Shelter 19

di justinbieber
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Avrei voluto essere avvolta dalle braccia di mamma, papà o magari anche di Danny. Invece ero accasciata su un pavimento ghiacciato, con le ginocchia contro il petto, le mani sotto le natiche e un braccio di uno sconosciuto avvolto intorno alla spalla. 
 
Succedeva spesso, ci abbracciavamo e scaldavamo a vicenda per farci rimanere in vita. 
 
Sentii un altro crampo al cuore — poi improvvisamente persi il controllo e mi ritrovai ad annaspare per aspirare quanta più aria possibile. Mi sentivo come se intorno a me non ci fosse rimasta neanche una molecola di ossigeno.
Ogni volta che aprivo bocca e allungavo il collo, una nuvola di vapore acqua fuoriusciva per poi disperdersi dopo pochi secondi sotto il naso.
Vidi nuvole di vapore acqua passarmi davanti agli occhi per una decina di volte prima di ritrovare il ritmo regolare del mio respiro e battito cardiaco.

 
 
Perché a me? Era una domanda che mi rimbombava nella testa ogni secondo. Non ricordo di aver passato un secondo distesa su quel pavimento senza pensare a quel punto interrogativo. Il peggio era che non trovato una risposta o una motivazione, bensì trovavo terrore. 
 
Eravamo stati noi, come esseri umani, a creare quella situazione e adesso la Natura si stava ribellando. 
 
Per tutto il corso dei secoli, degli anni, dei mesi e dei giorni, avevamo pensato di essere invincibili. Avevamo pensato di poter consumare tutte le risorse offerte dalla Natura senza pagarne le conseguenze. 
 
Sbagliavamo.
 




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