Discordia
“Là dove c’è luce, l’oscurità è in
agguato, e il terrore regna.
Ma grazie alla spada di un cavaliere,
ora l’umanità ha una speranza.”
- E’ Bertran, l’Orrore della discordia.- Proferisce di getto
una voce, con una precisione ed un’esattezza sapientemente ostentate.
Si tratta dell’inconfondibile tono del magico anello al
servizio degli intrepidi Cavalieri del Makai, Zarba. – Sarà per questo, che tu
e Kaoru ultimamente non fate altro che litigare...?-
asserisce alla fine il prezioso oggetto, con un timbro vocale sonante e chiaro,
ben caratterizzato da una raffinata ironia pungente.
La frase superflua di Zarba però non sembra divertire
nessuno.
Lo sguardo apparentemente intimidatorio di Koga, schivo e
taciturno ragazzo, lo ferisce per un attimo fuggente, giusto il tempo di
zittirlo ed indurlo a riprendere le fattezze di un comune gioiello.
Gli occhi del Cavaliere, impassibili e scaltri, si posano su
di un pesante tomo poggiato sulla superficie di un tavolo, posto proprio
davanti a sé.
- La discordia è una gran brutta cosa, signor Koga!- espone
la voce di Gonza, gentile maggiordomo dal sorriso
affabile e sereno, sospirando flebilmente dal suo posto in prossimità dell’ingresso
che dà alla biblioteca dell’enorme villa Saejima.
Il flemmatico ragazzo si accoda senza esitazione, al fedele
uomo, per emettere così un amaro sospiro assai più gravoso del precedente.
Tutto tace all’interno del sontuoso palazzo immerso in una
folta radura rigorosamente verde e florida. Le pagine del vecchio libro
sfogliato con incertezza da Koga, accompagnano quel mite silenzio, accodandosi
al ticchettio del pendolo posto sul lato di una parete, che con le sue lancette
scandisce i secondi, uno dopo l’atro.
Il mistico cavaliere fa scorrere per l’ennesima volta i suoi
occhi, scuri e profondi come il mare di notte, sulle righe che riempiono
copiose quelle pagine ricche di arcane scritture che
un essere umano qualunque stenterebbe a comprendere.
- Questo tipo di Orrore predilige
attaccare le giovani coppie litigiose.
- Basterà semplicemente assistere alla discussione di due
innamorati.- commenta il gentile maggiordomo, seguendo attentamente la
descrizione del suo padrone.
Il pendolo continua con regolarità a scandire il suo tempo, ma
qualcosa di strano nella mente di Zarba, fa sì che il copioso silenzio venga a
mancare di colpo.
- E’ qui! – enuncia alla svelta e con foga, mettendo così in allarme il buon vecchio Gonza che sembra quasi sussultare
dall’improvvisa reazione. L’angoscia dipinta nei suoi occhi, aldilà dei tondi
occhialetti che porta sul naso, si riversa irrimediabilmente sul viso di Koga,
che appare sconvolto. Proprio quest’ultimo, senza un minimo di
esitazione, scatta all’in piedi con la rapidità di un elastico teso e
rilasciato di colpo, e si prepara ad agire.
- Dove?!- replica carico di
meraviglia, incitando il suo anello guida a parlare.
Zarba si zittisce. Si concentra sul luogo che lo circonda.
Ne ripercorre con la mente una ad una tutte le camere,
tutti gli spigoli che la villa racchiude, fino a che i suoi sensi recepiscono
la pista nascosta.
- E’… di sopra! – sottolinea
quell’Orrore dalle fattezze di un sontuoso gioiello posto al servizio dei
buoni, con una precisione magistrale, svolgendo ancora una volta il suo compito.
La lunga frangia che in parte ricopre l’ampia fronte di
Koga, fino a celargli a volte gli occhi, si scuote all’insù nell’alzare di
botto la testa per puntare al soffitto. Il suo cuore è partito in una folle
corsa, un tumulto incessante che lo ripercuote del tutto, mettendogli
un’agitazione e una brama di ansia che mira a salire
ancora di più.
- KAORU!!!- scandiscono fortemente le
sue corde vocali, che ad un primo ascolto risultano essere nervose e tese come quelle
di un violino vibrante, nel tentativo forse di avvertire la sua ospite
racchiusa in una delle camere superiori, e quindi in evidente pericolo.
L’esitazione non dura molta, Koga si lancia nell’atrio divorando il suolo sotto
i suoi piedi con una brama pari all’ansia che lo
percuote bruscamente, e poi su, via, lungo la scalinata che conduce al piano più
alto.
Dietro di lui, Gonza si mette subito in agitazione. Alza gli
occhi al cielo, forse a voler sottolineare la gravità
del momento, ed un brivido freddo gli accarezza la schiena.
- Santo cielo! Signorina Kaoru!- enfatizza completamente in
sussulto, seguendo poi Koga nella sua corsa contro il tempo.
La camera nella quale alberga Kaoru, non è poi così
distante. Ancora pochi metri però la dividono dall’eroico cavaliere che sa che ad
un Orrore bastano solamente pochi secondi per raggiungere la sua preda. Koga continua
a tremare, mentre la preoccupazione si avverte sempre di più sul suo volto
corrucciato. Estraendo l’accendino impregnato di fuoco magico, tra un passo
affannoso e l’altro, arriva finalmente a destinazione. La mano destra agguanta
il pomello della porta, in tutta fretta e con forza, per poi spalancarla di
getto. Un gesto rapido e rumoroso che non può passare di certo inosservato, tanto
meno all’ignara Kaoru, intenta a cambiarsi d’abito, che sobbalza dallo spavento
a causa del violento scossone che porta l’asse di legno a cozzare sulla parete
accanto.
I vestiti le scivolano via, scagliati con un gesto
automatico delle sue tremanti mani.
