IL SALVATAGGIO DI BOROMIR
Questa è una parodia in cui il mio personaggio preferito,
Boromir, viene salvato dalle frecce di Lurtz grazie all’arrivo improbabile di
un gruppo di paramedici venuti fuori da chissà dove. La verosimiglianza è
quella che è, ovviamente, trattandosi di una parodia il cui unico scopo è
quello di far ridere il prossimo. I personaggi sono piuttosto OOC e la parodia
è AU senza ombra di dubbio. Il clima è un po’ E.R. e un po’ Signore degli
Anelli.
I paramedici erano
spaventatissimi. La loro ambulanza stava viaggiando tranquillamente sulle
strade della città di Chicago, di ritorno al Pronto Soccorso, quando,
improvvisamente, erano stati risucchiati in una sorta di buco nero.
Il medico a bordo non si era
accorto di nulla, inizialmente, ma poi aveva cominciato a chiedere dove
accidenti aveva la testa il paramedico alla guida. Il poveretto, però, non lo
sapeva. Gli pareva che la vettura stesse viaggiando all’interno di un tunnel
totalmente buio e temeva di essere giunto ai Confini della Realtà.
Finalmente quell’oscurità ebbe
fine e l’ambulanza si fermò in una radura. I paramedici ed il medico fecero
appena in tempo a tirare un sospiro di sollievo, rendendosi conto di essere di
nuovo sulla Terra e di non essere stati rapiti dagli alieni, quando davanti a
loro si parò una scena incredibile. La radura non era deserta: vi si trovavano
due Uomini vestiti molto stranamente e per terra, in mezzo ad un mucchio di
frecce sparse in ogni dove, c’era una sorta di mostro nero coperto di ferite e
decapitato.
I tre disgraziati soccorritori
pensarono di avere le allucinazioni o di essere finiti nel bel mezzo di un film
in costume. Poi, però, il dottore notò che uno dei due Uomini era appoggiato ad
un tronco d’albero e gravemente ferito da numerose frecce. L’altro Uomo gli
stava accanto con aria molto preoccupata.
“In questo momento non ha
importanza dove siamo.” disse il medico ai suoi assistenti. “Quel signore è
ferito e rischia la vita. Dobbiamo occuparci di lui. Rimandiamo a dopo ogni
spiegazione.”
Naturalmente gli altri due furono
d’accordo e si precipitarono in soccorso dell’Uomo.
Vedendo arrivare di corsa tre
strani tipi con abiti e attrezzature mai visti, Aragorn (perché proprio di lui
si trattava!) sobbalzò credendoli nemici, ma non ebbe il tempo di reagire. I
tre in un baleno furono accanto a Boromir e uno dei paramedici spintonò il
Ramingo con malagrazia.
“Si allontani, dobbiamo occuparci
del ferito.” disse l’uomo. “Maledizione, ma chi ha ridotto così questo
poveretto? Che diamine gli hanno fatto?”
I tre uomini si affannavano
attorno a Boromir il quale, smarrito, guardò Aragorn con espressione
interrogativa. Ma il Ramingo ne sapeva quanto lui! Senza tanti complimenti
spogliarono il paziente per esaminargli le ferite e questo sconvolse l’Uomo di
Gondor più di ogni altra cosa. Non era certo abituato a…
“Dobbiamo estrarre immediatamente
queste frecce.” esclamò il dottore “Presto, l’anestesia.”
Con orrore, Aragorn vide che un
paramedico infilava un ago in vena a Boromir e gli iniettava qualcosa: ma erano
pazzi? Non lo avevano già ferito abbastanza le frecce? L’altro nel frattempo
collegò l’Uomo di Gondor ad uno strano aggeggio che emetteva suoni.
“Ma che state facendo?” protestò
Aragorn. “Così è peggio. Sta soffrendo moltissimo.”
“Stia zitto e ci lasci lavorare.
Chi è lei, un parente? Può avvertire la sua famiglia?”
“Sono un amico. La sua famiglia è
lontana, non so se…”
“Beh, gli telefoni, no? Ma guarda
te che imbranato.” Evidentemente i soccorritori non avevano capito di essere
finiti in un altro mondo.
