Tè per tre.
Finiamo sempre con l’assomigliare
a ciò che amiamo.
(San Bernardo di Chiaravalle)
L’acqua era piacevolmente calda,
le essenze rilassanti: Severus aveva desiderato quel bagno da ore e adesso
finalmente lo stava assaporando. Di solito preferiva la doccia, più veloce, più
pratica, più… maschile, secondo il suo parere. Ma i suoi dolori muscolari
dovuti alla tensione che non lo lasciava mai erano peggiorati negli ultimi
giorni e per scioglierli senza dover ricorrere a medicamenti aveva optato per
un bagno caldo. Si era quasi addormentato nella vasca quando si ricordò che
doveva mandare a letto il marmocchio prima che passasse l’ora canonica. Con un
po’ di dispiacere si alzò, mese fuori una gamba, poi l’altra, rabbrividendo al
contatto col pavimento di pietra. Non aveva messo nessun tappeto, si segnò
mentalmente di farlo la volta successiva. Fu allora che la porta si aprì di
colpo ed Harry piombò nella stanza. Severus non ebbe il tempo di pensare che
era completamente nudo e indifeso di fronte al bambino. Nella frazione di
secondo che il suo cervello impiegò a focalizzare la situazione era tardi:
Harry lo guardava incuriosito strizzando leggermente un occhio, la testa appena
piegata di lato. Fu questione di attimi: il pozionista trovò finalmente il modo
di fare uscire un suono dalla sua bocca e chiamò a sé un asciugamano,
mettendosi immediatamente sulla difensiva e confondendo il rossore che gli
aveva colorato il viso col calore dei vapori della vasca ancora fumante.
-Per Merlino Harry, lo sai che si
deve bussare prima, soprattutto quando si tratta di questa stanza! –
- Ma mi scappa la pipì, me la
faccio addosso! – In effetti adesso che lo osservava si accorse che il bambino
stringeva le gambe.
- D’accordo vai… - e si rimproverò mentalmente di non avere ancora
provveduto a ricavare una piccola toilette per le emergenze, adesso che lì ci
vivevano in due. Harry fece quel che doveva fare mentre Severus attendeva
ammantato nel telo verde, le braccia incrociate sul petto e una smorfia
spazientita sulla faccia. Il piccolo gli passò di fianco e l’uomo prevenne
qualsiasi tentativo di far parola: - Vai a metterti il pigiama e dopo vieni a
lavarti i denti.- Quando la porta si richiuse dietro le spalle del bambino
Severus tentò inutilmente di ignorare quello che era accaduto. Si guardò allo
specchio: non era più capitato dai tempi in cui era studente che qualcuno lo
vedesse completamente svestito e nemmeno allora era stata una bella sensazione.
Non aveva nulla che non andasse, era esattamente nella norma, forse un po’
magrino all’epoca ma per il resto… beh, niente di cui farsi complessi, anzi.
Appunto. Per tutti i draghi della Romania Harry lo aveva visto! Di sesso
avevano già avuto modo di parlare e ricordava di essere stato esauriente. Un
discorso tra un adulto maschio e un bambino maschio, quello che normalmente
avviene tra padre e figlio. Il piccolo sapeva adesso come i bambini venivano
concepiti e venivano al mondo. Ma Harry l’aveva mai visto un uomo adulto
completamente nudo? Pensando all’unico esemplare maschio con cui aveva vissuto
prima di arrivare ad Hogwarts si augurava ardentemente di no. Vernon era già
sufficientemente pietoso coi vestiti addosso. Decise di accantonare
momentaneamente il problema: forse stava eccedendo in zelo e preoccupazione. Forse
Harry non ci aveva nemmeno fatto caso… impossibile…. allora forse avrebbe
dimenticato in fretta l’accaduto archiviandolo come fatto non particolarmente
degno di nota e di relative domande… questa ipotesi lo incoraggiò già di più.