- Hey! – ammonisce poi senza indugiare, dopo però un attimo di esitazione, un po’ balbettante ma indignata e colta da
una repentina smorfia d’impaccio. Le sue guance si colorano di rosso, tutte in
un botto, e ben presto la vergogna si impadronisce
totalmente di lei.
- A quanto pare, non abbiamo scelto il momento adatto…- si
permette di scherzare l’ironico Zarba, tossicchiando appena per addolcire la
situazione.
Gonza sopraggiunge in prossimità della porta, ma arresta
poco prima di oltrepassarne la soglia. Una furtiva occhiata all’interno, è più
che sufficiente per tenerlo alla larga da quella camera. La privacy
ed il rispetto, per questo simpatico maggiordomo, sono per lui due valori
fondamentali per contribuire ad avere stima verso il prossimo.
A differenza di quest’ultimo, Koga resta lì, impalato d’innanzi
all’uscio, proprio come se si fosse bloccato, interdetto, con un’espressione
disorientata e sorpresa al tempo stesso che lo conduce a fissare, anche se
inconsciamente, la sua preziosa ospite.
Il disagio accresce di più, andando via via accentuandosi,
quando le pupille dei due giovani, per un qualche misterioso tipo di alchimia,
s’incontrano fino ad attrarsi come due calamite. Il fugace contatto
trova ben presto una sua fine. L’espressione confusa e l’incespicante rossore
dei loro volti, costringe entrambi a separarsi metaforicamente e con violenza.
Il silenzio disceso tra i due, ha però vita breve. Kaoru è
satura di imbarazzo, ed il suo viso non lo di certo
nasconde.
- Pervertito! – urla furente lei, afferrando un cuscino
preso in fretta e furia da terra, e lanciandolo con rabbia in direzione di Koga,
che dal suo canto lo lascia scorrere sulla faccia senza obbiettare.
- Zarba! – ammonisce lui in seguito, con una punta di incaglio nelle parole, dopo essersi guardato attorno e,
finalmente, voltato di schiena. Sollevando la mano sinistra per sollecitare l’anello
a dargli una sentenza relativa all’Orrore, Koga resta
lì, immobile sulla linea di demarcazione che divide il corridoio dalla camera.
L’anello si concentra, tende il suo fine e particolare udito
con molta concentrazione, ma questa volta i suoi sensi
non rivelano nulla.
- E’ scomparso! Non avverto più la sua presenza!
Kaoru fissa i due battibeccare, quasi sbigottita. Si guarda
attorno, poi a terra, fino a far scorrere lo sguardo su se stessa. Non deve di
certo sembrare una cosa bella, quella di farsi osservare da qualcuno con
indosso una maglietta a spalline sottili e merlettate, ed un paio di slip
rigorosamente bianchi e con nastrino di raso applicato sull’elastico. Prima di
sbuffare per via della situazione, e prima ancora che le sue guance le inizino
a bollire, la giovane pittrice afferra di corsa gli abiti sparsi sul pavimento,
e si riveste alla svelta.
- Mi spiegate che sta succedendo?!
– chiede senza indugiare, con una cadenza piuttosto irritata anche se ancora in
pieno imbarazzo. – Centrano per caso quegli orrendi mostri? Com’è che si
chiamano…? Orro…Orro…
- Orrori. E questo qui, reca il
nome di Bertran, seminatore incontrastato di discordia tra le coppiette
litigiose, che puntualmente poi ne divora. – le illustra Zarba, accuratamente,
mentre il suo proprietario si prepara a voltarsi.
- Ma qui non è entrato nessuno! Sono
sicura!– replica ancora Kaoru, guardandosi intorno con un po’ di timore. - A
parte voi…- sottolinea in seguito, lanciando una
frecciatina pungente, più nei confronti di Koga che di nessun altro. – Nessuno
vi ha detto che in camera altrui, prima di entrare,
bisogna bussare? Ad ogni modo… - Kaoru
raccoglie il suo zainetto da terra, e si prepara a varcare la soglia della sua
camera. – Ci vediamo più tardi! Buona caccia!
Koga le sbarra il cammino protendendo una mano verso lo stipite
della porta, a mo’ di sbarra.
- Hey!- sbotta prontamente la ragazza pittrice, sentendosi chiusa
in trappola. – Lasciami passare! – brontola corrucciando la fronte, mentre il
faccino le si imbrunisce proprio come quello di una
bambina.
- Un Orrore ti dà la caccia! E di
sicuro non sarai tu a fargli cambiare idea.- sentenzia Koga, freddo come
sempre, con quel suo modo di parlare diretto e a volte poco apprezzato.-
Lasciarti a piede libero per la città, non mi sembra un’ottima idea. Sempre che
tu non abbia intenzione di divenire il piatto portante
di quell’essere…- prosegue infine, facendo affiorare sulle sue labbra un sottile
sorriso schernitore.
- Vado solo ai giardini! Voglio ritrovare il mio orecchino
portafortuna! È colpa tua se l’ho perso! – esclama la ragazza, incrociandosi le
braccia al petto con dispetto- E poi non puoi tenermi qui segregata ogni
qualvolta fa comodo a te!
- Signorina Kaoru… cerchi di capire! Il signor Koga lo fa
per il suo bene. Teme per la sua incolumità, gli dia ascolto, la prego! – Gonza
si fa avanti cercando di convincere la ragazza, e usando modi certamente più
garbati di quelli del suo padrone. Tuttavia, Kaoru sbuffa ancora una volta, si
gira di schiena, e si zittisce, come se stesse cercando di mantenere la calma. Non
è del tutto contenta di ciò che la sua vita le stia
riservando ultimamente. Ad ogni modo, come non accogliere una richiesta così tanto garbata, da un uomo che le ha sempre portato
rispetto come Gonza?
