ONLY
TO SEE AGAIN YOUR SMILES
“Lascia
dormire i morti e i sogni su di loro”
la bestia nel cuore, Cristina Comencini
“se
tu mi aiuterai… riporterò in vita tuo fratello e
l’uomo che hai amato”
- tu mi hai ingannata,
Orochimaru!
Tu mi hai ingannata!
–
Tsunade si
svegliò con le lacrime agli occhi. La stanza era immersa nel
buio e Shizune dormiva silenziosamente nel letto accanto. Era passata
ormai una settimana da quando Orochimaru le aveva fatto la sua
proposta, ma lei non s’era ancora decisa.
Si
asciugò le guance con la manica del pigiama.
Sentì una morsa al cuore: quel sogno le aveva lasciato una
ferita profonda.
Nawaki, Dan e lei
insieme su uno sfondo bianco. Avevano le mani intrecciate e si
sorridevano l’un l’altro. Le loro ombre proiettate
nel nulla da un sole invisibile s’attorcigliavano come
serpenti.
L’orologio
segnava le 3.56, poche ore e avrebbe incontrato il suo ex compagno di
squadra. E avrebbe dovuto dargli una risposta.
Per i cuori
più nobili, scegliere la soluzione sarebbe stato un attimo:
avrebbero difeso la vita di molte persone, rinunciando alla
felicità propria per il bene comune. Persone nobili come suo
padre, come suo nonno, come quel ragazzino biondo che anche allora,
anche se Tsunade non lo sapeva, continuava ad allenarsi caparbiamente.
Ma lei non era mai stata alla loro altezza, non lo era e,
probabilmente, non lo sarebbe stata mai. Per questo indugiava, tra
l’egoismo e il sacrificio. Era sempre stata debole e ora
anche meschina. E ipocrita.
Sapeva benissimo
quel era la scelta che andava fatta. Ne era pienamente consapevole. Ma
i loro sorrisi continuavano a tornarle in mente. Avrebbe voluto
abbracciarli, anche solo per un attimo. Solo un attimo, stringere il
loro corpi, baciarli sulla fronte in quel gesto che aveva ripetuto
tante volte, specchiarsi nei loro occhi, udire le loro voci. Solo un
attimo, solo un poco di quella gioia di cui aveva dimenticato il
sapore. Ma sapeva il prezzo da pagare: migliaia di vite umane, forse
milioni. Eppure, in cuor suo, una vocina maligna le sussurrava parole
subdole. Le sussurrava che il villaggio della foglia era un villaggio
forte, se la sarebbe cavata, che, in fondo, era colpa sua se Dan e
Nawaki erano morti, che lei aveva sofferto troppo nella sua vita e che,
dopotutto, non era affar suo.
Si
tappò le orecchie con le mani: non voleva più
sentire quella voce, non voleva più udire quelle parole.
Chiuse gli occhi. Nel buio, scintillavano i loro sorrisi. Non
riuscì a trattenere un gemito, di rabbia, di stizza, di
fastidio e chissà cos’altro. Questo fece svegliare
Shizune.
- tsunade-hime?
– chiamò con voce impastata, rigirandosi nel
lenzuolo – tutto bene? –
Tsunade
riaprì gli occhi e abbassò le braccia, respirando
profondamente.
- sì,
Shizune, tutto bene. Torna a dormire –
Ipocrita.
Ipocrita e
meschina.
Ipocrita e
meschina e subdola.
Ipocrita e
meschina e subdola e stupida.
Ipocrita e
meschina e subdola e stupida e egoista.
Ipocrita e
meschina e subdola e stupida e egoista e debole.
Debole.
Debole.
Debole.
Debole.
DEBOLE.
E felice.
Orribilmente felice.
Presto avrebbe
rivisto Dan e Nawaki.
Si
riaddormentò e sognò Nawaki, Dan e lei su uno
sfondo bianco. Avevano le mani intrecciate e si sorridevano
l’un l’altro. Le loro ombre proiettate nel nulla da
un sole invisibile s’attorcigliavano attorno a loro come
serpenti, stritolandoli.
