Non sono
morta, scusate per l'assenza.
Ho messo una sorta di
avviso di "hiatus" nella mia pagina ma non so quanto possa contare.
L'inattività
è perché non riesco a scrivere perciò
più che bloccare tutto, lascio le cose così fino
a che non
riuscirò a
rimettermi all'opera.
Queste one shot, che
forse sarebbe ora che mi dessi una mossa a pubblicare, sono vecchie di
secoli, scritte mesi e mesi fa
quindi non
consideratele come lavoro attuale, per il momento sono ferma.
Ma per lasciare ancora
dei passaggini diciamo che le posterò fino a esaurimento
scorte.
Questa viene da questa
gif che mi ha
ispirato, ed è prima della creazione di artifact per
intenderci, il periodo di crisi.
Buona lettura
Bacini
L.
The Deepest Void
Oggi
era una di quelle giornate.
Ce
n'erano alcune in cui riusciva a non pensarci, a riderci su, con un
sorriso amaro sulle labbra, sperando che fosse tutto un sogno.
Quelle
in cui non sembrava vero perché gli sembrava impossibile,
così....irreale.
Poi
c'erano le altre, quelle opposte.
Quelle
che lo facevano sentire un punto indefinito in una massa troppo
grande per essere gestita. Un insignificante nulla, dove tutto
appariva ingigantito, molto più difficile da affrontare.
I
momenti in cui il peso sulle spalle aumentava fino a raggiungere
tonnellate, schiacciandolo e riducendolo a strisciare per
terra...quasi letteralmente.
Oggi
era così.
Stava
osservando la tenda della sua finestra da un tempo sconosciuto ormai,
senza pensare a tutto e nulla di concreto nello stesso momento.
Non
sapeva più nemmeno a cosa pensare a dir la
verità, dove mettere le
mani e la testa...cosa fare.
Non
aveva voglia neanche di stare con i ragazzi e il resto della crew,
gli sarebbe piaciuto sparire completamente o scappare in un posto
così lontano ed isolato dove nessuno avrebbe potuto
riconoscerlo.
Sospirò
lentamente, chiudendo gli occhi e sgonfiando la gabbia toracica,
sentendosi esausto, senza nessuna risorsa o soluzione disponibile.
Sentii
anche il corpo reggerlo a fatica e si decise a spostarsi,
trascinandosi fino a una poltrona vicina al letto dove si
lasciò
cadere a peso morto, rannicchiandosi subito dopo nel portare le gambe
al petto, che si abbracciò dalle ginocchia.
Ci
abbandonò il mento sopra, sentendo gli occhi inumidirsi,
riempirsi
di lacrime che tentò di non far uscire, vedendo solo opaco
per
qualche secondo.
Li
chiuse, appoggiando la fronte tra le braccia, rimanendo così.
Piccolo,
rinchiuso nel buio e nel silenzio.
Fingendo
che sarebbe rimasto tale, che nessuno sarebbe venuto a cercarlo e che
quell'incubo sarebbe finito improvvisamente non appena li avrebbe
riaperti.
Ma
sapeva che non era così.
Sapeva
che non aveva una fine...non ancora almeno, e forse non l'avrebbe mai
avuta. A meno che non fossero stati loro i primi ad arrendersi.
Conoscendo
se stesso e i propri compagni era certo che non l'avrebbero fatto ma,
in quel momento, non ne aveva voglia...non voleva continuare a
combattere. Avrebbe preferito solo lasciarsi sprofondare e cadere in
quel baratro profondo di cui non vedeva la luce.
E
nemmeno l'unica a cui stava pensando avrebbe più potuto
essere tale.
Si
era spenta anch'essa, dopo l'ultimo furente litigio che avevano avuto
due mesi prima.
Da
quel momento più nulla.
Non
l'aveva visto...né sentito e, diavolo, arrabbiato lo era
ancora,
enormemente, ma in quel preciso istante sapeva che niente l'avrebbe
fatto stare meglio come il sentirsi abbracciato e stretto da lui.
