Piccolo
avviso: questa storia è il seguito de “La Stella di
Cristallo” ^_^
CAPITOLO
I: La fine di un’estate speciale
«Ma
dove si è andato a cacciare Draco? Fra poco si mangia…»
brontolava la signora Weasley, mentre finiva di preparare la cena.
«Vado
a cercarlo…» si propose Harry, che sapeva bene dove il
Serpeverde si fosse andato a cacciare. Sgattaiolò fuori in
giardino, aggirò il piccolo laghetto e puntò dritto
verso un vecchio e grosso albero dalla cui sommità uscivano
sbuffi di fumo.
«Uff…
Niente!» sentì sbottare irritato Draco, mentre il fumo
nero di una pozione fallita si disperdeva nella stanza. Fred e George
gli avevano allestito quel piccolo laboratorio semi clandestino nella
speranza di coinvolgerlo nei loro esperimenti.
«Ehi!
Alchimista pazzo! Hai finito? Dai, che si mangia!» lo chiamò,
prendendolo di sorpresa. Draco sobbalzò spaventato sullo
sgabello.
«Che
colpo! Mi hai spaventato, Harry!» lo rimproverò, mentre
con un colpo di bacchetta rimetteva a posto tutto il tavolo da
lavoro.
«Sembri
proprio un Babbano alle prese con la chimica!» lo stuzzicò
il moro, mentre tornavano alla Tana. Draco si passò una mano
fra i capelli biondi. Aveva cambiato un po’ la pettinatura,
decidendo di farseli allungare leggermente ed ora portava una
fascetta elastica fra i capelli. Dopo aver visto le foto della sua
famiglia, aveva scoperto di somigliare moltissimo alla madre tranne
per gli occhi che erano quelli di suo padre, così aveva deciso
di farseli allungare, per ricordarla.
«E
che roba sarebbe? Sai che c’è per cena?»
s’informò. Era fine agosto e il caldo non accennava a
diminuire! L’unico sollievo era la quantità industriale
di gelato che la madre di Ron riusciva a produrre ogni giorno.
Si
sedettero in cucina, ma non erano gli ultimi: mancavano i gemelli
Weasley. Improvvisamente si sentì un forte schianto provenire
dai piani superiori: George rotolò giù dalla scale, con
la faccia completamente sporca di fuliggine.
Il
signor Weasley, Ministro della Magia, prese in mano la sua bacchetta:
in quei mesi aveva dimostrato d’essere un ottimo mago, alla
faccia della fama che gli avevano sempre attribuito.
«Tranquillo,
papà! Non è niente! – s’affrettò a
dire George tossicchiando – Abbiamo esagerato con il salnitro.»
«Eh?
Salnitro? Ma vi siete messi a giocare con la polvere da sparo?!»
si lasciò sfuggire Draco, senza pensare.
«Polvere
da sparo?! George! Che state combinando?» domandò
inquisitoria ed allarmata la signora Weasley, alzando pericolosamente
il sopracciglio destro. George distrusse con un’occhiataccia il
biondo.
«Niente,
non ti preoccupare mamma! Arriviamo subito!» rispose il
ragazzo, evitando altre spiegazioni e fiondandosi su per le scale. In
pochi attimi, lui e il suo gemello erano a tavola lindi e pinti.
Mangiarono con la consueta allegria, mentre con il pensiero i più
giovani già si vedevano ad Hogwarts. Mancava solo una
settimana e mezzo al rientro da scuola.
La
signora Weasley aveva preparato un gelato squisito, che avrebbe fatto
gran invidia a Florian Fortebraccio, secondo l’opinione di
Harry. La madre di Ron, però, non aveva previsto un così
grande successo e così la scorta venne consumata tutta in una
notte.
«Ehi,
mamma! Ce n’è ancora un po’?» domandò
speranzoso Ron.
