La malinconia di un temporale
Gocce di pioggia
cadevano sulla sua pelle, non lasciando in tutto il suo corpo una
minima parte non soggetta a quel gettito d’acqua che
tralasciava scorgere le giovani forme.
Correva nel bosco in
preda alla paura che l’assaliva, il suo jet l’aveva
abbandonata proprio a pochi metri dalla casa dei Son, sentiva il suo
corpo tremare al ricordo di ciò da cui fuggiva.
Cadde tra
l’erba bagnata, imbrattando di fango la t-shirt,
strappò con ferocia un fascio d’erba,
l’acqua piovana che percorreva il suo viso si mescolava alle
lacrime amare che esprimevano la sua pena.
“Dannazione!”,
sbraitò la ragazza.
Lasciò che
il dolore si sfogasse in quel pianto rumoroso, mentre i suoi singhiozzi
si facevano via via più intensi, appoggiò la
fronte sulla terra fredda, ciò che era accaduto qualche ora
prima ritornò insistente nella sua mente.
Chiacchierava
al telefono con la sua amica Pan, discorrendo sulla sua prima giornata
di lavoro come assistente alla Capsule Corporation, quel lavoro non
faceva per lei, ma in mancanza di altro aveva dovuto accettare di buon
grado la proposta del fratello, inoltre Trunks la pagava lautamente e
questo le permetteva di soddisfare i suoi piccoli sfizi.
Il
fragore di un tuono, la destò dalle sue lamentele,
“Credo che dovremmo rimandare la nostra uscita. Il tempo non
promette bene.”, commentò Bra, osservando le nubi
nere che oscuravano il cielo.
Ma
l’amica non rispondeva, “Pan?”, nessuna
risposta: solo un silenzio inquietante.
Agganciò
la cornetta del telefono, notando che intorno a lei si era creato il
buio totale, “Giusto a titolo informativo,
c’è qualcuno che si è accorto che
è andata via la corrente?”, domandò
Bra, infastidita per aver interrotto la telefonata con la figlia di
Gohan e Videl.
Ignorata
dalla sua famiglia, l’ira crebbe, “E’
inutile che facciate finta di niente! Lo so che siete tutti occupati a
fare qualcosa di meglio, anch’io lo ero fino a quando
improvvisamente c’è stato questo
black-out!”
Le
risposte si facevano attendere, e Bra percorrendo il corridoio che
portava alla camera da letto della madre cominciava a preoccuparsi,
poteva comprendere il silenzio del padre che non dava peso a tali
piccolezze, ma sua madre e suo fratello le avevano sempre dato ascolto,
“Mamma, insomma, non puoi fare nulla?”
La
porta della stanza venne spalancata, la sua vista poté
spaziare su delle figure distese sul pavimento, un brivido la percorse
quando riconobbe i suoi genitori stesi nella camera, privi di sensi.
Il
suo primo istinto fu quello di raggiungere suo padre e sua madre,
cercando di scuoterli da quel torpore da cui erano stati colti,
“Mamma! Papà!”, la sua voce risuonava
nella stanza, l’apprensione cresceva nel momento in cui si
accorse che non davano segni di risposta.
“Divertente,
vero?”, una figura avanzò verso la ragazza: non
era un terrestre, aveva delle sembianze che non riconosceva.
“Chi
sei tu?! Sei stato tu a far del male ai miei genitori?”,
strepitò Bra, provando un rancore mai provato per quel
individuo che sghignazzava davanti alla giovane.
“Oh,
ma non ci sono solo loro.”, la schernì, mentre
richiudeva la porta, facendo cadere a terra il corpo di Trunks.
La
ragazza accorse dal fratello, strisciando verso di lui,
“Trunks! Ti prego, svegliati!”, lo pregò
Bra, sentendo per la prima volta il desiderio che suo fratello si
svegliasse solo per dirle qualche parola di presa in giro.
Ma
non successe. Il ragazzo non si mosse.
Una
lacrima bagnò il viso di Bra, il sangue prese a scorrere
nelle sue vene con velocità, i suoi occhi dipingevano la
rabbia, “Non dovevi farlo!!”, urlò Bra,
scatenando con quella reazione il ghigno dell’alieno.
“Sentiamo,
cosa vorresti farmi? Non hai la minima speranza di vincere contro di
me, ed anche se ci riuscissi, avresti perso l’unico modo per
risvegliare i tuoi familiari.”, concluse, lasciando che la
giovane mezzosangue si calmasse.
“Vuol
dire che puoi risvegliarli?”, gli domandò
speranzosa.
“Certamente,
ma solo se tu farai quello che ti dico.”, annunciò
l’alieno.
Bra
si inginocchiò ai piedi di quel extra-terrestre, che aveva
tra le mani la vita delle persone a lei più care,
“Farò quello che vuoi, ma risvegliali!”
Sorrise
malignamente, ormai la vendetta era pronta, avrebbe potuto punire colui
che aveva ucciso i suoi fratelli, “Uccidi Goku e i suoi
figli.”, le ordinò.
Aveva provato a
convincerlo a cambiare idea, a dirgli che lei non era
un’assassina, che non poteva far morire un uomo che le aveva
fatto quasi da nonno e padre, salvando più volte la Terra da
minacce negative, non poteva uccidere Goku né tanto meno
Gohan, il padre della sua migliore amica, e poi c’era Goten.
Già, Goten. Quel ragazzo così disperato da
cercare una fidanzata in qualsiasi momento, che l’aveva vista
crescere e diventare una donna matura, ma che conosceva di lei ogni sua
debolezza, riuscendo a strapparle un sorriso quando un ragazzo la
lasciava, usando sempre la scusa che lei pretendesse troppo.
Ma lui non aveva
sentito ragioni, voleva la morte di quei uomini a tutti i costi.
Corse sconsolata verso
l’unica porta che le era amica: casa Son.
Il cuore le batteva
forte, non riusciva a contenere la tristezza di dover mentire, eppure
c’era in gioco la vita della sua famiglia.
La porta si
spalancò, lasciando un Goten sorpreso a quella visita,
“Bra!”
La ragazza
rabbrividì alla voce dell’amico che aveva
pronunciato il suo nome con tanta innocenza e tanto stupore, ma
l’immagine di suo fratello steso sul pavimento la scosse dai
suoi pensieri, “Posso entrare?”
Sono qui con una nuova storia, non so neanche io perché ho
cominciato a scrivere questa nuova fanfiction visto che non so quando
potrò continuare a scriverla considerati i miei impegni,
però avevo questa immagine in mente e non ho resistito. Voi
che ne dite? Ne vale la pena di proseguire, cercando di trovare un po'
di tempo per scriverla?
|