- Ringrazia il tuo maggiordomo! Se
fosse stato per i tuoi metodi così poco ortodossi, a quest’ora me ne sarei già andata
ai giardinetti! Sei davvero odioso! – Kaoru solleva lo sguardo
verso l’alto con tutta la rabbia possibile, e un po’ per reprimere la stizza, si
concentra a fissare le rifiniture scolpite del lampadario. Qualcosa
inequivocabilmente, cattura la sua attenzione. La luce emessa dalla lampadina
si fa più intensa, come se stesse per scoppiare da un momento all’altro.
- Sono tutti così strani, i lampadari della tua villa?- fa lei,
girandosi appena verso il mistico cavaliere, per poi ritornare con lo sguardo
fisso ed incuriosito sul soffitto. Quella luce così intensa pare stregarla. Un
leggero capogiro la fa traballare.
Koga si rianima d’un botto, le sue palpebre si infittiscono appena, rivolte verso quello strano bagliore
che lo attrae.
- Koga! E’ lui! – esclama veloce Zarba, messo in allarme
dalla presenza dell’Orrore, questa volta rilevato dai
suoi infallibili sensi demoniaci.
Si ode un boato. La lampada finisce in pezzi esplodendo, e
dal suo interno una scarica di energia elettrica si
prepara a puntare dritta verso l’indifesa ragazza.
L’azione dura pochi secondi. Koga si scaglia con forza per
afferrare Kaoru e trascinarla via da quella situazione di pericolo. I due
finiscono a terra, fino a rotolare e a fermarsi sotto la parete di fronte.
Calcinacci e scintillii di elettricità volano via, giù
dal soffitto come un violento acquazzone.
L’essere dalle fattezze orripilanti finalmente si manifesta
nella sua vera forma.
Koga si rialza dal suolo in tutta fretta, estrae il magico
accendino, e passa al contrattacco.
La fiamma verde, soffiata in direzione del nemico, si dirige
dritta verso il bersaglio fin troppo mobile. Quest’ultimo, con un balzo vola
via con una rapidità impressionante, riuscendo così ad evadere attraverso le
lastre serrate della finestra, che finiscono in frantumi giù, verso il suolo,
come copiosi goccioloni di pioggia. Kaoru è lì. Rannicchiata sotto la finestra,
con la schiena accalcata al gelido muro. Con movimenti impacciati tenta di
ripararsi da quell’imminente minaccia, ma le spalle di Koga le fanno
repentinamente da scudo. I taglienti vetri scivolano via, giù, lungo il tessuto
di corame del suo abito nero, per poi infrangersi sul lucido pavimento che li
respinge facendoli schizzare qua e là.
Kaoru, riparata dal suo cavaliere, osserva intirizzita tutta
la scena, con occhi increduli e spaventati.
- Potevo esserci io, lì, al posto della finestra…!- mormora
con voce tremante, coprendosi dallo sgomento la bocca con una mano. –
Ripensandoci bene, credo proprio che resterò a casa! – asserisce in seguito,
dimostrando così di essersi ripresa.
- I miei metodi saranno pure poco ortodossi ma, se non altro,
funzionano.- sbotta il ragazzo, con fare burbero,
ritirando la schiena all’indietro e dando qualche colpetto sulle spalle per ripulirsi
dai residui taglienti del pericoloso vetro.
Kaoru scatta in piedi, visibilmente ansiosa di soccorrere il
suo protettore.
- Koga! Stai bene, vero? Non ti sei ferito? – replica con
sguardo pieno di ansia. - Guarda
qua, sei tutto pieno di vetri! – esclama osservando qua e là il frantumo dei vetri sparpagliato sul vestito del giovane, mentre
si accinge a ripulirlo con un gesto affettuoso della mano.
- Ferma! – replica secco l’interessato,
ghermendo il polso della sua ospite con una forte stretta.- I vetri tagliano.
– conclude arido e poco gentile, rendendo fissa nei
suoi occhi l’immagine della pittrice.
Le guance di Kaoru si gonfiano come quelle di un palloncino
colorato.
- Lo so! – fa stizzita, impuntandosi tutta tremolante ed
arrossita da quello sguardo troppo insistente che le provoca così tante
emozioni. - Ma io volevo solo…
- Ha ripreso a muoversi!
Esclama Zarba, attirando su di sé l’attenzione dei presenti,
in particolar modo quella del suo proprietario che si vede costretto a
replicare repentinamente:
- Dove?!
- E’ nei pressi del parco. Sento la sua aura maligna forte e
chiaro! E non credo che tarderà molto a riemergere e
ad attaccare qualcuno!
Koga va dritto, spedito fuori dalla
camera, nel corridoio del piano, non prima però di aver afferrato con sé anche
Kaoru, per puntare in direzione di Gonza.
- L’affido a te. – dice semplicemente, indicando a chiare
lettere il volere di lasciare in custodia la ragazza al buon uomo con baffetti
e tondi occhialini.
Gonza annuisce a spalle tese:
- Conti pure su di me, signorino!
Il taciturno ragazzo lascia la mano della sua ospite che
vorrebbe rincorrerlo, e parte all’inseguimento del famelico figlio
dell’oscurità.
Con il suo lungo soprabito bianco, il coraggioso Saejima
corre spedito verso il parco, situato a non molti metri dalla sua dimora, e deciso
a falciare in due quell’Orrore della discordia, con i
fendenti scagliati dalla sua spada affilata.
Zarba è sempre lì, sul dito medio della mano sinistra, ad incitare
il compagno d’avventura.
- Sbrigati! Lo sento sempre più vicino!
La soglia del parco viene
oltrepassata in tutta fretta.
Le esili ma scattanti gambe di
Koga, si arrestano non appena giungono a destinazione. Il
ragazzo fa saettare il capo in più direzioni, nella speranza di trovare anche
un piccolo segno della presenza di Bertran.
