Just a Wish
Eccoci ritornate con un'altra delle nostre storie-role.
Questa volta tutto parte da un litigio, che quì non racconteremo, nato perchè ancora una volta Damon vede Elena fidarsi di Stefan, che fa passare lui per bugiardo.. ma Damon SA di avere ragione stavolta, e non accetta questa ingiusta decisione.
Passa più di un mese, da questa lite a quando, Elena, dopo aver scoperto che si, Damon aveva ragione, decide di andare a chiarire, e lo cerca per tutta la città, senza trovarlo..
Grazie all'inaspettato consigio di una Katherine diversa da come ce la immaginiamo di solito, Elena riesce a trovarlo alla fine, e per la prima volta in quasi due secoli, Damon trascorre in compagnia di un'altra persona, il giorno più triste e doloroso della sua vita: il suo compleanno.
Prima di lasciarvi alla lettura, come sempre vi ricordo che queste ff nascono da delle Role, Giochi di Ruolo, quindi i Pov, saranno alternati frequentemente, uno per ogni commento.
Buona lettura,
D.
-DAMON-
Madre sbrigatevi, fate presto dovete venire a vedere le nuove rose che il giardiniere ha piantato l'autunno scorso, sono in fiore ora, ed emanano un profumo buonissimo.. *dissi felice a mia madre, stringendole la mano come sempre freddissima, mentre troppo lentamente per i miei gusti, attraversavamo i prati della tenuta diretti verso il suo amato roseto dove prima che si ammalasse eravamo soliti passeggiare.
Ero così eccitato dal fatto che dopo tante settimane, fosse finalmente riuscita ad alzarsi dal letto che non stavo più nella pelle.. Era il più bel regalo di compleanno che potesse farmi..
Sollevai il viso verso il suo e la vidi sorridermi, con quell'aria un po' misteriosa con cui negli ultimi giorni era solita guardarmi.
Quando andavo a leggere per lei nella sua stanza il pomeriggio, spesso sollevando gli occhi dai libri la vedevo incantata ad osservarmi come se potesse vedere qualcosa a me sconosciuto..
Anche in quel momento mi guardava allo stesso modo, mentre camminava sempre più lentamente per il giardino.
Vidi la sua cameriera personale avvicinarsi e porgere il braccio chiedendole premurosamente se fosse stanca, ma lei scosse caparbiamente la testa, muovendo i capelli lunghi e neri proprio come i miei.
Incrociai nuovamente i suoi occhi azzurri sempre penetranti, che facevano paura a tutti i bambini che la vedevano, per la loro intensità, mentre mi chiedeva se davvero quelle rose erano così profumate..
Fermandomi un istante al suo fianco, mi limitai ad annuire, accorgendomi di quanto strana fosse mia madre oggi..*
Guardate, hanno preparato tutto per il nostro pranzo all'aperto.. *dissi indicando un punto in riva al lago, alle nostre spalle.
Per via di una promessa fattami da mia madre, quando annunciò di aspettare mio fratello Stefan, una volta alla settimana pranzavamo sempre in quel posto, seduti su coperte stese per terra.. Era il nostro momento quello, in cui lei era solo mia..
La sua salute, tuttavia, dopo la nascita del mio fratellino, si era aggravata, e quell'abitudine era diventata una vera e propria rarità.
Non mi era parso vero quando quest'oggi dopo colazione, l'avevo vista entrare in biblioteca dove studiavo con il mio precettore, e congedare l'uomo dicendo che un bimbo di 8 anni non doveva studiare, nel giorno del suo compleanno.*
Aspettatemi li, vi porto alcune di quelle rose che ne dite? *domandai ansioso di vederla felice e spensierata nuovamente, come quando passeggiavamo nel roseto.. Lei si limitò ad annuire, accarezzandomi il viso con un sorriso, mentre di corsa mi allontanavo, per raggiungere il cespuglio delle rose bianche, le sue preferite, e coglierne un po' per lei.
Feci in tempo a prenderne solo una, prima di sentire l'urlo della sua cameriera che la chiamava per nome..*
Isabelle.. *non avevo mai sentito il nome di mia madre pronunciato con tanto dolore, e quando mi voltai verso di loro, capii il perché.
Era caduta fra le sue braccia, ed ora erano entrambe a terra, li dove le avevo lasciate, e dall'interno della tenuta gli uomini accorrevano verso di loro, trafelati.*
Mamma.. *anche io cominciai a correre verso di lei, stringendo la rosa fra le dita fino a ferirmi la mano con le spine, e quando la raggiunsi, lei aveva ancora gli occhi aperti, e sorrideva tranquilla, quasi a voler calmare lei me..*
Mamma cosa ti succede? *domandai nonostante il terrore mi spingesse già a capire quello che stava succedendo..
