Solo in un mare di ricordi

di Fly to the sky
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Guardi le ampolle sistemate in file ordinate sugli scaffali. Non vi è un ordine preciso, tutte sono diverse: vi sono quelle grandi, quelle piccole, quelle luminose e quelle che si mimetizzano con lo sfondo, quelle dai colori accesi, quelle bianche, quelle nere. Alcune hanno forme particolari, sono allungate o allargate. Possono esserci circa cento ampolle in quel magazzino dietro la bottega. La tua bottega. Ne vai fiero, sì, sei fiero del tuo lavoro di venditore ambulante. Devi partecipare ai mercati di ogni città, devi montare e smontare la bottega e camminare in lungo e in largo, ma sei fiero del tuo lavoro, perché vendi quelle ampolle. Tu vendi i ricordi. Ricordi di civiltà estinte da tempo, ricordi di un orfanello, ricordi felici di fate e folletti giocondi o tristi ricordi di creature piangenti. Tutti vogliono i ricordi, e tu non ti fai nemmeno pagare tanto quindi gli affari vanno bene. Ma non è per questo che sei fiero del tuo lavoro vero? Tu adori avere a che fare con i ricordi. Li vai a scovare negli angoli più reconditi, poi li accogli come figli e li curi, maneggiandoli con mani di fata, delicato e attento a non rompere nemmeno un’ampolla. Tu credi che i ricordi siano la maggiore ricchezza dell’uomo, perché sono fatti di sentimenti. Quando le persone ricordano immergono la loro mente in sentimenti lontani, in avvenimenti felici o tristi che li hanno, in qualche modo, colpiti. Ti diverti ad entrare nei ricordi degli altri, a gioire con le altre persone, a piangere con loro, a rassicurarle anche se non possono sentirti o vederti. Non credi che questo sia un reato. Sì, i ricordi sono privati, ma concedere i propri sentimenti a qualcun altro è il maggior atto di fiducia che si possa fare, e tu, ogni volta che entri in un ricordo, ti senti amico di chi lo vive, e gli riveli le tue paure, le tue incertezze. Perché loro hanno qualcosa che tu non hai.
 
Per questo adori il tuo lavoro, perché tu sei povero, tu non hai nessun ricordo ormai.





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