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Nascondino
Pappamolle, io? Ma che, scherziamo? E perché poi?
“Perché sei l’unico che non vuole vedere SAW 3D, Ste!”
Non mi fa paura, è solo un film cretino.
“Ah, sì? Allora
perché tremi? Perché non hai neppure voglia di fare quel
gioco? Sei un fifone, almeno ammettilo!”
Bene, allora. Vi dimostrerò che non è vero, ok? Giocherò, e vincerò.
“Certo. Facciamo così,
se non te la farai sotto e porterai in fondo il gioco ti darò il
numero di mia sorella.”
Ci sto. Vi faccio vedere io chi è il fifone. Ora però
fuori di qui, devo preparare tutto quello che mi servirà.
L’acqua salata come prima cosa: ne riempio una bella tazza...
anzi, porto una bottiglietta, casomai ne servisse di più. Oh,
devo ricordare anche il riso… e il coltello. Senza un coltello ben affilato non se ne fa nulla.
Spero che Ilenia non si arrabbi se prendo in prestito uno delle sue
stupide bestie di pezza. C’è l’imbarazzo della
scelta, ne avrà un milione… ma credo che prenderò
quello stupido cane blu. È da quando ero piccolo che mi sta
sulle scatole, è da quando l’ho visto che ho la sensazione
che mi odi…quegli occhi neri e lucidi sono cattivi.
Com’è che lo chiama, mia sorella? Ah, già,
Perro… che fantasia.
È quasi tutto pronto, afferro ago e filo e corro nel bagno. Sono
quasi le due… il gioco inizia alle tre in punto. Riempio la
vasca fino all’orlo, mentre stacco a Perro braccia e gambe e lo
svuoto di tutta quella lanuggine che mi fa starnutire. Fuori
l’imbottitura, dentro il riso e uno dei miei capelli… poi,
solo ago e filo rosso.
3.00: il gioco ha inizio, nel buio più totale. Che gusto
nell’annegare quello stupido pupazzo, che gusto nel dire
“Ora Perro sta sotto”. Non paragonabile, comunque, al gusto
che provo quando, dopo aver fatto finta di cercarlo, torno nel bagno e
lo dilanio con il coltello. Bene, ora la parte divertente: Perro mi
deve cercare… come se potesse. Tieni pure il coltello, brutto
cagnaccio. Tienilo e cercami… io mi nasconderò, ma solo perché è così che va fatto. Non ho paura, io.
Un bel posticino, per nascondersi, lo stanzino delle scope. Anche
se… fa caldo, lo sento solo io? La mia mente mi gioca brutti
scherzi… mi è quasi sembrato di sentire la porta del
bagno che si apriva, pensate! Cos’era quel rumore? Magari accendo
la luce un secondo… solo per dare un’occhiata. Ma non si
accende, l’interruttore non va! Il panico mi strozza la
gola… l’acqua nella bottiglia sembra bollire. Basta, non
ce la faccio più! Mollo la bottiglia, mollo tutto, e corro
fuori... so che non dovrei, non fino al mattino, ma corro lo stesso. Neppure nel corridoio va la luce...com’è
possibile che si vedano delle ombre nel buio totale? Cosa può essere più nero del nero?
Le ombre mi afferrano, sento il loro tocco sulla pelle, e sa di morte!
È tutto nella mia testa, tutto nella mia testa: anche quelle
impronte bagnate per terra. Anche quel lampo rosso
nell’oscurità più nera, quel baluginio metallico
che mi passa a un centimetro dal naso. Corro, non so neppure più
dove sono ma corro… il pavimento mi accoglie nel suo duro
abbraccio, quando qualcosa mi fa cadere. La paura sa di bile e benzina.
Sento bagnato sul petto, qualcosa di pesante che mi fa urlare. Non
posso toccarlo, non posso scacciarlo, mi morde ogni volta che avvicino
le mani. È il mio sangue, quello che goccia sul viso? La luce si
accende, ma l’interruttore non l’ho premuto io, lo giuro!
No, non può essere… ma quegli occhi neri, lucidi e
cattivi, quel filo rosso… quel coltello che morde così
dolorosamente. Io l’avevo annegato… e torna il buio
intorno a me. Un buio caldo, denso, di odore ferrigno.
Apro gli occhi, e la luce del corridoio mi accoglie. Come mai sono per
terra? Ah, già, sono svenuto... mentre stavo facendo quello
stupido gioco. Come mi sento cretino adesso, ad aver avuto paura!
Pensare che mi era addirittura sembrato di vedere quel dannato affare
di peluche… che strani scherzi che fa, la paura. Agli altri
però non lo dirò, di essermi spaventato!
Meglio che riordini, prima che mia madre e mia sorella
rientrino dalla festa. Vedo la bottiglia di acqua salata nello
stanzino… non mi va di raccoglierla, la lascerò
lì. Mentre raggiungo il bagno mi sento fluttuare… che
strana sensazione. Ancor più strano però è quello
che vedo nel bagno: ho sempre avuto un coltello piantato
nell’occhio? Sembro quasi una bambola, gettato così contro
la vasca da bagno ancora piena. Una di quelle bambole che usano nei
film dell’orrore per fare la vittima del serial killer…
una di quelle che usano in SAW. Guardalo lì, Perro, tutto
soddisfatto: ora che mi ha trovato, ora che ha vinto il gioco, non
sembra più tanto cattivo. Peccato solo per il muso sporco di
sangue. Mentre mi sento trasportare verso l’alto, guardo un
ultima volta quello che è stato il mio corpo, e Perro gira la
testa verso di me…sorride, lo stupido cane, con quegli occhietti
che luccicano di malvagità.
“L’avevo detto, io, che mi odiava.”
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