Con una mano, lei prese la mia, che stringeva ancora quella rosa, e la fece avvicinare al proprio viso, per annusarla..* avevi ragione.. profuma davvero.. *mi disse pacata..*
No Damon.. Non devi piangere, sei un bravo bambino, i bravi bambini non piangono.. *allungando la mano fece scomparire le lacrime dalle mie guance, lacrime che non mi ero nemmeno reso conto di versare.. Annuii in risposta a quel suo gentile rimprovero, ero un bravo bambino, non avrei pianto.. Con la mano libera mi pulii il viso da quelle lacrime, sperando potesse bastare..* devi stare vicino a tuo fratello, lo sai? Ha bisogno di te.. È' piccolo.. *sussurrò poi, volgendo lo sguardo verso la tenuta, dove stava Stefan..
Non feci nemmeno in tempo a risponderle, a dirle quanto bene le volessi, che i suoi occhi si chiusero e la mano che stringeva ancora la mia, cadde a terra senza vita.
Gli uomini della servitù , preceduti da mio padre, ci raggiunsero qualche secondo dopo, e brutalmente lui mi afferrò per la giacca spingendomi lontano da lei, incurante delle mie proteste e affidandomi alle cure della cameriera personale di mia madre..
Osservando il mazzo di rose bianche che la commessa del negozio di fiori aveva appena incartato per me, mi ridestai da quei ricordi, e senza nemmeno darmi pena di soggiogarla, pagai il conto ed uscii dal negozio.
Ogni anno, nel giorno del mio compleanno, venivo qui, compravo un mazzo di rose bianche per lei ed una bottiglia di bourbon per me, ed andavo a rendere omaggio a mia madre.
Non alla grande statua di marmo che raffigurava un angelo, che mio padre le aveva fatto costruire nel cimitero cittadino, ma nel posto che lei amava di più, e dove era morta.
Il roseto della vecchia tenuta Salvatore.
Nel punto dove era morta, il giardiniere aveva piantato un albero.. all'epoca mi sembrava una cosa così stupida, misera, ma con il passare degli anni mi ero dovuto ricredere, ed ora la rigogliosa quercia bianca di quasi 200 anni, si stagliava imponente nel giardino, proiettando la sua ombra sul prato.
Lentamente mi avvicinai, posando poi il mazzo di rose alla base del tronco, per poi rivolgere come ogni anno la stessa domanda, al nulla.*
Capirò mai perché mi hai lasciato? Tornerai mai fra noi comuni mortali per spiegarmi perché mi hai abbandonato quando avevo bisogno di te? *dissi alzando il tono della voce, parlando con l'albero..
Era ridicolo, eppure a volte, soprattutto quando ero piccolo, mi sembrava che il fruscio del vento fra le sue fronde, mi rispondesse.*
Sono troppo grande per credere al "posto migliore" o al destino che ti voleva via con se..
E sono dannatamente stanco che tutte le donne che amo nella mia vita, mi abbandonino quando sono stanche...
*sollevai lo sguardo, sedendomi ai piedi del l'albero e aprendo la bottiglia di bourbon che avevo portato con me..
Dopo un lungo sorso mi guardai attorno, vedendo come la desolazione di quel posto incolto e semi distrutto potesse essere la metafora della nostra famiglia..*
Da quando te ne sei andata si è sfacciato tutto lo sai anche tu.. Ora anche Stefan.. come posso rispettare la promessa che ti ho fatto? A questo non avevi pensato vero? A quanto stronzo tuo figlio sarebbe stato.. Però il cattivo ragazzo sono sempre stato io non è' vero?
*non c'era un filo logico nei miei pensieri in quel momento, così come le mie parole. Quasi duecento anni di ricordi vorticavano nella mia testa, ma sapevo che, se lei davvero mi stava ascoltando da qualche parte, avrebbe capito.*
Com'è che dicevi? Nonostante tutto ne sarà valsa la pena? *ricordavo che lo diceva sempre quando qualcuno moriva..
Quando ero piccolo, fra guerre e giovani morti in battaglia e malattie banali che erano in grado di uccidere interi villaggi, la morte era qualcosa con cui si doveva imparare ad avere a che fare fin da bambini.. e quando capitava, lei diceva sempre quella frase..*
Un giorno capirò cosa intendevi forse.. ma per ora l'unica cosa che vedo e' un vuoto una lunga serie di vuoti dove una volta c'erano le persone che amavo, e che niente e nessuno sarà mai in grado di riempire.. Davvero ne vale la pena? *Scettico e stanco mi rialzai da li, battendo un paio di volte la mano sul tronco, quasi a volerlo salutare, e poi andai a sedere in un punto più lontano di quel che rimaneva del giardino, dove una volta un lungo colonnato in marmo disegnava un percorso, mentre ora tutto quello che rimaneva erano un paio di colonne crollate, in riva al lago.
Appoggiai la schiena a una colonna, con la bottiglia vuota lasciata per terra, e chiusi gli occhi, sperando almeno per qualche ora di potermi abbandonare all'oblio come anche lei aveva fatto, decine e decine di anni fa..*
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Kathefan:
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Damon&Elena :3
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