RED HEAD
Che palle le missioni!
Mi riferisco a quelle di poco conto.
Però, con un simile gioiellino, devo ammettere che la noia
sparisce. In più s’intona perfettamente al colore dei miei capelli, rosso
fuoco, proprio come gran parte dell’involucro di questa bomba.
Farà un bel botto, vedrete! Il cielo di Midgar sarà avvolto
da fuochi d’artificio artigianali! Rude è davvero un esperto nel fabbricare
questo genere di “giocattoli” come dire, scoppiettanti!
Mi volto verso di lui, dopo aver lanciato una voluttuosa
occhiata all’ordigno che stringo tra le mani.
- Ehi, questa cosa è potente, zo to?! – che domanda priva di
originalità, eh? Ma certo!
- E’ un rudimentale perfezionamento della tecnologia
Shin-Ra. Sulla potenza non garantisco, ma di sicuro non ne resterai deluso.
Lo guardo di sottecchi, abbozzando subito un lieve sorriso
di trionfo:
- Oh, sul serio?- dico squadrando l’oggetto molto
meticolosamente.
- Ti piace, vero?- mi chiede il compare dalla testa pelata,
con quegli occhialini neri sempre di ricambio, ben piantati sul naso.
Cosa rispondere? Ne vado pazzo, soprattutto se il risultato
atteso darà i suoi frutti.
- Quei tre pagliacci voleranno come aquile, ci puoi
contare!- Com’è che si chiamano? Kadaj, Yazoo e Loz. Kadaj, Yazoo e Loz?!! Ma
che razza di nomi sono?! E dire che “Turk”, all’inizio della mia carriera, mi
sembrava alquanto ridicolo. Ma questi tre le superano tutte! Beh, almeno se
qualcuno si azzarda a prendermi in giro, mettendo in caricatura il nominativo della
mia società lavorativa, lo risponderò con un bel: Kadaj, Yazoo e Loz secondo te
sono meglio??
E se poi lo sfortunato beffeggiatore trova anche l’ardire di
controbattere, vorrà dire che si dovrà fare il tragitto verso casa a gambe
strette e bacino basso. Non so se rendo l’idea…
Sono un Turk, e non un fenomeno da baraccone, zo to!
Aguzzo lo sguardo in direzione della galleria.
Ecco il nostro caro protagonista, a bordo della sua
attrezzatissima moto, con quei capelli biondi così ritti e in evidenza… forse
anche troppo per un tipo scostante come lui, che tende a farsi notare sempre
meno, ed agire in silenzio sempre più.
- Sei pronto?- dico rivolgendomi a Rude e gettando
un’occhiata al timer della bomba, che oramai conteggia alla rovescia già da 50
secondi. Me ne restano all’incirca 10 per scagliarla via. Saranno più che
sufficienti.
Rude non si scompone affatto.
- Mh.- mi risponde mugugnando un ipotetico si.
Come previsto da copione, ecco arrivare anche i due fratelli
dalla mente inferma, a gran velocità sulle loro moto verdastre e davvero rètro.
Oltre ai nomi, hanno pure un pessimo gusto nello scegliere.
L’angolo destro delle mie labbra si tira all’insù, in un
ghigno.
Il bello sta per arrivare.
- GO!!!- esclamo con fiere movenze e una fanatica esaltazione.
Pochi attimi e tutto prende una piega più frizzante.
Nel cielo di Midgar s’ innalza una coltre nuvola di fumo,
seguita da frammenti e schegge d’ogni tipo, oltre che ad un forte boato,
naturalmente.
Mi godo tutta la scena sdraiato sul manto poco erboso e
molto striminzito posto al di sotto del ponte autostradale dal quale io e Rude
ci siamo lanciati, appena cinque secondi prima che avvenisse l’esplosione degli
ordigni da noi scagliati.
Proprio due stuntman, io e lui! Atterrare perfettamente
integri da un’altezza di circa dieci metri, non è cosa da poco. Dopotutto, i
migliori della compagnia siamo noi!
- Caspita, che botto! – enfatizzo gioioso- Caro compare,
complimenti per i tuoi piccoli giocattolini esplosivi!
- Avevi ragione su quei due.- mi dice inclinando la testa
verso l’alto e scorgendo i fratelli dalla chioma argentea fluttuare in aria,
proprio come delle aquile.
Li guardo divertito. Abbozzo qualche sana risata mentre mi
godo la bella prospettiva, spaparanzato sull’erba.
Sembra di essere al drive-in. Mancano solo un sacchetto di
popcorn e una lattina piena di un qualcosa da bere. In questo momento mi sta
bene di tutto. Tranne del the.
Rude si rialza sistemandosi il suo completo blu notte,
ricoperto da terriccio e un po’ di fanghiglia. Decido di seguirlo dopo poco,
battendomi il retro del pantalone fino a farlo diventare un tamburo, per
scrollarmi di dosso alcuni ciuffetti di erba, e ritornare ad assomigliare più a
un Turk, che ad una nuova specie di vegetazione umana.
