♥•。•゚゚•。You're
In
Ruins
。•゚゚•。•♥
Non
riesco più a capire dove finisca la finzione, ed incominci la
realtà. Io e Kouyou litighiamo da almeno un paio di ore, per
una stronzata bella e buona. Ma si sa, le discussioni vanno a finire
sempre, in punti che non centrano con il problema che ha fatto
sorgere il litigio. Dice che sono poco presente nella sua vita, che
non si sente più amato come un tempo e che... non mancherà
molto prima che la nostra storia finisca. Ed è questo quello
che mi ha fatto incazzare: è così egoista che, non
capisce che il problema non sono io! Che colpa ne ho, se il lavoro è
così tanto da non riuscire neanche a respirare decentemente?!
Sa benissimo che Ruki quando si fissa sulle cose è
insopportabile! Senza contare il fatto che mi fa saltare i nervi,
ogni volta che propongo qualcosa e lui la boccia a priori!
“Senti
Yuu... ci abbiamo provato va bene? Non ha funzionato, pazienza!
Ognuno per la propria strada!”.
“Cosa
stai dicendo?! Io non ho provato un bel niente, Kouyou! Non sono un
campione di qualche prodotto di cosmesi! Se mi sono messo con te è
perché lo volevo!”.
“E'
evidente che non lo vuoi più! Però il tempo per stare
con quello stronzo di Kazuki lo trovi, non è vero? Sei
patetico!”.
“Oh,
ancora con questa storia?! Sei veramente un idiota! Se provassi a
mettere da parte un po' della tua gelosia, capiresti quanto io ti
amo! Evidentemente tu... non sei innamorato”.
“Stronzate!
Sei tu che non mi vedi! Sono sempre stato... un rimpiazzo!” -
sono sconcertato. Quest'affermazione mi manda in frantumi il cuore.
Come può pensare una cosa del genere?! Ciò significa
che in quattro anni di relazione, lui di me, non ha capito un emerito
cazzo.
“Sei...
sei un coglione” - gli dico, mentre alcune lacrime mi bagnano
gli occhi. I suoi mi fissano severi.
“Se
mi amassi veramente faresti qualcosa per salvare... la nostra
storia”.
“Se
mi amassi non diresti tutte queste cazzate”.
“Evidentemente
non ti amo”.
Crack.
Il
mio cuore si sbriciola. Gli ultimi cocci sopravvissuti alle sue
parole, esplodono per poi cadere in un punto imprecisato del mio
petto. Quel muscolo semi-volontario, non esiste più. Viene
sostituito da della poltiglia informe e morta. Prende
la sua giacca e, con un ultimo sguardo triste ed afflitto, esce di
casa.
Non so se farà
ritorno, so solo che sto piangendo e non ho fatto nulla per fermarlo.
Dovrei corrergli dietro, ed urlargli che farò di tutto per
stare assieme; che troverò del tempo da concederci, in mezzo a
questo mare di lavoro.
I miei
singhiozzi riempiono la stanza: sono fermo nello stesso punto in cui
mi ha lasciato il mio ragazzo. L'unica cosa da fare è uscire a
prendere un po' d'aria.
Mi dirigo in
bagno, sciacquandomi il viso, in modo da evitare di vedere il mio
pianto. Mi sistemo giusto il tanto da non apparire un barbone: niente
trucco, niente gioielli, solo io ed i miei vestiti. I più
semplici che ho. Un paio di jeans stretti neri, una maglia del
medesimo colore ed il cappotto per proteggermi dal freddo di gennaio.
Prendo le
chiavi di casa ed esco, chiudendomi la porta alle spalle.
Il gelo mi
trafigge il viso, ma sto bene. Un po' di aria ghiacciata mi farà
bene.
Comincio a
camminare senza una meta. I pensieri sono troppi e si accavallano uno
all'altro, non posso preoccuparmi anche della direzione in cui
andare.
Kouyou mi ha
quasi lasciato... ho forse l'ha fatto. Non posso crederci che sia
successo seriamente. Io che non gli dedico tempo. E lui me lo dedica?
Siamo nella stessa band, abbiamo gli stessi impegni. E' già
tanto se la mattina appena svegli, riusciamo a darci un bacio per
augurare, l'uno all'altro, il buongiorno.
