AL DI LA' DELLA RAGIONE
- AL DI LA’
DELLA RAGIONE -
1 - Attesa…
con sorpresa!
DOOONG…
DOOONG… DOOONG…!!
Tre… Quattro…
Cinque…
Il suono veniva da
lontano, entrava dalla finestra aperta, leggero e impalpabile come il
vento che lo accompagnava.
Harry contò i
rintocchi, inesorabilmente lenti, dell’odioso campanile che,
anche quel giorno, era l’unica cosa a tenergli compagnia.
Quei giorni così
lunghi e senza fine, che sembravano scorrere a rilento, privi di
senso e che aumentavano in lui un sentimento di oppressione che non
aveva precedenti!
‘Perché?
Perché ogni anno questa maledetta punizione? Che senso ha
rimanere qui a Privet Drive con gente che mi detesta… anzi,
mi odia! E’ una tortura per me e per loro!!’
Harry inforcò con
rabbia gli occhiali appoggiati sul comodino e si alzò con
frustrazione dal suo letto, che ormai lasciava sfatto da due giorni…
Non aveva nemmeno più voglia di prendersi il disturbo di
rifarlo! Tanto i suoi zii non sarebbero di certo entrati lì…
Lo evitavano più che potevano (neanche avesse avuto la peste…)
e lo chiamavano per i pasti solo perché così erano
liberi di ringhiare disposizioni e dare ordini.
Non ce la faceva più!
Cinque settimane, CINQUE!!
Essere rinchiusi ad
Azkaban forse era meno peggio… Almeno, lì, avrebbe
potuto parlare con qualcuno! Magari avrebbe potuto escogitare una
fuga sicuramente più attuabile che fuggire dai suoi zii e da
Privet Drive.
Il pensiero di Azkaban
gli fece inevitabilmente tornare in mente Sirius, e gli occhi gli si
inumidirono all’istante.
Perché era
successo? Perché tutte le persone che lui amava erano
destinate a morire? Perché anche Sirius aveva seguito i suoi
genitori?
Perchè era morto?
Almeno lui... l'unica persona più vicina a poter essere
definita un parente... Avevano avuto così poco tempo per
conoscersi! Eppure il suo legame con Sirius era stato qualcosa di
unico, intenso, eccitante... e maledettamente troppo breve!
Strinse con forza i pugni
e sfoderò un calcio al suo baule, rimediando solo un gran
dolore fisico. Iniziò a misurare il perimetro della sua stanza
(ed era davvero poco il tragitto che riusciva a fare!)... Ormai
conosceva a memoria ogni centimetro del pavimento: una macchiolina
lì… un segno là… il solito buco nel
tappeto…
Era tutto dannatamente
identico!
Iniziava a sentirsi
soffocare. Guardò fuori dalla finestra, sperando che almeno
Edvige fosse di ritorno… Ma era impossibile! Aveva scritto le
lettere per Ron ed Hermione solo qualche ora prima e sapeva che il
gufo non avrebbe fatto ritorno prima di notte.
Basta! Doveva uscire o
sarebbe morto di claustrofobia!
Scese lentamente gli
scalini, cercando di fare il meno rumore possibile, ma il penultimo
gradino lo tradì scricchiolando sinistramente sotto il suo
peso.
“Merda!”,
si lasciò sfuggire.
Gli zii erano piazzati
sul divano (al quale Harry non poteva nemmeno avvicinarsi,
ovviamente), davanti al televisore e con espressioni più
ottuse del solito. Ma quel piccolo rumore riuscirono a sentirlo alla
perfezione! Sembrava che avessero il sesto senso quando Harry si
muoveva!
“Ragazzo!”,
tuonò zio Vernon, “Dove credi di andare?!”
Harry si immobilizzò
davanti alla porta di casa: “Ehm… vado a fare un giro…”
“Un
giro? Che razza di espressione è?”
Harry arretrò di
un passo, nel vedere lo zio che si alzava dal divano.
“Non
ce la faccio più di stare rinchiuso nella mia stanza…
Ho bisogno d’aria!!”
“E
per far cosa? Combinare qualcun altro dei tuoi guai? Eh?! Se vuoi
dell’aria, perché non apri la finestra?”
Un muscolo nella mascella
di Harry si contrasse: “Perché non entra un filo di
vento! E poi ho 16 anni, ormai! Non devo più rendervi conto di
tutto quello che faccio!! Se voglio sgranchirmi le gambe devo
ritenermi libero di farlo, capito!”, gridò, pieno di
rancore.
Lo zio guardò la
moglie, scuotendo la testa con rassegnazione: “E’ un caso
irrecuperabile… Non è certo come il nostro piccolo
Didino!”
“Già,
per fortuna!”, sibilò Harry a denti stretti.
“Cosa
hai detto?”
