I have a dream

di Il giardino dei misteri
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Quella mattina come sempre la sveglia suonò alle sette. Sheila era ancora a letto accucciata nelle sue morbide coperte e non aveva minimamente intenzione di alzarsi, ma la sveglia  continuò a suonare e lei si convinse ad alzarsi. Era un mattina fredda e nuvolosa e questo la rendeva triste. Lei era sempre stata meteoropatica, soffriva terribilmente il tempo, e questo avrebbe reso la comunicazione con lei ancora più difficile.

Si alzò dal letto ancora assonnata e andò in bagno. Dopo essersi fatta una doccia rinfrescante, si vestì con dei comodi jeans stretti, che la facevano ancora più magra di quanto fosse, e una felpa bianca. Poi si truccò con cura e scese di sotto in cucina. Apparecchiò un angolino di tavolo per lei e si sedette per fare colazione. Preparò del latte, del caffè, prese i biscotti  e la marmellata. Poi svegliò suo padre che dormiva nel divano. Il padre di Sheila, Ernesto, era un uomo sulla cinquantina con capelli grigi, i baffi e un pancione enorme che sembrava dovesse scoppiare da un momento all’altro. Da quando sua moglie era morta due anni fa, lui si era licenziato e passava le giornate in casa a guardare la televisione ed ad ubriacarsi. Non aveva mai accettato la morte dell’unica donna che avesse mai amato e che gli aveva donato la sua unica figlia, per questo non voleva più sapere niente e spesso si ubriacava, nonostante i rimproveri di Sheila.

<< Ti sei ubriacato di nuovo ieri sera, non è vero?>> disse Sheila

<< No, cosa dici tesoro>> disse lui un po’ stordito.

<< Puzzi terribilmente. Io ti avevo detto di smettere di farlo, ma evidentemente tu non mi dai ascolto.>>

<< Ma infatti non ho bevuto.>>

<< Non venirmi a raccontare imbrogli. Io ti avevo pregato di smetterla e di cercarti un lavoro invece di passare tutta la giornata davanti a quella maledetta televisione, ma tu non mi hai dato ascolto. La mamma non ti avrebbe voluto vedere così, non lo capisci? Anche a me manca tanto, ma non possiamo lasciarci vincere dal dolore. Tu ti sei dimostrato immaturo ed irresponsabile e non hai fatto niente per superare questo momento>> disse Sheila attaccandolo.

Poi uscì di casa infuriata.

<< No, Sheila, aspetta … >> disse il padre.

 

Sheila era una ragazza di vent’anni. Aveva i capelli castani di media lunghezza e gli occhi castani, il naso e la bocca piccoli. Somigliava molto a sua madre, Emilia, che era venuta a mancare due anni prima a causa di una brutta malattia. Da quando lei era morta, però, tutto era cambiato e la sua vita era stata completamente stravolta. Suo padre si era licenziato dall’ufficio in cui lavorava pochi giorni dopo e, nonostante avesse promesso di trovarsi un lavoro, passava intere giornate a casa, in pigiama, a guardare la televisione, a bere e a dormire, uscendo solo di rado. Sheila, invece, si era diplomata  con ottimi voti al liceo scientifico e avrebbe voluto iscriversi all’università alla facoltà di Medicina, ma la situazione in cui si trovava e la  scarsità di soldi, la costrinsero a rinunciare. Così si era data da fare per trovare un lavoro e pagare almeno le spese che aveva in casa. Di giorno lavorava in casa di una donna un po’ anziana, tenendole compagnia e aiutandola nelle faccende domestiche e di notte, lavorava in un locale, dove serviva ai tavoli. La sua più grande passione, però, restava la danza e lei, nonostante le difficoltà, non aveva rinunciato a frequentare una scuola di danza. Ad appassionarla era stata sua madre. In passato era stata una nota ballerina, ma poi un incidente l’aveva costretta a smettere. Poi fondò un a scuola di danza dove Sheila aveva sempre respirato la passione per il ballo. Quando sua madre era morta, Lisa, la sorella di sua madre, aveva preso il suo posto e Sheila aveva continuato ad allenarsi, migliorando sempre di più.

La danza, il lavoro e i mille impegni, le permettevano di distrarsi e di non pensare alla situazione in cui si trovava. Sua madre le mancava terribilmente. Con lei aveva un rapporto speciale, unico, e non solo per la danza, ma per tutto. Sua madre era una donna solare, allegra, gentile, che non si adirava mai e che la capiva al volo. Sapeva come prenderla, sapeva come trattarla, cosa dirle. Lei sapeva sempre fare la cosa giusta al momento giusto, e Sheila trovava sempre il sorriso con lei. Quando era morta, era come se anche una parte di Sheila se ne fosse andata e da quel giorno, quel sorriso che lei aveva, si spense sempre di più, fino quasi a non esistere più. Certe notti si svegliava dopo averla sognata e scoppiava in lacrime, invocando il suo ritorno.

<< Oh, mamma, mamma, torna, ti prego. Sono tanto sola …>>

E piangeva disperatamente finché il sonno non la vinceva. Suo padre non l’aiutò per niente. Anche per lui il peso da portare era enorme e non aveva retto al dolore, abbandonandosi alla vita. Sheila, si sentiva spesso sola, proprio perché il padre non la aiutava. Spesso era lei a dover consolare lui, e non il contrario.  Da quando sua madre era morta era come se un ‘ombra fosse calata sulla loro casa, e niente sarebbe stato più come prima.

Sheila, però, continuava ad andare avanti nonostante gli sforzi e le difficoltà, perché era convinta che un giorno una stella avrebbe brillato anche per lei.





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