- C’è una coppietta che non sembra andare d’amore e
d’accordo, a ore dodici.- lo informa con rapidità l’anello.
Koga indirizza il suo sguardo in avanti, in direzione di un
muretto piuttosto basso. Un ragazzo discute animatamente con una giovane
studentessa che sembra volergli lanciare uno schiaffo. Un velo di presunta
discordia pare avvolgere quei due, tanto da non farli passare inosservati.
- Li ho visti! – proclama il valoroso guerriero, rendendo
l’immagine di quei due, fissa nei suoi occhi.
Non molto lontano dalla coppia, la luce di uno dei tanti
lampioni che illuminano i giardinetti, si intensifica
di colpo, come se fosse alimentata dall’astio di quelle due persone.
- La luce! Di nuovo! – esclama in tutta fretta Koga, avanzando
rapidamente verso i due giovani. – Sta lontano da quel palo! – grida poi all’ignaro
ragazzo che si dirige dritto verso la trappola tesa dall’Orrore.
Il fascio di luce si intensifica a
dismisura, fino a far esplodere del tutto l’intero lampione.
La studentessa corre svelta verso il suo fidanzato,
tramortito in pieno da una scarica elettrica, e apparentemente svenuto.
- Maledizione! – impreca con rabbia Koga, sguainando la sua
spada con scaltrezza e lanciandola pochi metri più in là, fino a farla
conficcare nel suolo a pochi centimetri dall’umana. Lo scopo è quello di
impedirle di avanzare. Quello che lei crede il suo fidanzato, finirebbe per
divorarla in un istante.
- Chi viene colpito dalla scarica
di Bertran, di conseguenza ne viene anche posseduto. – rivela Zarba,
illustrando ancora una volta delle utili informazioni.
- Ci si rivede, cavaliere! – Bertran si fa avanti, nel suo
nuovo corpo atletico e piuttosto resistente. – Concedimi solo un istante da
dedicare al mio pasto, e sono subito da te!
L’individuo posseduto dalla malvagia creatura, emette un
mefistofelico riso, e si prepara a puntare la sua prossima cena.
Una frusta di energia elettrica
fuoriesce copiosa dalla sua bocca, pronta a colpire la sguarnita liceale che si
irrigidisce come una statua, d’innanzi a quella disgustosa visione.
La lama di una spada, respinge il getto, catapultandolo via
dal bersaglio. E’ quella di Koga, che ne tiene stretto il manico, con decisione
e fermezza.
- Và via! – ordina imperterrito
alla povera donna, che, dopo un primo attimo di esitazione,
si dà alla fuga.
- Non fargli del male! Non ferire il mio ragazzo, ti prego!
– strilla la giovane, voltandosi indietro, prima di scomparire, per supplicare
Koga.
- Sentito? – replica l’Orrore, con aria saccente e
fastidiosa- Un attimo fa i due non facevano altro che
litigare…e adesso… uno dei due ha l’ardire perfino di implorarti affinché tu
non ferisca la sua dolce metà! Davvero patetico tutto ciò, non trovi? Tuttavia,
sono proprio questo genere di coppiette che fanno nascere in me questo speciale
appetito! – Bertran si lancia in una folle risata, che suscita l’indignazione
di Koga. Quest’ultimo, accecato dalla rabbia, scatta in avanti per passare senza
taluna esitazione all’attacco. La lama della spada arriva a sfiorare la gola
dell’individuo, che per un istante si ritrae.
Basterebbe davvero poco, a Koga, per recidere il capo
dell’essere, e porre così fine alla vita del mostro. Ciò nonostante, i buoni
sentimenti che il ragazzo prova nei riguardi degli esseri umani, prevalgono sopra ogni cosa.
- Cos’è? Non vuoi uccidermi? – lo provoca Bertran, adesso
tranquillo più che mai.
Koga abbassa leggermente la lama della spada, per poi agguantare
il rivale per il collo.
- Vuoi… forse soffocarmi?- balbetta a tratti l’Orrore, preso
alla sprovvista, con gambe tremanti ed il volto pieno di sudore, mentre sul
viso gli si dipinge una smorfia di paura. Bertran avverte quella presa farsi
sempre più violenta, più decisa. Le cose per lui non si mettono bene.
- Tu che dici?- ribatte a tono il Cavaliere
Mistico, schernendo a tal punto il famelico Orrore fino a costringerlo ad
arrendersi, e quindi a lasciare quel corpo oramai inutilizzabile.
Bertran scappa via, e le pupille dilatate della sua preda si
rianimano come purificate all’improvviso.
Il giovane sviene poco prima di aver visto Koga, che lo
trascina in seguito sul muretto adiacente.
- Di sicuro le tue intenzioni non erano di certo delle
peggiori, vero? – si fa sentire Zarba, avendo afferrato alla perfezione la
strategia del compagno.
- Alcuni Orrori si lasciano facilmente influenzare dalle
false apparenze. – dichiara il ragazzo, gettando un’occhiata nei paraggi, per
sincerarsi che Bertran si sia dileguato del tutto.
Zarba ridacchia appena, compiaciuto dalla risposta appena ottenuta:
- Fortuna che l’Orrore della discordia faccia parte di
quella categoria!
In risposta, Koga emette un
flemmatico sorrisino.
- Mi confermi che è sparito?
Zarba annuisce.
- Non avverto più la sua presenza. Ma
di sicuro, attaccherà di nuovo. Per il momento, non ci resta che far ritorno
alla base.
- Non ancora. – sentenzia il ragazzo, dirigendosi in una
delle aiuole lì vicino.
- Hai perso qualcosa, forse?- domanda
incuriosito il magico anello, che osserva la scena con molto interesse.
Koga si china verso terra, e scuote i sottili fili d’erba
con una carezza della mano.
- In un certo senso…si.