Harry aprì la
porta: “Ci vediamo dopo…”, ed uscì
rapidamente dal raggio d’azione di zio Vernon, sapendo
perfettamente che quest'ultimo non avrebbe mai fatto una scenata al
di là dello zerbino di casa!
Aria! …
Finalmente…
Si cacciò le mani
in tasca ed iniziò a camminare con passo veloce. Voleva
allontanarsi in fretta da quel posto, e l’unica consolazione
che aveva era l’attesa del ritorno di Edvige. Sperò con
tutto se stesso che nelle risposte dei suoi amici, almeno ci fosse
qualche indicazione su quando sarebbero venuti a prenderlo.
Doveva trattarsi di
giorni, ormai!
Ma la cosa che lo mandava
in bestia, più di tutte, era il fatto che Hermione fosse già
alla Tana da una settimana! Perché ? PERCHE’ ?!
Perché lei poteva
stare con Ron un’intera settimana più di lui? Sette
lunghissimi giorni che lui aveva passato guardando il soffitto,
rigirandosi nel letto, in preda ad incubi notturni dove rivedeva
Sirius precipitare in quel velo che lo aveva inghiottito per sempre….
Perché ?
Loro si stavano
sicuramente divertendo un sacco, in quel momento! A differenza sua,
che come unico divertimento e svago aveva quello di fare due giri
dell’isolato!
I suoi piedi lo portarono
automaticamente al piccolo parco giochi che c’era vicino a
casa. Immaginò di non trovarci nessuno, ma si sbagliava. Un
gruppetto di ragazzi era posizionato in cerchio attorno … ad
una ragazza.
“Lasciatemi
andare…” Harry sentì la sua voce debole.
Si avvicinò con
cautela e non rimase affatto sorpreso di vedere che suo cugino
Dudley faceva parte di quel gruppo di bulli.
“Ah
ah ah!! Guarda che se anche chiedi aiuto, qui non verrà
nessuno!”
“AH
AH AH !!”, risero in coro gli altri.
“E
dai! Che ti costa fare quello che ti abbiamo chiesto?”, le
domandò un ragazzo, cercando di toccarla.
Harry si avvicinò
ancora di un passo, per vedere meglio. Erano in cinque, tutti
maggiorenni, e la ragazzina non poteva avere più di 15 anni.
“Lasciatemi
stare… Vi prego!”
“Eh
no, carina… prima devi fare quello che ti abbiamo detto!”
Altre risate.
Harry, incapace di non
intervenire davanti a quello spettacolo, uscì dalla siepe che
lo nascondeva ed attirò la loro attenzione: “Ehi, razza
di palloni gonfiati! Che state facendo?”
I cinque si girarono,
colti di sorpresa.
“Ma
guarda un po’, è arrivato il ribelle con gli occhiali!”
Dudley lo guardò
con occhi porcini: “Che ci fai qui? Torna a casa!”
“Perché
non ci torni tu? Papino e mammina non vedono l’ora di
rimboccarti le coperte…”
Due ragazzi risero e
Dudley li fulminò con gli occhi.
“Harry
se non vuoi prenderle, ti consiglio di andartene!”
Harry provò una
scarica di adrenalina: “Oohh, ma che paura!!” Si tirò
su le maniche della camicia e sollevò i pugni. “Avanti,
provate a prendervela con me! Siete dei luridi infami… e non
sapete fare altro che terrorizzare chi è più piccolo di
voi!!”
I ragazzi si voltarono
contemporaneamente verso Harry, con delle facce che non promettevano
nulla di buono ed iniziarono a massaggiarsi le mani, con fare
minaccioso.
“Sei
in cerca di guai, Harry?”
“Ti
sbagli: siete voi a rischiare grosso, questa volta!” disse a
denti stretti Harry, facendosi sotto.
“Ah
ah ah! Ma non farmi ridere!”
“Addirittura
adesso non vi basta più infastidire i bambini… siete
così vigliacchi da prendervela con le ragazzine indifese!”
“E’
un po’ che non ci divertiamo con te, in effetti… Ma,
evidentemente, ti siamo mancati!” disse uno alto più di
Dudley.
“No,
la differenza è che adesso mi so difendere!” E, senza
aspettare risposta, diede un sonoro pugno nello stomaco dello
spilungone, che si piegò in due ed emise un lamento, un misto
di stupore e dolore.
Gli altri rimasero un
attimo increduli davanti a quella scena, ma la meraviglia durò
poco: erano sempre cinque contro uno!
Un ragazzo più
basso di lui, ma largo il doppio, chinò la testa e lo puntò
come se fosse stato un toro, ed iniziò una rincorsa per dargli
una zuccata. Ma Harry, rispetto all’anno prima, era diventato
molto più agile, forte e con i nervi sempre in allerta…
e in più aveva una gran voglia di scaricare la tensione
accumulata per cinque settimane contro qualcuno.
