Caro diario,
non ti sembrerà vero,
ma…………………
È nato!!!!!!!!!!!!
Tu dirai “ma, l’ultima volta
che mi hai scritto era inizio ottobre, come è possibile?”, beh, il mio piccolo
è nato alla fine di ottobre, con un po’ d’anticipo.
Non ti ho scritto più perché
non ne ho avuto il tempo… E poi, ho avuto certi falsi allarmi da paura! Credevo di essere sull’orlo di partorire
ogni giorno! Non ce la facevo proprio più!
Beh, ora comincerò a
raccontarti da dove ti avevo lasciato! Ti lascio un po’ in sospeso sul parto
^^
Dopo l’ultima ecografia, mi
avevano assicurato che il bimbo si era sistemato nel modo giusto e che non
avrei dovuto avere difficoltà nel corso del parto.
I miei genitori e quelli di
Tsubasa sono arrivati proprio una settimana prima del grande evento! Che
fortuna! … Oddio, fortuna mia perché avevo compagnia e consigli, sfortuna loro
perché ero diventata stressante con le mie domande! Mia madre mi diceva sempre
di stare calma, rilassata e di non creare danni in giro, la signora Ozora
cercava di starmi vicino in tutti i modi e… Tsubasa aveva proprio rinunciato a
capirmi!
E le telefonate aumentavano,
aumentavano…
Tutti avevano preparato la
valigia e la tenevano sotto il letto in caso di una partenza improvvisa per la
Spagna!
Erano diventati perfino più
dolci con me, ci mancava solo che mi dicessero paroline zuccherate per
telefono! Ah, ma lo facevano perché sapevano che ero sempre più nervosa!
Una delle ultime domeniche,
mentre vedevo una partita di Tsubasa alla tv, un odioso centrocampista
avversario HA OSATO fare un brutto intervento su MIO MARITO e quasi non
spaccavo il telecomando che si trovava a portata di stritolamento! Mio fratello
Koji mi ha subito spento la tv e mi ha fatto stendere sul divano perché pensava
che esplodessi da un momento all’altro (e non aveva tutti i torti!); avrei
voluto ucciderlo con le mie mani quel centrocampista da strapazzo!
Beh, effettivamente ero
parecchio nervosa, ultimamente… Riusciva a calmarmi solo Tsubasa, certe volte…
Nel frattempo, Misaki aveva
dato i primi esami e li aveva superati tutti a pieni voti.Che bravo!
E piano, piano ci stavamo
avvicinando al fatidico giorno… Uno dei giorni più belli della mia vita…
Avevo avuto avvisaglie nei
giorni precedenti, ma noi tutti credevamo fosse qualche falso allarme, e non ci
avevamo fatto caso. La sera stessa mi ero sentita diversa dal solito, ma non ci
ho fatto caso in ogni modo.
Andiamo tutti a dormire e ci
restiamo fino alle quattro di mattina, poi mi alzo perché sento che qualcosa
non va; i dolori sono più forti delle volte precedenti e sento una sensazione
di bagnato sotto. Chiamo subito Tsubasa e lui, credendo in un altro falso
allarme, mi ha risposto di stare tranquilla e di rimettermi a dormire (i soliti
maschi!) … Quando gli ho urlato nell’orecchio che stavo per avere il bambino,
si è svegliato di soprassalto e ha chiamato a rapporto tutto il resto della
famiglia; dopo due minuti eravamo in macchina con il borsone e Tsubasa era
dietro con me che mi stringeva la mano e mi teneva appoggiata a lui
ricordandomi gli esercizi che mi avevano insegnato per la respirazione.
La strada per arrivare in
ospedale mi è sembrata eterna, non tanto per il dolore, quanto per la paura di
non arrivare in tempo.
Appena siamo arrivati, gli
infermieri si sono resi subito conto che c’era qualche problema, perché sono
accorsi e mi hanno caricato su una sedia a rotelle. Mi hanno subito trasportato
in sala travaglio, mentre sentivo che le contrazioni erano sempre più forti e
dolorose… Ho creduto veramente di non farcela.
Mi si era improvvisamente
annebbiata la vista e sentivo la parte inferiore del mio corpo tesa come le
corde di un violino. Non capivo ciò che mi stava accadendo ma sentivo solo una
gran voglia di piangere…
Piangere perché avevo paura di
non farcela…
Disperazione perché stavo
combattendo da sola…
Volevo urlare al mondo intero
che volevo qualcosa per non soffrire più così…
… Ma è arrivato Tsubasa. Mi
pareva solo un altro medico insensibile, vestito di verde, che mi diceva di
stare calma, ma mi ha stretto la mano e mi ha detto che era lì, con me.
“Dove accidenti eri finito,
eh!?!” Gliel’ ho praticamente urlato in preda ad una contrazione arrivata al
momento sbagliato, e gli ho stretto la mano così forte da farmi male.
I dolori aumentavano e
diventavano man mano più frequenti; il momento si avvicinava e la paura mi
attanagliava il cuore. Non capivo bene cosa accadeva intorno a me, ma sentivo
solo il mio bambino che voleva nascere e che stava facendo una fatica immane.