Finì di prepararsi per la notte e per il momento la giornata con tutti i suoi
turbamenti terminò lì.
Il giorno dopo Harry fece
esattamente tutto quello che faceva ogni benedetta mattina e partì per andare a
scuola accompagnato dall’auror di
turno: nessuna domanda inopportuna, nessuna espressione interrogativa. La sola
cosa fuori posto che il professore notò fu la pettinatura: si era pettinato con
la scriminatura centrale, che oltre a non stargli bene, non gli stava proprio,
nel senso che i capelli si ribellavano e a dispetto dei tentativi del bambino
tornavano a cadergli nel solito ciuffo.
- Harry per amor del cielo
smettila di toccarti i capelli.! Non è educato mentre si mangia! –
- Uf, ma non vogliono stare giù!
–
- Perché non è la loro natura,
non sono come i miei. –
- Ma io li voglio come i tuoi. –
- Non sono abbastanza lunghi. –
- E infatti ho deciso che non me
li taglio più. –
- Tu li taglierai e li terrai in
ordine come un bambino dovrebbe tenerli. –
- Ma così non ti somiglio! –
- Ma non devi somigliarmi! Avanti
finisci la colazione che fai tardi a scuola. -
Questa era stata la breve
conversazione che sul momento non sollevò più di tanto l’ interesse del mago
adulto: gli parve un capriccio, uno sghiribizzo partorito dalla mente di un
bambino dotato di sufficiente fantasia per inventarsi motivi di gioco da un
nonnulla. Harry se ne era andato sbuffando con il ciuffo al suo solito posto.
Con una piacevole sensazione
divertita e di sollievo, benché ancora oscurata da una leggera ombra di dubbio
che l’episodio della sera precedente fosse già passato nel dimenticatoio,
Severus si apprestò ad affrontare una nuova giornata lavorativa.
Durante il mattino però, durante
una breve conversazione intrattenuta assieme alla collega di Legislazione delle
Arti Magiche, il pozionista finì col rivedere sotto nuova luce l’episodio della
colazione.
- I ragazzi Severus sono in
quell’età in cui rischiano di emulare le persone sbagliate solo per non
rimanere esclusi dal gruppo: era sicuramente più rassicurante quando
l’emulazione era rivolta ai genitori, a meno che non si trattasse di genitori
degenerati... E non capiscono che la mancata osservanza delle restrizioni
sull’uso improprio di alcuni incantesimi è punibile ben prima del compimento
della maggiore età. Bla, bla bla….- Severus aveva smesso di ascoltare quasi
immediatamente tornando col pensiero alla discussione di poche ore prima, con
Harry indispettito di fronte alla scriminatura mal riuscita. Fece mentalmente
una breve panoramica dell’ultimo periodo e fu in grado finalmente di isolare
momenti simili: Harry che voleva assolutamente un maglione nero, che insisteva
per preparare pozioni, che si sedeva in poltrona leggendo libri assurdi per la
sua età, come il manuale di crittografia magica, e che se ne usciva con
espressioni quali “mi è consentito ritirarmi in camera mia?”… Così, mentre la
loquace collega continuava a blaterare sulla leggerezza degli adolescenti in
fatto di rispetto del codice magico, il pozionista realizzava che il bambino
stava tentando di somigliare il più possibile a un Severus Piton in miniatura.
Si sganciò con una scusa dalla collega: la scoperta gli aveva creato un moto
strano nell’animo: piacevole da una parte, preoccupante dall’altra.
Per l’ennesima volta, di fronte
ad interrogativi di cui, da tutore neofita, si trovava completamente a digiuno
di esperienza, finì col confrontarsi con la immancabile signora Weasley la
quale, da donna votata anima e corpo alla causa della maternità, non mancò di
offrire il suo spassionato parere.
- Oh è assolutamente normale professore.