- Che si fa adesso?- reclamo al mio complice. Sto per
proporre qualcosa di divertente, ma vengo preceduto da un altrettanto qualcosa
tutt’altro che divertente. E’ l’inconfondibile ma poco sensazionale suono del
mio cellulare, buttato nella tasca dei pantaloni, e occultato lì. Perché non me
ne affibbiano uno nuovo? Almeno mi verrà più voglia di esibirlo, questo affare!
- Qui Reno!- esclamo con voce squillante, scandendo il mio
nome con innata fierezza.
- Abbiamo visto l’esplosione. Ottimo lavoro, ma cercate di
sbrigarvi, Tseng vi vuole qui… subito! - replica una voce femminile dall’altro
capo.
Elena. Rompiscatole per vocazione, acida per natura e bionda
naturale. Un capello posticcio e tinto, si vede. Soprattutto quello delle
donne. Ne ho viste così tante nella mia luminosa carriera da libertino ragazzo,
che la razza femminile per me non ha più segreti.
- Grazie per il complimento cara… peccato però per il
pessimo tempismo… Stavamo giusto andando a fare un giro, se non fosse arrivata
la tua telefonata a rompere questo splendido momento, ovviamente…! - dico
facendole capire che non ho affatto apprezzato la sua sollecitudine.- Riferisci
a Tseng che stiamo arrivando!- chiudo l’aggeggio nero, rigettandolo a casaccio
nella tasca. Muovo il capo verso destra e faccio capire al mio socio che l’ora
dei giochi è purtroppo terminata.
Possibile che nel nostro gruppo debba esserci anche una
donna? Per carità, non ho nulla in contrario, ma avrei preferito di gran lunga
qualcuna con un carattere meno perfettino e soprattutto meno rompiscatole! In
passato, agli inizi della mia carriera, nella nostra gang c’erano altre quattro
ragazze, prima di Elena. Una “Tseng” al femminile ma piena di fascino, una
giovane trovatella dal misterioso passato, nonché mia ex-fiamma, la sorella
della bionda Elena, identica in tutto e per tutto a lei, e una stupida gallina
nata in una ricca famiglia di Mideel, che amava starnazzare inutilmente e
stuzzicarci uno per uno, me compreso, per indurci poi alla lite. Le piacevano i
massacri, alla duchessina in divisa.
Come aspetto non era poi tanto male, aveva dei lunghi
capelli sul biondo cenere che teneva sempre legati in una grossa coda, un
fisico regolare ed un bel visino. Ma al diavolo la bellezza se poi non puoi
nemmeno affrontarci un discorso decente…! Con Elena non è che cambi molto, ma
almeno lei sembra essere sprovvista del cosiddetto “gene dell’ochetta”. Resta
il fatto che io quelle così non le sopporto! Mi rubano la libertà, e per me
significa tanto.
Sono nato per volare, non per restare chiuso in gabbia.
- Crema, o cioccolato?- dico altalenando le due scatole di
preparato per torte che ho tra le mani.
Come mi sono ridotto…
- Fai tu.- al solito. Rude si sa, non è di certo famoso per
la sua spiccata parlantina!
Storco le labbra in una smorfia di indecisione.
Siamo al grande supermarket di Midgar.
Una noia…
Sono trascorsi già 3 mesi dalla battaglia contro quei tizi
in uniforme di pelle nera e capelli argentei. Per carità, non fatemi ripetere i
loro nomi, altrimenti ricomincio a ridacchiare.
Il tutto si è concluso con un bel “ e vissero tutti felici e
contenti”. Più o meno.
Per fortuna che il buon vecchio ragazzo dai capelli ritti e
gli occhi azzurri, è riuscito a sconfiggerli. Altrimenti sarebbe toccato a noi
Turks, sbrogliare la matassa. Non che abbia paura, intendiamoci. Però sarebbe
stata davvero dura toglierli dal campo. E d’altronde si sa, meno lavoro, meno
casini. E di casini ultimamente se ne vedono davvero pochissimi.
La Shin-Ra Company,
sta lentamente risorgendo. Ma più che lentamente, dovrei dire, sta
“comodamente” preparandosi a risorgere.
Comodamente perché… Perché l’intera Shin-Ra, per far ritorno
ai suoi antichi albori, ha bisogno di serenità e grande preparazione.
Il nostro Presidente, Rufus, guarito dall’oramai avanzato stato
del Geostigma, è ritornato a casa dopo la lunga giacenza alla Healin Lodge.
“Casa” si fa per dire, dato che la nostra base è ormai deceduta da anni.
In questi tre mesi, il Presidente si è dato da fare per
rimettere le cose a posto, e riprendere possesso dei suoi numerosi beni. Tutto
dovrebbe ritornare come prima, come tanti anni fa. Eeh…bei tempi quelli. Io e
gli altri Turks, sempre in giro, sempre pronti alla lotta e a qualsiasi
missione, senza tener conto minimamente dei rischi a cui ci si esponeva ogni
volta, e che senza fallo non tardavano mai ad arrivare.