“se tu
mi aiuterai… riporterò in vita tuo fratello e
l’uomo che hai amato”
La risata di
quell’uomo la trafisse come un pugnale dalla lama gelida.
- sono felice di
sapere che hai accettato la mia proposta, Tsunade- parlava lentamente e
con un tono lascivo e orribile.
Orochimaru le tese
le braccia fasciate. Lei le liberò dalle bende, mostrando
una carne violacea e malsana e molliccia, come una cosa lasciata troppo
a lungo nell’acqua. Emanò un odore di marcio e di
putrefatto.
- sai, non credevo
che avresti accettato – aggiunse l’uomo, con uno
sgradevole ghigno sul volto – non ti avrei mai creduta
così meschina –
Tsunade chiuse gli
occhi, lasciando scorrere le lacrime sulle guance. Voleva rivedere quei
sorrisi che tanto amava, ma le apparvero solo immagini di persone in
fiamme e odore di carne bruciata.
“se
tu mi aiuterai… riporterò in vita tuo fratello e
l’uomo che hai amato”
- tu mi hai ingannata,
Orochimaru!
Tu mi hai ingannata!
–
- io non ho ingannato
proprio nessuno, Tsunade-chan,
sei tu che hai ingannato
te stessa
e gli altri -
tsunade cadde a
terra, presa da un conato di vomito.
- tu mi hai
ingannata, Orochimaru! – gridò – tu mi
hai ingannata! –
L’uomo
rise freddamente, e quel sorriso sul suo volto era così
orribile che Tsunade distolse lo sguardo.
- io non ho
ingannato proprio nessuno, Tsunade-chan – sibilò
malignamente l’uomo, sottolineando apposta il vezzeggiativo
– sei tu che hai ingannato te stessa, e gli altri –
Un calcio allo
stomaco prese in pieno la donna. questa alzò lo sguardo sul
suo aggressore, e le scesero nuove lacrime: Nawaki era sopra di lei.
Dan, poco più in là, si apprestava a lanciare
alcuni kunai.
- come vedi,
Tsunade, non ti ho ingannata: tu volevi che riportassi in vita i tuoi
amati Dan e Nawaki – e li indicò con le braccia
perfettamente sane, ghigno sul volto – ed è
ciò che ho fatto – scoppiò in una tetra
risata.
-
maledetto… tu mi hai ingannata! Questi non sono Nawaki e
Dan! – urlò, prima di ricevere un altro calcio
sulla bocca, che le spaccò il labbro.
- Eppure, da quel
che mi ricordo, il loro aspetto dovrebbe essere proprio questo
– finse di pensarci un po’ su – beh,
certo sono un po’ più irascibili di un tempo, ma
sai, la gente cambia – rise di nuovo, sadico.
Nawaki la
bloccò, posandole un piede sul torace, guardandola
dall’alto in basso. Anche Dan arrivò, roteando un
kunai luccicante nella mano destra.
La donna
osservò i loro occhi, e le venne da piangere ancora di
più: non erano gli occhi che lei ricordava, erano spenti,
vuoti, indifferenti. E quei sorrisi, che tanto aveva agognato, non
c’erano, neppure loro. Solo una fredda insofferenza, come se,
per loro, non fosse mai esistita. Come se, per loro, nulla esistesse.
Solo due gusci vuoti.
- piangi, piccola
Tsunade? Come mai? – chiese Orochimaru, la voce profonda e
divertita – non volevi rivedere il tuo fratellino e il tuo
fidanzatino? Non hai forse tradito tutti i tuoi cari e tutto il tuo
villaggio, per amor loro? E ora? Perché non ridi?