– disse mentre finiva di stendere una serie infinita di mutande e t-shirt a
forza di colpi di bacchetta. Affacciato al camino Severus la osservava compiere
non meno di tre azioni in un colpo solo e rispondere a lui era forse la quarta.
Per certi aspetti quella donna era davvero da ammirare.
- Charlie si metteva i miei
vestiti e Ron trafficava in cucina prima di realizzare che il cibo preferiva
mangiarlo che prepararlo. I bambini sono così, imitano i grandi. –
- Ma Harry non dovrebbe imitare
me maledizione! -
- E chi allora? E’ con te che si
confronta tutti i giorni. –
Già, questa
era la spiegazione più logica. Ma al mago l’idea non piaceva: non sarebbe
piaciuta a Lily, né tantomeno a quell’idiota di suo padre James, ma in questo
caso avrebbero avuto pienamente ragione. Harry non aveva nulla di buono da
imitare da lui: era un uomo sgradevole,
arrabbiato col mondo e con la vita, poco amato dalla comunità magica. La
sola cosa di sé che riconosceva come un possibile lascito per il marmocchio
erano la volontà ferrea, la disciplina e la conoscenza. Cose non appetibili per
un bambino di otto anni. Ma soprattutto significava che il legame tra lui e
Potter si stava davvero facendo troppo intenso e questo non era mai stato nei
suoi piani. Un coinvolgimento emotivo era ancora ancora comprensibile e
accettabile, era già accaduto in quei mesi di convivenza, ma una simbiosi era
assolutamente fuori discussione. Lui era e rimaneva Severus Tobias Piton e
doveva mantenere la giusta distanza dal figlio di Lily, benché non potesse
negare che il livello di guardia fosse già stato superato da un pezzo. Doveva
trovare il modo adesso di far capire ad Harry che aveva sbagliato modello.
Nel pomeriggio il piccolo tornò
da scuola con un biglietto.
- E’ della maestra Jane. –
Già, la maestra Jane. La maestra
Jane era la psicologa coi capelli rossi che tanto gli ricordava Lily
maledizione! Cosa voleva da lui? Aprì il biglietto. Era un auto invito per un
té. Glielo aveva detto del resto no? Che avrebbero bevuto un té insieme. Non
gli aveva detto però che il the lo avrebbero bevuto da lui. Harry osservava le
facce sempre più sconvolte del suo tutore: da quando gli aveva svelato il
mittente della missiva a quando il professore aveva posato gli occhi sul
biglietto gli aveva visto cambiare espressione alla stessa velocità con cui
corrono le nuvole nel cielo in un giorno di vento. Adesso sembrava quasi, come
dire, nel panico, cosa assolutamente non da lui. Ritrovato il controllo sui
suoi cinque sensi e sui muscoli facciali Severus disse semplicemente:
- Non si puo fare. –
- Perché? –
- Perché la maestra Jane non può
venire ad Hogwarts, questo lo sai anche tu. E dove glielo offriamo il tè?
magari sul soffitto? Servito dal fantasma senza testa o dalla signora grassa? –
- E se si arrabbia? –
- Se è intelligente non lo farà.
–
- Per me si arrabbia. –
- Ritieni la tua insegnante poco
intelligente Harry? –
- No, ritengo che è una femmina…
le femmine si arrabbiano spesso, soprattutto quando dici di no. –
A volte credeva che l’arguzia del
giovane Potter fosse già motivo sufficiente a renderlo un uomo felice…
- Io non voglio farla arrabbiare.
– Ecco, adesso l’arguzia si era sciolta come la cera delle candele e aveva
impiastricciato tutto. Se si lasciava prendere dal sentimentalismo per un
nonnulla non avrebbe avuto molta fortuna nella vita.
