Void

di Andrew R Tyler
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Cole corse fuori dalla vecchia casa come un dannato.

Stava già andando via.

Maledizione.

 

Il vento gelido condensava il suo fiato. La notte avvolgeva tutto come un'oscura cappa. Nel cielo nero, coperto dalle nubi, si riflettevano le luci della città. Le poche stelle apparivano come squarci in quel telo opprimente.

Corse, corse sull'erba, si lanciò sul vialetto.

Si aggrappò alle pinne della sua Cadillac. Non voleva lasciarlo andare. Non così.

Lo vide all'interno, che lo guardava dallo specchietto retrovisore. Era ubriaco fradicio.

 

Strappò con il cambio, facendolo quasi cadere. Poi si fermò. L'auto si spense in un gorgoglio cupo. Cole aprì la portiera del passeggero e scattò sul sedile di pelle bianca, prima che lui ripartisse.

Riaccese l'auto, e si immise brutalmente sulla strada principale.

Pareva non notarlo. Guardava lontano, stringeva nervosamente le dita sul volante, con le nocche ormai bianche.

 

Poi, esplose. Tutto d'un tratto.

«Dannazione Cole, che cazzo ci fai qui?!», biascicò, con la bocca impastata.

«Sono venuto a salvarti.»

«E da che cosa?», rispose, alterato.

Continuava a guardare davanti a sé.

I loro volti si specchiavano sul parabrezza curvo.

 

«Da te stesso. Dove vuoi andare, in queste condizioni?», sbottò Cole, in preda al panico.

 

Il semaforo di fronte a loro si fece rosso.

Ingranò la quarta.

L'auto sussultò.

 

«All'inferno.», rispose, sibilando tra i denti.

 

Accelerò.





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