E rimase lì,attonita,a fissare quell’usciere dal sorriso sornione.
"l’appartamento 302 al momento non è occupato" le aveva detto.
L’aveva presa per una stupida ragazzina fan dei Trapnest e pazza di Takumi.
Ma che baggianate pensava quell’uomo? Lei? Fan di Takumi?
Lei Takumi lo odiava...le aveva portato via la cosa più preziosa che avesse
mai fatto parte della sua vita,le aveva portato via Hachiko,prima l’aveva messa
incinta,poi se l’era portata via con sé.
Guiardò un ultima volta quell’uomo al di là del banco della reception. Se le
fosse stato solo qualche centimetro più vicino sicuramente gli avrebbe dato una
bella testata,solo per avvertirlo che Osaki non la si può prendere per il
culo,proprio no.
Uscì e se ne stette per buona parte del pomeriggio accanto alla porta di
quell’albergo,sussultando per ogni auto che si fermava nei pressi,sperando di
veder scendere la sua Hachi,sorridente come sempre. Stando lì,con il solo canto
della pioggia a farle compagnia,ricordò con amarezza il giorno in cui ruppe i
bicchieri che ad Hachi erano tanto cari. Due semplici bicchieri che in realtà
erano l’emblema della loro solida amicizia,nata quasi per convenienza,maturata
per necessità.
Quei bicchieri,non erano altro se non due semplicissimi strumenti per
bere,per quale motivo Komatsu si era dovuta tanto sconvolgere nel vederli fatti
a pezzi? Ma soprattutto,perché lei li aveva distrutti? Rompendoli aveva rotto
qualcosa di più grande,qualcosa di cui non avrebbe mai pensato di poter più far
parte,una famiglia. Ed era vero,Hachi lo era,Hachi era davvero la sua
famiglia.
Se i Blast sarebbero divenuti famosi da chi avrebbe voluto sentirsi dire
"congratulazioni"? Se un giorno avesse avuto da dire con Ren con chi si sarebbe
voluta sfogare? Se la mattina si alzava di cattivo umore di chi era il sorriso
che le riscaldava sempre il cuore?
Sentì sbattere di nuovo la portiera di un’auto. Speranzosa alzò lo sguardo e
lo volse in direzione del rumore,ma Hachi non era lì,anzi,nemmeno un auto era
lì. Il desiderio di poterla rivedere le provocava addirittura delle
allucinazioni?
Sorrise tristemente,poi raccolse la borsa che conteneva i due nuovi bicchieri
che voleva mostrare a Komatsu e si tuffò in quella pioggia fittissima senza
nemmeno aprire l’ombrello. Non ne aveva la forza,non ne aveva la benchè minima
intenzione.
In pochi attimi fu fradicia,anche la borsa di cartone era inzuppata e Osaki
si fermò un secondo per appurare che la borsa avrebbe retto al peso dei due
nuovi bicchieri;se anche questi si fossero rotti sarebbe proprio stato il
destino,un destino perverso che non la voleva vedere felice...
Lasciò cadere pesantemente le mani lungo i fianche e ricominciò a procedere a
passi incerti verso la stazione del metrò,quel pomeriggio aveva le prove sulle
quali concentrarsi.
All’improvviso alcune gocce dalla consistenza un po’ più densa di quella
della pioggia iniziarono a bagnare ulteriormente il volto di Nana. Stringendo i
denti e chiudendo in una morsa d’acciaio quella borsa iniziò a correre,sempre
più veloce,con una destinazione precisa in mente ma senza la minima idea di dove
recarsi nel cuore.
"ora hai un appartamento,un posto in cui vivere dove abiti col padre di tuo
figlio,un posto dove niente e nessuno può disturbarti...sei peggio di un
fantasma,Hachi...anche se nessuno nota la loro esistenza,almeno loro sono
liberi..tu? tu sei come un uccellino chiuso in una gabbia. Da amica dovrei
consigliarti di fuggire,di dispiegare le tue ali,ma forse non sono più
tale...forse non lo sono mai stata...forse è stata tutta un’illusione..credevo
di avere trovato una famiglia,forse l’avevo trovata sul serio,ma anche in questo
caso la mia famiglia mi ha abbandonata....di nuovo...."
Raggiunse la stazione e nemmeno se ne accorse. Ansimava ed era
fradicia...sicuramente si sarebbe buscata un raffreddore e allora addio prove
per almeno una settimana. Si sentiva tanto stupida.
Fece il suo biglietto;voleva allontanarsi da quel posto il più in fretta
possibile,così si recò veloce verso il metrò che avrebbe dovuto prendere. Ora
rifletteva con più calma sulla sua situazione. L’avrebbe chiamata. Domani
stesso. Avrebbe chiesto il numero a Yasu. L’importante era trovare il coraggio
di farlo.
Il destino però alle volte è davvero perverso,e alle volte sembra davvero
compiaciuto nel vederci soffrire. Davvero non crederemmo mai possibile che
persone che riteniamo lontane da noi anni luce in realtà siano solo dietro
l’angolo. Il vero motivo per cui non ci accorgiamo di loro alla fine è che le
circostanze o il fato non ritengono opportuno che noi ce ne rendiamo conto in
quel preciso istante.
Spero che sia stata di
vostro gradimento. L’ho scritta pensando a che cosa potesse provare Nana senza
Hachi.
Grazie per aver letto!
Ciau!