Feliz año nuevo, Angel

di Zosoutopia
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<<Feliz año nuevo Angel>> mormora seduto al bancone del suo nuovo bar. E’ da qualche ora passata la mezzanotte, il complesso ha lasciato il posto al rumore del mare. Sono andati via tutti, la sua festa d’addio è terminata. Solo qualche superstite dorme ubriaco sulla spiaggia, iniziando ad essere illuminato dai raggi del sole ancora sotto l’orizzonte.

Il cappello accanto a se, a gomiti posati sul legno poroso di sale marino, tiene stretto un bicchiere di Tequila facendolo tintinnare alla bottiglia <<Salud>> buttandolo giù tutto d’un sorso stropicciando subito dopo gli occhi. Gli anni di alcool si fanno sentire, non  è più il ragazzino arrivato trent’anni fa da Cuba, pieno di speranze e sogni di gloria. Lui di gloria ne ha vista ben poca, del resto.

Non l’aveva immaginato esattamente così questo giorno, erano anni che ci pensava. E’ il primo dell’anno ed è fuori dalla sua vita degli ultimi vent’anni, strana sensazione cambiare pelle. Niente  più Carla né Lila né Barbara né Maria: non c’é più nessuna di loro, è finalmente solo Batista anche se accompagnato dal ritmo bossa nova che leggero va a confondersi con le onde della marea.

Sorride ripensando alla cazzata più grande fatta fino ad allora, toccando lì dove portava sempre la fondina carica <<Hai finito di fare lo sbirro Angel, dopo quanto? Quindici, vent’anni? Per ventitré anni hai fatto lo sbirro buono, che cazzo ti è passato per la mente? E’ risaputo che il fascino dello sbirro cattivo è molto più apprezzato dalle donne. Ed ora sei un vecchio in prepensionamento che insegue un capriccio dell’ultimo minuto. Niente più Sergente, Batista. Ormai l’hai fatta questa stronzata e ci devi ballare.>> Butta giù un altro bicchiere mentre, tamburellando con le dita sul legno consunto mordendosi di poco il labbro, realizza di non aver mai fatto i conti con quell’aspetto della questione.

Ha sempre vissuto dall’altra parte dello specchio, si è sempre sentito lo shamano della giustizia e dell’onore, cercando costantemente la parte migliore negli altri. E’ difficile pensare ora di abbandonare la veste di padre assolutore del distretto e dedicarsi a quella di padre confessore degli sbandati tra un piatto di granchio blu al vapore con contorno di patatine fritte ed un cocktail di gamberi in salsa di rhum naturalmente il tutto accompagnato da tanto alcool. Un po’ come la serata appena trascorsa, attorniato dagli amici di sempre che non perdevano occasione per ricordargli quale sarebbe stato il suo destino intanto che tra una salsa ed uno shot brindavano alla fine dei suoi giorni d’oro. Bastardi.

<<Potevi trovare un qualsiasi hobby da fare, magari andare a giocare a bocce la domenica nel parchetto dietro casa o dedicarti alla cura dell’auto che hai comprato con tanto gusto. Ma almeno avresti mantenuto il tuo distintivo cazzo! La crisi di mezz’età… vedi che brutto scherzo mi ha tirato…>> Si guarda intorno, scorgendo Masuka a faccia in giù nella sabbia con indosso ancora quello stupido pannolino <<Effettivamente poteva andarmi peggio>> Si mette a ridere cercando di alzarsi dallo sgabello barcollando un po’, avvicinandosi a Vince nel pieno della sbronza cercando di sollevarlo da terra a fatica <<Dai vieni su Vince è ora di riprendersi, sollevati dai>> deliziandosi delle sue frasi sconnesse lo porta di peso sotto la pagoda sistemandolo alla meno peggio su uno sgabello riempiendosi un altro bicchiere, tirandolo giù per rinfrancarsi della fatica; non sarebbe stata l’unica volta questo era certo  <<E’ ora della colazione Vince, uova e pancetta insieme a tanto caffè scuro. Offre la casa.>>





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