Quando ripenso alle ere andate, mi assale sempre una forte
malinconia. Amavo quella vita, e continuerò ad amarla in eterno, fin quando io
stesso non lascerò questo pianeta sotto forma di flusso vitale. Mi auguro il
più tardi possibile, s’intende!
Come dicevo prima, non abbiamo più una fortezza. Dopo il
crollo dell’imponente palazzo della Shin-Ra, avvenuto ai cosiddetti tempi di
“Sephiroth”, ognuno di noi si è dovuto arrangiare. Come base provvisoria in
attesa che quella principale venga ricostruita, ci siamo appropriati
dell’intera struttura del Geostigma Sanatorium, oramai praticamente
inutilizzabile data la sconfitta della malattia in questione. È un posto
tranquillo, immerso nel verde, nella natura, negli insetti… Se fa caldo, mi
tocca dormire con la finestra completamente sbarrata, altrimenti rischio di
trovarmi qualche simpatico “inquilino” nel mio letto… Senza contare il bagno…
Lì al contrario, non posso chiudere la finestra per via di un grosso ramo
alberato che ha deciso di “accasarsi” proprio lì dentro. Taglialo, no?
Suggerireste voi… Ma come si fa a mozzare un arto di quelle dimensioni, con
tanto di nido gremito di piccoli volatili, che starnazzano da mattina a sera
impazienti di rimpinzarsi lo stomaco?
Sono un Turk, ma dal cuore tenero.
Ed è proprio per questa mia debolezza, che ora mi ritrovo
qui, a vagare tra i meandri di questo supermarket, alla ricerca di qualcosa che
possa soddisfare le richieste del nostro leader, Tseng.
Domani è il compleanno di Elena.
Personalmente, la cosa non mi interessa più di tanto, ma gli
ordini di Tseng, restano pur sempre ordini. E visto che di ordini se ne vedono
davvero pochi, non mi resta altro che accontentarmi di quel poco che mi viene
richiesto.
Per farla breve, dobbiamo comprare gli elementi adatti per
preparare una torta.
- Non capisco perché mai si debba preparare una roba simile,
quando poi esistono le pasticcerie… zo to!
- Tseng vuole così. Limitiamoci a farlo.- Per Rude è tutto
più semplice, dato che sono io ad occuparmi di scegliere l’occorrente giusto.
È quasi mezz’ora che mi gingillo con queste due scatole di
preparati. Sono anni che conosco Elena, ma non so quale prendere.
Se fosse dipeso da me, invece della classica imbottitura,
avrei optato per qualcosa di ben più “pesante”.
Una torta al tritolo, non è una pessima idea!
- Basta! – dico spazientito- Prendiamo questa! – esclamo
poi, riponendo la scatola del preparato alla crema nel suo scaffale. - La
cioccolata piace a tutti, no? – Soprattutto a me.
Dopo l’estenuante fatica, mi accingo a racimolare il resto
delle cose da prendere. Siamo qui anche per fare rifornimento, come accade
puntualmente ogni due settimane. Purtroppo il Sanatorium è situato al di fuori
di Midgar, ed in conseguenza di ciò, almeno due di noi sono costretti a
rifornirsi puntualmente dei viveri necessari, qualora questi inizino a
scarseggiare. Non vedo l’ora che il Presidente Rufus metta mano alla trattativa
per acquistare un intero palazzo in disfacimento, e trasformarlo finalmente
nella nostra base ufficiale. Almeno non sarò costretto a fare tutta questa
bagattella inutile, diamine!
Infilo la mano in tasca, frugando tra le varie cianfrusaglie
al suo interno.
L’accendino, un pacchetto di chewing-gum a tavolette, molto
probabilmente del 1830 data la scarsa conservazione dell’involucro, e un
foglio.
Afferro quest’ultimo, e lo infilo tra i denti.
- Ressci quesci, so to!- Mugugno una frase incomprensibile
per via della carta che stringo tra i denti, mentre sparo sul petto del mio
compare i prodotti alimentari che mi impediscono di usare entrambe le mani. -
Vediamo… - faccio leggendo la lista della spesa- Questo c’è, questo anche, e
anche questo. C’è tutto...o quasi… – esclamo sforzandomi di decifrare la
calligrafia quasi del tutto illeggibile del sottoscritto. Purtroppo non ho
avuto tempo di sfoderare la mia bella scrittura. Quando Rude chiama, ed esorta,
devo sbrigarmi!- Il reparto dei casalinghi è di là.- dico rivolgendo il pollice
alle mie spalle.
- Perché non hai preso un carrello?- mi domanda Rude, con il
volto semi coperto da una pila di pacchetti vari.
- Perché pensavo non servisse, zo to! La volta scorsa non
eravamo così carichi. E poi hai mai visto un Turk girare con un ridicolo
carrellino?– sbotto crucciato, mentre mi divido gli oggetti da portare con il
mio amico dalla testa pelata, trovando il tempo di sbuffare appena.- Però se
vuoi ritornare indietro a prenderlo, io ti aspetto!- Rude non controbatte. E’
evidente che la mia proposta non gli interessi granché.
Faccio mezzo giro, e mi avvio all’altra corsia.