- Harry qui la maestra Jane non
può venire. Questo è il punto e dopo il punto ci si ferma. –
- Fai una magia e inventati
un’altra casa! Tu sei il mago più bravo che c’è! –
- Intanto si dice “ci sia”… e
grazie comunque per il complimento… ma- si interruppe pensieroso: il marmocchio
non aveva detto una stupidaggine in fin dei conti. E la casa non c’era nemmeno
bisogno di inventarla dalle fondamenta. C’era Spinners’ End. No… Spinners’ End
poteva dirsi tutto fuorché una casa accogliente e adatta a un té delle cinque.
- Ti prego ti prego ti prego
Severus… a me piace la maestra Jane… -
Per Severus era una lotta
all’ultima emozione: Jane gli ricordava Lily e Lily era la mamma di Harry e
Harry amava Jane. Jane era un’insegnante e una psicologa, forse voleva
parlargli di Harry o forse voleva parlare di loro, di lui e di harry e Severus
faticava a parlare di lui e di Harry con gli estranei. Lo faceva solo e
raramente col Preside e con quella pazza di Molly Weasley perché con qualcuno
doveva pur farlo quando si trovava all’impasse, cosa che accadeva piuttosto di
frequente. Spinners’ end, la casa più brutta, tetra e piena di brutti ricordi
che una persona potrebbe desiderare. Ma era una casa babbana, in un quartieraccio
babbano: con una ripulita e qualche tocco di luce poteva usarla come set per un
paio d’ore. Si accorse che Harry lo fissava nella stessa identica posizione che
gli era propria: schiena eretta e braccia incrociate sul petto. Ecco, poteva
approfittarne per chiedere alla psicologa come poteva fare a togliere ad Harry
il brutto vizio di imitarlo.
Harry si divertì un mondo a veder
cambiare la casa sotto i propri occhi. Più tempo passava col suo tutore più
pensava che era davvero forte e che era stato fortunato ad essere “quasi
adottato” da lui: a parte Ron, nessuno dei suoi compagni aveva un papà capace
di fare cose del genere. Severus non era suo papà ma vivevano insieme come se
lo fosse in fin dei conti. E’ vero, non si somigliavano molto, a parte per il
colore dei capelli che erano scuri scuri, ma si poteva rimediare… non gli
sembrava tanto difficile somigliare al suo tutore anche se… si era accorto che
erano più diversi di quello che pensava e questo lo aveva un po’ sconcertato.
Forse la maestra Jane avrebbe potuto aiutarlo, lei era una psicogola giusto?
Studiava le persone e quindi le conosceva bene. Forse lei sapeva il perché e
quindi sapeva anche come a fare a rimediare le differenze…
Jane arrivò puntualissima. Non
fece nessun commento entrando nel salotto di casa Piton. Solo uno sguardo
meravigliato nel constatare la dotazione bibliografica di quella stanza.
- Noto con piacere che lei legge
molto signor Piton. –
- E’ la mia più grande
consolazione. – Si accorse troppo tardi di aver servito su un piatto d’argento
proprio ad una psicologa sicuro materiale da lavoro. Si augurò di non fare
ulteriori gaffe e che la conversazione non prendesse pieghe troppo personali.
- Severus… posso chiamarla per
nome vero? Dopo qualche minuto in compagnia di una persona mi riesce difficile
mantenere un contegno da signora per bene… -. Il mago ebbe un attimo di
smarrimento, non erano poi molte in fin dei conti le persone che lo chiamavano
per nome. Lei lo notò.
-Ma se lo ritiene più consono ai
nostri ruoli manterrò il cognome. –
- Faccia come preferisce
dottoressa, io mi adeguerò. –
- Bene… Severus… allora, a che
punto siamo? – Di quale punto stava parlando? Ecco, lo sapeva, adesso si
sarebbe tradito maledizione, quella sapeva fare bene il suo lavoro. Il
pozionista decise che avrebbe giocato d’anticipo, rispondendo a più di quello
che gli veniva chiesto. Così forse avrebbe smorzato un po’ gli entusiasmi
investigativi della giovane.
