orso fanciulla bionda
L'orso e la regina bionda
Le avevano affibbiato un’altra Stark come cagna da guardia, e
il
pensiero di quanto fosse azzeccato il modo di dire non la faceva
più nemmeno ridere come la prima volta. Anche questa, uguale
alle sue compagne di branco, si aggirava
per Approdo del Re come una bestia lavata e rivestita, ma
irrimediabilmente selvatica. Come si chiamava? Cleri, Clode…
- Vostra Grazia, se vi annoiate perché non siete andata alla
battuta di caccia del re? - da brava cagnolina, la ragazza del nord si
era accucciata su una sedia nei suoi appartamenti, così come
le era stato ordinato. Non aveva fatto molto più che
mangiare datteri e guardare gli arazzi, mentre Cersei fingeva
spossatezza sopra il letto.
Non era andata perché Jaime, sempre Jaime. Perché
tu dovresti essere
nelle cucine a trovarmi del rosso dorniano, le coperte del letto
dovrebbero essere a terra, la spada di Jaime dovrebbe essere sul
tavolo, la frutta e la ciotola rovesciate, io tra le sue braccia.
- Perché il re può offrirmi una testa di
cinghiale senza che io sia circondata da cani latranti e uomini sudati.
- Sì, Vostra Grazia, avete ragione. Fa molto caldo qui al
sud,
avremmo sudato molto durante la cavalcata. – Cleri/Clode si
era appollaiata sul davanzale e faceva penzolare
una gamba di fuori.
La stanza si riempì di nuovo di silenzio. A tratti arrivava
il canto degli
uccellini, dal giardino. Non starai via molto, me l’hai
promesso. Allora sbrigati, cacciamo questa specie di orso in gonnella e
torniamo a essere solo noi due.
Cersei provò a concentrarsi su un lavoro di cucito. Come
tutte le
volte si chiese come la sua septa potesse definirla
un’attività capace di svuotare la mente. Dopo
pochi
minuti, Cersei avrebbe voluto ficcarle l’ago nelle dita
grassocce. Quel pensiero la rallegrò più del
leone
rampante che si stava sviluppando sotto le sue mani. Era venuto tutto
storto, con la coda che sembrava rotta e una faccia più
idiota
che minacciosa.
Cersei buttò a terra il ricamo. – Sei la dama di
compagnia meno di compagnia di sempre!
La ragazza non scese nemmeno dalla finestra. – Posso andare a
prendervi qualcosa da mangiare o bere, Vostra Grazia?
- Fa troppo caldo per mangiare.
- Posso chiedere una scacchiera.
- Non voglio dover ragionare troppo su quello che faccio.
- Posso cantare, mio padre dice che ho una bella voce. E una memoria
troppo buona per le canzoni sconce.
Cersei non sentiva più usare la parola
“sconcio” da
quando era diventata abbastanza grande da poter andare in giro senza
septa. Le scappò un sorriso. La ragazza dovette prenderlo
come un segno di incoraggiamento, perché
cominciò: - Un
orso c’era, un orso un orso! Tutto marrone e nero, tutto
coperto
di pelo.
Possibile che venisse da un posto talmente tanto fuori dal mondo che
anche l’Orso
e la Fanciulla Bionda suonasse come una novità?
Cersei sbuffò così platealmente che la ragazza si
interruppe subito.
- Non vi piace, Vostra Grazia?
- Non so se mi esce più dalle orecchie questa o le Piogge di Castamere.
La ragazza tacque di nuovo e riprese a guardare fuori dalla finestra.
Dopo altri interminabili minuti, Cersei decise che ascoltare la ragazza
era meglio che
tornare al silenzio o all’orrido leoncino ricamato.
- La si canta talmente tanto che non mi stupirei di sentire una balia
usarla per cullare il suo bambino.
La ragazza si voltò di nuovo verso di lei. - Avete ragione.
Credo che ormai le madri di Westeros la usino per spiegare come va il
mondo ai propri figli. Sempre meglio che quella storia orrida
dell’anguilla che gira a Dorne. Per me la diffondono i
sacerdoti
per bloccare la focosità delle donne dorniane.
Cersei decise che le uniche anguille di Dorne di cui voleva sentire
parlare dovevano essere molto fritte e molto speziate. Intanto
l’incoraggiamento aveva funzionato, la ragazza
continuò: -
La prima volta che ho sentito la canzone non avevo colto
l’evidente doppio senso. Ero genuinamente convinta che
parlasse
di una bella bambina bionda che ballava con un orso addomesticato. Mi
era sembrata anche molto tenera, come storia.
- Un animo più candido della Fanciulla.
