Diario di una mamma

di hikarisan
(/viewuser.php?uid=22889)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Caro diario,

Caro diario,

 

non ti sembrerà vero, ma…………………

 

È nato!!!!!!!!!!!!

 

Tu dirai “ma, l’ultima volta che mi hai scritto era inizio ottobre, come è possibile?”, beh, il mio piccolo è nato alla fine di ottobre, con un po’ d’anticipo.

 

Non ti ho scritto più perché non ne ho avuto il tempo… E poi, ho avuto certi falsi allarmi da paura!  Credevo di essere sull’orlo di partorire ogni giorno! Non ce la facevo proprio più!

 

Beh, ora comincerò a raccontarti da dove ti avevo lasciato! Ti lascio un po’ in sospeso sul parto

^^

 

Dopo l’ultima ecografia, mi avevano assicurato che il bimbo si era sistemato nel modo giusto e che non avrei dovuto avere difficoltà nel corso del parto.

 

I miei genitori e quelli di Tsubasa sono arrivati proprio una settimana prima del grande evento! Che fortuna! … Oddio, fortuna mia perché avevo compagnia e consigli, sfortuna loro perché ero diventata stressante con le mie domande! Mia madre mi diceva sempre di stare calma, rilassata e di non creare danni in giro, la signora Ozora cercava di starmi vicino in tutti i modi e… Tsubasa aveva proprio rinunciato a capirmi!

 

E le telefonate aumentavano, aumentavano…

 

Tutti avevano preparato la valigia e la tenevano sotto il letto in caso di una partenza improvvisa per la Spagna!

 

Erano diventati perfino più dolci con me, ci mancava solo che mi dicessero paroline zuccherate per telefono! Ah, ma lo facevano perché sapevano che ero sempre più nervosa!

 

Una delle ultime domeniche, mentre vedevo una partita di Tsubasa alla tv, un odioso centrocampista avversario HA OSATO fare un brutto intervento su MIO MARITO e quasi non spaccavo il telecomando che si trovava a portata di stritolamento! Mio fratello Koji mi ha subito spento la tv e mi ha fatto stendere sul divano perché pensava che esplodessi da un momento all’altro (e non aveva tutti i torti!); avrei voluto ucciderlo con le mie mani quel centrocampista da strapazzo!

 

Beh, effettivamente ero parecchio nervosa, ultimamente… Riusciva a calmarmi solo Tsubasa, certe volte…

 

Nel frattempo, Misaki aveva dato i primi esami e li aveva superati tutti a pieni voti.Che bravo!

 

E piano, piano ci stavamo avvicinando al fatidico giorno… Uno dei giorni più belli della mia vita…

 

Avevo avuto avvisaglie nei giorni precedenti, ma noi tutti credevamo fosse qualche falso allarme, e non ci avevamo fatto caso. La sera stessa mi ero sentita diversa dal solito, ma non ci ho fatto caso in ogni modo.

 

Andiamo tutti a dormire e ci restiamo fino alle quattro di mattina, poi mi alzo perché sento che qualcosa non va; i dolori sono più forti delle volte precedenti e sento una sensazione di bagnato sotto. Chiamo subito Tsubasa e lui, credendo in un altro falso allarme, mi ha risposto di stare tranquilla e di rimettermi a dormire (i soliti maschi!) … Quando gli ho urlato nell’orecchio che stavo per avere il bambino, si è svegliato di soprassalto e ha chiamato a rapporto tutto il resto della famiglia; dopo due minuti eravamo in macchina con il borsone e Tsubasa era dietro con me che mi stringeva la mano e mi teneva appoggiata a lui ricordandomi gli esercizi che mi avevano insegnato per la respirazione.

 

La strada per arrivare in ospedale mi è sembrata eterna, non tanto per il dolore, quanto per la paura di non arrivare in tempo.

 

Appena siamo arrivati, gli infermieri si sono resi subito conto che c’era qualche problema, perché sono accorsi e mi hanno caricato su una sedia a rotelle. Mi hanno subito trasportato in sala travaglio, mentre sentivo che le contrazioni erano sempre più forti e dolorose… Ho creduto veramente di non farcela.

 

Mi si era improvvisamente annebbiata la vista e sentivo la parte inferiore del mio corpo tesa come le corde di un violino. Non capivo ciò che mi stava accadendo ma sentivo solo una gran voglia di piangere…

Piangere perché avevo paura di non farcela…

Disperazione perché stavo combattendo da sola…

Volevo urlare al mondo intero che volevo qualcosa per non soffrire più così…

 

… Ma è arrivato Tsubasa. Mi pareva solo un altro medico insensibile, vestito di verde, che mi diceva di stare calma, ma mi ha stretto la mano e mi ha detto che era lì, con me.

 

“Dove accidenti eri finito, eh!?!” Gliel’ ho praticamente urlato in preda ad una contrazione arrivata al momento sbagliato, e gli ho stretto la mano così forte da farmi male.

 

I dolori aumentavano e diventavano man mano più frequenti; il momento si avvicinava e la paura mi attanagliava il cuore. Non capivo bene cosa accadeva intorno a me, ma sentivo solo il mio bambino che voleva nascere e che stava facendo una fatica immane.