- Io e Harry ci stiamo ancora
conoscendo, la cosa più difficile da ottenere è stata la fiducia reciproca ma
posso ritenermi soddisfatto per i risultati raggiunti finora. – Beh, gli
sembrava un discorso ben fatto e inattaccabile.
- Direi che l’obiettivo è raggiunto Severus… il bambino
si fida di lei. Guardi. – approfittando del fatto che Harry si fosse distratto
ad armeggiare con un telescopio la dottoressa mostrò a Piton un disegno: Harry
aveva disegnato le persone della sua famiglia, una famiglia speciale rispetto
agli standard, ma pur sempre la sua famiglia: Severus riconobbe, oltre al piccolo
con tanto di occhiali e cicatrice, sé stesso, Ron Weasley e i signori Weasley,
il Preside. Nessuna traccia di Petunia e consorte.
- A parte la fantasia di Harry,
non capisco perché abbia vestito quest’uomo anziano da mago Merlino ma è
probabile che sia un’associazione d’idee (e Severus non poté far altro che
pensare che la cara Jane questa volta aveva sbagliato in toto visto che Silente
era rappresentato nelle sue consuete vesti), può notare come abbia disegnato
lei… -
Severus subito non capì a cosa la
maestra si riferisse: era lui, capelli lunghi, naso enorme, abito nero… che
cosa c’era di strano? Guardò con aria interrogativa la donna e se ne pentì
anche subito perché gli veniva spontaneo metterla a confronto con Lily.
- Non noto niente di strano. – non
si era nemmeno sforzato di notare se ci fosse qualcosa di strano, ma doveva
trovare un modo veloce per distogliere lo sguardo da lei e tornare al disegno.
- Lei è davvero così alto
Severus? – di nuovo lui la guardò interrogativo. Tornò al disegno. In effetti
Harry lo aveva disegnato spropositatamente altro. Occupava l’intera altezza del
foglio, superando di molto anche Albus e Arthur. Harry non aveva rispettato le
proporzioni.
-Lei qui è un gigante… occupa un
sacco di spazio… Harry ha voluto rappresentare anche il suo migliore amico e i
genitori che considera parte integrante del suo gruppo famigliare, e il signore
anziano che mi ha detto però che non è il nonno e mi dovrà allora spiegare chi
è, ma lei, Severus, lei domina.-
- Quindi? –
- Quindi il bambino si fida di
lei. Totalmente. – Il pozionista non poté evitare una scossa di soddisfazione
correre dentro di lui. Harry si era voltato a guardarli sorridendo, non alle
loro parole ma a qualche pensiero di cui solo lui era cosciente. Lasciò perdere
il telescopio e si arrampicò sulle gambe del suo tutore trovando posto così fra
gli adulti e la loro conversazione. Anche a Jane scappò un sorriso mentre per
Severus fu un nuovo shock: questa confidenza del bambino in presenza di
estranei lo metteva un po’ a disagio.
- Harry forse è il caso che tu
sieda al tuo posto. – Il bambino lo guardò interrogativo: perché avrebbe
dovuto? Si era seduto ancora in braccio al suo tutore e non gli era mai stato
detto di scendere. Però obbedì.
- Che ne dici di andare di là a
prendere la torta? –
- C’è anche una torta? Questo qui
non è un té delle cinque, è un party. –
- La torta è stata un’idea di
Harry, è un’abitudine che ha copiato da casa Weasley. –
- Uhm, la signora Weasley è
effettivamente una pasticcera provetta. Mi chiedo dove trovi il tempo di
preparare anche torte così buone. A volte sospetto che abbia la bacchetta magica! – Severus deglutì augurandosi che ad
Harry non sfuggisse qualche parola di troppo ma il bimbo era già corso in
cucina.
- Vorrei approfittare del fatto
che è di là per chiederle una cosa dottoressa. – Jane accennò lievemente col
capo.