Sospiro,
mentre mi fumo un'amata sigaretta. Il sapore della menta unito al
tabacco, mi rilassa i nervi, troppo stressati per riprendersi da
soli.
Non so da
quanto tempo sto camminando, so solo che vedo moltissima gente al
centro di un incrocio. C'è un'ambulanza e qualche forza
dell'ordine. Mi avvicino per vedere che succede e l'immagine che mi
si para davanti è raccapricciante: una macchina ha investito
in pieno una persona.
Il veicolo, ha
il parabrezza ed il cofano completamente distrutti e pieni di sangue.
Mi domando se la persona coinvolta sia ancora viva. I paramedici
corrono verso l'ambulanza, sulla barella c'è la vittima
dell'incidente.
Mi avvicino ed
il terrore mi assale: è Kouyou. La sigaretta mi cade dalle
labbra. Tutto il mio corpo s'irrigidisce a questa visione.
Non può
essere vero. Non è lui, non è il mio ragazzo. Mi faccio
strada tra la folla, ma un poliziotto mi blocca. Inizio ad urlare
disperato - “devo andare da lui!! La prego mi lasci andare è...
è...”.
“Si
calmi. Chi è lei? Lo conosce?” - cerca di bloccare i
miei movimenti, ma il pianto isterico mi porta a dimenarmi come un
bimbo.
“Il mio
ragazzo! Mi lasci andare! La prego... la prego” - l'uomo mi
guarda in viso. Speriamo mi creda.
“Può
salire in ambulanza, ma in ospedale dovremo accertarci che lei lo
conosca davvero”.
“Va bene
va bene, ora mi lasci andare!!” - mi libera dalla sua stretta,
e mi fiondo verso l'ambulanza. Un paramedico mi chiede di calmarmi,
quando mi chino sulla barella.
Kouyou è
pieno di sangue. Ha gli occhi chiusi e sembra non respiri. Lo
abbraccio, urlando il suo nome - “Kou! Kou svegliati ti prego!
Mi dispiace, è tutta colpa mia! E' tutta... colpa mia...”
- mi spostano per permettere alla barella di essere caricata
sull'ambulanza. Un paramedico mi è vicino. La abbraccio, è
una donna e dovrebbe capirmi. Non so perché lo faccio ma sono
disperato. Se Kouyou muore... se Kouyou muore cosa faccio io!?
“Si
tranquillizzi, ora dobbiamo andare all'ospedale. Respira ancora è
miracolato lo sa? Ha preso una botta terribile. Dobbiamo correre
prima di ricevere brutte notizie” - si scioglie dal contatto,
spingendomi verso il veicolo.
Una volta
partiti, mi lamento che mi fa male il petto ed il braccio sinistro -
“non si faccia prendere dal panico!” - mi dice la donna.
“Ma si
rende conto di cosa mi sta chiedendo?!”.
“Io so
chi siete... faremo di tutto, Yuu Shiroyama” - sono
sconvolto. Questo paramedico è una nostra fan. Mi porge una
pastiglia - “serve per evitare gli infarti. Si calmi e la butti
giù”.
“Lei
è...?” - chiedo, cercando di non piangere. Tentativo
inutile ovviamente.
“Nishimura
Mutsuko” - s'inchina leggermente.
“Salvate
Kouyou” - la mia unica implorazione, prima di abbandonarmi ad
un pianto silenzioso, fissando il mio ragazzo inerme.
Il
mio fidanzato, è entrato in sala operatoria con urgenza. Non
mi hanno fatto entrare, e hanno cercato di calmarmi, nonostante
gridassi di voler stare con lui. L'unica risposta che mi è
stata data è “se
vuole rivedere il suo compagno vivo, la preghiamo di attendere qui e
non arrecare ancora disturbo. I medici esistono
per
salvare le vite”.
Un
infermiere mi ha dato un altro tranquillante, ma non ha fatto
effetto. Sono almeno tre ore che vado avanti ed indietro per la sala
d'attesa, e nessun chirurgo è ancora uscito dalla sala
operatoria.
I
poliziotti mi hanno riempito di domande; alla fine si sono fidati. Ho
fatto vedere i miei documenti e hanno accertato chi io fossi.
Non
riesco a smettere di piangere e, come se non bastasse, non ho
avvisato Akira, Yutaka e Takanori.
Li
vedo correre verso di me, come fossero
un'apparizione. Chi diavolo li ha chiamati?!
