La saga dell'Olimpo

di Lucifer01
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 Mi svegliai…. La testa mi faceva terribilmente male e l’unica cosa che ricordavo era una nave. Era come se fossi ancora a bordo per il profumo del mare,che si sentiva bene come allora, e la nausea .Quest’ ultima persisteva, ma non era il dondolio di una nave a procurarmela, bensì il forte odore di sangue raffermo e vomito .Ricordavo anche altri ragazzi con me, ma ammetto che era solamente uno sfocato ricordo .Mi guardai intorno ..era buio pesto e accanto a me c’era….un’altra persona!!!! Entrambi facemmo un balzo indietro; mi avvicinai e anche lui fece lo stesso. Gli chiesi flebilmente chi fosse, ma lui si limitava ad imitarmi. Poi capì , mi stavo riflettendo in uno specchio incrostato di muffa ed altro .Mi osservai: ero ancora giovane, ma la paura e la sporcizia mi  avevano tramutato in un pover’uomo disperato…facevo fatica a riconoscermi. Mi chiesi da quanto tempo ero in quel luogo e soprattutto dove mi trovavo.
Non potevo stare li a piangermi addosso quindi decisi di incamminarmi per vie a me ancora sconosciute.
Tutte le pareti di quel posto erano specchi e più volte andai a sbattere sui vetri. Continuai a girovagare per un lasso di tempo che mi sembrò infinito, era come se fossi in un labirinto senza via d’uscita; tutto ciò mi ricordava una novella che tempo fa mi raccontò mio nonno:“Nipote mio ,stai in campana, quando raggiungerai l’adolescenza ti verranno a prendere e ti porteranno al labirinto di Cnosso. Una volta là non avrai speranza  quindi fuggi via ragazzo mio. Fuggi!!!!”
A questo punto mio padre mi allontanò da lui dicendo che  stava scherzando ma la sua faccia era molto seria.
Più andavo avanti più mi convincevo della veridicità delle parole del mio anziano nonno. Il terrore mi pervase iniziai a correre senza una precisa meta. Quando andai a cozzare contro uno specchio caddi in terra e non riuscì più ad alzarmi, respiravo a fatica, mi piegai in due , ora anche lo stomaco mi doleva. E iniziai a vomitare come non avevo mai fatto era una miscela di sangue, cibo e paura. Capì che oramai non c’era più via di scampo, soffrivo, oh come soffrivo, avrei voluto morire subito.
Un grido umano pieno di dolore e terrore squarciò l’opprimente  silenzio seguito da un grugnito ed uno scalpiccio di zoccoli.
“La creatura deve essere vicina…” sussurrai sorridendo. Finalmente quell’incubo stava per terminare. E infatti dopo alcuni secondi eccolo lì : era bellissimo. Sembrava un toro ma camminava in posizione eretta proprio come un’ uomo, camminava fieramente ma negli occhi, umani, aveva il tormento e il rimorso.  Mi incornò, esalai un’ ultimo grazie, prima di abbandonare il mondo terreno.
 

 




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