Protetto
dal suo calore, cullato nelle sue parole e respiri sulla pelle. Gli
avrebbe sussurrato qualcosa di calmo, qualcosa con cui avrebbe
cercato di tirarlo su di morale, di farlo sentire meglio e,
soprattutto, non solo.
Nonostante
suo fratello, Tomo e tutti gli altri, che stavano combattendo tanto
quanto lui per quello a cui tenevano, non si era mai sentito
così
solo come in quell'istante e sempre l'unico che avrebbe voluto avere
accanto non poteva esserci.
Era
stato lui stesso a mettere la parola fine...o almeno aveva creduto di
esserci riuscito, dopo quello che era successo.
Invece
era stato solo un povero illuso a pensare che sarebbe stato
sufficiente.
Gli
mancava terribilmente.
Risollevò
il viso, buttando fuori altra aria, sentendo il peso del blackberry
dentro alla tasca dei pantaloni della tuta, mentre un pensiero
malsano gli sfiorò la mente facendogliela scuotere di fretta
subito
dopo, ribadendosi che non poteva continuare a pensare a lui ogni
volta che aveva un problema.
Ma
la verità era che non riusciva a non farlo e ogni secondo si
chiedeva come sarebbero stati quei giorni se lui fosse stato ancora
nella sua vita.
Lo
prese lo stesso, guardandolo come se avesse potuto dargli le risposte
che cercava e le dita si mossero velocemente, sapendo perfettamente
che tasti spingere anche se avesse avuto gli occhi chiusi.
Senza
accorgersene la chiamata venne attivata e il suo cuore aveva
cominciato a battere più in fretta.
No!
Non
poteva farlo. Cosa diavolo gli avrebbe detto?
Si
erano lasciati perché non erano stati in grado di gestire
dei
problemi..e ora che lui ne aveva uno non poteva cercarlo
perché non
aveva altre risorse.
Ma
non era così forte. Sapeva che anche il solo sentire la sua
voce
l'avrebbe fatto stare meglio, nonostante non si parlassero da due
mesi e, forse, lui non avrebbe avuto nessuna intenzione di farlo ora.
Ma
era troppo tardi.
A
sorpresa la chiamata venne accettata e Jared si ritrovò a
deglutire
e a trattenere improvvisamente il respiro quando la risposta
arrivò
davvero.
"Pronto?"
Silenzio.
Deglutì. Non ce la fece.
"Pronto?.."
ripeté dall'altro capo, il tono leggermente più
concitato ma quasi
nervoso.
"Jared?.."
un tentennamento e il cantante si sentì venire meno appena
risentì
il suo nome pronunciato da lui.
Era
stato un'idiota.
Almeno
avrebbe potuto mettere il numero privato come impostazione di
chiamata. Si sarebbe risparmiato di farsi scoprire subito e finire
con una figura di merda.
Non
riusciva a respirare e stava ancora trattenendo a malapena il fiato.
"Jared?"
impazienza "..andiamo, lo so che sei tu...cosa c'è?"
Trattenne
il respiro che avrebbe voluto fare con il naso, per via di altre
lacrime che gli avevano di nuovo reso lucidi gli occhi e che, questa
volta, sapeva che avrebbe fatto fatica a trattenere.
Ma
non sarebbe stato in grado di parlare.
Spense
improvvisamente la chiamata senza neanche accorgersene.
Codardo.
Dio...non
ce la faccio...non riesco a fare più niente...
Sobbalzò
involontariamente quando il telefono riprese a vibrare nella sua
mano, e si morse le labbra appena vide che era di nuovo lui.
Cazzo.
Niente
più fughe..
Sospirò
appena riavvicinò il telefono all'orecchio e il suo tono
incerto lo
fece calmare di poco.
"Ehi...cosa
c'è?"
