1. Rotto
Un mese – Rotto
Cuore spezzato.
Megara aveva più volte riflettuto su quell'espressione, nei suoi momenti di solitudine e di silenzio.
Era come se le si fosse impressa a fuoco nella mente. Quelle
due semplici parole le ispiravano un particolare senso di disperazione,
del genere che si prova soltanto quando si realizza di aver perso
qualcosa per sempre.
Eppure, sentiva che non erano abbastanza potenti: non era
solo il suo cuore ad essere spezzato. Il dolore al petto c'era, eccome,
ma non era l'unico: risaliva la gola e permeava i polmoni, rendendole
faticoso il respiro; si insinuava nelle sue membra, a tal punto che
ogni movimento era appesantito. Le sembrava di arrancare in una cappa
di nebbia, incapace di vedere il proprio futuro, incapace anche solo di
immaginarlo.
La sua volontà era annichilita, la sua anima perduta.
Si era giocata tutto con una noncuranza dettata da un amore cieco e
incosciente.
Era stato tutto un gioco: finalmente l'aveva capito. Tutto
quello che restava, alla fine, erano involucri vuoti di sentimenti e
speranze.
Non aveva nemmeno la forza per sollevare il capo da terra.
Non era il suo cuore ad essere in frantumi: era lei stessa ad esserlo. L'avevano spezzata, giusto nel mezzo.
Si sentiva come un giocattolo rotto. Messa in un angolo, inutile, una marionetta a cui avevano tagliato i fili.
Non c'erano più parole da dire né cose da fare.
Era arrivata ad un punto in cui arrendersi era l'unica opzione.
Si ritrovava spesso a desiderare di addormentarsi e non
svegliarsi più, ma nemmeno quello le era permesso, perché
la sua vita non le apparteneva più. Tutto quello che poteva fare
era lasciarsi cullare dalle onde della disperazione e
dell'autocommiserazione.
Le piaceva stare da sola; quando i pensieri diventavano
troppo opprimenti si distraeva e non pensava a niente. Era come
spegnere l'ultima candela in una stanza buia. Il suo sguardo
disinteressato seguiva il percorso delle foglie trasportate dal vento o
il lavoro incessante delle formiche nella polvere del terreno. La vita
sembrava aver abbandonato il suo viso: le guance erano sempre
più pallide, le labbra sempre più esangui.
C'erano giorni in cui non mangiava nulla. Non rifiutava il cibo, semplicemente dimenticava di nutrirsi.
Sapeva che avrebbe dovuto riscuotersi da quel torpore, ma
continuava a rimandare. Non le andava, in verità, di affannarsi
per tentare di riprendere in mano i cocci della propria esistenza.
Aveva dato tutta se stessa e tutto le si era rivoltato contro: non
avrebbe commesso di nuovo lo stesso errore.
Era molto più facile stare fermi. Un pupazzo rotto non si può muovere.
Salve a tutti! ;) Ebbene sì, anche se ho una
long in cantiere in questo fandom ho deciso di approfittare del Contest
"242" indetto da Audrey_24th per scrivere una raccolta di flashfiction su Megara, un personaggio che ho sempre adorato.
Ogni titolo è un prompt che ho usato. Ho voluto strutturare la
raccolta in modo tale che ogni capitolo narrasse un momento particolare
della vita di Meg nel corso di un anno, a partire dall'abbandono del
suo ex fino al primo incontro con Hercules.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto; a breve seguiranno gli altri.
Un bacio. :)
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