Bar della Rabbia

di Trigger
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02 - Me ne andrò su una barca che vola



Solo me chiedo perché sto così bene co te 
Io che non ho paura nella notte scura 
A fa risse, guerre, scommesse, mille schifezze 
Tremo tremo forte fra le tue carezze [1]
 
 
 
Violacea era ormai la guancia che le dita di Veronica accarezzavano dolcemente; Andrea aveva quasi dimenticato come se la fosse procurata, quella ferita, lì cullato dal profumo di pesca che la pelle dei polsi bianchi della ragazza effondeva. 

Il tempo sembrava essersi bloccato e il ragazzo non riusciva a capire se quello che sentiva fosse freddo o caldo. L’unica cosa che riusciva a percepire distintamente, con gli occhi chiusi e un po’ gonfi, era il suono di una nenia forse infinita che gli si infrangeva sul naso, sulla bocca e sulla fronte. 
 
Avrebbe voluto chiederle di tacere e di ascoltare insieme il rumore del nulla, ma non ci riusciva. Era come incantato e non trovava la forza necessaria per dar fiato ai pensieri. 
 
Il dolore che aveva provato fino a qualche ora prima era scomparso, o forse solo aumentato al punto da non sentirlo più. Probabilmente era la costola. Ricordava bene il punto preciso di quel pugno inflittogli a tradimento, ma non gli importava. Sapeva che prima o poi sarebbe dovuto arrivare il momento e voleva non aver paura. 
 
- Perché piangi? – osservò sorpresa spezzando il silenzio di una quiete angosciante.
- È il vento. 
- Non si muove una foglia – disse lei sussurrando.
 
L’unica foglia che si muoveva era il suo corpo, tremante come fosse dicembre, tra le braccia troppo magre di Veronica, che nel frattempo continuava a cullarlo come fosse sua madre. Non cantava più, troppo concentrata a contare i frammenti di respiro che uscivano da quella bocca ancora troppo giovane per impallidire. 
 
- Perché piangi? – chiese Andrea.
- È il vento. 
- Non si muove una foglia. 
- Tu sì, però.
 
Andrea sentiva che per una qualche ragione non avrebbe avuto a disposizione molto altro tempo ancora, così avrebbe voluto baciarla, perché non l’aveva mai fatto e perché invece avrebbe dovuto.
 
Voleva baciarla su quella guancia arrossata e sul quel naso ghiacciato; voleva baciarle i polsi alla pesca e le dita sottili, e poi avrebbe voluto baciarla sulle labbra salate di quelle lacrime trasparenti che si ostinava a nascondere. Ma sapeva che non lo avrebbe fatto, era terrorizzato.
 
- Dove credi mi porterà?
- Chi?
- Il vento.
- In un posto sicuramente migliore di questo.
 
Me ne andrò su una barca d'argento 
Me ne andrò su una barca che vola 
Me ne andrò ma non resterai sola [2]
 
Era quasi l’alba e il cielo aveva quel colore indefinibile che sta tra il blu notte e il grigio del primo mattino e la sagoma scura di due ragazzi abbracciati giaceva immobile in riva al mare.
 
- Mi farò portare ovunque andrai tu. 








[1], [2] Citazioni tratte dalla canzone "Statte zitta", di Alessandro Mannarino.




Trigger LanaDelReymefaunbaffo Efp è qui!

Come al solito io le one shot così sole solette, proprio non riesco a lasciarle e quindi continuo a stravolgere canzoni meravigliose, come quella che cito questa volta e che potete trovare qui. Ho deciso di creare un'altra raccolta per poter mettere insieme questi piccoli frammenti che ogni tanto vengono fuori ascoltando l'album che dà il nome alla raccolta stessa.

Qui in mezzo ci sono io, versione dammiunalamettachemitagliolevene, ma pur sempre io. 

Quindi grazie a te, che sei arrivata/o qui ancora una volta.




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