L’abbigliamento casual che mi ricopre, mi fa sembrare un
comune ragazzo, magari uno studente o un semplice giovane pacato e poco incline
all’azione. Eeeh…Se tutta questa gente sapesse…! Altro che ragazzo pacato! Ho
affrontato più situazioni pericolose io, che questa mezza dozzina di esseri
umani!
Un semplice jeans e una felpa con la zip, quest’ultima
rigorosamente bianca per far spiccare il più possibile la mia lunga zazzera
rossa, è il classico abbigliamento che adotto quando non sono costretto a
vestirmi da Turk.
Come veste un Turk?
Sempre lo stesso completo blu notte, rigido e un po’ scomodo
soprattutto quando capita di doversi lanciare da un’altezza di oltre 700 metri. Un vero
supplizio.
Ad ogni modo, non mi dispiace apparire come una persona
normale. Una volta ogni tanto, intendiamoci.
Dopotutto si sa, le cose banali e le solite tediosità non
fanno di certo per me.
Un Turk deve avere un bianco sorriso.
E per un bianco sorriso, ci vuole un buon dentifricio!
Proprio quello che mi serve per completare la lista e
cestinarla alla prima occasione in qualche pattumiera nei paraggi.
Eccolo lì, il mio prediletto! Scorgo lo scatolino, ultimo
esemplare tra una marea di marche praticamente di secondo scelta, e mi dirigo a
grandi falcate per accaparrarmelo alla svelta.
Sogno già di trovarmi alle casse, quando il lungo rettangolo
cartonato, mi viene sfilato furtivamente qualche frazione prima che io potessi
sfiorarlo con i polpastrelli delle dita.
- Che…?!- pronuncio di botto e con l’aria tutt’altro che
pacifica. Volto il capo seguendo la traiettoria del MIO dentifricio, e lo vedo
finire dritto in un cestino di metallo. Faccio scorrere lo sguardo sulla figura
che si è appena appropriata del MIO dentifricio, e storco gli occhi in una
smorfia di perplessità.- Cosa ci fate voi qui?! ! E soprattutto… quello è MIO!-
urlo di rimando, additando l’oggetto conteso.
Non sottraetemi mai il mio dentifricio, per carità!
Le due forme mi fissano quasi con sorpresa.
- Guarda guarda, due Turks!- replica la più bassina, nonché
artefice del furto. Mi squadra da cima a piedi, e arrivata alle scarpe che
indosso, sale su, rapidamente, incurvando poi il muso. – Mi correggo, due
Turks, in borghese!- ride sommessamente, portandosi una mano alla bocca. Cosa
c’è di strano a vestire così? Dopotutto siamo persone normali che hanno il
diritto di vestire da persone normali!
- Lo trovi così divertente?!- replico infastidito da quel
suo risolino poco garbato e tanto indisponente. Dirigo il mio sguardo verso
Rude, alle mie spalle. Ha il capo chino, volto all’osservazione degli scaffali,
e si sta sistemando gli occhialini scuri sul naso, con un dito.
Dimenticavo che lui ha una certa attrazione nei confronti di
Tifa, l’amichetta d’infanzia del biondino scontroso, che si trova proprio
davanti a noi.
In effetti, non è poi tanto male. Con quel suo visino dolce,
la chioma ben ordinata, lunga e scura, alta, e le forme al punto giusto,
farebbe avvampare chiunque.
A differenza dell’altra figura.
Praticamente l’opposto. Più bassa, come minimo una
cinquantina di centimetri, dei capelli corti “incorniciati” da una fascetta
verde con i bordini bianchi, e un fisico indubbiamente poco “rigoglioso”.
La conosco. Eccome se la conosco! È
quella con la fissa delle Materia, nonché abile ladruncola, ma non troppo. In
più, fu rapita da Corneo insieme ad Elena… due seccature…!
Cerco di sforzarmi affinché mi
ritorni alla mente il suo nome.
- Fuffi Kisaragi, giusto?
Mi sembra che avesse un nome abbastanza strano e buffo. A
Wutai sono tutti così.
La tipetta in questione, con maniere poco gentili, mi
richiama alla correzione del suo nome con una semplice ma concisa espressione:
- YUFFIE!! IDIOTA!!!
Iniziamo bene!
Sorrido, divertito ma ancora perplesso:
- Pardon!- faccio in tono sfottitore, simulando anche un
inchino- Ma non è che cambi poi molto…-
le rispondo abbozzando un altro risolino.
Lei sbuffa, in rilancio alla mia provocazione del tutto
gradevole, e indispettita si porta le mani sui fianchi:
- E’ strano che i Turks siano semplicemente quattro…- espone
tranquilla. Deduco subito che da lì a poco uscirà qualche offesa.
La guardo con sospetto mentre continua la sua presunta
illazione:
- Nel mondo c’è tanta gente con poca intelligenza, e visto
l’eccessivo aumento di stolti, voi Turks dovreste aver raggiunto un buon numero
di iscritti! – conclude fiera, con perfetto sarcasmo.
Hai capito la ragazzina?! E’ già passata agli insulti.