Quindi si spostò
velocemente di lato, e sfruttò la carica del ragazzo per
dargli una pedata nel sedere e farlo atterrare come un sacco di
patate nella terra secca e polverosa.
Un altro provò a
colpirlo, ma Harry schivò abilmente il colpo e, prendendo in
contropiede il malcapitato, gli sferrò un pugno sul naso, che
emise un sinistro rumore di rottura.
Quello iniziò ad
ululare dal dolore, portandosi le mani sul naso e facendo versi come
uno scimmione.
Harry, col respiro
affannato, si girò a guardare Dudley e facendogli un sorriso
sollevò la camicia dal bordo dei pantaloni, dove si poteva
scorgere la sua bacchetta.
“Per
te ho un trattamento speciale…”
Suo cugino, a quella
vista indietreggiò con il panico negli occhi.
“Ehm…
ra-ragazzi… O-oggi… non… non è giornata!
Andiamocene!!”
Gli altri, un po’
perché Dudley era il loro capo, un po’ perché
erano già malconci, non se lo fecero ripetere due volte e
preferirono dargli retta. Chi zoppicando, chi col naso che colava
sangue, si allontanarono gridando insulti irripetibili e improperi di
ogni tipo.
Harry rimase con i pugni
sollevati in guardia finchè non li vide sparire dietro il
cespuglio che delimitava la via. Rimase quasi deluso nel vederli
dileguarsi così in fretta! La sua smania di muoversi non si
era sfogata poi tanto… Anche se fare a botte con degli idioti
simili non poteva certo ritenersi un’attività di cui
andar fieri!
“…Grazie…”,
disse una voce morbida alle sue spalle.
Solo allora Harry si
ricordò della ragazza. Si girò del tutto, e la vide.
Non si era sbagliato, era giovane, sicuramente più piccola di
lui. Era mora, con i capelli che le arrivavano alle spalle, una
frangetta sbarazzina e due occhi azzurri come il cielo.
Era davvero carina!
“Ohh,
ehm… f-figurati…” Harry si passò una mano
tra i capelli, cercando di appiattirli perché sapeva che
probabilmente in quel momento sparavano verso l’alto.
La sera prima, ancora una
volta, aveva tentato di tagliarli… fallendo come sempre, visto
che quella mattina si era svegliato e loro erano di nuovo lunghi e
indomabili!
“Tu
sei Harry… vero?”
Lui la guardò con
un misto di titubanza e prudenza: “…Sì. Ci
conosciamo?”
“Non
so se ti ricordi di me. Io però mi ricordo di te: ti vedevo a
scuola, quando eri più piccolo.”
Harry
cercò di far mente locale, ma gli unici ricordi di quel
periodo erano talmente pochi e brutti che la sua mente li aveva
automaticamente archiviati nel cassetto ‘DA
NON APRIRE MAI PIU’’’.
Scosse la testa,
vergognandosi un po’: “No, mi spiace.”
“Oh,
non preoccuparti, lo immaginavo. Conosco bene anche Dudley,
purtroppo… Lo odio!”
Harry sorrise: “Non
dirlo a me! Devi stare lontana da quei mascalzoni…”
“ E’
che mi hanno seguita… Tu abiti con lui, vero? La tua casa è
quella in Privet Drive?”
“Non
è casa mia, quella!”, disse Harry a voce un po’
troppo alta. “Comunque sì, sfortunatamente è mio
cugino.”
La ragazzina si spolverò
l’abito chiaro e corto, che portava ancora i segni delle
manacce sporche dei suoi aggressori. Si sedette sull’altalena,
iniziando a dondolarsi lentamente.
“E’
strano. Mi ricordo di te fino ad un certo punto, poi… hai
fatto il contrario di quello che fanno tutti i ragazzi.”
“Che
vuoi dire?”, chiese Harry andando a sedersi nell’altalena
a fianco e facendosi oscillare piano.
“Beh,
di solito i ragazzi frequentano le scuole per tutto l’anno, e
quando arriva l’estate… se ne vanno in vacanza. Tu,
invece, sparisci per tanti mesi e torni solo quando è estate.”
Harry si guardò le
punte dei piedi, che andavano avanti e indietro.
“E’
che frequento una scuola fuori Londra… “
“Ah
sì? Quale scuola?”
“Dubito
che tu la conosca”, si affrettò a dire Harry, “è
una scuola… speciale, come dice mio zio.”
“Capisco…”,
la ragazzina si voltò a guardarlo, con quei suoi begli occhi
azzurri e gli sorrise. Harry si sentiva strano a parlare con una
ragazza che non fosse Hermione… per di più babbana a
tutti gli effetti!