«No,
l’avete spazzolato tutto! Ne farò di più domani
sera. Ora, su andate in camera vostra.» li invitò la
donna, mentre rimetteva a posto la cucina. Harry, Draco e Ron se ne
tornarono in camera loro. Appena erano tornati in casa, avevano
trovato una nuova targhetta sulla porta di camera loro. C’era
scritto: “Harry, Draco e Ronald”.
«Scrivo
ad Hermione se vuole venire, così poi andiamo a Diagon Alley
insieme.» borbottò Ron ed Harry sghignazzò. La
ragazza era tornata dai suoi genitori due giorni dopo quel fantastico
compleanno.
«Ron,
ma che ci fa tuo padre al laghetto?» domandò sottovoce
Draco, guardando fuori dalla finestra. Tutti e tre osservarono
attentamente la scena, visto che da quella posizione c’era
abbastanza luce. Videro l’immagine di Silente tremare
sull’acqua e molto probabilmente stavano parlando di qualcosa
di molto importante, ma Harry notò un cenno del Preside verso
di loro.
“Ma
no…
Mi sarò sbagliato.”
Si disse, voltandosi e stiracchiandosi. I suoi occhi smeraldini si
posarono sulla confusione che regnava nella loro camera e perse
totalmente la voglia di metterla a posto.
«Dovremo
mettere a posto, ogni tanto…» borbottò, anche
perché era brutto rovinare così una camera nuova
fiammante.
«Ad
Hermione, infatti non piacerebbe molto…» commentò
stancamente Ron, più a se stesso che agli altri.
«Piccioncino…»
sibilò malignamente Draco, che amava letteralmente spregiare
il rosso. In risposta, si beccò una cuscinata in faccia.
«Ti
ho detto mille volte che pretendo solo una regola: i miei capelli
devo rimanere intoccabili. Sono sacri!» gli ricordò
Draco falsamente arrabbiato, quando qualcuno bussò alla loro
porta. Era il signor Weasley, che chiese al biondo di scendere un
attimo con lui. Aveva un’espressione piuttosto seria, che non
piacque per niente ad Harry.
«Scendiamo
a sentire cosa vuole?» propose in tono pratico Ron, pronto ad
origliare la conversazione.
«Non
credo che tuo padre ne sarebbe contento, se ci scoprisse ad
origliare. Aspettiamo che ce lo dica lui.» lo fermò il
moro, scuotendo la testa. Anche al rosso sembrò una cosa
sensata, così s’infilarono i pigiami. Si misero a
giocare a carte per ingannare una lunga attesa di un’ora prima
che l’altro tornasse. Aveva un’aria abbattuta, lanciò
un’occhiata al gemello ed andò a sedersi sul bordo del
suo letto.
«Ho
dovuto scrivere una lettera, che sarà pubblicata domani sulla
Gazzetta. – li informò, ma dal tono della sua
voce si capiva che doveva essere qualcosa di molto importante. –
Ho raccontato la verità: non sono un Malfoy, ma tuo fratello.
Ho scritto di come l’ho scoperto e di come Voi-Sapete-Chi mi ha
tratto, aggiungendo che rinuncio a tutto ciò che comporta il
nome dei Malfoy.» spiegò, guardando a terra.
«Perché
diavolo papà ti ha fatto scrivere una cosa del genere?!»
scattò immediatamente Ron indigiato.
«Dopo
che è uscita la notizia del mio ritrovamento, sono circolate
parecchie voci. Parecchi giornalisti del calibro di Rita Skeeter
sarebbero venuti ad Hogwarts si erano già messi a ronzare nei
dintorni del castello, così era meglio che mettessi in chiaro
tutto… E poi quella lettera servirà a ricordare e
spronare la gente contro il Voi-Sapete-Chi.» gli rispose, con
un mezzo sorriso parecchio tirato.
«Su
questo posso essere d’accordo, ma il resto servirà solo
a creare scandalo!» protestò Ron, che avrebbe preferito
di gran lunga andare a disturbare ora che sapeva cosa voleva sua
padre.
