I
La
luna pallida si affacciò dalle nuvole scure di pioggia,
illuminando con una luce eterea la scura solitaria strada mal
asfaltata.
Ogni tanto una macchina sola soletta passava, sobbalzando, tra le
imprecazioni del guidatore: i tremuli fasci di luce dei fari
attenuavano le fitte tenebre mentre le ruote sollevavano una leggera
nebbiolina di acqua incolore.
Lontano, un unico lampione lampeggiava debolmente, spegnendosi,
riaccendendosi, spegnendosi come se fosse rassegnato ad una spiacevole
fine mentre spandeva un’aura cupa sulle case e sulla strada.
Case dai muri scrostati e colmi d’umidità, con
giardini cresciuti senza controllo e imposte spezzate e rovinate, tetti
dalle travi marce e rose e indebolite dai tarli apparivano e sparivano
nel buio.
Catapecchie che sembravano abbandonate da secoli sotto la triste scura
pioggia che rimbalzava sulle mattonelle rovinate e screpolate, sulle
tegole rotte e corrose dall’acqua e dal tempo.
Un cancello tenebroso, ammuffito, corroso dalla ruggine e dagli anni,
dalle estremità appuntite, come dita adunche artigliate che
si protendevano dall’inferno stesso.
Al di là di esso un’infernal magione solitaria,
che si stagliava con le sue braccia corrose e marcite, con il tetto
diroccato e cadente e poche finestre dai vetri infranti.
La sovrastava una scultura gotica, rassomigliante ad un immondo
gargoyle che scrutava la poco ridente cittadella.
Sì…proprio un’atmosfera perfetta per un
esorcismo…
In mezzo a quel cimitero fatto provincia si mossero svelte alcune
ombre, scivolarono lungo i muri ammuffiti e si fermarono davanti al
cancellone gotico, chiuso da un pesante lucchetto mezzo arrugginito.
- Sembra siamo arrivati a destinazione… - fece la figura di
punta - …Dany, Rick, credo l’indirizzo sia questo-
disse voltandosi verso la catapecchia
- Tutto quel casino per una stupida stamberga infestata?!- un secondo,
meno alto, diede in escandescenze
- Taci Dany! Il cliente ha sempre ragione – un terzo,
probabilmente quello che si chiamava Rick, intervenne – E poi
tu finora sei stato davvero poco utile, non sai nemmeno parlare
l’inglese correttamente –
- Che ci posso fare, l’italiano è la lingua del
futuro – disse ridendo
- Sì, in particolare perché durante le lezioni
delle altre lingue dormivi…- Dany ebbe
l’accortezza di non ribattere.
Il silenzio venne rotto quasi subito –Ehi capo, ma in fondo
quel tizio aveva pure pochi soldi, perché hai accettato di
venire in questo remoto sobborgo inglese? –
Il primo non diede cenno di accorgersi dell’amico e
continuò ad esaminare la cupa inferriata.
-Capo, ci sei…?- iniziò il secondo
-Taci, stupida scimmia! – disse il ragazzo sempre chino sul
lucchetto che continuava ad esaminare, e senza distogliere lo sguardo
puntò la canna della pistola che aveva appena estratto con
la mano destra verso il suo compagno.
-Ok, sto zitto…- chiuse la bocca per qualche secondo
-…ma questo posto è una noia totale, peggio delle
lezioni universitarie, non c’è nulla da fare,
è…è un’agonia!-
-Se vuoi ti risparmio la sofferenza del trapasso allora…- lo
minacciò il primo caricando un colpo, mentre il terzo si
passava una mano sul viso…non cambiavano mai…
-Dany, ti faccio felice, muoviti, il professionista sei tu…
- disse poi il loro “capitano” indicando il
lucchetto da scassinare.
Dopo pochi secondi il cancello si aprì cigolando
-Pronti? Rick? Dany?- chiese il primo
-Roger- Rick estrasse una pistola dalla canna affusolata ed una leggera
sciabola d’argento che teneva al fianco, mentre Dany
impugnò due lunghe daghe e scoprì la cintura a
cui erano appuntati diversi pugnali da lancio, l’altro rimase
immobile, tenendo nel pugno chiuso il piccolo crocifisso che portava al
collo, attaccato ad una catenella d’acciaio, mentre
sussurrava alcune parole sottovoce –Ed, siamo pronti-
Il ragazzo sorrise e si tirò indietro il cappuccio,
lasciando che i capelli neri venissero bagnati dalla pioggia ed
aprì il mantello nero anch’esso, rivelando
l’interno rosso e sguainando due katana che scintillavano
sotto la luna pallida dopo aver riposto la sua arma da fuoco.
Un lamento, un movimento del braccio, uno sparo, rumore di un corpo che
cadeva sul terreno fangoso.
Altri lamenti, alcuni corpi macilenti, vittime imperfette dei vampiri,
schiavizzate e private di ogni propria volontà
–Ohoh! C’è abbondanza di ghoul, ecco un
buon riscaldamento!- disse Dany, partendo alla carica, seguito dagli
altri due.
Colpi su colpi, sangue, arti mozzati, altri corpi a terra, odore di
polvere da sparo, ogni fendente tirato con quelle armi
d’argento liberava un’anima dalla dannazione eterna.
Un ghoul si avvicinò troppo al ragazzo con i pugnali che con
un colpo portato con le due daghe lo decapitò, respingendo
il cadavere con un calcio e lanciando uno dei tanti coltelli contro un
altro avversario.
Rick usava simultaneamente spada e pistola, tagliando a metà
i corpi dei non-morti o perforando il loro cranio con precisi colpi.
Ed invece falciava i cadaveri animati con sapienza e movimenti fluidi
delle due lame argentee, dalle quali gli stupidi avversari non
avrebbero mai potuto avere scampo.
Il suo volto era ormai imbrattato di sangue marcio quasi al pari delle
sue armi.
-Vedo con piacere che siete arrivati, vi stavo aspettando…-
una figura dalla carnagione opalina si stagliò contro la
pallida luna, per poi svanire nel nulla.
-Lo andiamo a prendere?- alla domanda di Rick gli altri annuirono ed
entrarono nella lugubre dimora lasciando una scia di cadaveri
maciullati dietro di loro.
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