“Yuu!”
- urla Taka in lacrime. Appena mi si avvicinano,
sento le loro braccia stringermi forte. Mi abbandono ad un pianto
disperato. Inizio
a singhiozzare isterico. Ripeto No,
no, no,
in continuazione. Non so più che ore sono, dove mi trovo, cosa
sto facendo.
Ho
solo la consapevolezza che Kouyou è in... sala operatoria. Non
si sa nulla, se è vivo, se... non si sveglierà mai più.
Le
mie gambe cedono: cado a terra ed inizio ad urlare.
“RIDATEMI
IL MIO RAGAZZO! NON PUO' MORIRE!” - Takanori, intanto, si è
chinato e mi abbraccia. Singhiozza anche lui.
Akira
sembra... sconvolto. Il suo volto è bagnato dalle lacrime, che
scendono incessanti. Yutaka piange come un bambino.
“Yuu
stai tranquillo ce la faranno” - mi accoccolo al suo petto, per
poi chiudere gli occhi. Sono distrutto.
“Se
devi darmi brutte notizie... non svegliarmi” -
sussurro prima di cadere in un sonno profondo.
“Quindi?”
-
la
voce di Takanori mi arriva alle orecchie. Sono tutto indolenzito.
“Non
si sa nulla... non ci fanno entrare. Appena esce un- oh ecco il
dottore!!” - è
la voce di Yutaka. Spalanco gli occhi, mettendomi a sedere.
“Yuu!”
- mi chiama Akira - “Yuu... il chirurgo” - dice Takanori.
Il
medico mi si avvicina - “come sta?” - mi chiede. Ma che
m'importa di come sto io!!
“Come
sta Kouyou?” - do per scontato che
sia vivo, ignorando la domanda appena rivoltami.
“E'...
un vostro amico?” - chiede guardandoci. Annuiamo.
“Beh
ha avuto un bruttissimo incidente. Abbiamo cercato di limitare i
danni al cervello, perché ha subito un grave trauma cranico.
Oltretutto ha il bacino spezzato, e quasi tutte le costole rotte.
L'abbiamo indotto in coma... vedremo come reagirà. Non ci sono
per il momento lesioni gravi da poter dire che non potrà
continuare la sua precedente vita. Sta al suo fisico, riprendersi dal
trauma”. Il chirurgo si congeda, chinandosi leggermente.
Sono
con la bocca spalancata.
“Shiroyama-san?”
- vengo chiamato da una voce femminile, e mi volto. La ragazza che
era in ambulanza, Mutsuko,
mi chiama.
“Può
vedere il suo compagno. Ma deve fare attenzione e non può
stare in terapia intensiva più di cinque minuti. Se vuole
vederlo, mi segua” - le mie gambe si muovono da sole e, nel
silenzio dei miei amici, seguo la ragazza.
Mi
fa indossare un camice, poi entro nella sala della terapia intensiva.
Oh
santissimi Kami. Questo posto è orrendo. Non che mi aspettassi
fiori o pareti colorate, ma i macchinari salva-vita mettono una certa
ansia.
Vedo
Kouyou sul suo letto, completamente ingessato. Potrei anche ridere,
se fosse un terribile scherzo.
Mi
avvicino, piangendo in silenzio. Mi siedo nella poltroncina, posta a
fianco al suo letto. Gli prendo una mano, baciandola piano. Il suono
dell'elettrocardiogramma è angosciante.
“Kou”
- bisbiglio con la voce spezzata dal pianto - “non puoi
lasciarmi. Devi
svegliarti. Come farò senza... senza di te? Hai ragione, non
ti ho dedicato abbastanza tempo! E' colpa mia se sei qui, dovrei
starci io al posto tuo”
-
mi asciugo le lacrime con la manica del cappotto.
Non
me lo sono ancora tolto, da quando sono arrivato qui.
“Amore
svegliati. Non m'importa se non mi vorrai più... devi vivere
ancora... non puoi morire” -
tiro su col naso - “non sei... non sei mai stato un rimpiazzo.
Io ti amo più di me stesso, lo sai quanto abbiamo faticato per
stare... per stare assieme...” - non ce la faccio a vederlo
così.