- Harry ultimamente copia tutto
quello che faccio… allora, ho capito che sono la figura adulta più vicina in
questo momento ma mi creda, ho i miei buoni motivi per desiderare che Harry non
mi somigli. –
Jane si allargò in un sorriso
comprensivo.
- Severus… si è già risposto da
solo… e sui suoi timori beh… io non la conosco e non so cosa abbia di così
terribile da non dover essere preso ad esempio da Harry. Se l’hanno scelta come
tutore di sicuro è perché lei è una persona fidata e mi creda… Harry è un
bambino sereno, più di quello che ci si poteva aspettare. Forse quello poco
sereno è lei… –.
- Io sto bene. –
- E io proverò a crederle. –
Per le streghe di Salem, quella
donna riusciva quasi a fargli una legilimens pur senza non avere minimamente
l’idea che potesse esistere una simile pratica. Formulò immediatamente una
domanda di rimbalzo risposando l’attenzione sul piccolo.
- Non dovrebbe aver già superato
quella fase scusi? –
- Evidentemente prima non ne ha
avuto l’opportunità. Credo che la vita familiare di Harry sia iniziata con lei
Severus. –
Il discorso fu interrotto da una
torta ancora fumante che avanzava con solennità a un metro da terra. Harry
aveva voluto metterci pure una candela nel mezzo, anche se non era una torta di
compleanno. Perché i realtà lui di torte di compleanno non ne aveva mai viste
nei primi sei anni di vita e adesso metteva candele dappertutto.
- Oh Harry addirittura con le
scintille… mi fai sentire come una regina. – Severus vide Harry arrossire e
abbassare gli occhi, che però erano lucidi per la gioia. Pensò che il piccolo
doveva essere un po’ innamorato della sua insegnante, nel modo in cui i bambini
possono innamorarsi ovviamente: pura adorazione. Del resto Jane aveva quel modo
di fare che non poteva non conquistare, un’affabilità propria da libro delle
favole.
Dopo aver mangiato la torta, con
commenti di sincero apprezzamento (Jane non poteva sapere che il dolce usciva
dalle cucine di Hogwarts ma si lasciò sfuggire un “tanto buona da non sembrare
fatta da mani umane”) Harry prese la parola e per Severus fu, inaspettatamente,
il panico.
- Maestra Jane, se io fossi più
grande… come Severus… potremmo essere fidanzati? –
- Harry non credo che questa sia
una domanda… -
- Lo lasci finire Severus. –
Harry lo guardò come a chiedere il permesso e il suo tutore non poté far altro
che acconsentire visto che non farlo lo avrebbe messo contro Jane: uno scontro
d’autorità non sarebbe stata la scelta migliore dal punto di vista educativo.
Strinse però il tovagliolo per scaricare la tensione.
- I miei amici somigliano al loro
papà maestra…-
- Anche tu somigli al tuo Harry!
–
-Severus! se lo interrompe ancora
sarò costretta a farla andare dietro la lavagna. – e gli fece un occhiolino
mentre Severus arricciava la bocca contrariato.
- Io però vorrei somigliare a
Severus perché lui è …è forte… sa fare un sacco di cose e ha una testa grande
così maestra Jane, perché ci stanno dentro tutti i libri che legge, e poi tutte
le mamme lo guardano quando andiamo a spasso perché si veste in modo strano e
poi ha anche un bel corpo…-
- Harry! – adesso Severus non era
più pallido come sua consuetudine e il tovagliolo che stringeva era ridotto a
un ammasso di fibre spiegazzate.
- Ho capito cosa vuoi dire Harry,
adesso rispondo alla tua domanda così togliamo dall’imbarazzo il tuo tutore… -
. Col uno sguardo eloquente Jane fece
capire a Severus che non avrebbe tollerato rimproveri al bambino.