«Ron!
Basta. Se succederà qualcosa, saremo pronti. Abbiamo Hermione,
no? Ha messo a tacere Rita Skeeter!» concluse incoraggiante
Harry, provocando lo sghignazzio di Ron: adorava l’idea con cui
la ragazza aveva fermato quella giornalista da quattro soldi!
Stava
volando a folle velocità in mezzo alle nuvole, divertendosi ad
attraversarle. Non aveva mai cavalcato in modo così folle la
sua Firebolt, ma in un angolo della sua coscienza sapeva di essere in
un sogno. Affrontò coraggiosamente una banco di nubi scure,
che iniziarono a rombare cariche di tuoni. I fulmini minacciarono di
colpirlo e lui cadde in picchiata dove avrebbe dovuto trovarsi la
terra. Ci trovò un mare di sangue al suo posto ed il suo cuore
ebbe paura. Improvvisamente ci fu un lampo di luce verde, che lui
conosceva troppo bene.
Venne
disarcionato dalla scopa e cadde in quel mare rosso, mentre nella
tempesta s’alzava un coro di strazianti voci lamentose. Gli
sembrò di sentire la voce di Diggory.
Si
risvegliò di colpo, spalancando impaurito gli occhi. Si
accorse di avere il fiatone. Si era agitato parecchio nel sonno e non
riuscì a scacciare la paura di quel brutto sogno. Rabbrividì
nonostante il caldo, voltandosi verso suo fratello che sembrava
dormire.
«Draco?
Sei sveglio?» domandò sottovoce il moro, anche se non
voleva disturbarlo.
«Un
po’…» mugugnò dopo qualche attimo,
rigirandosi verso di lui ed aprendo a fatica un occhio.
«Posso
dormire con te?» chiese Harry, sorprendendosi per quel tono
infantile che gli era venuto. Sentì il gemello sbuffare
divertito, vide fargli spazio e sollevare un lembo della coperta.
Harry schizzò ad occupare quel posto.
«Deve
essere stato un incubo terribile.»
constatò
il biondo, perché prima di allora suo fratello non gli aveva
mai chiesto una cosa del genere.
«Ho
fatto un brutto sogno… - annuì controvoglia il neo
sedicenne. Gli venne in mente di quando aveva visto Fred e George
parlare in sala comune, tanti mesi fa. Lui e Draco avrebbero mai
raggiunto una tale intimità? – Come l’hai capito?»
«Intuito,
credo… Dai, non ci pensare. Certo che hai trovato un bel modo
per farmi fare il fratello adulto e responsabile, eh?» commentò
intenerito ed un po’ imbarazzato il Serpeverde.
«Sai,
ancora mi stupisco che tu sia mio fratello gemello…»
confessò il moro, con un altrettanta dose di imbarazzo.
«Ti
faccio senso?» borbottò falsamente indignato il
Serpeverde, incurvando un sopracciglio. Sapeva che entrambi dovevano
ancora esplorare a fondo quella situazione.
«Ma
non dire idiozie! Solo che da come mi aveva parlato la McGranitt
avevo capito… Insomma… Eri morto…»
sussurrò imbarazzato Harry, accoccolandosi contro il corpo del
fratello gemello.
«Beh,
si vede che hai capito proprio male… Ti ha mai detto nessuno,
per caso, che sei davvero un coccolone?» ridacchiò
Draco, coccolando il suo gemello.
«E
che c’è di male? Voglio solo un po’ di coccole da
mio fratello, non è che me ne hai fatte molte signor
Serpeverde! Se continui così, mi bilancerai perfettamente come
gemello malvagio. – ribatté Harry, divertendosi
veramente tanto in quella situazione. – In ogni caso, penso che
mi abituerò molto presto. Fratellone…»
«Sicuramente
anch’io. Posso rivelarti una cosa? Quando ero piccolo, mi
ripromisi che, se mai avessi avuto un fratello od una sorella, io
gli, o le, avrei voluto sempre bene e protetto o protetta, da tutto.