Provò un fulmineo
moto di nostalgia per Hermione, pensando che mancavano solo pochi
giorni e finalmente l’avrebbe rivista.
La moretta si alzò
all’improvviso e gli si mise di fronte. Adesso Harry era più
basso, rispetto a lei. L’altalena interruppe il suo ondulare
contro le ginocchia della ragazza.
“Scusa…”,
disse Harry timidamente.
“Ora
farò ciò che quei ragazzi volevano che facessi…
Te lo sei decisamente guadagnato…”
E senza dargli tempo di
rendersene conto, si chinò su di lui ed appoggiò le sue
labbra su quelle di Harry, premendo leggermente ma con decisione.
Harry, che tutto si
aspettava tranne che quello, dovette aggrapparsi alla catena per non
cadere all’indietro. Quel gesto lo aveva lasciato sbigottito…
e disorientato…
Ma lo rese molto felice…
incredibilmente felice!
Sentì una
sensazione di vertigine alla bocca dello stomaco… una specie
di solletico.
Dopo qualche secondo lei
si staccò, con un leggero rossore sulle guance. Harry, in
fatto di rossore, la batteva sicuramente: se lo sentiva disseminato
ovunque! Probabilmente anche i suoi capelli erano diventati di quel
colore!
Lei fece un’espressione
buffa, e si passò la lingua sulle labbra.
“Sai
di buono…”
Harry continuò a
guardarla incredulo, con un’espressione non proprio
intelligente e non riuscì a dirle niente.
“Comunque
io mi chiamo Greta… Domani pomeriggio alle cinque tornerò
qui. Ciao…”, e scappò via facendogli un gesto con
la mano.
Harry riuscì a
malapena a sollevare la sua e a farle un sorriso a 32 denti.
Ma cosa cavolo era
successo?!?!
Si passò la mano
sulle labbra, ancora incapace di realizzare se era stato tutto vero.
Una ragazzina… una ragazzina che nemmeno conosceva lo aveva
baciato, così… semplicemente! Senza troppi problemi o
complicazioni… solo per ringraziarlo!
Se ripensava al bacio
scambiato l’anno precedente con Cho Chang, si sentiva ancora
male! Era stato una vera catastrofe! E, decisamente, non lo aveva
affatto aiutato a far crescere la sua scala personale di autostima!!
Ok, quello che Greta gli
aveva dato non era stato un vero e proprio bacio… ma era stato
sicuramente un contatto mooolto piacevole!
Fu con quel sorriso
stampato in faccia che rientrò a casa degli zii, che lo
accolsero con dei grugniti di disapprovazione.
“Dudley
è tornato già da dieci minuti!!!”, gli urlò
con voce stridula zia Petunia. “Per punizioni andrai a letto
senza cena!”
Harry non si preoccupò
nemmeno di rispondere… Onestamente quella sera non aveva
nemmeno fame! Salì lentamente le scale, fino a raggiungere la
sua piccola stanza. Si lasciò cadere sul letto, intrecciando
le mani dietro la nuca, e riuscì a rimanere così,
unicamente a guardare il soffitto, finchè non sentì
rientrare Edvige dalla finestra.
Con un balzo saltò
giù dal letto, allungando il braccio per far atterrare il suo
gufo, che aveva due lettere legate alla zampa.
Harry la ricompensò
con delle dolci carezze sulla testa e con un pezzo di biscotto.
Edvige ricambiò con una delicata punzecchiata all’orecchio.
Harry si distese
nuovamente sul letto, finalmente felice! Quella strana giornata era
iniziata in modo triste e sconsolato, ed era finita in maniera
inaspettata e spettacolare!
Le lettere di Ron ed
Hermione erano più o meno uguali. Cercavano di divertirsi e di
non pensare a come era terminato l’anno precedente, godendosi
le giornate di sole e facendo spesso delle gite. Un altro anno stava
per iniziare e loro dovevano caricare le batterie per quello che li
avrebbe aspettati.
Ron gli confermò
che suo padre sarebbe andato a prenderlo dopo due giorni, di sera, e
di tenersi pronto per le 21.00.
Sì, era stata
decisamente una bella giornata!
* * *
Il giorno dopo,
purtroppo, passò in modo altrettanto lungo e l’unica sua
distrazione fu scendere a fare colazione (il suo stomaco rumoreggiava
sonoramente a causa della cena saltata la sera prima) e il misero
pranzo, composto da avanzi di pollo e da delle cose verdi e
arancioni, che potevano essere delle verdure non meglio identificate.
Anche quel pomeriggio fu
afoso e non si alzò nemmeno un po’ di vento. La sua
stanza era una fornace e nonostante le due docce, si sentiva sempre
irrimediabilmente accaldato. Fu tentato di sfidare le urla di zio
Vernon e provare a fare la terza doccia della giornata (lo zio odiava
qualsiasi spreco d’acqua… ma quel caldo era
insopportabile!), tuttavia si limitò a rinfrescarsi
sciacquandosi solo la faccia.