- Severus, dovrebbe essere l’uomo
più felice del mondo, ha appena ascoltato una dichiarazione d’amore in piena
regola. E le dichiarazioni di questo genere fatte da bambini difficilmente non
son veritiere.-
Harry lo guardava raggiante. Il
piccolo mostro era pure contento di averlo così spudoratamente messo alla
gogna… “dichiarazione d’amore”… le parole usate da Jane però lo stavano
distraendo non poco dalla sua prima reazione che lo avrebbe indotto ad
appendere Potter per i piedi fuori dalla guferia. E così invece si ritrovò a
dire un “grazie Harry” senza nemmeno rendersene conto. -Però adesso mi lasci
finire i discorsi con la tua maestra. –
- Ancora una cosina Severus… -
pigolò il bambino. Il mago iniziò a temere nuove confessioni e si preparò ad
intervenire come un arciere sulle mura del castello di fronte agli assedianti.
Aveva già una mano pronta alla faretra.
- Ho un problema con Severus…C’è
una cosa che non capisco, io sono un maschio e Severus è un maschio ma allora
perché… -. Nel cervello del pozionista i neuroni iniziarono a girare alla
velocità della luce palesandogli immediatamente dove il moccioso stava andando
a parare. Si alzò dalla sedia. La freccia in scocca.
- Harry per favore! – Il piccolo
si ammutolì. Ma era anche un po’ spaventato dalla reazione quindi Severus
abbassò subito il tono e cercò di parlare con tutta la dolcezza di cui era
capace (non sapeva neppure se ne era dotato ma ci provò):
- E’ un problema di età… te lo
spiego dopo. Alla maestra Jane adesso glielo racconto io, tu per favore
sparecchia… -. Harry fece come richiesto, invogliato anche dallo sguardo
complice della sua insegnante. Appena furono soli, Severus buttò fuori di un
fiato ciò che aveva da dire, per liberarsene al più presto e augurandosi di non
prendere il colorito delle barbabietole.
- Harry mi ha visto nudo ieri. E’
entrato nella stanza da bagno senza bussare. –
- E? – Ma per tutti i sabba, non
era una psicologa? Non aveva capito?
- E… credo che non avesse mai
visto un uomo adulto nudo prima, quindi temo sia rimasto… (cosa doveva dire?
sorpreso? scioccato? sbalordito? quale parola lo avrebbe reso più stupido
davanti alla donna? e a quella donna in particolare tra l’altro.) -
- Incuriosito? – Ecco aveva
risposto lei, meno male.
- Sì, credo di sì. Ma invece che
farmi domande si è fatto chissà quali disegni mentali. Non riesco a capire
perché non ne ha parlato con me subito. – Severus sentì di essere arrossito.
- Forse lei in quel momento ha
avuto una reazione brusca… tipo quella di poco fa… e non mi meraviglio se il
bambino quindi ha preferito rimandare la domanda. Non si preoccupi… la sua è la
classica reazione dei genitori con i figli quando si parla di sesso.-
- Ho già spiegato ad Harry i
meccanismi del sesso. –
-Meccanismi? –
- Insomma… come funziona…
l’innamoramento, i gesti e le parole dell’affettività, i rapporti sessuali e il
concepimento. C’è tutto mi pare. –
- Sì, c’è tutto. E’ stato bravo a
parlare anche dell’affettività. Non è scontato mi creda. Ma Harry non aveva mai
visto un adulto nudo e adesso lei completerà la lezione. – Gli fece un sorriso,
non ironico, un sorriso vero.
- Lei sarebbe un buon genitore,
Severus. Ed è un eccellente tutore. –
Il tè terminò fra discorsi più
leggeri, panoramiche sulla vita di Harry a scuola e di Harry a casa, brevi
tentativi di incursione nella vita privata di Severus da parte di Jane che
dovette però arrendersi di fronte agli scudi alzati dal pozionista. La donna
era evidentemente incuriosita da quell’uomo che sapeva nascondere tesori dietro
ad una facciata di impenetrabile riservatezza e di finta insolenza. Lei era una
psicologa, era il suo mestiere guardare dietro le apparenze. Era comunque
soddisfatta di quell’incontro perché teneva ad Harry ed era certa ora che fosse
davvero in buone mani.