Sono da poco scoccate le 20 nella villa Saejima. Il pendolo
posto su di una parete all’interno della biblioteca, ha da poco rintoccato
l’ora con il suo inconfondibile suono.
- Se la sua fonte è l’elettricità,
per isolarlo, basterebbe tagliare ogni sorta di cavo elettrico. Però un’intera
città al buio, provocherebbe le ire di migliaia di cittadini, nonché ulteriori disagi alle strutture ospedaliere. Ci si potrebbe
arrivare però in casi assai estremi.
Koga rivolge un’occhiata al suo anello. Non è pressoché
allettato dalla folle proposta di Zarba, che più di ogni
cosa, voleva sembrare una semplice battuta.
- Cerchiamo di non arrivarci.- emette lui con distacco,
mentre richiama alla mente le caratteristiche di Bertran.
Una voce improvvisa tuona all’interno della stanza.
- Koga Saejima! – lo chiama a gran voce l’aspirante
pittrice, Kaoru, facendo capolino dalla soglia della porta, con un passo non
proprio tranquillo.
Sentendosi inspiegabilmente chiamato in causa, il mistico
cavaliere fa scorrere appena gli occhi con evidente mancanza d'interesse, sulla
figura che ben presto gli si para d’innanzi.
- Che fine hanno fatto tutte le mie
cose?! In camera mia non c’è più niente! – sbotta l’ospite, portandosi le mani
sui fianchi con movenze sicuramente irrequiete.
- Ho dato ordine a Gonza di
assegnarti una nuova camera. Quella non è più agibile, và
riparata. – espone lui, per poi
ritornare con lo sguardo fisso sulle pagine dell’antico tomo davanti a sé.
- Però a me quella camera piaceva! E poi se non sbaglio l’Orrore potrebbe colpire nuovamente,
no? Di questo passo ti ritroverai una villa semi distrutta…! – sbuffa lei,
alzando gli occhi al cielo, sempre più inquieta e seccata da questa faccenda
così assurda ed incomprensibile.
- Nervosetta, eh?- mormora Zarba, a voce
bassa per evitare di essere colpito ancora una volta sul testone metallico,
dall’indice di Kaoru.
- E’ l’orecchino che ha smarrito, che la rende così. –
sibila Koga, in risposta alle parole dell’anello
parlante.
- Perché non le dici che…
- Potrebbe ritornarmi utile, questo suo lato irrequieto. –
rivela il giovane quasi repentinamente, mettendo così a
tacere il suo anello chiacchierone.
Kaoru si dirige in prossimità del tavolo, dove risiede il suo
guardiano. Scostando di poco una sedia, decide di accomodarsi e lanciare così
una sbirciatina sulle arcaiche scritture per lei del tutto prive di senso,
impresse nel libro.
- E’ questo l’Orrore che mi ha attaccato? E’
davvero… disgustoso!- emette appena, sfoggiando un’espressione tutta
corrucciata e in pieno ribrezzo.
Koga annuisce a malapena, forse spazientito dalla troppa
curiosità della sua ospite, o forse turbato dalla presenza di Kaoru, che in un
certo senso lo mette a disagio.
- Non hai ancora escogitato un piano per catturarlo?
- No. E non ci sarà modo di farlo, se mi fai perdere tempo
prezioso con le tue domande.
- Guarda che io volevo solo
aiutarti! Antipatico!
Gonza decide di farsi avanti, incuriosito dal caso.
- Avete detto che si nutre di
giovani coppiette, e che per spostarsi utilizza l’elettricità, giusto?- fa
rammentando le parole del suo padrone. – Ecco, per attirarlo, basterebbe
indurre due persone a litigare sotto una fonte di luce. Per
esempio, al parco qui vicino, come vi è successo poco fa. A quel punto,
sarebbe un gioco da ragazzi bloccarlo.
Koga osserva Gonza, dopodichè, lui e Zarba si lanciano uno
sguardo d’intensa.
Kaoru si sente afferrare improvvisamente per un braccio, e
tirare via con modi completamente bruschi.
- Hey, ma… che stai facendo?!
- Andiamo al parco, contenta? – replica
secco il ragazzo, tenendo a bada la sua ospite per mano e trascinandola
con sé a forza di spintoni.
- Al parco?! A quest’ora?! – controbatte lei, facendo appena in tempo a lanciare uno
sguardo all’orologio a pendolo sulla parete, prima che quest’ultimo scompaia
dalla sua visuale. - Sono quasi le dieci di sera! Chissà la gente cosa penserà,
vedendoci lì! Ci prenderanno per una di quelle coppiette! – esclama ancora,
visibilmente imbarazzata, continuando ad opporre resistenza.
- E allora? Questo pomeriggio
facevi i capricci per andare al parco, ora che ho soddisfatto la tua richiesta,
non sei più contenta?
Kaoru cerca di impuntare la suola delle sue scarpette da
ginnastica, sul lucido pavimento, che la porta però a scivolare
irrimediabilmente.
Inutile opporre resistenza. E lei,
suo malgrado, se ne rende ben presto conto.
- Ok!- fa seccata, arrendendosi- Ma non tirarmi! –
puntualizza con decisione, mentre si prepara a varcare la soglia dell’enorme
portone di casa Saejima.
- Non aspettarci alzato, Gonza. –
esclama Koga, lasciandosi alle spalle il buon maggiordomo.
- Che cosa?! Che hai intenzione di
fare?!- chiede preoccupata la ragazza, opponendo una
leggera resistenza tra un passo e l’altro.
- Fate attenzione, mi raccomando!
Gonza osserva i due andar via, illuminati dalla fioca luce
della luna, sotto un cielo quasi privo di stelle, ma
sereno.
Le strade sono semi deserte, una
leggera brezza invernale accarezza i capelli della ragazza, scompigliandoli
appena. A stento tenta di trattenerli. Il ritmo frenetico dei passi di Koga, è
troppo perfino per lei che si vede costretta a seguirlo, seppur trascinata in
malo modo.