Harry, dal giorno prima,
aveva ripensato spesso a quella ragazza che lo aveva baciato
lasciandolo di sasso, e non riusciva a togliersi il sorriso di dosso
ogni volta che ci rimuginava su.
Sviando l’attenzione
degli zii, quel pomeriggio riuscì ad allontanarsi da casa
senza che se ne accorgessero e alle 17.00 in punto era al parco, a
dondolarsi con pigrizia sull’altalena.
Alle 17.05 la vide
arrivare, sempre correndo.
Harry le sorrise e si
alzò, sentendosi in difficoltà perché non sapeva
cosa dire.
“Ehm…
ciao!”, provò con la cosa più semplice.
“Ciao!
Sei rimasto così da ieri?”, lo prese in giro, trovandolo
nella stessa posizione del giorno prima.
“Oh,
no… Sono… sono arrivato adesso…”
Lei sorrise in modo
birichino: “Stavo scherzando!”
Harry sorrise a sua
volta, sentendosi maledettamente stupido.
“Vuoi…
vuoi fare una passeggiata?”, le chiese agitato, con
l’impressione che lei fosse molto più sciolta e sveglia
di lui.
“Oh,
no… Mi piace restare qui. E’ un posto tanto movimentato
di mattina, ma a quest’ora fa troppo caldo… e non ci
viene nessuno!”
“Sì,
ho visto.”
Harry, in effetti,
sentiva piccole goccioline di sudore indesiderate imperlargli la
fronte, adesso che lei lo guardava con quegli occhi così
vivi.
Lei si sedette sul
piccolo seggiolino e si diede una spinta per dondolare meglio.
“Dimmi
un po’, Harry…”
Lui la guardava, come
ipnotizzato, andare avanti e indietro.
“…Sì…?”
“Ce
l’hai la ragazza?”
Harry sbattè le
ciglia un paio di volte, in pieno panico.
Era davvero il colmo! Non
aveva problemi a fare a botte da solo contro cinque ragazzi, ad
affrontare Mangiamorte… a sfidare addirittura Voldemort! E
adesso, di fronte ad una ragazzina più piccola di lui, si
sentiva imbranato come un pulcino che muoveva i primi passi per la
prima volta in vita sua!
Oh Dio! Che domanda
difficile… Che cosa doveva risponderle? Di sicuro con Cho era
finita, su questo non c’erano dubbi. Ma il suo cuore? Per chi
batteva? Lui, già da tempo, si sentiva in uno stato
confusionale a dir poco complicato!
I suoi 16 anni iniziavano
a farsi sentire tutti… Nel senso che a volte, anche se non
voleva, provava strane sensazioni all’inguine e un calore
improvviso gli saliva fino al pomo d’Adamo, con l’impressione
che quel calore lo soffocasse e che da qualche parte dovesse prima o
poi uscire.
Proprio come in quel
momento!
Harry notò che
Greta portava una magliettina del colore dei suoi occhi, aderente e
con le maniche corte. Un’aderenza che esaltava le sue giovani
forme e lo attirava come una calamita. Aveva una gonnellina corta e
delle scarpe da ginnastica, e ogni volta che l’altalena gli
veniva vicino, la gonna le si alzava un po’, mandando Harry
nella confusione più totale!
Ecco, esattamente la
stessa sensazione che lo torturava ultimamente e sempre più
spesso.
Gli capitava soprattutto
di notte, ed Harry era sicuro che, durante quei sogni, non era certo
Voldemort a fargli compagnia!
In più di
un’occasione si era svegliato ed era dovuto correre in bagno,
per limitare i danni che comunque aveva già causato.
E, la cosa più
tragica ed allarmante (e che lo angosciava da morire!), era che gli
sembrava di sognare Hermione… Ma lui, ogni volta, andava a
rinfrescarsi la mente sotto l’acqua ghiacciata, convincendosi
che non era possibile, che si stava sbagliando, che non era di certo
Hermione ad entrare prepotentemente nei suoi sogni!
Dopo quella lunga attesa,
Greta smise di muoversi in qua e in là e saltò giù
dall’altalena: “Beh, evidentemente non ce l’hai!
Altrimenti non ci avresti messo cinque minuti per rispondere!”
Harry tornò alla
realtà, sentendosi arrossire ancora di più.
“No…
cioè sì! E’ che…”
“Ho
capito! Ti piace una ragazza ma non trovi il coraggio di dirglielo…”
“Oh,
no… NO! Non mi piace nessuna!”
“Non
devi mica vergognarti, sai?”