Naturalmente non posso non controbattere. Non ad una simile
presunzione!
- Ora ricordo! – mi spiattello una mano sulla fronte,
apposta- Tu sei quella che 3 mesi fa, per calarsi nella battaglia, è atterrata
nella piazza di Midgar con un paracadute! Anche se stavo combattendo con uno di
quegli spiriti dalla chioma argentea, sfuggire alla tua attenzione è stato
praticamente impossibile! Una bella trovata, non c’è che dire! Forse troppo
poco femminile, non credi? Ma visto il tuo modo di vestire, così selvaggio, non
poteva essere altrimenti! – la fisso con presunzione, da capo a piedi. Indossa
un paio di stivaletti beige che le arrivano al ginocchio, dei pantaloncini
piuttosto corti, tendenti ad un grigio nocciola un po’ spento, una giacchetta
striminzita molto più della canotta floreale che veste al disotto, ed un
semplice polsino bianco sul braccio destro ad adornare il tutto. Vi sembra
forse femminile?
È più femminile l’acida Elena, con la sua divisa da Turk!
Non ho nemmeno il tempo di intraprendere una fragorosa
risata, che sento un forte dolore al piede sinistro.
- Ahi!- esclamo digrignando i denti, mentre quei quattro
pacchi che reggo in mano mi finiscono a terra.
Per la cronaca, il suddetto maschiaccio mi ha appena pestato
un piede. Per di più, con la suola dentellata degli stivali che indossa. Adesso
so che oltre ad essere chilometrici, fanno anche un gran male.
- Yuffie!- la richiama Tifa, con un lieve imbarazzo.
La ragazzina wutaiana sbotta senza indugio, abbassando poi
le palpebre e girando il capo verso sinistra, altezzosa come non mai:
- Non è colpa mia se questo losco individuo è uno zotico!
Zotico? Io, zotico? Ok, per il losco può anche passare,
tutto sommato non mi dispiace, ma zotico… quello no!
- Sentimi un po’ principessina di Wutai...! - le urlo di
rimando, piantandomi le mani sui fianchi e inclinando il viso in avanti,
minaccioso verso di lei - Non posso certo ricordarmi i nomi di tutti quelli che
incontro! A parte quei soliti, non riesco a memorizzare ogni faccia che mi
passa davanti! Soprattutto la tua, così odiosa ed indisponente! – Sono pur
sempre un essere umano! Diamine!
Scruto il suo faccino, in particolare le iridi. Grandi e di
un color nocciola quasi da mangiare. Mi stanno fissando. Per l’esattezza si
sono soffermati sulla parte alta del mio viso. Gli occhi. Effettivamente il
contrasto che provoca la mia capigliatura rossa, con queste pupille verde
azzurro, è assai particolare. Forse chissà, nessuno può resistere a questo
forte accostamento di colore?
- Che c’è…? - le rispondo sgarbatamente, ma consapevole
della forte attrazione che le sto provocando.
- Hai le lenti a contatto!- Cosa?!? Ma stiamo scherzando?!
- Hai preso un granchio, piccola! Sono tutto al naturale!
Occhi compresi! – Figuriamoci se poi ricorro a questi stupidi mezzucci per
cambiare il mio aspetto. E’ un insulto bello e buono! – E comunque, quello è
mio, zo to!- Addito ancora una volta la scatola del dentifricio, posta nel
cestino “nemico”, tagliando così a corto. Apro una mano, porgendola in avanti,
per farmi restituire l’oggetto. - Sareste così gentile da ridarmelo?- chiedo
molto galantemente, dandole addirittura del lei.
- Dobbiamo prendere lo zucchero, come on Tifa!- esclama la
piccola ninja, escludendo la mia richiesta e dandomi le spalle in malo modo.
Grazie per la considerazione!
- Ehi!!- urlo guardandole andar via, mentre la brunetta
alta, saluta cortesemente. Muovo la gamba destra, pronto a raggiungerle con una
sola falcata, quando la possente mano di Rude mi agguanta la felpa,
trattenendomi lì.
- Muoviamoci anche noi.- dichiara come se nulla fosse.
Nemmeno per sogno! Voglio il mio dentifricio!
- Nessuno può sottrarmi una cosa che stavo comprando io!-
Nessuno, zo to! Nemmeno una mezza ninja come quella lì!
- Prendine un altro. Ce ne sono tanti.- mi consiglia
l’amico, ma io imperterrito insisto sulla mia idea:
- Non è la stessa cosa! Sono anni che uso quello, e non sarà
certo una stupida mocciosa alta quanto una chitarra, a farmi cambiare idea! No
e poi no!- asserisco convinto. Lo voglio e basta!
Ci avviamo alle casse, pronti a retribuire, mentre tento
rabbiosamente di sistemare la scatola del nuovo dentifricio, in maniera più
stabile sulla pila che porto. Anche i duri a volte cedono.
E alla fine ho dovuto accontentarmi di questa marca così
sconosciuta, e poco convincente che mi ha consigliato una delle belle signorine
addette alla vendita.