- Mio padre lo prese come un auspicio che dovessi diventare septa.
Forse lo sperava ardentemente e basta: sono l’ultima di
quattro
figlie e, per lo scarso numero di lord che potrebbero trovare
interessante la mia povera dote, sono meno maritabile di una Frey.
- Non mi sembra che i tuoi abiti siano quelli di una septa,
però.
- Diciamo che non è stata la previsione più
riuscita del
mondo… - il sorriso malizioso che le illuminò il
viso
rese la ragazza quasi graziosa. Cersei la raggiunse accanto al
davanzale.
- Raccontami di più di quella volta dell’orso.
La ragazza sorrise di nuovo, lieta di aver attirato
l’attenzione della sua regina.
- Bene, è tutto partito da un bnchetto e da un bardo
vagabondo.
Avrò avuto quattro o cinque anni, al tempo. Il bardo aveva
una
voce bellissima, e al culmine della serata coinvolge tutto il salone
con L’Orso e
la Fanciulla Bionda.
Sapete, Vostra Grazia, quel momento in cui si è
già
svuotato qualche barile di vino. Cessata la canzone, nel relativo
silenzio successivo tutti i vassalli di mio padre hanno potuto sentire
la dolce vocina della sua figlia più piccola che diceva:
“Papà, anche io voglio danzare con
l’orso
peloso!” Vi lascio immaginare le risate successive e i motti
rivolti a mio padre.
Cersei pensò a come avrebbe reagito Tywin Lannister. Poi
pensò che l’aveva data in sposa a un orso, la sua
bella
figlia bionda. La ragazza intanto stava proseguendo:
- I giorni successivi furono un incubo per me. Jorah con Iack, Rhael e
i figli
dello stalliere cantavano la canzone sempre. A. Qualsiasi. Maledetta.
Ora. Non era tanto la frequenza, quanto il fatto che appena mi
avvicinavo smettevano di cantare e non mi spiegavano mai
perché
ridevano tutti tranne me. Era tutto un “Se vuoi che te lo
diciamo, Clay – Clay, ecco come si chiamava – prima
noi ti
scegliamo il lombrico più lungo di Westeros e te lo devi
mangiare”. Quando l’ho fatto… non era
così
orribile Vostra Grazia, lo giuro! È come la gelatina che a
volte
mettono sul pavone. Non sto migliorando molto la situazione, eh? E
comunque erano tutti schierati a semicerchio, anche Rhael rideva con
loro e di sicuro aveva capito meno di me. Insomma, non potevo tirarmi
indietro.
Cersei si chiese se stava assistendo a una versione per bambini
dell’orgoglio della gente del Nord. Si lasciò
scappare uno
sbuffo di risa pensando a Ned Stark che accettava per scommessa di
mangiare un lombrico.
- E hanno infranto la tua ingenuità?
- Macché! – Clay scacciò
l’illusione con un
gesto della mano. – Si sono messi a ridere perché
non
credevano l’avrei fatto sul serio. Poi hanno raccontato tutto
alla septa. Iack ha tenuto a precisare che le mie scorregge avrebbero
odorato di lombrico. Fine umorista, mio fratello. Provai come ultima
spiaggia a chiedere a mia madre.
- Era giunto il momento di una piccola chiacchierata tra donne?
- No, di solito al Nord tendiamo a mettere in pratica la regola che i
figli si educano secondo il “mostra, non
raccontare”. La
buona lady mi prese in braccio e cominciò “Tesoro,
la
fanciulla della canzone ha i capelli biondi come il miele, per questo
l’orso si è avvicinato, perché voleva
assaggiare i
suoi capelli. Come puoi attirare un orso tu, che hai i capelli
più neri dei corvi di maestro Dhaegon?” Credo che
sul
momento abbia trovato la sua risposta molto furba.
- Sul momento?
- Beh, a quel tempo non avevo ancora capito il potere delle
metafore: io volevo un orso, l’orso della canzone era stato
attirato dal miele, quello che mi serviva era del miele. Sono scesa
nelle cucine del lord mio padre, ne ho rubato un vaso e sono corsa nel
bosco. Lì ho rovesciato l’intero contenuto del
vaso sui
miei capelli e mi sono messa in attesa dell'orso ballerino.
- Per i Sette!
- La gente che mio padre aveva spedito a
prendermi, o almeno così mi hanno raccontato in seguito,
è stata morsa e riempita di miele, su cui
si erano appiccicati rametti di pino. Pare che io abbia urlato
“No! Il miele è perché lo deve leccare
l’orso!” Sono grata a Pete e tutti gli altri di non
aver mai
menzionato l’episodio, che vergogna...