Da quando l’impavido cavaliere è entrato nella sua vita, è
la prima volta che i due si ritrovano per le strade della città, mano nella mano, diretti ad un luogo che considerato l’orario, è
riservato alle giovani coppiette innamorate.
Kaoru comincia a fantasticare, arrossendo poi timidamente,
senza dare troppo nell’occhio.
Koga continua ostinato a tenerla per mano,
o più che altro, a strattonarla delicatamente tra un passo e l’altro, con il
suo inconfondibile modo di fare.
-Potresti avere un po’ più di premura, non
sono di certo un giocattolo!- sbuffa lei, riuscendo ad ottenere maggiore
attenzione.
- Siamo arrivati. Ora sei libera.- dichiara secco il
ragazzo, decidendo di arrestare sotto uno dei tanti
lampioni che fiancheggiano i giardini.
Kaoru si massaggia il polso, lievemente indolenzito. – Che male…! – pigola a voce soffusa, guardandosi attorno,
spaesata e con un filino di impaccio, dato il quadro
globale del contesto.
Proprio in quel momento, un ragazzo e una ragazza
passeggiano lungo il viale, stretti l’uno all’altra per ripararsi dal lieve
venticello notturno.
Il giovane accarezza appena le labbra della sua amata,
proprio sotto lo sguardo imbarazzato di Kaoru, che con goffi movimenti, volta
il capo nella direzione opposta.
- Che…che siamo venuti a fare qua?-
balbetta con visibile difficoltà, affogando l’imbarazzo sul ruvido selciato
posto sotto i suoi piedi.
- Non volevi ritrovare il tuo orecchino? –
replica Koga, con una calma e una noncuranza rapportabile a quella di un ingenuo
bambino.
- A quest’ora? Tutta la notte non basterebbe a ritrovarlo! E poi è buio!
- Ci sono decine di lanterne come questa. – esclama il
ragazzo, volgendo lo sguardo in direzione del lampione proprio sopra le loro teste.- Non ti bastano?
- No che non mi bastano!
- Sei un po’ troppo incontentabile, ragazzina.- sottolinea il Cavaliere Mistico, nella speranza di
risvegliare la suscettibilità della sua amica.
Kaoru morde l'esca anche troppo rapidamente. Stizzita, si
porta una mano sul fianco, mentre con l’altra, addita il suo provocatore.
- La colpa è solo tua! Se l’altro giorno non mi avessi coinvolta in una delle tue rocambolesche battaglie
contro quegli orrendi mostri, il mio orecchino portafortuna sarebbe ancora con
me! A quest’ora starei già riposando, anziché perdere tempo appresso a un tipo enigmatico come te!
- Se si tratta di una cosa tanto importante come dici, dovresti cercare di averne più cura! Così come i
tuoi quadri, che lasci perennemente in giro per casa.
Non diventerai mai una persona responsabile, né tanto meno una pittrice
affermata, se continui ad avere questo tipo di atteggiamento.-
continua Koga, imperterrito a perseguire il suo scopo.
Il viso di Kaoru sembra intingersi di rosso. Un rosso acceso, che sicuramente non promette nulla di buono.
Dentro il suo esile corpicino, la rabbia comincia ad accrescere
sempre di più, così come i suoi innumerevoli tentativi per cercare di
comprendere quel ragazzo dal lungo soprabito bianco, e dai modi così tanto arroganti. Davvero inavvicinabile per qualsiasi
tipo di persona.
Soprattutto per una come lei,
amante della gentilezza e del calore affettivo.
- Tu! – premette Kaoru, sentendosi ferita
e amareggiata dalle critiche di quel giovane sconosciuto- Tu sei…un
asociale! Hai una villa gigantesca, ma poche persone
che ti vogliono realmente bene! Non ti farai mai amare da nessuno, se continui
a sfoggiare questo tipo di atteggiamento così scontroso!
Finirai il resto della tua vita, in completa solitudine! Sei una persona
fredda! – conclude tutta risentita, preparandosi a
sferrare uno schiaffo bello pesante sul torace del così tanto detestato ragazzo.
Un attimo prima, la luce sopra le teste dei due litiganti,
si moltiplica a dismisura.
Koga lo intuisce all’istante, senza
sprecare secondi preziosi trattiene tra il palmo della mano l’esile
braccio di Kaoru, per attirarla a sé e ripararla con un abbraccio.
Dal lungo soprabito bianco, si intravede
la lama della sua spada fuoriuscire in un lampo, sguainata a tutta forza e
proiettata poi fin sulla testa.
Come se fosse stato scritto su di un copione
cinematografico, il tagliente fascio di energia,
scagliato dall’Orrore, viene prontamente riflesso dall’affilatissima arma, che
fa da scudo ai due ragazzi.
Koga trancia di netto la base della lanterna, che finisce
riversa al suolo, isolando in questo modo il perfido Orrore dai cavi della rete
di energia elettrica, che continuano a scorrere
sottoterra. Con i filamenti interrotti, e preso oramai
in gabbia, Bertran, il seminatore di discordia, è costretto ad evadere dalla
sua prigione sotto le sue vere spoglie.
L’Orrore fa il suo trionfale ingresso, ma quando il proprio
ghigno incontra quello di Koga, oramai è già troppo tardi.
Il Cavaliere Mistico traccia alla
svelta un rapido cerchio con la spada, proprio sopra la sua testa. Una luce benevola lo avvolge completamente, e il conto alla
rovescia può finalmente cominciare.
99,9 secondi, per eliminare il famelico Bertran, sono più che sufficienti, per un eroe che reca il nome di
“Garo”.
Il leone dorato si catapulta in avanti,
con lo sguardo solenne fisso sul bersaglio da abbattere.