“Io
non mi vergogno affatto!”, disse a voce alta.
“Meglio…
Non essere arrabbiato, scusami se sono stata invadente…”,
e gli si avvicinò di un passo, guardandolo in modo furbo.
Harry, giusto per dire
qualcosa, le domandò: “E tu? …Ce l’hai il
ragazzo?”
“Non
più, ci siamo lasciati da un mese…”
Harry la guardò
incredulo. Forse non arrivava ai 14 anni ed aveva già avuto un
ragazzo? Era decisamente più scaltra di lui !!
Come il giorno prima, gli
si piazzò davanti e lo osservò con attenzione.
“Hai
degli occhi molto belli. Te lo hanno mai detto?”
Harry avrebbe voluto fare
un passo in dietro, ma si impose di restare immobile.
“Ah,
sì… qualcuno.”
Lei lo stupì
ancora una volta, alzandosi in punta di piedi ed appoggiando le mani
sulle sue spalle per tirarsi su, e con tutta la naturalezza del
mondo, lo baciò.
Questa volta però,
il bacio fu più audace, e Greta si divertì a giocare
con la lingua di Harry, completamente smarrito e ignaro sul dove
mettere le mani.
Il senso di vuoto si fece
subito sentire alla bocca dello stomaco, e per un secondo gli girò
la testa. Le mani abbandonate lungo i fianchi, come un impacciato,
goffo ed impreparato tredicenne!
Lei si staccò
piano, con l’aria intenerita: “Sei così dolce…”
“A-anche
tu…”, ammise Harry, col cuore che gli batteva forte.
“Puoi
anche abbracciarmi, la prossima volta…”
“Oh…
ah… ehm, va bene…”
Ma era possibile che si
dovesse far dare indicazioni da una più piccola di lui?!
Da imbranato era salito
al gradino superiore di perfetto idiota!
“Devo
andare. Ci vediamo domani alle cinque?”
Harry annuì felice
come un cagnolino.
Lei gli fece una carezza
e lo salutò con la mano: “Ciao…”
“Ciao…”,
e rimase a guardarla mentre correva via.
Avrebbe voluto urlare
dalla gioia, ma si limitò a sorridere come il giorno prima,
anche se il sorriso era diventato largo più del doppio!
* * *
Il giorno dopo, Harry, al
parco ci arrivò alle 16.30!
Era talmente tanta la
voglia di rivederla…
La sera prima aveva
mangiato con appetito, nonostante la brodaglia che gli zii avevano
riservato per lui, e aveva sopportato con aria di sufficienza gli
sguardi indagatori che i tre membri della famiglia gli avevano
riservato.
Era andato a letto
presto, ma non era riuscito a chiudere occhio fino a tarda notte. La
sera successiva il signor Weasley sarebbe andato a prenderlo per
portarlo alla Tana. E per la prima volta, da quando era a Prive
Drive, aveva sospirato a quel pensiero, perché si era reso
conto che non avrebbe più rivisto la sua amica Greta.
Si era rigirato inquieto
nel letto, col pensiero di lei e non vedendo l’ora che
arrivassero le 17.00 del giorno dopo! L’avrebbe salutata…
e l’idea di baciarla di nuovo lo aveva agitato ancora di più.
Aveva fatto un sogno
strano, indefinito ma piacevole, di cui quella mattina non ricordò
più nulla, se non il fatto che riguardava Hermione.
Da più di mezz’ora
si cullava, ondeggiando avanti e indietro, in attesa di vederla
apparire dal solito ingresso, quando due manine piccole e fresche gli
circondarono il viso, coprendogli gli occhiali.
Harry sollevò
istintivamente le mani fino a toccare le sue, e lei, dopo avergli
posato un bacio leggero sulla guancia, lo lasciò libero.
Si votò: “Ciao…”
“Ciao
Harry!”, lo salutò mostrando un sorriso radioso.
Harry si alzò
dall’altalena girandoci intorno, e le si avvicinò
timido: “Come stai?”
“Bene,
grazie, e tu?”
“Una
meraviglia. Vuoi… ti va se andiamo a prendere un gelato?”,
le chiese ostentando una sicurezza che non provava.
Lei gli mise le mani
intorno al collo: “No, grazie. Non mi va e poi non posso
fermarmi molto…”
“Oh…”
Harry non nascose la sua delusione.
“Possiamo
andarci domani, se vuoi.”
“Mi
piacerebbe, ma… devo partire. Questo è l’ultimo
giorno che possiamo vederci.”
Greta lo guardò
con due occhioni dolci e tristi, staccandosi da lui: “Te ne vai
di già…?”
“Sì.”
“Capisco.
Peccato che abbiamo avuto così poco tempo per conoscerci.”
“Sì,
un vero peccato!”, ripeté Harry, sinceramente
dispiaciuto.