Intanto l’anestesia aveva avuto
effetto: Boromir si era addormentato e il medico aprì le ferite per estrarre le
frecce senza danneggiare organi o vasi sanguigni e poi le suturò. Uno degli
assistenti stava intubando il Gondoriano per mandargli l’ossigeno nei polmoni.
Tutto questo sconvolse Aragorn.
“Ma così lo avete ucciso. Non
vedete che non si muove più?” esclamò disperato.
“Ci vuol lasciare in pace? Noi
sappiamo benissimo quello che va fatto. Non vede sul monitor che il cuore
batte? Lentamente, ma batte. Ma da dove viene lei? Non sa proprio niente?”
brontolò il dottore.
“Ha perso molto sangue.” disse un
paramedico “Rischia uno stato di shock: la pressione è 80 su 50 e il battito
rallenta.”
“Gli dia due litri di soluzione
salina per reintegrare la perdita di sangue. Qui ho quasi finito. Dovremo
portarlo in ospedale.” rispose il medico. Le frecce erano state estratte e le
ferite cauterizzate. Ma Boromir andò in arresto cardiaco.
“Presto, presto, il
defibrillatore! Carica a duecento. Libera!”
Aragorn, incredulo, vide il
medico posare due aggeggi sul petto di Boromir, lo vide sussultare, vide
l’agitazione dei paramedici.
“Il battito non riprende. Ancora
una volta. Libera!”
Un’altra volta.
“Ma che fate?” protestò di nuovo
Aragorn, al quale sembrava un abominio vedere Boromir sobbalzare così, come
colpito da un fulmine.
“Lo stiamo salvando. La pianti di
fare tutta questa confusione. Il cuore ha ripreso a battere, ma il paziente ha
perso troppo sangue, necessita di una trasfusione. Di che gruppo è il suo
amico, lo sa?”
“Eh?” fece Aragorn “Gruppo? Viene
da Gondor, è il figlio del Sovrintendente…”
“Ci prende in giro? Non è il
momento di scherzare. Allora, che gruppo sanguigno ha quest’Uomo?” chiese di
nuovo il medico. Ecco un bel problema! Come erano i gruppi sanguigni nella
Terra di Mezzo?
“Non lo so.” ripeté Aragorn. Si
stava innervosendo perché non capiva le domande di questi tre strani individui
e non sapeva come fare per aiutare Boromir.
“Se non troviamo sangue
compatibile da dargli quest’Uomo morirà.” disse il dottore. Allora Aragorn
prese una decisione molto importante.
“Posso darglielo io, anche se non
so come farete a prenderlo per darlo a lui. Ma se è in gioco la sua vita non
posso tirarmi indietro.” si offrì. L’uomo lo guardò, piuttosto sospettoso.
“Lei di che gruppo sanguigno è?
Come fa a sapere di essere compatibile con il suo amico?”
“Sono di sangue Numenoreano.” replicò Aragorn “Ed ho ragione di credere che lo
sia anche lui, in quanto discendente dalla stirpe dei Sovrintendenti.”
“Ma le pare il momento di scherzare?
Cosa diamine sarebbe il sangue numero… numero cosa?”
“Numenoreano.” insisté il Ramingo. Ma questi signori non sapevano proprio
niente? “Discendiamo dalla stessa stirpe e per questo ritengo che il mio sangue
possa essere adatto per lui.”
“Spero per lui che sia così. Del
resto non possiamo fare altrimenti. Si sieda.” disse un paramedico. Con grande
sorpresa di Aragorn gli infilò una siringa enorme in vena e gli prelevò il
sangue che poi iniettò nelle vene di Boromir.
“Sembra che stia meglio: la pressione
sale e il battito si sta regolarizzando.” disse il dottore. In effetti Boromir
stava riprendendo colore. Piano piano si svegliò, aprendo lentamente gli occhi.
“Si sente meglio?” chiese l’uomo che gli stava facendo la trasfusione “Aspetti,
ora la estubiamo. Stia rilassato.”