Bertran ringhia in risposta al suo attacco,
e si prepara a spiccare il volo nelle profondità di un cielo completamente
buio.
- Presta attenzione alla velocità. E’ uno
dei suoi punti di forza.- gli illustra repentinamente Zarba, per
metterlo in guardia.
Garo annuisce.
- Non mi coglierà impreparato, stavolta! – assente sicuro di
sé, lanciandosi all’inseguimento del nemico.
La mora ragazza è lì, immobile, con gli occhi sgranati. Il
suo cavaliere le ha ordinato tassativamente di
mettersi al riparo. Cerca invano di seguire i due combattenti anche solo con lo
sguardo, ma la velocità di quegli esseri così superiori è
davvero troppo per una semplice, ma non troppo, umana. Anche
se macchiata dal sangue di un Orrore.
- Se raggiunge uno di quei pali
della luce, lo perderemo.- continua a replicare Zarba, con la paura che lo
spietato essere si possa infiltrare in un nuovo circuito elettrico.
Garo n’è certo:
- Non succederà!- ribadisce secco,
affrettando la corsa e sfrecciando via come un dardo dorato verso il bersaglio.
L’Orrore ha quasi raggiunto il suo obbiettivo: una lanterna
smantellata, ma ancora funzionante, pochi metri più in là, oltre alcune
panchine vuote.
Con un ultimo scatto, Garo si proietta in avanti eseguendo
alla perfezione una magnifica capriola che lo fa atterrare d’innanzi al nemico.
Bertran non ha più vie di fuga.
- Hai finito di infrangere i sogni delle persone che si
amano! – esclamo il leone dall’armatura dorata, con forte energia, poco prima
di trafiggere il malvagio Orrore con la punta della sua spada.
Bertran conclude nel peggiore dei
modi la sua inutile esistenza, sgretolandosi così davanti al guardiano, Garo, che
con un leggero fiatone può finalmente riporre la sua spada, e riprendere le sue
vere sembianze. L’armatura dorata si dissolve, le gambe di Koga, per un attimo,
non sembrano aver voglia di sostenere il suo corpo, quando l’aiuto inaspettato
di Kaoru, lo soccorre.
- Non riesci proprio a tenerti lontano dai guai, eh?-
esclama lui, tanto sorpreso quanto irremovibile al tempo stesso, nel vedere la
ragazza.
L’interessata sorride forzatamente, consapevole di aver
infranto la regola del “tenersi alla larga dai pericoli”, creata appositamente per lei da Koga.
- Non ti ho visto più, e così…- cerca di scagionarsi con
scaltrezza, con un sorriso un po’ furbetto ma innocente.
I due camminano lungo il viale del parco, per rincasare. Questa
volta però, senza tenersi per mano.
Kaoru tiene il passo, affiancando il taciturno ragazzo,
mentre scosta la manica della maglietta per gettare uno sguardo all’orologio
allacciato al polso.
- Non credo che Gonza sia ancora sveglio. A giudicare l’ora…
E’ quasi mezzanotte. – sentenzia preoccupata, per poi guardarsi
attorno con aria circoscritta- E’ pericoloso camminare per strada a
quest’ora. E se apparisse uno di quei cosi? Brrr! Non
ci voglio neanche pensare!
- Stammi vicina, allora. – esclama Koga, un po’ per
prenderla in giro, e con un finto sarcasmo.
Kaoru aggrotta le ciglia, stupita:
- Più di così?! Non posso! Non
voglio di certo rovinarmi la reputazione! Già è imbarazzante
passeggiare a quest’ora… figuriamoci con un ragazzo intrattabile come
te!
Koga non sembra affatto scomporsi,
al contrario, sul suo volto si dipinge una smorfia dalle fattezze molto simili
a quelle di un sorriso.
- Guarda che non sono stupida! L’ho capito, sai?! – sbotta Kaoru, tra un passetto e l’altro, gonfiando le
guance a palloncino.
- Cosa? – chiede gentilmente il
ragazzo, continuando a giocare all’ingenuo bambino, mentre il suo impermeabile
bianco volteggia accarezzato dai soffi giocherelloni del vento.
- La storia del parco, e tutto il resto! Tutte quelle
cattiverie… solo un pretesto per farmi arrabbiare ed attirare quel mostro,
giusto?
- Giusta osservazione.
- E poi, anche se mi hai regalato un anello, non vuol dire che siamo una coppia!
- Però la strategia ha funzionato
lo stesso. – sottolinea lui ancora una volta con
indifferenza.- Ad ogni modo, una provocazione può far sempre comodo.
Kaoru mette subito il broncio.
- Tu però saresti davvero capace di spararmi simili
cattiverie…! – sottolinea, pienamente convinta delle
sue parole.- Dire che non diventerò mai una brava pittrice, mi sembra una
cattiveria bella e buona…!
- Lo penso davvero. – replica Koga, quasi all’istante.
La ragazza si ferma per pochi secondi, sgranando quei suoi
occhi color nocciola, e riprendendo a marciare subito dopo.
- Che sono una pessima pittrice?!-
chiede con un timbro di voce denso e pieno di spavento.
Koga la rassicura scuotendo il capo.
- Al contrario. Hai talento.
La pittrice trattiene il respiro, poi si lascia andare
emanandone uno che sa di sollievo.
- Meno male! Stavo già per tirarti uno schiaffo…!- conferma
poi, con l’espressione da cattiva bambina pentita - Comunque,
è merito anche del mio portafortuna, se le mie tele mi appagano!
- Non hai bisogno di nessun portafortuna. – ribatte prontamente
Koga, fermando il passo di botto. Kaoru si accoda. - Se non sbaglio, l’ultimo
dei tuoi dipinti lo hai realizzato poco dopo la
perdita di quell’orecchino… Non mi sembra che quella tela ti sia venuta male,
anzi. Personalmente, mi piace. E’ come una finestra che ti fa sentire realmente
in quel posto.