–
Tsunade chiuse gli
occhi. Non voleva più guardare, non voleva più
sentire, bramava solo l’oblio, e il buio. Sentì i
passi dell’uomo avvicinarsi e serrò le palpebre
ancor di più. Fece spostare Nawaki e Dan dal corpo di
Tsunade e strappò di mano il kunai al bambino. La donna si
sentì sollevare e, un attimo dopo, una lama gelida le si
posò sul collo teso.
- apri gli occhi
Tsunade! – Orochimaru la teneva per i capelli biondi,
urlandole contro – apri gli occhi, troia! –
gridò ancora, scotendola violentemente.
Lottando con le
lacrima e la paura, Tsunade obbedì. Davanti a lei si
stendeva il suo intero villaggio in preda delle fiamme. Il cielo della
sera era illuminato da inquietanti bagliori rossastri, si udivano urla
strazianti e ogni cosa era avvolta dal fuoco. Ciò che non lo
era, era già cenere. Un odore di carne bruciata,
nauseabondo, raggiunse Tsunade, che vomitò sangue e bile.
- ma che fai,
Tsunade, prima piangi e ora vomiti pure? Non è da te!
– esclamò ridendo Orochimaru. Si
avvicinò al volto della donna, che non aveva più
nemmeno le forze per maledirlo con lo sguardo:
- e ora, mia cara,
il gran finale! –
Le
voltò la testa con violenza, verso nawaki e Dan. Ad un gesto
della sua mano, i loro corpi presero a sgretolarsi nell’aria.
Sotto gli occhi inorriditi di Tsunade, i corpi di Jiraya e Naruto
caddero a terra, in un mucchietto di pelle secca.
La donna prese a
tremare, gli occhi, ormai secchi, non riuscivano a scollarsi da quella
visione. Sperò che fosse un incubo, ma era tutto troppo
orribile per essere un sogno.
- li vedi,
tsunade? Li vedi? – gridò Orochimaru –
li hai uccisi, come avevi ucciso Nawaki e Dan, come hai ucciso il tuo
villaggio e come ucciderai molta altra gente dopo di loro! –
La bella Tsunade
era fuori di sé, il dolore che provava era talmente forte da
inibirle ogni altra sensazione. Voleva solo morire e prese ad osservare
con bramosia il kunai nelle mani dell’uomo. Questi, intuendo
il volere della donna, scosse la testa, ridendo, e la gettò
lontana.
- eh, no, Tsunade,
non ti farò il piacere di ucciderti – disse,
arrivandole accanto e arrestando il suo volto a poca distanza dal suo
– ti lascerò vivere – sibilò
– cosicché sarai corrosa dal dolore e dal senso di
colpa – nei suoi occhi, null’altro se non disprezzo
– saranno i ricordi ad ucciderti-
Si alzò
e si allontanò, mentre i suoi passi si disperdevano
nell’aria calda e immobile. Tsunade non li
avvertì: nella sua mente, solo un vuoto opprimente. I suoi
occhi non vedevano altro che i volti immobili e lividi di Jiraya e
Naruto. Morì qualche giorno dopo,
nell’insopportabile eco delle loro risate.
-
io non ho ingannato proprio nessuno, Tsunade-chan,
sei tu che hai ingannato te stessa
e gli altri -
---------------------------------------------------------------------------------------------------------eccomi di nuovo qua!! (eh
ma non è una bella cosa sai? Nd Jekyll)(guarda che io sono
indispensabile…hanno bisogno di me!! ndMe)
(sìsì no ma infatti te lo volevo proprio
dire…ma pensa invece a ripassare latino che domani
c’hai la versione e non sai nemmeno riconoscere
l’indicativo… ndJekyll) (doh me n’ero
scordata!!! ndMe) come è nato questo delirio? Sinceramente?
Non lo so? (ma allora questo angolo che senso ha??? ndJekyll)(non lo so
o_O ndMe)(ma c’è qualcosa che sai? NdJekYll)(non
lo so o_O ndMe)(o_O ndJekyll)(o_O … vabbè ho
capito… vado a ripassare latino ndMe) (ecco brava ndJekyll)
baci,
_MrS_HyDe_
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