Fisso l’oggetto con sospetto. Il mio volto assume un’espressione
di disgusto. Comincio inevitabilmente a pensare di dovermi fare una dentiera,
dato che non ho molta fiducia verso questa roba, e poi sospiro sommessamente.
Quella mocciosa prima o poi me la pagherà, zo to!
Rude è dietro di me, con quella sua stazza, portare un paio
di roba in più non gli avrebbe fatto sicuramente male.
Preferisco però non rischiare, è un tipo alquanto
suscettibile. Volto l’angolo, imprecando tra me e me a causa del notevole
lavoraccio, e mi accingo a poggiare il carico sulla prima cassa disponibile.
- La prossima volta cedo il mio posto ad Elena… fare
rifornimenti mi stressa parecchio.- dico leggermente affaticato, desiderando
ardentemente una sigaretta.
Mi porto una bionda alla bocca, dopo averla estratta dal
pacchetto, e l’accendo. Bionda perché bella ma letale.
Alzo gli occhi al cielo, espirando una fervida boccata di
fumo.
Finalmente fuori da quel grosso caseggiato!
Rude è qualche passo più avanti, lo seguo osservandolo
mentre sorregge i tre sacchetti pieni zeppi di roba che abbiamo appena
comprato.
Arrivati all’auto, una nera lucente e fiammante,
parcheggiata poco distante dalla struttura, apro il cofano posteriore,
permettendo così al mio compare di riporre le buste.
- Guida tu!- esclamo svogliatamente, lanciandogli contro le
chiavi della vettura. Non ho la lucidità necessaria per mettermi al volante.
Non ora, per lo meno.
- Sai cucinare? – mi domanda Rude all’improvviso, mentre
preme sull’acceleratore, al ritorno verso la base.
Mi stravacco in modo estremamente scomposto, affondando la
testa sulla spalliera.
- No, perché? – replico svogliato, con il rocchetto della
sigaretta che mi balla tra le labbra.
Una volta tentai di friggermi un uovo, ma la pentola andò
improvvisamente a fuoco. Forse fu una semplice fatalità. Tuttavia, non ho mai
avuto bisogno di prepararmi da mangiare, la Shin-Ra ha sempre fornito i pasti belli pronti,
ai suoi dipendenti.
Cerco quindi di rilassarmi, ma qualcosa me lo impedisce.
E’ Rude. O meglio, la sua voce.
- Chi si occuperà della torta, allora?- dice il compare, con
semplicità.
Già, la torta di Elena… Non ci pensavo manco più.
Sto per prendere la sigaretta tra le dita, quando la forza
di quella domanda così semplice, mi blocca.
La torta di Elena?!
- La torta!!- esclamo sbattendomi una mano sulla fronte- E
adesso come la mettiamo?! Non possiamo mica chiederlo a lei?! Che razza di
sorpresa sarebbe?! – Ecco un altro bel problema. E non mi preoccupo nemmeno di
fare a Rude la stessa domanda! Mi è già bastato vedere la sua faccia, per
capire che purtroppo non sa cucinare e che quindi dovremo trovare alla svelta
una soluzione.
- Tseng è da escludere, penso che sia nella nostra stessa
situazione… e il Presidente, non se ne parla nemmeno!- Di certo non vado a
chiedere al sommo Rufus, di mettersi ai fornelli! Sarebbe un oltraggio.
Accavallo le gambe, disordinatamente, e incrocio le braccia.
E adesso come la mettiamo?
- Lo dicevo io, che avremmo fatto meglio a comprarla in
pasticceria, zo to! - Faccio mente locale, ma mi serve a poco. Chiudo gli
occhi, storcendo la bocca. Prima di farlo però butto via dal finestrino la
sigaretta, ormai ridotta all’osso.
Sto pensando, quando il compagno di sedile mi fa sobbalzare
con la sua assurda proposta:
- Perché non lo chiediamo alla Lockhart e a quella ninja?-
Ma è impazzito?! Eppure mi sembra sobrio…!
- Ti sei forse bevuto il cervello, zo to?!- strillo
fissandolo con un’espressione tra lo sconcertato e il colto alla sprovvista.
- Hai un’idea migliore?- mi ribatte, senza scomporsi.
Con tutta onestà, NO.
- No!- sbottò seccato. Volto il capo in direzione del
finestrino, adagiandomi una mano sul mento- Questo significa che dovremo
ritornare a Midgar? – Ancora? Che palle!- Proprio adesso che siamo quasi
arrivati!- sbuffo decisamente poco contento. E lo si può intuire anche dal mio
tono di voce. Non ho nessuna intenzione di rivedere colei che si è “fregata” il
MIO dentifricio! E soprattutto, implorarle di farci un favore… Questo è troppo!
Non voglio, non se ne parla, è da escludere nella maniera più rapida possibile!
Resta il fatto che dovremo trovare qualcun altro che ci
aiuti nell’ardua impresa… già, ma chi?
Ok.
- Se speri che faccia la finta vittima davanti a quella
mocciosa, ti sbagli di grosso, zo to!! Se non accettano, io vado via, zo to!
