L'HAREM
Gli ultimi
e caldi raggi del sole irradiarono l’enorme sala dorata,
filtrando attraverso le finestre ad arco denominate da altissime
colonne in marmo rosso, che si affacciavano di fronte ad un maestoso
giardino di alberi d’agrumi profumati, ricco di fontane,
palme e coloratissimi fiori esotici.
Un locus amoenus.
Un vero e proprio
paradiso in terra.
Nell’aria si
sprigionava un forte odore di incenso che bruciava sul davanzale di una
di quelle finestre.
Ovunque
c’erano tende colorate, tappeti persiani, cuscini di seta, e
poi narghilé, anfore, ceramiche e lampade arabe. E da
qualche parte, in un punto imprecisato della stanza, rischiarata ormai
da fioche lampade ad olio, proveniva una musica. Una musica dolce,
soave, sensuale, che lo eccitava nota dopo nota. Una fusione di sitar, nay, qanun, arghoul
e vari strumenti di origine medio-orientale. E lui era là,
nella vasca interrata nel pavimento in mosaico color sabbia rossa,
immerso in un’ acqua all’essenza di mirra che gli
bagnava le punte dei suoi capelli ricci e dorati, circondato dalle
più belle cortigiane che nemmeno il più potente
dei sultani avrebbe mai posseduto.
C’erano
ancelle ovunque, vestite di seta colorata e gioielli, una diversa
dall’altra: bionde, more, dai capelli ricci, lisci, lunghi,
corti, occhi azzurri, verdi, castani... erano tutte lì per
lui. Per viziarlo e coccolarlo.
Due di loro erano
inginocchiate alle sue spalle, appoggiato con le braccia ai bordi della
vasca, e gli facevano aria con larghe foglie di palma. Una era seduta a
terra al suo fianco, e gli imboccava dei grandi chicchi d’uva
bianca, mentre un’altra, seduta nella vasca accanto a lui,
gli massaggiava il petto con una spugna.
E poi c’era
lei, quella che aveva attirato la sua attenzione più di
tutte le altre. Lei che, vestita con veli variopinti, i lunghi capelli
castani che le ricadevano lungo la schiena seminuda, ballava la danza
del ventre davanti a lui, a ritmo di quella musica che si udiva
all’interno della medesima stanza. E si muoveva leggiadra,
sinuosa, sensuale... Nel vederla muovere così lasciva le sue
curve, sentiva il sangue scorrere nelle vene come un fiume in piena.
Metà volto era coperto da un velo; riusciva a intravederne
solo gli espressivi occhi azzurri, contornati da un pesante trucco
nero, che ogni tanto incontravano il suo sguardo famelico.
Ad impreziosire la sua
figura, antichi gioielli e monili d’oro che tintinnavano ad
ogni suo movimento.
E mentre continuava a
danzare per lui, leggera come una foglia che viene spinta dal vento, si
spostava verso la porta, sorridendogli, e invitandolo con il dito
indice a seguirla.
Con uno scatto si alzò
in piedi, prese un telo che una delle ancelle gli porgeva, se lo mise
attorno alla vita e la seguì fino alla porta.
Voltò la testa prima a destra e poi a sinistra, cercando di
capire dove fosse andata. Riusciva a sentire solo la sua risata
cristallina, senza vederla.
-Robert!- lo
chiamò sussurrando.
L’eco della
sua voce proveniva dalla sua destra. Ed eccola là, in fondo
al corridoio che gli sorrideva, radiosa, pregandolo con lo sguardo di
continuare a seguirla. Cominciò a correre per raggiungerla,
ma quando arrivò nel punto in cui la vide lei
sparì di nuovo. Sentì il tonfo di una porta che
sbatteva. La aprì e lei era lì, sdraiata su un
letto matrimoniale, ornato di cuscini e petali di rose rosse, e non aspettava
altro che lui.
-Robert!- continuava a
chiamarlo.
Ma quando si
avvicinò al letto, lei sparì, e non ve ne rimase
altro che la voce che lo chiamava.
Una voce che piano
piano si trasformava , diventando sempre più familiare e
sempre meno femminile.
-Robert! Robert!-
Aprì
lentamente gli occhi, e trovò John, uno dei suoi migliori
amici, che lo scuoteva.
-Robert, svegliati!-
Ci mise qualche
secondo per realizzare di essere stato appena svegliato bruscamente.
-Oh, Bonzo!- si
lamentò tirandogli un cuscino per poi rigirarsi
dall’altra parte.
-Dai sbrigati! Se Pat
scopre che ti ho fatto dormire qui un’altra volta mi caccia
via di casa a calci nel culo!-
-Stavo facendo un
sogno bellissimo- mugugnò, mettendosi a sedere
–Ero in un palazzo... un harem sembrava. Era tutto
così bello... e poi ragazze, ragazze ovunque. Una
più sexy dell’altra. E mi trattavano come un dio.
E ce n’era una...! Se solo non mi avessi svegliato...!-
-Sì,
davvero un sogno stupendo- disse distrattamente l’amico
mentre raccattava da terra dei vestiti. -Ora vestiti o farai tardi!-
-Tardi?-
domandò Robert aggrottando la fronte.
-Non dovevi vederti
con quel tale? Quel... Quel Page?!-
-Ah... sì!-
Quasi se ne stava
dimenticando. Ormai ci aveva fatto l’abitudine: erano in
molti ultimamente ad avergli offerto di entrare a far parte di una
band. E tutte si erano rivelate un completo disastro. Cosa avesse
quell’ultima proposta di tanto diverso dalle altre ancora non
l’aveva capito. Era pur sempre un’occasione e
magari si sarebbe rivelata la volta buona per diventare finalmente
qualcuno. Perché una cosa era certa: non avrebbe passato il
resto della sua vita a spargere catrame per le strade.
Si avviò
verso la sua macchina, con John dietro di lui che lo accompagnava.
-Poi dimmi come
è andata, eh!-
-Certo!-
esclamò sorridendo, mentre chiuse lo sportello.
John annuì
all’amico e fece dietrofront.
-Ehi, Bonzo!- lo
richiamò Robert abbassando il finestrino. –Nel
caso servisse un batterista... un
bravo batterista... te lo faccio sapere?-
John
appoggiò le mani allo sportello e ci pensò su.
-No- rispose infine.
–Ho chiuso con la batteria. L’ho promesso a Pat. E
poi adesso abbiamo Jason e io devo pensare a loro-
Robert notò
uno strano sguardo negli occhi dell’amico. Una sorta di
malinconia, di scoraggiamento.
-D’accordo!-
esclamò sorridendo mentre metteva in moto
l’automobile. –Te lo farò sapere!-
John non rispose,
limitandosi a sorridergli di rimando dandogli una pacca amichevole
sulla spalla, prima di vederlo sparire dietro l’angolo.
In realtà
tutti sappiamo come andò quell’incontro: il resto
poi è storia.
Note
dell'autrice delirante: Era da un po' di tempo che mi girava in testa
questa cosa. Più che la storia mi girava in testa l'immagine
di Robert circondato da sventole che lo riveriscono come un re.
Non
chiedetemi quale sia il legame tra il sogno e quello che viene dopo,
prendetelo come una sorta di anticipazione di quello che saranno in
futuro i Led Zeppelin xD
Ovviamente
il merito è di questa canzone
https://www.youtube.com/watch?v=m0NdjLLDavE che mi ha aiutata a far
nascere tutto ciò.
Alla
prossima, BIUTIFUL PIPOL!!!!
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