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6 Aprile 1458
Incredibile... incredibile come fosse facile distruggere una vita, fino
a desiderare di vederla spegnersi.
Le sembrava una cosa inconcepibile.
Elena era stata costretta a pensare alla morte più di una
volta... quando vai in guerra, i conti con la morte li devi fare, e
ogni volta che arrivi a chiudere gli occhi la sera, ringrazi
chiunque ti abbia dato la possibilità di farlo, e la mattina
dopo devi essere di nuovo pronto a ricominciare a pregare. L'idea di
decidere di troncare volontariamente era estranea alla sua
comprensione...
Cosa c'era dopo? Paradiso? Inferno? O peggio... nulla? Nessuno era mai
tornato indietro per raccontarlo...
Prima o poi, dobbiamo tutti morire... ma andare così
spontaneamente verso... verso qualcosa di indefinibile a priori...
Ma d'altra parte, Elena non poteva capire. Non poteva capire cosa
avesse passato nella sua vita, tanto da preferire la morte... poteva
immaginarlo, poteva sentirlo raccontare da lei stessa... ma non avrebbe
mai capito.
Elena aveva visto il fango del mondo, ma sotto il fango, era riuscita a
scorgere qualche fiore... qualcosa che le ricordasse che infondo, ne
valeva la pena.
"Non voglio arrestarti" disse. Ed era la verità.
La sua divisa, il suo grado, il suo giuramento le imponevano di portare
l'assassina alla giustizia... ma in quel momento... la divisa era solo
un abito, il suo grado solo un'idea e il
suo giuramento... solo parole. Niente a confronto di chi aveva preso
totalmente il sopravvento: soltanto Elena.
Ed Elena non avrebbe guardato una donna penzolare dalla forca,
conoscendo la sua storia... i motivi che l'avevano spinta a tanto...
nessun aveva l'autorità per punire altri
generi di crimini... e perché ciò non avrebbe
dovuto spingere una persona a farsi giustizia da sola? "Non voglio
farlo... Non ti chiederò neanche di rimanere da questa parte
del parapetto" aggiunse con un tremore lieve della voce.
"Sei completamente padrona della tua vita e... della tua morte. Io da
parte mia posso dirti che ogni respiro è degno di essere
compiuto... ma parlo della mia esperienza. So cos'hai passato, e so
quale faccia ti ha mostrato il mondo... so che qualcosa che non si
vede, praticamente non esiste... e non ti costringerò a
credere che un volto migliore del mondo esista, io l'ho visto. Non
posso prometterti che te lo mostrerà se deciderai di
buttarti da un ponte... Forse dovresti dargliene la
possibilità" sospirò. Non sapeva da dove
uscissero fuori quelle parole... anche lei si sentiva infuriata col
mondo e con la società, ma sentiva di essere sincera mentre
parlava. "Non ti arresterò" ripeté sicura. "Ti
voglio dare la possibilità di scegliere... tra morire di
mano tua... o scappare, allontanarti dalla città e non
voltarti indietro. Mai. Una sola possibilità... Non ti
voglio rivedere. Scegli" concluse. Aveva cercato di guardarla negli
occhi... ma il buio le impediva di distinguere qualcosa di
più che un luccichio umido... Sì, la sua
coscienza le diceva che stava facendo la cosa giusta. Era l'unica
grazia che poteva concederle... quella di essere padrona delle sue
scelte.
Il silenzio dilagò, riempito unicamente dalla corsa sfrenata
del fiume sotto di loro, unico testimone di quella chiacchierata.
La sfregiata non proferì parola.
Elena chinò leggermente il capo come ultimo saluto. Era un
addio, in ogni caso. Sapeva che non sarebbe potuta essere
più indulgente se l'avesse rincontrata in futuro.
Le voltò le spalle... a chiunque altro sarebbe parsa una
mossa alquanto stupida. Si voltano le spalle al nemico solo quando
è cadavere. Elena sapeva, come al loro primo incontro, che
non le sarebbe accaduto niente.
Fece giusto cinque passi verso la caserma... si fermò e si
voltò di nuovo...
Non c'era più nessuno.
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