Nota: Non l'ho messo nell'introduzione, ma questa è per Bunny che c'è, sempre. Sperando che non mi uccida quando la leggerà.
Nuda.
Nuda, davanti ad uno specchio che rimanda la sua immagine.
Riflessa in quell'oggetto che le dimostra il simbolo di una debolezza di cui non ha colpa.
Spera. Spera che quello si trasformi nello Specchio delle Brame e le mostri il suo corpo com'era prima.
Rinchiusa in un guscio, come un mollusco che difende la perla dai predatori, si ritira sempre dentro di se, aspettando che qualcuno di buono bussi e le chieda di entrare con gentilezza, senza estirparle i segreti racchiusi nel gioiello che porta dentro.
Ferita. Da chi l'ha abbandonata. Presa in giro da chi ora è ritornato.
Sorride. Ma nasconde un dolore che nessun altro conosce: la paura della morte che per brevi attimi ha provato a cingere la sua anima tra le sue fredde braccia.
Forte. Come un uragano, che sa spezzare e piegare le case. Lei piega le labbra delle persone in sorrisi.
Vive. Ma non lo fa come vorrebbe, come dovrebbe.
Lei ha. Ha pregi, ha difetti. Semplicemente ha e basta. Possiede tante cose, non materiali. Ha l'anima come un buco nero che risucchia la sua forza.
Ancora nuda, difronte a quello specchio, che osserva il proprio corpo e sfiora con le dita quel punto che non svanirà mai del tutto.
Porta su di se il fardello di un dolore troppo grande persino a nominarlo, spiegarlo.
Quel punto, è solo una cicatrice. Ma è il simbolo di quella debolezza di cui non ha colpa, pronta a ricordargli le cose che ha visto, i ricordi nascosti, i sentimenti celati.
Non si sente pronta ad affrontare il mondo, ancora troppo piccola ma già così grande.
Poi, ricorda. Ricorda che è dalle cicatrici che nascono le storie migliori, le avventure più grandi e gli amori più forti.
Ma, ancora una volta, nuda.
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