Sbagliata

di Shireen
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Aveva paura di uscire.
Aveva paura delle persone.
Aveva paura della vita.
Camminava per strada; si sentiva oppressa.
Camminava per strada; si sentiva addosso gli sguardi di tutti.
Giudicata. Osservata. Brutta.
Si vedeva brutta.
Nessuno le aveva mai detto di essere bella.
Nessuno le parlava mai. Credeva di essere sbagliata.
Aveva paura degli altri. Loro avevano paura di lei.
La guardavano da lontano. La amavano in segreto.
Vedevano i suoi lunghi, morbidi capelli, e sognavano di accarezzarli.
Vedevano il suo minuto corpo muoversi aggraziato, e sognavano di stringerlo tra le braccia.
Vedevano la sua liscia pelle chiara, e sognavano di sfiorarla.
Vedevano la sua piccola bocca carnosa, e sognavano di coprirla di baci.
Vedevano i suoi grandi occhi blu, e sognavano di poterli ammirare per sempre.
La coccolavano con lo sguardo. Lei non se ne accorgeva.
Pensavano a lei, in solitudine.
Sognavano di possederla. Ma non avevano il coraggio di avvicinarla.
Lei era superiore, eterea, divina. Pensavano di non essere all’altezza.
Si limitavano ad accarezzare altri capelli, stringere altri corpi, baciare altre labbra. Ma pensavano a lei.
Lei si sentiva brutta. Rifiutata. Sbagliata.
Continuava a sperare che qualcuno si accorgesse di lei.
Non successe.
Non ottenne fiori, dalla vita, come avrebbe voluto. Soltanto spine.
Smise di sperare.
 
Ora può andare ovunque. Non ha più paura.
Non si sente più brutta. Non può più essere guardata.
“Non si può morire a sedici anni”, le avevano detto.
Lei aveva scelto di non ascoltarli.





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