Rientrati finalmente ad Hogwarts,
dopo aver cenato ed essersi preparato per andare a letto, esaurita l’euforia
della giornata, Harry fece a Severus l’attesa domanda. Seduto su grosso cuscino
davanti al fuoco si mise in sintonia col suo tutore che stava aspettando quel
momento già da qualche ora. Il fuoco disegnava riccioli sulla faccia del
bambino, Severus era pronto.
- Severus, allora, il tuo pisello
anzitutto è più grande e rugoso del mio e poi hai i peli lì e anche sulla
pancia e un po’ sul petto. – Severus incassò signorilmente il colpo.
- Li ho anche sotto le ascelle e
sulle gambe se non hai notato. – Doveva in qualche modo smorzare l’imbarazzo
che la domanda gli aveva inevitabilmente creato. Il piccolo fece una smorfia
buffa, di uno che ha un enorme dubbio.
- Non avevi le braccia alzate.
Come facevo a vedere sotto le ascelle. –
- Giusto. Comunque fidati, li ho
anche lì. –
- I peli non sono belli. –
- Cresceranno anche a te.-
- E il pisello? –
- Crescerà anche quello. –
- Davvero? –
- Sì Harry, a meno ce tu non
abbia problemi ma non credo sia il tuo caso! L’anatomia dei nostri genitali
cambia con l’età. Tu per esempio adesso non sei ancora in grado di riprodurti,
il tuo organo sessuale non è ancora pronto. Ti ricordi il discorso che abbiamo
fatto qualche tempo fa sugli spermatozoi?-
- Sì, sono quelli che fanno
nascere i bambini. –
- Ecco, tu ancora non li hai, sei
troppo piccolo. Fra qualche anno le cose cambieranno. –
- Fra quanto? –
- Quando avrai 12 13 anni. –
- Mi si allunga il pisello e mi
vengono gli spermatozoi? –
- Esatto. –
- E poi posso far nascere i
bambini. –
- Sì, solo quando avrai
incontrato una ragazza che ti meriti. E che ti ami. E spero dopo il diploma! –
- Prima no? –
- No! Devi diplomarti, poi
penserai a farti una famiglia. –
- Io ce l’ho già una famiglia. –
Severus si commosse ma non lo diede a vedere.
- Hai qualche altra domanda prima
di andare a dormire? Visto che siamo in argomento e mi trovi disponibile… - .
- Uhmmm… no. Ma spero di avere un
pisello come il tuo da grande. Secondo me avresti fatto un sacco di bambini! –
si alzò, baciò Severus sulla guancia e corse verso la camera. Si girò un’ultima
volta verso il mago.
- Passi dopo a vedermi? –
- Sì, passo dopo. Dormi adesso! –
Il bambino sparì dietro l’angolo, Severus lasciò che il colorito della sua faccia tornasse normale e piegò all’insù l’angolo della bocca. Era stata una giornata
intensa, piena di rivelazioni e nuove confidenze. Provò per un attimo a
immaginare come avrebbe potuto essere la sua vita se le cose fossero andate
diversamente per lui, se non ci fosse stato Voldemort, se non ci fosse stato
James Potter, se Lily avesse scelto lui come compagno. Se davvero avesse avuto
figli… Si imbarazzò di nuovo ripensando ai discorsi di Harry sulle sue parti
anatomiche. Però la sua vita non era andata così. Non aveva sposato Lily, era
diventato servo del signore oscuro e…
- Severus? Severus non ho sonno. Vieni a
leggermi una storia? –
- Arrivo. – Si alzò, prese dalla
libreria un volume dall’aspetto consunto e si diresse verso la camera del
bambino. Non ci fu bisogno di aggiungere altro.