 

Dopo un tempo indefinito mi hanno detto la fatidica frase.

 

“E ora, signora, l’ultimo sforzo!”

 

“… Non ce la faccio…” Ho detto debolmente, con il respiro corto ed affannato.

 

“Sì che ce la fai! Forza, mia piccola Anego, forza!”

 

Mi sono girata verso Tsubasa e gli ho stretto ancora di più la mano, pregando Dio di darmi la forza per quell’ultima fatica.

 

Dopo, non so bene cosa è successo. Mi ricordo solo un gran dolore e un’improvvisa liberazione…

 

… E poi paura…

 

Anche se ero affaticata e confusa capivo che qualcosa non andava; perché il mio bambino non piangeva?

 

Anche Tsubasa si è girato verso l’ostetrica e poi ha guardato me.

 

Tutta la sala si era improvvisamente fermata e tutti si erano girati nella direzione del pargolo.

 

“Tsubasa… Il bam…”

 

Neanche ebbi il tempo di finire la frase che sentii il pianto più bello della mia vita.

 

Scoppiai a piangere come una fontana. Anche il viso di Tsubasa si rilassò, e ha cominciato a piangere anche lui, ma subito si è asciugato le lacrime per non farsi vedere da me.

 

“Sei stata bravissima, tesoro.” Si è avvicinato e mi ha accarezzato la guancia con la mano, mentre si accostava meglio per lasciar spazio al bimbo.

 

L’infermiera mi ha poggiato il pupo sul seno, e io l’ ho stretto delicatamente a me, carezzandogli una guancia con un dito; Tsubasa ci ha circondato in un caldo abbraccio e siamo rimasti per un tempo indefinito a guardare la nostra ragione di vita.

 

Stava tornando di un colorito normale, dopo lo sforzo che aveva fatto; gli occhi erano ancora chiusi e a stento muoveva le labbra in qualche smorfia impercettibilmente buffa. Qualche ciuffetto nero spuntava dalla testolina, e le manine erano poggiate sopra la copertina mentre facevano i loro primissimi e piccoli movimenti.

 

Tre chili stupendamente belli.

 

“È bellissimo…” disse Tsubasa in un soffio.

 

“Già…” Beh, Tsubasa era passato in secondo piano, in quel momento. Gli rispondevo meccanicamente a tutte le domande.

Dopo mi hanno portato via il bambino e si sono presi cura di me. Tsubasa era corso fuori a dare la bella notizia a parenti ed amici che si trovavano in sala d’aspetto, mentre io mi riprendevo un po’.

 

Passa qualche ora e mi portano il pargolo per la prima poppata; mi spiegano con precisione cosa devo fare e come devo tenere il bambino, mentre Tsubasa assiste in silenzio e prestando attenzione a quel rito magico cui siamo stati sottoposti tutti.

 

Mi emoziono a vedere il mio bambino che ciuccia tranquillo stringendo con le manine un qualcosa di inesistente; è così piccolo che ho paura di fargli male. Che emozione forte che è l’allattamento, non si può descrivere.

 

Quando finisce il suo spuntino subito si addormenta,  lo riponiamo nella culla e facciamo di tutto per non svegliarlo.

 

A proposito, ho donato il sangue del cordone ombelicale. Mi hanno fatto un prelievo prima del parto e me lo rifaranno tra sei mesi, così vedremo se è possibile utilizzarlo o no.

 

Ho ancora un po’ di mal di testa e mal di schiena, ma dicono che è normale.

 

Chiaramente, TUTTI si sono precipitati a trovarmi durante l’orario di visite, e sono stati entusiasti del bimbo. Ci hanno riempito di regali e coccole, e mancano ancora tutti quelli che stanno arrivando dal Giappone!

 

Il mio amore mi ha regalato delle rose rosse e un bracciale in oro bianco per ricordare l’evento. È rimasto sempre in ospedale con me, fino ad ora. È stato lui a portarmi questo diario, per dire che mancava l’ultima pagina, la più bella.

 

Accidenti a lui, l’ ha letto!

 

I giornalisti invadono l’entrata dell’ospedale, e i nostri genitori hanno pensato bene di lasciare una dichiarazione sulla mia salute e su quella del bimbo, almeno per farli sloggiare un po’.

 

Domani arrivano Misaki, Ishizaki, Yukari, Yayoi, Genzo, Kojiro e tutti gli altri.

 

E addio riposo…

 

Beh, e con questo ho finito, caro diario… Siamo arrivati alla fine della nostra avventura. Non credo che avrò il tempo di scriverti, d’ora in poi; il bambino mi occuperà tutta la giornata, e io voglio essere la mamma migliore del mondo.

 

Allora, addio…

 

Non addio, arrivederci… Chissà che non scriva ancora, in futuro…

 

Sanae Ozora, moglie di Tsubasa Ozora e ora mamma di Hayate Ozora.

 

 

Siamo arrivati alla fine... Ho concluso questa fanfiction.

Spero che il finale non vi abbia deluso, anche perché ci ho messo un po’ per scriverlo...

 

Grazie davvero per aver seguito questa dolce ff che mi è uscita dal cuore.

 

GRAZIE DAVVERO.

 

HK^^





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=181512