Arti Oscure comprese, a dispetto di quello che mio padre avrebbe
potuto dire…» confessò piano Draco, che da un po’
voleva dirgli questa cosa.
«Da
quando ti ho conosciuto sul serio, ho sempre sostenuto che tu fossi
un bravo ragazzo. Ne ho un’altra conferma! Fratellone…»
disse in un sussurro appena udibile un Harry molto commosso.
«Dai,
su… Non fare così, non ce n’è bisogno o mi
metti in imbarazzo… Forse è l’ora di dormire, non
credi?» suggerì il biondo, accarezzandogli i capelli
corvini. Aveva scoperto che, per qualche oscura ragione, quel suo
gesto aveva un potente effetto calmante sul gemello.
«Già,
mi dispiacerebbe aver svegliato Ron. Domani, vorrà sapere che
ci ha trovati a dormire nello stesso letto…» sbadigliò
Harry, mentre i suoi occhi si chiudevano vinti dal sonno.
«Buonanotte,
fratellino.» gli augurò il gemello pian piano, mentre
rimboccava meglio la coperta per sé ed il gemello. Non molto
tempo dopo s’addormentò anche lui.
«Ma
tu guarda questi due…» commentò Ron, accorgendosi
che Harry nella notte si era trasferito nel letto di Draco. A vederli
così vicini, si stupì ancora una volta di quanto si
somigliassero. Chissà perché non si era mai accorto
nessuno di quella straordinaria somiglianza. Un forte crac
disturbò i suoi pensieri.
“Ma
chi diavolo si Materializza a casa nostro alle nove del mattino?!”
pensò Ron, mentre scendeva giù a vedere chi fosse
arrabbiato. Allo stupore iniziale, se ne aggiunse altro perché
vide che il misterioso venuto non era altro che lo stesso Sirius!
«Ma
che ci fai qui?!» esclamò Ron alle sue spalle. Il mago
si voltò di scatto.
«Oh,
Ron! Qualcuno mi può spiegare questo?» domandò
lui, sbattendogli in mano la Gazzetta. In prima pagina era
stata pubblicata la lettera bomba del Serpeverde.
«Sirius?
Ti ho detto di non farti vedere qua!» esclamò
improvvisamente il signor Weasley, emergendo dalla sala già
vestito di tutto punto.
«Arthur,
ci sono delle cose che mi dovete spiegare. Insomma, cos’è
tutta questa storia?» domandò il padrino di Harry,
riprendendosi la sua copia del giornale.
«Sirius,
ti spiego tutto più tardi. Per favore, ora vattene. Non puoi
farti vedere qui, pensano ancora che tu sia un ricercato!»
ripeté ancora una volta ed al secondo avviso, l’altro
non poté fare altro che Smaterializzarsi.
«Certe
volte è impossibile… Harry e Draco sono già
svegli, Ron?» chiese l’uomo al figlio, mentre s’infilava
in bocca una fetta di pane imburrato con marmellata.
«No,
dovresti andare a vederli papà…» gli suggerì
il figlio più giovane.
«Non
posso proprio, devo andare. Non so se vengo a pranzo. Ciao, Ron.»
lo salutò il padre, Smaterializzandosi di colpo. Ron guardò
un attimo il punto in cui suo padre si trovava un attimo prima. Si
disse che quel saluto poteva essere l’ultimo che suo padre gli
rivolgeva. Scosse la testa ed allontanò quel pensiero.
«Oh,
ecco dov’eri. Mi sembrava strano che non stessi russando.»
commentò Fred, che stava scendendo le scale.