Jared
alzò un istante gli occhi al soffitto solo per sbattere le
palpebre
in uno sperato tentativo di eliminare le lacrime mentre si morse il
labbro inferiore.
Rischiamo
di essere distrutti...di finire sul lastrico..abbiamo una denuncia
addosso che...
No,
non poteva dirglielo. Non erano problemi suoi, non faceva
più parte
della sua vita, non poteva pensare che fosse sempre pronto per
lui...ad aspettarlo per risolvergli i casini.
Doveva
lasciarlo andare...
Non
so cosa fare..
"Jar?
Cazzo..mi stai facendo preoccupare! Parla, cosa c'è?!" il
tono
più secco, questa volta, lo fece riscuotere e deglutire,
biascicando
qualcosa di incomprensibile.
"...scusa....io.....non
avrei dovuto chiamarti" accennò, quasi sussurrando con
evidente
tono instabile e non fu certo che l'altro recepì una sola
parola.
"È
successo qualcosa, invece!" replicò ancora, il nervosismo
che
stava cominciando a trasparire dalle parole.
Ho
bisogno di te..
Jared
strizzò le palpebre, deglutendo e mandando giù
quel groppo enorme e
pungente alla base della gola.
Non
poteva dirgli nemmeno quello.
"...non
so più dove sbattere la testa Cole.." fu un sussurro ma
appena
fu in grado di ripronunciare il suo nome il cuore ebbe un sobbalzo e
riuscì quasi a sentirsi meglio.
Era
incredibile l'effetto che gli aveva sempre fatto per qualsiasi cosa
ed era anche per quello che ora continuava a stare di merda, a non
riuscire a dimenticarlo e a pensare a lui ad ogni istante.
"Che
vuoi dire? Cosa c'è che non va?"
Scosse
la testa come se avesse potuto vederlo, premendosi i polpastrelli
negli occhi chiusi per farli smettere di lacrimare, asciugandosi le
guance subito dopo.
"Niente...è
tutto a posto...scusa io..scusami, non volevo disturbarti e.."
"Jar,
smettila con queste cazzate! Lo so quello che ci siamo detti ok? Ma
se c'è qualcosa che non va devi dirmelo! Stai bene? Che
cos'hai?!"
No,
era stato molto più che un'idiota.
Non
avrebbe dovuto fare nulla, tantomeno chiamarlo e non voleva dirgli
quello che stava succedendo.
"No,
scusami ancora davvero, non ti disturberò più"
"Jare.."
il nome venne spezzato di scatto appena interruppe di nuovo la
chiamata, gettando il telefono sul letto subito dopo senza volerne
sapere più niente.
La
vibrazione gli confermò più volte che
chiamò e richiamò per ore,
con la speranza che gli avrebbe risposto di nuovo.
Ma
non lo fece.
Nessuno
avrebbe potuto aiutarlo e non voleva nemmeno qualcuno che lo facesse.
Forse
si sarebbe risolto tutto, forse no, ma ora non riusciva a immaginare
che sarebbe finita bene perché gli sembrava troppo assurdo.
Si
strinse ancora di più in se stesso, rannicchiandosi
completamente
contro alla poltrona, dove si addormentò così,
sperando che al
risveglio gli avrebbero detto che si era trattato solo di un
sogno...o di un incubo.
Anzi
due incubi, da cui invece sarebbe uscito appena avrebbe riaperto gli
occhi.
Colin
sarebbe stato ancora con lui, senza nessun nuovo figlio in arrivo, e
l'ultimo album sarebbe stato quasi pronto per uscire, dopo averlo
ultimato senza nessun problema legale.
No..quelli
erano i sogni..perché troppo belli per essere veri.
Sperò,
allora, di non svegliarsi e di rimanere
intrappolato in essi,
almeno sarebbe stato più piacevole e forse avrebbe trovato
quella
pace che, da mesi, non sapeva nemmeno cosa fosse.
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