“Ti svegli la mattina e fissi fuori da quella finestra un
mondo incontaminato dalla tua presenza, una luce che taglia e invade
ogni anfratto possibile, un'aria che permea il cielo, le nuvole che
galleggiano in un fiume turchese. E tutto scorre senza di te, senza che
tu possa controllarlo.
Penso sia il momento più magico della giornata: scruto ogni
secondo di quella luce, e il mio cervello elabora così poche
informazioni rispetto a a tutte quelle che i sensi mandano; ma mi
bastano per immaginare, proiettare, inventare qualcosa. Fisso quel
nuovo giorno sconosciuto e così vivo, che non ho toccato,
sperando che qualcosa capiti.
E' la magia di un nuovo giorno, è l'ebrezza della
speranza...”
Un enorme portone di pietra scura si ergeva davanti ad un gruppo
estremamente variegato: uno strano cavaliere dalla rossa armatura
elettronica, dall'ironia poco velata e leggera, un uomo moro e alto,
dalla pelle olivastra, un Robin Hood in calzamaglia accompagnato da una
spietata rossa, un biondo guerriero armato di martello e un monumentale
uomo vestito di bianco, rosso e blu dal pesante scudo. Davanti a loro,
in trepida attesa affacciati sul quella porta nera, come il vuoto, due
sconosciuti: uno basso e dal fisico asciutto e tonico, il volto
delicato e impelato di capelli rossi corti, al suo fianco un uomo sulla
trentina della stazza degli altri dietro di lui, dai capelli cenere
corti che quasi creavano una piccola cresta, la barba che gli
delimitava il volto in cui due occhi di un azzurro glaciale erano
incastonati.
Il piccoletto si sentiva scosso in mezzo a quella massa di braccia
muscolose e armi estratte.
“Di certo non vengono ad invitarci ad entrare...”
disse Stark, sempre con la sua aria gentile e bonaria.
A queste parole partì un chiassoso battibecco: Captain
America a lamentarsi della stupidità dell'uscita, Occhio di
Falco a spiegare che era inutile stare a lagnarsi, Vedova Nera sbuffava
per la stupidità maschile... Mentre la baruffa continuava il
piccoletto respirava profondamente, e gli occhi di ghiaccio dell'altro
giovane non smettevano di osservarlo.
La stasi ritmica di quel respiro profondo si ruppe fra le parole di un
delicato Thor che con cauto silenzio si era avvicinato e aveva posto le
sue grandi e forti mani sulle spalle del rosso.
“Se non te la senti possiamo aspettare...” disse
gentilmente. Ma il mittente del messaggio sembrava non averlo percepito.
“Fang che facciamo?” disse il dio rivolgendosi al
giovane grande e grosso quanto lui.
Non fece in tempo a rispondere che Stark esplose:”Tre ore che
aspettiamo, io entro anche senza di lui!”.
I razzi della tuta si accesero e con uno slancio oltrepassò
la barriera di persone davanti a lui.
Thor con uno scatto spostò il ragazzo dall'entrata.
L'ingegnere sgranò gli occhi e sfoggiando un sorriso sghembo
bussò al portone.
Nulla era accaduto, così dopo tre ore di attesa, una
discussione nutile e la mancanza di Pepper lo portarono a provare a
sfondare il passaggio ostruito, per tutta risposta il materiale
reagì alla sollecitazione increspandosi come acqua e
riflettendo al mittente tutto lo sforzo che gli era stato generosamente
donato.
“Muro 1, Tony Stark 0” sghignazzò
Captain America facendo ripartire la lite, più feroce, tra i
presenti. Mentre le mani robotiche del moro accompagnavano un pugno
verso la mandibola dell'amico, che lo aveva appena offeso, il rosso
toccò il muro che dolcemente si ritrasse lasciando via
libera ai contendenti.
Un lungo corridoio buio si stagliava davanti a loro, pareti di
porcellana nera ricoperta di finissima vetrina riflettevano ogni
spiraglio di luce che il nucleo di Tony emetteva. Il silenzio era
calato, quasi di vetro colando su ognuno di loro. Dopo svariati minuti
di camminata atonica si spalancò un'enorme stanza illuminata
a giorno da milioni di fiaccole. Un soffitto a cupola si delineava fra
le fiamme che sembravano non cessare e nel centro un uomo seduto a
gambe incrociate soppesava e puliva la sua arma.
Fu Thor ad entrare per primo e sconvolto notò come la figura
fosse un Asgardiano.
Fang parlò per la prima volta:”Quello che ci fa
qui?” disse con un sorriso sghembo e una voce profonda.
Tutti fissarono il dio addentrarsi nella stanza, nessuno si mosse.
Perfino Tony era visibilmente turbato. Lo sconosciuto si
levò in piedi e conficcò la lama nel pavimento,
davanti a se. L'armatura scintillante e finemente lavorata, brillava
come oro al sole; ogni sua parte riproduceva perfettamente quella di un
enorme drago squamato, dall'ampio ventre e dai monolitici arti.
In lui qualcosa non andava: ogni suo bordo, ogni suo gesto sembrava
sfuocato, come quando le fiamme alterano il moto browniano delle
particelle dell'aria, oppure come un forte effetto d'astigmatismo.
Quell'uomo sembrava un errore.
Nel silenzio scosse la testa, e in quel momento Thor capì.