“Non
mollare Kou... puoi lasciare me, ma non gli altri... devi vedere
com'è Akira... o Taka... o... Yuta...” - mi alzo, non
riuscendo più a sopportare questo silenzio, accompagnato dal
battito artificiale del suo cuore. Gli do un bacio vicino alle
labbra, dato che è intubato.
“Ti
amo Kouyou” - gli lascio la mano, per poi uscire dalla terapia
intensiva.
Mi
levo il camice, dandolo alla prima infermiera disponibile. In sala
d'attesa, oltre i nostri compagni di band, ci sono le due sorelle di
Kou, il nostro manager, metà Alice Nine, la Tomomi... sembra
che tutti siano magicamente preoccupati per la vita del mio ragazzo.
Ma
loro non sanno quanto io stia soffrendo, non sanno quanto il mio
cuore stia sanguinando in questo momento. Vorrei urlare a tutti di
lasciarmi in pace, di lasciare Kou a riposare serenamente. Non
abbiamo bisogno di tutta questa apprensione, non
abbiamo bisogno di nessuno. Lasciatemi passare del tempo da solo con
lui, glielo devo.
“Andate
via” - dico a testa bassa. Sto stringendo i pugni, per evitare
di cedere ad un attacco di puro isterismo. I miei dotti lacrimali
chiedono pietà. Alla
folla presente, si aggiungono Kazuki e Byou. Ci mancavano solo loro!
“Senpai,
senpai!” - mi chiama il primo chitarrista degli Screw.
“Andate
via” - dico a denti stretti. Ma nessuno capisce. Alzo il viso,
guardando i presenti negli occhi: Akira è distrutto, è
come se gli avessero tolto un polmone senza anestesia. Takanori lo
stringe, mentre il suo viso è bagnato da lacrime salate.
Yutaka è inerme in un angolo. Ha il volto tirato e stanco.
Tora, Shou e Saga mi fissano. Sanno benissimo che voglio essere
lasciato in pace. Il nostro manager, appena intercetta i miei occhi,
abbassa lo sguardo; la Tomomi si asciuga le lacrime con un
fazzoletto, mentre Kazuki e Byou si abbracciano.
“Lasciatemi...
da solo” - dico a voce alta. Spero che stavolta mi diano
ascolto, o sarò costretto ad urlare.
“Ma...
Yuu non puoi farcela da solo” - dice Kazuki.
“Andiamo
via ragazzi” - Akira mi da' man forte. Lo
guardo, un sorriso debole mi illumina un momento il viso.
“Ma
non possiamo lasciarlo da solo! Ha bisogno di un aiuto morale!”
- Kazuki insiste. Io stringo gli occhi: sto per cedere ad un attacco
di rabbia.
“Kazu-chan...
devi rispettare la volontà di Yuu” - stavolta è
Yutaka a parlare.
“Chiama
se sai qualcosa” - il leader mi si avvicina e mi stringe a sé
- “ti voglio bene, Yuu”. Mi abbandono alle lacrime -
“anche io Yutaka”.
Come
una processione, mi salutano tutti. La Tomomi mi rassicura, dicendo
che posso prendermi delle ferie.
Oh
ma grazie al cavolo! Me le avrei prese comunque! Con o senza il suo
permesso!!
Annuncia
che il lavoro della band, può essere interrotto. Di certo non
mi metterò a suonare qui in ospedale... già perché
non ho intenzione di tornare a casa, finché Kou non si
riprenderà completamente.
I
giorni passano, e Kouyou sembra reagisca abbastanza bene alle cure.
Finora non ha avuto riscontri negativi e, ogni singola giornata, la
inizia con un miglioramento. Lo amo troppo per vederlo morire. Non
poter più vedere quel sorriso, o quel broncio offeso. O
sentire la sua chitarra che emette melodie dolci.
Non
potrò più stringerlo tra le mie braccia, baciarlo,
farci l'amore...
Ormai
è qui da più di due settimane. La dose dei medicinali
per indurlo al coma farmacologico, sono sempre meno potenti. Ancora
però, non ha aperto gli occhi.
Sto
per entrare in terapia intensiva: ho un paio di occhiaie che
farebbero invidia ad un panda. Indosso
il solito camice, e poi entro dal mio fidanzato. Come sempre lo trovo
inerme sul lettino. Di buono c'è, che non è più
intubato finalmente. Può respirare da solo.
Mi
siedo sulla poltroncina, ormai diventata mia, e gli stringo la mano.