Sei avvertito, zo to! – dico al socio, sbrigativo e tassativo come non mai.
Rude schernisce lievemente. Conosce alla perfezione il mio
carattere. Siamo partner da molti anni. Praticamente da quando ho iniziato la
mia fulgida carriera di agente speciale addetto al… -prendo fiato- “Settore
Investigazioni del Dipartimento degli Affari Generali della Shin-Ra Electric
Power Company”. Come sono modesti, vero zo to?! Ma io preferisco presentarmi
semplicemente come Turk. Punto e basta.
Altrimenti finisco per dimenticare tutto, o mescolare le
molteplici sigle fino a creare qualcosa di veramente incomprensibile. Già lo è
di suo… figuriamoci con la mia mano d’opera.
Mi riallaccio la cintura, che avevo tolto in precedenza una
volta arrivati in prossimità della base. Sono obbligato a sorbirmi di nuovo la
stessa strada.
Osservo Rude portare a termine la manovra di retromarcia e
imboccare la corsia per il ritorno a Midgar.
La dimora di Cloud e di tutta l’allegra compagnia è situata
proprio lì, Tifa si occupa di gestire lo Strife Delivery Service, nonché di
occuparsi anche dell’orfanotrofio.
I vecchi rapporti conflittuali tra il biondo e il nostro
Presidente (biondo anche lui), si sono notevolmente allascati. Dopo la piccola
alleanza formata con noi Turks, per sconfiggere il nuovo nemico, Rufus ha
invitato molte volte l’ex-soldier ad unirsi al nostro gruppo, ottenendo però
sempre risposte negative, tant’è che oramai ci siamo rassegnati. Davvero un
peccato, sarebbe stato un ottimo agente. Nonostante tutto, tra noi e Cloud non
c’è stato più nessun conflitto.
Personalmente non lo capisco. Si accontenta di fare il
fattorino, di badare ai suoi amati marmocchietti senza famiglia, e di condurre
una vita praticamente monotona, senza grandi divertimenti. Non si è nemmeno
trovato una ragazza! Diamine, vive a contatto con quel popò di donna di nome
Tifa, tutto il santo giorno, ma non sembra minimamente attratto dalla sua
rigogliosa figura. Al posto suo, io avrei subito approfittato dell’occasione,
all’istante!
A volte mi chiedo se il sottoscritto è troppo anormale, o se
sono gli altri ad esserlo.
Eccoci nuovamente in città. La cara e vecchia Midgar. O
dovrei dire, “nuova” Midgar. Sono state ristrutturate molte zone, praticamente
distrutte dallo scontro con il possente Summon, Bahamut, e dalla furia di quei
tre esaltati. Per il momento solo la piazza principale è stata ricostruita, ma
anche se tutto è più nuovo, rimane pur sempre la vecchia “cittadella” di una
volta.
Eccoci giunti a destinazione. Che stress.
E io che sognavo già di trovarmi sotto la doccia…! Temo che
il mio corpo dovrà attendere.
- Vai tu, io ti aspetto in macchina!- Non ho voglia di
scomodarmi per qualcosa di futile.
Rude apre lo sportello, uscendo dalla vettura. Mi distendo
comodamente slacciando la fastidiosa cintura che a momenti mi soffoca, e mi
preparo a godermi un po’ di calma. La sfortuna vuole però, che il mio breve
riposino sia destinato a finire ancor prima di iniziare.
La portiera di fianco a me si apre di botto, e a momenti
quasi finisco a terra.
Deduco che il mio socio non è d’accordo con me, e anche se a
malavoglia, sono costretto a scendere.
- Possibile che Tifa t’imbarazzi così tanto?- sbotto di
rimando e centrando il problema alla perfezione. Rude quasi arrossisce, anche
se non proprio visibilmente. Come lui conosce me, io conosco lui!
Suono il campanello, posto accanto all’ingresso principale
fatto di vetri, e aspetto.
- Guarda che mi tocca fare…- parlotto sommessamente, mentre
la mia immagine viene riflessa dalle ante di vetro, lucide e lustre, della
porta. Mi do una sistematina agli occhialini che porto sulla fronte, mentre
scorgo la sagoma di un bambino, che si accinge a venirci ad aprire.
- Tu sei Reno, giusto?- mi dice la piccola creatura, una
volta uscita allo scoperto. Sono famoso!
- La figlia di quell’energumeno, Marlene, vero, zo to?- le
chiedo.
- Vero, zo to! – risponde lei, quasi a farmi il verso. Ma
che c’è di tanto strano nel mio modo di parlare? E’ normalissimo!
Faccio finta di nulla, e proseguo:
- Cerchiamo Tifa, abbiamo bisogno di parlarle.- getto
qualche occhiata all’interno. Ho visitato questo posto solo un paio di volte, e
con tutta sincerità, non è che lo ricordi esattamente. È un orfanotrofio,
quindi sarà gremito di bambinetti chiassosi che odorano ancora di latte… Che
bella prospettiva!
- Tifa non c’è, ma dovrebbe ritornare a momenti. Lei e
Yuffie sono andate a fare la spesa, potete aspettarla qui, intanto che arriva!
