Bop

di Stuttering Bill
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Quel pullman che portava in centro, dalla provincia, era sempre intasato di gente. Posti 55, gente 110. Nessuno si lamentava della pericolosità della cosa: alle persone importava solo salirvi ed arrivare al posto di lavoro, alla lezione universitaria od a scuola o in qualsiasi altro posto volessero andare. Mi trovavo sempre un po' ingarbugliato in quei posti a sedere. Ma non fuori, ingarbugliato dentro, in senso strettamente metaforico. Era come se i miei pensieri, i miei polmoni e tutto ciò che avevo sotto la pelle, dalle ossa alle speranze al sangue, iniziasse a ballare il valzer su una base tecktonik. Tra quell'ammassarsi di carni conoscevo un bel po' di gente, ma ne salutavo pochi. L'ansia mi offuscava la vista ed i pensieri riuscivano a sistemare i quattro sensi rimanenti. In fondo la "zona dei paesi" comprendeva circa cinque cittadine tutte confinanti ed ognuna non conteneva più di duemila abitanti. "Ciao Nathan!" fece qualcuno seduto dalla parte opposta del veicolo, allungai il collo per vedere chi era. Sì, era Carola, ragazza perfetta in tutto e per tutto. Deliziosa esteticamente con un carattere squisito con un abbondante contorno di serietà. La gente rimaneva sbigottita nel sapere che avesse una cotta per uno come me, non che io sia di brutt'aspetto: mettiamo le mani avanti. Peccato che lei non sapesse di avere un cervello. Dovrebbero insegnarlo a scuola, alle elementari che tutti ne abbiamo uno che differenzia di molto poco dagli altri. Basterebbe usarlo, alimentarlo! Stavo seduto nella metà anteriore del pullman, mi limitai a ricambiare il saluto con un sorriso. Non ero in vena di ipocrisie quella mattina. Un corpulento liceale mi tenne compagnia per tutto il tragitto: stava in piedi e si appoggiava continuamente sulla mia ossuta spalla. Quando iniziò a poggiare pure la sua borsa sulle mie gambe glielo dissi: "Scusami tanto, ma devo respirare!" Gli spinsi la borsa e la pancia. Così decise di appoggiarsi sulla signora ottantenne seduta dall'altro lato. Una volta arrivati sentì l'aria entrarmi nei polmoni. Feci scendere diverse ragazze, poi mi alzai per poter dire "Prego!" e farne scendere altre. Vidi Carola spingersi tra la folla per raggiungermi, mi fece l'impressione della bambina di The Ring mentre risaliva il pozzo per uscirne. Istintivamente e bruscamente mi spostai all'indietro, cercando la fuga, sbattendo con un caschetto rosso attorcigliato in una giacca di pelle marrone scuro. Avrei voluto dire qualcosa di gentile, magari offrirle un caffè al bar di facoltà, ma guardandole il viso restai ammutolito, probabilmente con la bocca spalancata. Lei si scusò prontamente e sparì. Non era bella. Neanche brutta. Era, come dire, originale, curiosità che pervade. Restai fermo, facendomi agganciare da Carola. "Hey, non mi hai vista sul pullman? Volevo parlarti, hai tempo?"




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