“E
quando tornerai?”
Ci pensò su. Visto
com’era finito l’anno scolastico precedente, e gli
incontri che aveva fatto, chi poteva garantire il suo ritorno?
“Mi
auguro di farmi rivedere l’anno prossimo.”
Di certo, non per
incontrare i suoi zii…
Lei gli prese la mano e
lo trascinò dolcemente verso un angolo più riparato del
giardino.
“Mi
mancherai…”
Harry sentì il
rossore iniziare a partire dalla punta dei piedi, ed andare sempre
più velocemente verso l’alto.
“A-anche…
tu…”
Un sorriso malizioso
affiorò sulle sue labbra, e chiudendo gli occhi, protese la
bocca verso di lui, in attesa di essere baciata.
Fantastico!
Catastrofico…
Harry si fece coraggio e
le mise goffamente le mani sulle spalle, chinandosi per baciarla.
Greta, con fare esperto, gli prese le mani e se le portò
intorno alla vita, allacciandogli poi le sue braccia dietro la nuca e
premendo il corpo contro quello di Harry.
Cavolo!
Il bacio fu più
lungo del giorno precedente, e la testa di Harry girò come una
trottola per tutto il tempo. Sentire quel corpo stretto contro il suo
lo animò di nuove sensazioni e l’istinto lo avrebbe
portato a rotolarsi nell’erba con lei…
Ma riuscì a non
farlo e a dominare quella trepidazione che sentiva muoversi nei
paraggi dei suoi pantaloni.
Harry iniziava a non
capire più niente! Avrebbe voluto metterle le mani
dappertutto, e contemporaneamente riuscire a prendere aria… ma
senza staccarsi da lei. Il problema stava proprio nel fatto che
iniziava a sentirsi in carenza di ossigeno. Con la sua scarsa
esperienza, realizzò che per il momento era impossibile
riuscire a respirare e baciare allo stesso tempo!!
Forse,
ad Hogwarts, esisteva qualche vecchio manuale intitolato ‘PRIMI
PASSI PER IMPARARE A BACIARE’…
Oppure
‘UN
BACIO AD EFFETTO IN TRE LEZIONI’
Altrimenti
‘BACIARE
SENZA MORIRE’…
Magari Hermione, che
aveva letto così tanti libri, in cinque anni aveva visto un
titolo simile…
Ma per fortuna fu Greta a
decidere quanto lungo dovesse essere il bacio, e ad interromperlo
quando Harry era ormai in completa apnea. Si sentiva un disastro!
E si sentì in
dovere di giustificarsi.
“Come
avrai capito, non sono quello che si può definire…un
grande esperto…”
Dio, che vergogna!
“Oh…
non sai quanto vorrei poterti insegnare meglio! Ma non devi buttarti
giù così… non sei affatto male! E sei così
dolce…”
Harry si guardò i
piedi, vergognandosi troppo.
Lei raccolse la sua mano,
che era abbandonata lungo il fianco, e inaspettatamente, se la portò
sul cuore. Harry per poco non credette di svenire. Sentì le
budella accartocciarsi tra di loro…
“Lo
senti, quanto mi batte forte il cuore?”, gli chiese Greta
dolcemente.
Harry, per la verità,
aveva tutti e cinque i suoi sensi concentrati su quella scena: -
vista (gli occhi erano immobilizzati sul suo seno, che si sollevava e
si riabbassava per la respirazione ansante), - udito (poteva sentire
il suo respiro: corto e affrettato per l’emozione), gusto
(sulla lingua aveva ancora il dolce sapore di Greta, che al momento
del suo arrivo mangiava una caramella alla menta, ed il fresco sapore
era passato dalla sua bocca a quella di Harry), - olfatto (alle sue
narici arrivava, trasportato dal vento leggero, un fresco profumo di
fiori, che lo inebriava), - tatto… Oddio! Il tatto era, in
assoluto, quello che stava meglio!
Quella
sensazione fisica della propria mano appoggiata davvero
su di lei, e così vicina al suo seno… per poco non lo
fece vacillare. Quel seno così tenero e soffice, ma allo
stesso tempo pieno e fiorente. In quel momento sentiva tutto, in
maniera intensa ed amplificata!
Ma i battiti del cuore di
Greta… in tutta onestà, arrivavano un bel po’
dopo.
“Ehm,
sì…”, disse con poca convinzione.
“E
il tuo cuore? Batte forte come il mio?”
Decisamente, quello di
Harry, per poco non gli schizzava fuori dal petto!
Lei allungò la
mano per sentire, e il suo sorriso di approvazione contagiò
anche Harry.
“Wow,
batte davvero forte…” Poi si incupì leggermente.
“Non dirmi che non avevi mai… toccato una ragazza?”