Il rosso era in mezzo al gruppo e vedeva poco e male; il dio del tuono
si voltò verso di loro e disse ciò che uomo
astigmatico voleva dire:”Non te, ma lui!”.
Il gruppo si aprì e il giovane si fece avanti.
Alla sua destra si levò una colonna, Fang e alla sua
sinistra si pose Thor.
Gli occhi azzurri del Dio fissavano l'estraneo, che lentamente levava
la spada.
Un secondo e un rombo di fulmine scalfì il silenzio: la
folgore saettò contro l'ignaro sconosciuto e si
levò povere. “E' morto, Thor... E'
inutile...”.
“Ora lo è sicuramente, no?” disse cauto
il dio. La polvere calò e riapparve lo spirito, ai suoi
piedi una freccia.
Con uno scatto il rosso si voltò verso il Robin Hood del
gruppo e lo ringraziò con un ampio sorriso.
“Vuole iniziare...” sibilò il giovane e
lo sguardo si fece deciso e torvo.
Estrasse un ciondolo a forma di chiave e lo lanciò in aria,
poche parole e si tramutò in un lungo bastone dorato
sormontato da una raggiante icona a forma di sole. Thor
sguainò il martello e Fang materializzò spada e
scudo.
Gli altri si accalcavano a superare la soglia ma qualcosa li fermava.
“E' inutile che spingiate, questa cupola possiede un sigillo
al suo interno” disse seccato il rosso.
Lo spirito spalancò la bocca e ciò che ne
uscì fu sconvolgente: nessuno dei presenti aveva mai sentito
un così bel canto, solenne, puro, potente. Sembrava che
quella voce potesse reggere la vita stessa. E in quella voce lo spirito
si scompose per dar vita ad un solidissimo drago nero come la pece. Gli
occhi verdi e dolci guizzarono sul prescelto, uno schiocco di lingua e
turbini di fuoco volteggiarono su di lui, senza mai toccarlo. Un muro
d'aria liquida si era eretto attorno a loro.
“Abbattetelo, io non posso mantenere per molto questa
difesa”.
Thor roteò il martello, Fang puntò la spada...
Quando abbatterono il drago, la stanza tornò buia, ogni
fiaccola era spenta, solo Tony sembrava emanare luce.
Lo spirito si avvicinò al piccolo rosso e lo condusse oltre
una porta di pietra nera.
Ogni giorno attraversiamo migliaia di anfratti diversi nella nostra
città, nella nostra abitazione, o sul nostro luogo di
lavoro; a meno che il cambiamento sia eclatante non ci accorgiamo di
grandi cambiamenti, non notiamo piccole variazioni.
Sono però i piccoli dettagli che preannunciano l'arrivo del
grande cambiamento, dello scombussolamento che stravolge il mondo e ne
altera la fisionomia.
Certe persone lo sanno bene, sono tutte state toccate da una
volontà più grande, da un dono pesante, tanto da
stravolgere la gravità degli eventi.
Jane poté baciare una sola volta il suo amato, Pepper
dovette condividerlo col mondo, una giovane fu persa nelle pieghe del
tempo... Quando ci si avvicina a queste persone, si rimane impigliati
in questo turbinio di stati, e tutte le volte per uscirne dobbiamo
pagarne un prezzo. Alto, se vogliamo tenerli stretti a noi... Certe
volte troppo alto.
Il prezzo... Penso che il miglior modo per esprimere questo concetto
sia già stato citato milioni di volte:”Da grandi
poteri, derivano grandi responsabilità”.
Terrificante ma assolutamente vera... Questa è la chiave di
questa storia, che si perde in un sogno, non uno qualsiasi, ma quello
che nasce e sgorga pochi istanti prima di destarsi...
Ed è da questo sogno che tutto parte...
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Yeah, non ho mai scritto l'angolo dell'autore in un mio testo, questa
è assolutamente la mia prima volta! Beh che dire, questo
è solo un prologo per tastare il terreno. Ho visto 5 volte
Thor in questa settimana (santi esami, sembrerò pazzo, ma
Jane che sclerava e il biondo che le correva dietro mi hanno tenuto
compagnia mentre ripetevo), quindi mi è venuta una voglia
improvvisa di scrivere una fan fiction. Normalmente scrivo testi
originali, molto più macabri e decisamente più
psicopatici (se avete letto l'altro testo, beh, il titolo iniziale
doveva essere decisamente più sconvolgente), ma volevo per
una volta dare spazio ad una fantasia. Uhm come autocritica mi direi
che la parte narrativa che spinge la storia è un po'
legnosa: in questo capitolo volevo solo tastare il terreno e vedere se
l'idea poteva interessare, quindi l'ho scritto molto velocemente. Dal
prossimo capitolo ci metterò più impegno. Per chi
non avesse letto XxxHolic, o per chi lo avesse letto e si chiede il
senso di un crossover con quell'opera, beh, direi che quel manga
è il più bello in assoluto: se letto in modo
intelligente apre gli occhi su molte cose e aiuta a vedere da una
prospettiva nuova (per chi non lo ha letto, quando sarà il
momento ci saranno le spiegazioni).
Perdonatemi qualche errore di battitura x.x comunque spero che la
storia possa intrigarvi ed interessarvi, e spero che vogliate lasciare
anche qualche commento (fa sempre piacere che sia una critica
costruttiva o un apprezzamento).
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