Prego!- Yuffie!! Non voglio che per nessuna ragione, mi si pronunci quel nome!
Non ho ancora digerito quello che ha fatto al supermarket! Non così facilmente!
Tento di controllare l’improvviso rossore che ha cominciato ad invadermi il
viso, e ci riesco.
La piccola spalanca la grossa anta, facendoci cenno di
entrare. Rivolgo un’occhiata al mio compare, che annuisce, dopodichè avanziamo
nella struttura.
- Marlene!- Sento un’improvvisa voce provenire dalle scale
abbastanza distanti dall’entrata. Dall’alto vedo spuntare un ragazzino, che
subito dopo si precipita al piano di sotto con l’agilità di un gatto.
- Denzel! – esclama la bambina voltandosi verso di lui.
- Tutto bene?- le domanda. Ci ha presi forse per degli
assassini??
- Immagino che tu debba essere Denzel, ho indovinato?- dico
tanto per instaurare un dialogo, dato che ci ha già pensato Marlene ad
illustrarci il nome.
- Che cosa fanno due Turks qui? – domanda- Se cercate Cloud,
è fuori per una consegna.- replica il marmocchio guardandoci con sospetto.
Forse in passato ci saranno anche state delle scaramucce tra
la compagnia Shin-Ra e il biondo soldier, ma tutta questa preoccupazione nel
vederci, mi sembra troppo eccessiva!
- Cercano Tifa! Intanto gli ho detto di aspettarla qui!-
replica la bimba dalla lunga treccia, sorridendo.
- Cosa volete da lei?!- sbotta il giovane gattino, tenace.
Non ho nessuna voglia di litigare con questo marmocchio… ne ho già avuto
abbastanza per oggi, perciò, infilo le mani in tasca, e decido di offrirgli un
chewing-gum (per l’esattezza non quelli del 1830, ma un pacchetto nuovo, appena
comprato).
Il tipetto mi rivolge lo sguardo, ancora sospettoso:
- Cloud dice che non si devono accettare cose dagli
sconosciuti!- Che faccia tosta ‘sto qui!
- E io sarei uno sconosciuto, zo to?!- dico con un tono
decisamente poco cordiale.
- Denzel, sono amici, tranquillo! Lo ha detto Cloud, di
questi due non dobbiamo temere!- Cosa?! Cos’è questa affermazione? Cosa ci
vuole riferire la bimba tutta trecce? Ma soprattutto a cosa si riferiva Cloud
con questa sua dichiarazione…!? Spero non significhi che siamo due babbei o
mezze calzette…! Anzi, voglio proprio sperare che non sia così!
Non sono dell’umore adatto per dare battaglia.
Prima ancora, però, di farmi avanti per chiedere
delucidazioni, il pacchetto di gomme mi viene letteralmente “sottratto” dalle
dita.
- Ehi!!- esclamo furente, adocchiando il presunto ladruncolo
sgattaiolare al piano di sopra.
- Daisy!- urla Marlene, correndole dietro.
- Aah… Lascia stare! – Le chewing-gum alla fragola non fanno
per me. Però se sapevo che sarebbe andata così, avrei offerto il pacchetto del
1830… almeno la mia tasca sarebbe stata un po’ più pulita.
- Scusatela, è un po’ vivace!- Finalmente il ragazzino di
poca fede, si è deciso a rivolgermi la parola con tono meno sospettoso. Avrà
capito di che pasta siamo fatti, senz’altro! Però farsi derubare così, da una
mocciosetta di tre o quattro anni, mi rovina la reputazione! E se penso che
questa è già la seconda volta dopo il brutto episodio del supermarket…divento
ancora più rabbioso.
- Beh, visto che Tifa non c’è, togliamo il disturbo! Ciao! –
esclamo frettolosamente, voltando le spalle al giovane.
Una mano sulla spalla mi blocca.
È’ Rude.
Mi giro, fissandolo.
- No eh… zo to?- faccio quasi sconsolato. Do qualche passo
nella sala, giusto per sgranchirmi un po’. Getto il capo fra le varie pareti,
fermandomi ad osservare gli infantili disegni appesi qua e là sulle mura.
- Questo è sicuramente Cloud.- Lo si riconosce dai capelli.
Così ritti che sembrano paglia. I poppanti hanno un’immaginazione assai
sviluppata.
- Intanto che aspettiamo, vi và di giocare?- Il moccioso ha
fatto un’offerta, ed io per educazione rispondo:
- Giocare? Ho smesso di giocare con le macchinine già da un
bel po’…! – gli rispondo io, deridendolo. Peccato però che sono costretto a
ricredermi, non appena il marmocchio estrae un mazzo di carte dalla tasca dei
suoi pantaloncini, ed inizia a mischiarle con mano assai lesta e preparata. Hai
capito il tipetto…!
- Penso… che ci divertiremo!- ghigno appena, immaginando già
la faccia del piccolo moccioso, in lacrime, mentre m’implora una rivincita,
dopo averlo pietosamente battuto.
È il caso di dirlo: sono un asso con le carte, zo to!