- E quindi la fanciulla mora è rimasta senza il suo orso
ballerino.
Sul viso di Clay si riaccese il sorriso malizioso di prima.
- Sapete chi è stato a leccare
il miele per primo? Ser Jayr Mormont. Gran bella
quantità di pelo in quella famiglia…
E Cersei finalmente rise di cuore.
Robert, seduto alla sua destra, era felice per l'esito della battuta di
caccia, quindi beveva più del solito. Un tipo semplice il
marito: se c'era da rattristarsi si beveva per dimenticare, se c'era da
rallegrarsi... Lo sentì offrire a Jon Arryn la testa del
cinghiale come ricompensa per l'ultimo colpo inferto durante la
battuta.
Cersei cercò con lo sguardo Jaime, perfetto nell'armatura
bianca, e si beò per un attimo del sorriso rassicurante del
suo
gemello. Poi rivolse l'attenzione verso i tavoli dei nobili minori.
Riconobbe Clay, circondata dai tre fratelli e da una delle sorelle,
quella che aveva preso il suo posto tra le fila delle septe, a
giudicare dal vestiario. Uno dei fratelli, bello in un modo
rude
da soldato, con una cicatrice che gli tagliava a metà il
labbro,
si accorse che la regina li stava fissando, e diede di gomito a Clay.
Lei sorrise e fece un leggero inchino.
Il grosso spazio vuoto tra i tavoli, intanto, veniva sgombrato da
bambini e cani e
il brusio si fece più contenuto, in attesa degli
intrattenimenti
previsti per la serata.
- Di solito verso quest'ora vi ritirate nelle vostre stanze, mia
regina. - la voce di Robert le arrivò assieme alla puzza di
vino
dell'alito. Di solito sì, di solito andava in camera e a
volte
Jaime la scortava, compiendo sempre il dovere con molto zelo.
- Questa sera ho chiamato io stessa una compagnia di girovaghi, vi
piaceranno. Anche se non ha messo a segno il
colpo mortale nella vostra battuta di caccia, volevo
ringraziare una persona.
- Ringraziare? Credevo che la parola non esistesse nella famiglia
Lannister, oltre che in quella dothraki.
- Un Lannister paga sempre i suoi debiti.
Il detto di famiglia aveva sempre un che di solenne che toglieva la
voglia di replicare. Robert tornò a parlare con Arryn e
Cersei a
guardare Clay.
Quando il portone cigolò e si sentì il primo
ruglìo, Clay smise di strattonare la casacca di uno dei
fratelli
e si voltò. Quando sul pavimento risuonarono i passi
vellutati e
assieme pesanti, si alzò in piedi con gli occhi
scintillanti.
Quando un giullare la invitò a raggiungere il gigantesco
orso
bruno vestito come un paggetto e a reggere il guinzaglio, i suoi
fratelli e buona parte degli uomini del Nord stavano soffocando dalle
risate. Clay rideva più forte di tutti, ma trovò
il tempo
di voltarsi verso il tavolo di Cersei e dedicarle di nuovo il sorriso
furbo della mattina.
Il giullare mise in testa alla ragazza una parrucca bionda e
stopposa, per poi declamare alla sala: - E ora... serve davvero che
qualcuno vi dica cosa cantiamo?
E andarono via, di
villaggio in villaggio,
la fanciulla dal profumo
di miele e l'orso vestito da paggio!
La tana di
Otto
Questa è una di quelle storie di sgranchimento che arrivano
dopo
periodi in cui non si scrive nulla. Ovviamente, mettermi a scrivere in
un fandom nuovo proprio in questa occasione è molto saggio,
ma
vabbè.
Clay, i suoi fratelli e ser Jayr sono tutti OC. Il Jorah che ho citato
è solo un omonimo dell'uomo più sfigato di
Westeros (dopo Theon Neverajoy), perché ho visto che nelle
varie casate
ritornano spesso gli stessi nomi, e immaginavo che la famiglia di Clay
fosse cadetta dei Mormont (che ha un orso per simbolo, quindi mi
piaceva per il tema della storia).
Temporalmente, la storia è ambientata nei primi anni del
matrimonio di Cersei e Robert, prima che lei avesse i tre figli.
La mia versione preferita della canzone "l'orso e la fanciulla bionda",
hit parade di Westeros, è questa qui anche
se non è quella ufficiale che si sente sui titoli di coda
del telefilm.
Grazie alle mie
beta-sexy-lettrici Dragana
(con cui
stavolta rischio molto, perché è una groupie di
Martin e secondo me non osa
dirmi che la storia fa schifo) e Vannagio.
Grazie a chiunque passerà!
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