Lui tolse a malincuore
la mano dal suo petto e fece un passo indietro. Si sentiva talmente
stupido in quella conversazione! Certo, era un povero pivello in
fatto di ragazze, ma perché non gli chiedeva se sapeva volare?
O quante partite di Quidditch aveva vinto in tutti quegli anni?
Perché non gli domandava se era capace di far sparire un
Dissennatore in meno di un minuto?
Le voltò le
spalle, un po’ offeso dalla supremazia di Greta.
Lei
si intenerì all’istante: “Scusami! Riesco sempre a
farti rimanere male, ma non volevo, credimi! E’ che mi sembra
così strano che un ragazzo carino come te, sia così…
inesperto. Ma ti posso assicurare che questo a certe ragazze piace. A
me,
piace…”
Harry tornò a
guardarla: “Davvero?”
“Sicuro!”,
e gli mise nuovamente le braccia intorno al collo. “Adesso
purtroppo devo andare… è arrivato il momento dei
saluti.”
Harry, superando se
stesso, le circondò la vita e la strinse un po’. Cercò
di non pensare alla paura e prese l’iniziativa, baciandola per
un lungo momento.
“Sei
uno che impara in fretta, vedi?”, sorrise Greta. “Ti
penserò per tutto il tempo… e l’anno prossimo
sarò qui ad aspettarti!”
Harry
ricambiò il sorriso teneramente: “Va bene…”,
anche se in cuor suo, sapeva benissimo che in un lungo anno, tante
cose sarebbero cambiate. Quasi sicuramente per lui… ma con la
certezza più assoluta per lei!
Chissà quanti altri ragazzi avrebbe fatto cadere ai suoi
piedi!
Si diedero un bacio
conclusivo e lei corse via, girandosi un’ultima volta e
sventolando la mano.
Harry si sentì un
po’ triste.
Greta era stata una
fresca nuvola bianca estiva, arrivata velocemente e sparita con
ancora più rapidità. Ma era stata un’esperienza
nuova per lui, che aveva acceso o forse risvegliato, delle emozioni
che erano pronte a crescere e maturare.
Tornò lentamente
verso casa, tanto aveva già preparato tutto per la partenza, e
gli restava ben poco da fare. Appena entrato, i suoi zii lo
avvisarono che quella sera sarebbero usciti per andare a teatro, e
non si risparmiarono nell'abbaiare ordini e divieti.
“Non
toccare nulla! Non permetterti di mangiare niente dal frigorifero!
Guai a te se troviamo qualcosa che manca da casa! Fila a letto appena
hai finito di cenare!”
Harry guardò
sconsolato il suo piatto solitario che era appoggiato sul tavolo e
che conteneva dei piselli bruciacchiati ed un hamburger rinsecchito.
“Non
preoccupatevi, non sarò più un disturbo per voi!”,
rispose gelidamente.
Zio Vernon lo scrutò
con gli occhi ridotti a due fessure sottilissime: “Che cosa
vorresti dire?”
“Esattamente
quello che ho detto. Buonanotte!”, e salì gli scalini
che lo portavano fino in camera sua. Gli zii, al loro ritorno, non lo
avrebbero più trovato, e vedendo anche tutte le sue cose
sparite, avrebbero capito che era tornato ad Hogwarts.
La sua coscienza era a
posto. Comunque, il messaggio glielo aveva lanciato.
Quando sentì
finalmente la porta di casa chiudersi, riuscì a rilassarsi e a
finire di mettere via le ultime cose che aveva lasciato fuori. Pulì
per bene la gabbia di Edvige e pregò il gufo di entrarci senza
protestare.
Passò l’ultima
mezz’ora a ripensare a Greta e a chiedersi se le sarebbe
mancata…
Naah!
Non poteva certo
paragonare quello che finalmente lo aspettava, e che aveva desiderato
per cinque lunghissime settimane, con quegli ultimi tre giorni!
Certo, quella ragazzina almeno gli aveva reso più sopportabile
l’attesa, ma non poteva certo attribuire qualcosa di più
a quella sensazione…
Ed era più che
convinto che anche Greta si sarebbe presto dimenticata di lui!
Gli spuntò un
sorriso sulle labbra al pensiero di tornare alla Tana, quella che
sentiva essere quasi la sua vera casa… Ai giochi che avrebbe
fatto con Ron, Hermione, i gemelli e Ginny… Al buon cibo della
signora Weasley, ai divertimenti e alle passeggiate.
Poi pensò ad
Hogwarts, la sua amata scuola! Ai suoi professori, alle gite che li
aspettavano, alle partite di Quidditch… Voleva viversi i suoi
16 anni finalmente con un po’ di spensieratezza e senza
l’angoscia di essere ucciso da qualcuno!
Ma
chissà se ci sarebbe riuscito.
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