- Davvero?!
Gli occhi della ragazza si riempiono presto di luce, accendendosi
dall’emozione.
Per un artista, sentirsi dire una simile cosa, equivale ad
aver raggiunto un determinato traguardo. Quello di trasmettere delle sensazioni
positive, attraverso un pezzo di carta disegnato.
- Tuttavia…- premette Koga,
estraendo qualcosa dalla tasca del suo abito nero ed andando verso Kaoru per
cingerla a sé. L’artista presa così, alla sprovvista, e un po’ per istinto,
compie un piccolo passettino all’indietro. Le sue spalle sono rigide, così come
le gambe, pesanti ed inarticolate a tal punto da farla quasi incespicare.
Koga la trattiene appena in tempo, con un’azione che la fa
questa volta inciampare in avanti. Il corpo del giovane le fa da scudo, uno scudo caldo e affettuoso. Facendo scivolare una mano dietro
la nuca della ragazza, lui le sfiora dolcemente il collo. Un movimento che porta
Kaoru a rabbrividire. Di colpo si sente trascinare in avanti, ma questa volta,
anziché replicare ed opporre resistenza, sembra assumere l’aspetto di un
burattino nelle mani del suo padrone.
Le dita di quest’ultimo, le sfiorano l’orecchio, con
eleganza.
“La sua pelle è fredda, ma tutto sommato è piacevole.” Pensa la mora ventiduenne, abbassando un secondo la
guardia, e lasciandosi coccolare da quel gesto.
Ben presto la sua mente si affolla di dieci centinaia d’emozioni,
l’istinto le chiederebbe di reagire, ma questa volta il suo carattere non prevarica.
Lo sguardo del cavaliere è fisso su quegli occhi tremolanti così
tanto simili a suoi per colore. E’ un’alchimia perfetta. La piacevole
brezza autunnale, la luna, la strada deserta, tutto sembra assomigliare ad una
di quelle commedie romantiche che tanto la affascinano.
- Tutta…tuttavia?- riesce lei a pigolare
appena, sforzandosi in tutti i modi di non arrossire. La fatica però è tanta, e
così il colorito del suo viso comincia ad intingersi di un timido rosso.
Koga la strattona ancora a sé, e abbassa la mano dal suo orecchio.
Kaoru sente d’istinto il bisogno di toccarsi il lobo. La sua bocca si spalanca
in una smorfia di stupore non appena sente sotto i polpastrelli delle dita, qualcosa
a lei familiare.
Il ragazzo taciturno e dai modo poco
garbati, la osserva con dolcezza per vedere meglio quel viso illuminato
flebilmente dalla luce di un faro posto ai lati del sentiero.
- Tuttavia – premette con voce soffusa,
e con l’apparente intenzione di portare le sue labbra in direzione di quelle
della timida ragazza - sento il dovere di restituirtelo ugualmente. – rivela
semplice, per poi toccare appena una ciocca di capelli dell’artista, e
ripiegarla dietro l’orecchio affinché l’orecchino si possa vedere – Gli orecchini sono fatti per essere indossati. – conclude, rendendo fisso nella sua mente quel volto così
delicato ed ingentilito dal prezioso oggetto.
L’artista sente il suolo mancargli sotto i piedi, per
ovviare al problema, si aggrappa con forza al soprabito del Cavaliere
Mistico che sobbalza come preso alla sprovvista.
Dire un “grazie”,
anche accennato, sarebbe l’ideale, ma la sua voce traballante glielo vieta. Il
suo sguardo si smarrisce copiosamente in quello del suo protettore.
Kaoru scrolla la testa con forza. Molla la presa, di getto,
e cade in mutismo. Il suo sguardo si abbassa, le sue gote si
colorano di rosso, ancora di più.
Il giovane si allontana da lei per riprendere il cammino. Lo
fa con passo spedito, mentre un’ancora shockata ragazza, se ne
sta lì, immobile sul ciglio della strada a fissare la figura del suo
cavaliere, farsi sempre più lontana.
- Hey! Aspettami! – esclama urlando d’un
botto come se si fosse appena svegliata, per farsi sentire, e apprestandosi poi
a raggiungerlo di corsa.
- Ma non volevi mantenere le
distanze?- risponde Koga, accelerando intenzionalmente il passo, un po’ per
farla arrabbiare di proposito.
- Koga! – sbotta ancora una volta Kaoru, reagendo subito alla provocazione- Sei proprio cattivo!
Zarba richiama il suo custode con tono spiritoso:
- Non ci riesci proprio, a non farla arrabbiare, eh?
Lui sorride a malapena, ma compiaciuto:
- Tu che dici?
Fine
Prima fanfiction dedicata interamente a questo magnifico
tokusastu di produzione giapponese, denominato “Garo”.
Purtroppo qui
da me MTV non è ancora arrivato, ragion per cui, sono
stata costretta (ma non troppo eh! ^-^) ad acquistare il DVD. Attualmente posseggo solo il primo, (tra non molto arriverà
anche il secondo! Banzai!!!), e si può dire che non ho
ancora conosciuto alla perfezione tutti i personaggi che appaiono all’interno
della serie. Mi scuso quindi per eventuali errori, e confido nella prossima fic
che spero di pubblicare molto presto!
Concludo con una piccola curiosità riguardo al cattivo di turno che
appare nella mia storia:
Bertran de Born, personaggio realmente
esistito, è passato alla storia come avido condottiero che fu
classificato da Dante come seminatore di discordia nell’inferno
della Divina Commedia, semplicemente
perché fu lui a dar vita alla rivalità tra Enrico d'Inghilterra e il padre
Enrico II.
Ringrazio
anticipatamente tutti coloro che lasceranno una
recensione! Fa sempre piacere leggerle!
Buona
lettura!
Botan