Respiro intenso.

di Sept
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Ti avevo detto di lasciarmi andare. Ti avevo quasi costretto a farlo. Eppure rimanevi lì. Sullo stipite della porta, nel riflesso della finestra, nell'angolo in cui mi cadeva l'attenzione. Non c'era verso di farti sparire. Continuavi a seguirmi e mi impedivi di scappare. Ad un certo punto ho creduto quasi di impazzire. Ero svenuta su quella distesa immensa di erba e non facevo altro che pensare a quando mi sarei liberata di te. Ma più pensavo a questo, più mi accorgevo che comunque pensavo sempre a te. Non riuscivo più a pensare a cose positive, ma per continuare a pensarti escogitavo piani per allontanarti. Il risultato era che pensavo comunque a te. Nonostante questo avevo deciso di continuare la preparazione per l'esame. L'esame più tosto della triennale. Un'esame che richiedeva tutte le mie attenzioni. Ogni riga, era una pausa. Ogni parola, era uno spunto per ricordare. Ogni pagina girata, era una domanda. Le sensazioni che mi rincorrevano erano troppo veloci. Se decidevo di seguirle, dovevo abbandonare tutto il resto. Non c'era possibilità di errore. Sapevo che ogni coneguenza, era causata dalle mie libere associazioni. Punti fermi che decidevano dove piantarsi. Non potevo decidere niente. Tutto mi sembrava inutile. Non riuscivo più a cogliere le emozioni del momento, ma solo quelle che resuscitavano con il mio permesso. Per fortuna quel 17 Settembre mi scontrai con te. Uno sguardo indecifrabile, ma aperto. Pensavo di aver sbagliato a perdere l'equilibrio e invece mi sono accorta che l'avevamo riacquistato entrambi. Non so per quale motivo, ma ti ritrovai da ogni parte quel giorno. In aula magna, a mensa, in biblioteca, nel corridoio. Eri ovunque. La cosa che mi spiazzò più di tutte, fu quella tua aria consapevole e sfuggente. Ti avrei portato a casa con me quella sera. Non avrei ricordato altro che il non vissuto della giornata appena trascorsa.




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