«Ti
sei accorto di Harry e Draco?» domandò George, mentre
entravano in cucina. Loro madre aveva lasciato la colazione in caldo,
perché era dovuto uscire per non bene specificati lavori da
fare per il Ministero.
«Sì,
ce li ho gli occhi.» brontolò Ron, mentre si serviva la
colazione. Non aveva voglia d’iniziare la giornata come
bersaglio dei fratelli.
«Stanno
facendo come me e Fred, quando eravamo piccoli… Bisognerà
controllarli, non vorrei che regredissero allo stadio infantile.»
ridacchiò George, prima di mettersi a mangiare.
«Dai,
per favore… Non state a disturbarli. Ora che sanno di essere
fratelli, devono ancora capire come comportarsi…» disse
Ron.
«Ma
certo, fratellino. Non siamo mica stupidi fino a questo punto!»
s’indignarono i due gemelli, che non aprirono più bocca
se non per fare colazione. Ron li osservò attentamente, poi
scosse la testa ed andò a fare toeletta un minuto prima che
Draco scendesse assonnato. «’Giorno, Dracuzzolino…»
lo salutò Fred, che si divertiva ad inventarsi nomignoli. Il
biondo li odiava.
«Okay,
mi sa che è il caso di una nuova regolina. Numero uno: i miei
capelli non si toccano. Numero due: niente nomignoli stupidi.»
brontolò, fulminando con un’occhiata di ghiaccio e
mettendosi a sedere. Si versò il latte caldo in una tazza
piena di cereali. Stava pensando a come si era svegliato, con suo
fratello fra le braccia.
«Sentite,
posso farvi una domanda? Seria, intendo.» domandò
improvvisamente il biondo ai gemelli Weasley.
«Avanti,
spara! Siamo tutt’orecchi.» lo incoraggiò Fred,
con il suo solito tono frivolo.
«Beh…
Ecco, non so se è esattamente seria… Più che
altro stupida, ma com’è avere un fratello gemello?»
domandò pensieroso, alle uniche persone che gli avrebbero
potuto rispondere. I due Weasley lo guardarono un po’ spiazzati
ed addolciti.
«Oh…
Draco, non so se c’è una definizione od una descrizione…
Mi viene da dire che è un po’ come avere il tuo miglior
amico sempre a portata di mano…» provò a dire
Fred, che non aveva mai riflettuto su una cosa del genere.
«…
Ma non è proprio così, perché un gemello è
più di un semplice amico. Non gli vuoi solo bene, ma anche
qualcosa di più. Diciamo che è un particolare tipo di
amore. – concluse George che forse ancora più di Fred
poteva rispondere. – Con un fratello di cresci insieme, per
tutta la vita. È un punto fermo, sei sicuro che lui ci sarà…
Ma vale per tutti, non solo per i gemelli. Mi ricordo di quando
eravamo piccolo e Ron s’intrufolava di notte nel nostro letto,
perché non voleva disturbare mamma e papà… E un
po’ anche perché si vergognava.»
«Ronnie
ha sempre avuto paura dell’Uomo Nero, mentre per noi era un
amico…» specificò Fred, mentre i due si perdevano
in qualche ricordo lontano. Draco sospirò, perché non
sapeva se sarebbe mai riuscito a comprendere quei discorsi: in fondo,
sia lui sia Harry erano cresciuti separati, senza avere la minima
idea l’uno dell’altro.
«Draco,
non crucciarti d’accordo? Fratelli si nasce, in più
siete gemelli per cui dovreste avere un feeling naturale. Un
po’ come me e Fred.» lo rincuorò George, dandogli
una pacca sulla spalla.
«Povero
Ron! Dovrà sopportare altri due come voi! Povero, povero,
povero Ron!» rise divertito Bill, da poco rientrato in cucina.
I gemelli Weasley annuirono vigorosamente a quell’osservazione.
NOTE:
Allora
questo è il primo capitolo! Spero vi sia piaciuto! ^__^ Fatemi
sapere okay?
|