“Ciao
amore” - gli bacio le labbra. Non potrei farlo in teoria... ma
chi se ne importa.
“Anche
oggi sei migliorato, lo sai Kou? Fai piccoli progressi ogni giorno
e-” - il movimento impercettibile della sua mano, mi fa venire
i brividi. Piano cerca di stringere la sua, nella mia. Le sue
palpebre si aprono con una lentezza estenuante: poco importa, non
abbiamo fretta. I miei occhi s'inumidiscono. Sono pietrificato, non
riesco a muovere un muscolo.
“Amo-...amore”
- dice
appena si sveglia. Piango di felicità.
“Kou!
Ti sei... sei bellissimo” - dico preso dall'emozione.
“Dove...
sia-mo?” - la
sua voce risulta roca.
“Non
preoccuparti amore... starai bene, non sforzarti”.
“Ti
ho sentito sai?... anche se... non pote-vo rispondere –
tossisce
– mi..
mi dispiace aver litigato con te” -
mi alzo e gli stampo un bacio sulle labbra. Non voglio sentire altro.
“Non
voglio lasciarti... ti prego Yuu, stai con me per sempre”
-
vedo
due lacrime scendere sulle guance.
“Non
ti lascio, Kouyou, non ti lascio”.
“Ti
amo” - mi
dice, prima di sorridere debolmente. Gli stringo la mano,
abbandonandomi ad un pianto liberatorio.
•。•゚゚•。♥。•゚゚•。•
Kouyou
è finalmente uscito dal coma. Ora sta meglio di prima; non ha
riportato lesioni a livello celebrale, ed i medici sono rimasti
alquanto stupiti da questo fatto. Dicono che sia stato salvato dalle
divinità, ma Kou dice che è solo grazie a se stesso ed
a me, che lui è ancora vivo.
“Che
ne dici se ripartiamo da capo, Yuu?” - siamo a casa, seduti sul
divano. L'uno stretto accanto all'altro.
“Non
dobbiamo ripartire... dobbiamo continuare” - lo bacio, mentre
lo faccio sdraiare. Mi sorride - “hai ragione... sono stato
egoista sai?”.
“Possiamo
non parlarne più? Mi sento meno in colpa”.
“Non
è colpa tua se quello stronzo mi ha preso in pieno!” - è
sconvolto.
“Avrei
dovuto stare con te, nei momenti liberi... probabilmente tutto questo
non sarebbe successo”.
“Ma
è accaduto e non si può tornare indietro. Adesso sono
qui, ci sono per te... solo per te” - sorridiamo felici, prima
di perderci tra le nostre effusioni amorose.
Facciamo
l'amore tutto il giorno, perdendoci ognuno nel calore dell'altro.
Vorrei
poter proteggere il mio fidanzato, a costo della mia
vita.
Vorrei poter dimenticare quel capitolo tragico e drammatico della
nostra vita.
Non
mi piace ricordare il giorno in cui lo vidi, esanime, sopra quella
barella. Il corpo grondante di sangue, il viso pallido e tumefatto.
Avrei voluto che capitasse a me. Me lo meritavo io, non lui. Cercherò
di tagliare fuori quel momento dalla mia vita, per poterlo aiutare a
riprendersi un po' dallo shock.
Dal
giorno Kou, non vuole più uscire da solo, e mi tiene un
braccio quando dobbiamo attraversare.
Sarò
il suo bastone, potrà aggrapparsi a me ogni volta che ne
sentirà la necessità. Devo
essere forte.
Sarò
forte per lui... per
non cadere in rovina.
♥•。•゚゚•。Fine
。•゚゚•。•♥
Ehm...
*entra di soppiatto*. Non volevo che mi uscisse questa... cosa, ma
una tipina tanto carina... (<_<) mi ha talmente condizionata
che, ho sentito la necessità di partorire questa ff.
Avevo
deciso che non ne avrei più caricato, e nemmeno scritto! Ma
ora l'ho fatto, per cui mi metto il cuore in pace <.<
E'
corta, e non ha né capo né coda! Ma vi prego, siate
buone ç_ç il titolo è una frase della canzone
dei Green Day ♥
21
guns.
Nient'altro
da aggiungere se non... scusate per la schifezza immane! ç_ç
Non
scrivo a scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono ed è
tutto frutto della mia mente (meno male! D:)
|