, aveva i suoi interessi, la sua fama,
la sua
passione per Sherlock Holmes, il calcio, la sua migliore amica
d’infanzia
Ran…ma ora la sua vita si era come interrotta, come una
linea retta interrotta,
trasformata in una linea spezzettata…
Strinse
i pugni più forte e si mise a correre per scaricare un
po’ la tensione, fino a
giungere a destinazione, ovvero la casa che ora lo ospitava: la casa di
Ran e
suo padre.
Il
sole stava per scomparire, le ombre si erano allungate e tutto parve
più cupo.
Nessuno per strada e improvvisamente ebbe una strana sensazione.
‘Me
lo sarò immaginato. Suggestione.’
Cercò
di scacciare quei brutti pensieri e di prepararsi un bel sorriso da
bambino che
torna dopo un bel pomeriggio passato con gli amici. Salì le
scale che portavano
all’appartamento dei Mouri, aprì la porta e con la
sua vocina salutò chi c’era
in casa.
“Sono
torna…” ma non poté completare la
frase, che si ritrovò davanti un gruppo di
persone che urlavano festanti:
“Sorpresa!!”
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