Dopo un tempo indefinito mi
hanno detto la fatidica frase.
“E ora, signora, l’ultimo
sforzo!”
“… Non ce la faccio…” Ho detto
debolmente, con il respiro corto ed affannato.
“Sì che ce la fai! Forza, mia
piccola Anego, forza!”
Mi sono girata verso Tsubasa e
gli ho stretto ancora di più la mano, pregando Dio di darmi la forza per
quell’ultima fatica.
Dopo, non so bene cosa è
successo. Mi ricordo solo un gran dolore e un’improvvisa liberazione…
… E poi paura…
Anche se ero affaticata e
confusa capivo che qualcosa non andava; perché il mio bambino non piangeva?
Anche Tsubasa si è girato
verso l’ostetrica e poi ha guardato me.
Tutta la sala si era
improvvisamente fermata e tutti si erano girati nella direzione del pargolo.
“Tsubasa… Il bam…”
Neanche ebbi il tempo di
finire la frase che sentii il pianto più bello della mia vita.
Scoppiai a piangere come una
fontana. Anche il viso di Tsubasa si rilassò, e ha cominciato a piangere anche
lui, ma subito si è asciugato le lacrime per non farsi vedere da me.
“Sei stata bravissima,
tesoro.” Si è avvicinato e mi ha accarezzato la guancia con la mano, mentre si
accostava meglio per lasciar spazio al bimbo.
L’infermiera mi ha poggiato il
pupo sul seno, e io l’ ho stretto delicatamente a me, carezzandogli una guancia
con un dito; Tsubasa ci ha circondato in un caldo abbraccio e siamo rimasti per
un tempo indefinito a guardare la nostra ragione di vita.
Stava tornando di un colorito
normale, dopo lo sforzo che aveva fatto; gli occhi erano ancora chiusi e a
stento muoveva le labbra in qualche smorfia impercettibilmente buffa. Qualche
ciuffetto nero spuntava dalla testolina, e le manine erano poggiate sopra la
copertina mentre facevano i loro primissimi e piccoli movimenti.
Tre chili stupendamente belli.
“È bellissimo…” disse Tsubasa
in un soffio.
“Già…” Beh, Tsubasa era passato
in secondo piano, in quel momento. Gli rispondevo meccanicamente a tutte le
domande.
Dopo mi hanno portato via il
bambino e si sono presi cura di me. Tsubasa era corso fuori a dare la bella
notizia a parenti ed amici che si trovavano in sala d’aspetto, mentre io mi
riprendevo un po’.
Passa qualche ora e mi portano
il pargolo per la prima poppata; mi spiegano con precisione cosa devo fare e
come devo tenere il bambino, mentre Tsubasa assiste in silenzio e prestando
attenzione a quel rito magico cui siamo stati sottoposti tutti.
Mi emoziono a vedere il mio
bambino che ciuccia tranquillo stringendo con le manine un qualcosa di
inesistente; è così piccolo che ho paura di fargli male. Che emozione forte che
è l’allattamento, non si può descrivere.
Quando finisce il suo spuntino
subito si addormenta, lo riponiamo
nella culla e facciamo di tutto per non svegliarlo.
A proposito, ho donato il
sangue del cordone ombelicale. Mi hanno fatto un prelievo prima del parto e me
lo rifaranno tra sei mesi, così vedremo se è possibile utilizzarlo o no.
Ho ancora un po’ di mal di
testa e mal di schiena, ma dicono che è normale.
Chiaramente, TUTTI si sono
precipitati a trovarmi durante l’orario di visite, e sono stati entusiasti del
bimbo. Ci hanno riempito di regali e coccole, e mancano ancora tutti quelli che
stanno arrivando dal Giappone!
Il mio amore mi ha regalato
delle rose rosse e un bracciale in oro bianco per ricordare l’evento. È rimasto
sempre in ospedale con me, fino ad ora. È stato lui a portarmi questo diario,
per dire che mancava l’ultima pagina, la più bella.
Accidenti a lui, l’ ha letto!
I giornalisti invadono
l’entrata dell’ospedale, e i nostri genitori hanno pensato bene di lasciare una
dichiarazione sulla mia salute e su quella del bimbo, almeno per farli
sloggiare un po’.
Domani arrivano Misaki,
Ishizaki, Yukari, Yayoi, Genzo, Kojiro e tutti gli altri.
E addio riposo…
Beh, e con questo ho finito,
caro diario… Siamo arrivati alla fine della nostra avventura. Non credo che
avrò il tempo di scriverti, d’ora in poi; il bambino mi occuperà tutta la
giornata, e io voglio essere la mamma migliore del mondo.
Allora, addio…
Non addio, arrivederci… Chissà
che non scriva ancora, in futuro…
Sanae Ozora, moglie di Tsubasa
Ozora e ora mamma di Hayate Ozora.
Siamo arrivati alla fine... Ho concluso questa
fanfiction.
Spero che il finale non vi abbia deluso, anche perché ci
ho messo un po’ per scriverlo...
Grazie davvero per aver seguito questa dolce ff che mi è
uscita dal cuore.
GRAZIE DAVVERO.
HK^^