Nuova notte di veglia
Nuovo giorno già perso
Al tramonto la mia sveglia
Dell'alba il cielo terso
Guardo il fiume, amico lontano
Che non conosco se non di vista
Non ha nome, non ha suono
Ha le forme di quel che resta
Lingua di mercurio alle sette
Vetro levigato sotto le nuvole
Discreto fango al meriggio, riflette
La sua compostezza sempre mutevole
Serpente di fuoco alle sei
quando il vento si alza veloce
Da qui le squame fremono, pregherei
Perchè potesse cogliere il giorno feroce
Come lui in un sussulto, un sussurro
Mi scrollo di dosso la stanchezza
Il peso delle anse, la strada che percorro
Entrambi pecchiamo di chiarezza
Ma che mistero mi nascondi adesso?
Cosa sei in questa luce mattutina?
L'orario non è forse lo stesso
Il mio corpo ugualmente in rovina?
Abbandono la mia scrivania
Sopra il vetro del chiostro
Le rondini lamentano una sinfonia
A cui sono già andato incontro
Così come il fiume senza nome
Diverso in tutti i suoi istanti
Ma sempre uguale, ho compreso come
Riescono a capirsi tutti i viventi
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