Era una parola! Il poveretto
trasalì violentemente quando si sentì estrarre dalla gola il tubo che lo aveva
aiutato a respirare. Poi guardò stupito la siringa che gli iniettava il sangue.
Ma cosa gli stavano facendo?
“Stai meglio,ora? Ti sei
ripreso?” gli chiese Aragorn “Avevi perso troppo sangue ed hanno dovuto darti
un po’ del mio per salvarti.”
“Come?” Boromir sembrava molto
imbarazzato “Non è possibile. Tu hai dato il sangue dei Re Numenoreani a me? Ma
io…”
“Non preoccuparti, ora. Devi solo
pensare a rimetterti in forze.”
Giunsero anche Legolas e Gimli
che fino a quel momento si erano divertiti a massacrare un bel numero di Orchi.
“Ma che succede qui?” chiese
l’Elfo.
“Boromir è stato gravemente
ferito.” gli spiegò Aragorn “Ma questi gentili guaritori sono giunti
improvvisamente e lo hanno salvato.”
“E tu stai bene?” chiese Gimli,
vedendo il Ramingo un po’ pallido.
“Sì. Ho dato il mio sangue a
Boromir perché ne aveva perso troppo e rischiava di morire.” rispose “Devo solo
riposarmi un po’e mi sentirò subito meglio.”
Il medico e i suoi assistenti
rimasero molto stupiti vedendo Legolas e Gimli. Dopo un primo attimo di
sbalordimento, però, l’istinto del medico si risvegliò e l’uomo si avvicinò
all’Elfo scrutandolo con occhio clinico.
“Signore, lei deve assolutamente
recarsi con noi al Pronto Soccorso. Il suo pallore e la sua magrezza sono
veramente preoccupanti e quelle orecchie a punta non mi convincono. È sicuro di
stare bene? Da quanto tempo non si sottopone ad un check-up?” gli chiese. Il
giovane arciere rimase senza parole per la sorpresa, ma reagì quando uno dei
due assistenti lo prese per un braccio e cercò di condurlo verso l’ambulanza.
“Io sto benissimo.” protestò
vivacemente, “Quelle di cui parlate sono le mie caratteristiche elfiche e
quelli della mia Razza vivono in perfetta salute per migliaia di anni.”
A queste parole il dottore
apparve ancora più inquieto, cominciando a dubitare anche della sanità mentale
del suo paziente. Fece cenno ai paramedici di aiutarlo a trasportare il giovane
su una barella, ma Gimli intervenne.
“Lasciate in pace il mio amico.”
urlò, brandendo la sua ascia “È vero che è solo un brutto Elfo, ma sta bene e
non ha bisogno delle vostre cure. Via di qui se non volete assaggiare questa!”
L’attenzione del medico si
rivolse allora al Nano.
“Il suo amico soffre senza dubbio
di una perniciosissima anemia e noi vogliamo solo aiutarlo. Ma mi preoccupa la
sua reazione: non sa che spesso le persone affette da nanismo hanno problemi
cardiaci e di ipertensione? Non dovrebbe infuriarsi così, le fa male. Anzi, già
che ci siamo, perché non viene anche lei con noi per un controllo?” disse.
“Ve lo faccio io un controllino
come si deve!” esclamò Gimli, slanciandosi verso di loro.
Per i tre sarebbe finita davvero
molto male se un improvviso tunnel sotterraneo non li avesse nuovamente
inghiottiti assieme alla loro ambulanza e a tutte le attrezzature. Il Nano si
ritrovò a fendere l’aria e si guardò intorno allibito.
“Ma dove si sono cacciati?”
brontolò.
“Non lo so. Forse sono tornati da
dove erano venuti. Comunque non ha importanza, quello che conta è che Boromir
stia bene e che possiamo riprendere il nostro viaggio.” concluse Aragorn.
“Forse un po’ di importanza
l’aveva.” ringhiò ancora Gimli “Volevano portarmi via con loro e farmi chissà
che cosa.”
“Nel tuo caso non avevano tutti i
torti. Salti su per un nonnulla, ti sembra di essere normale?” replicò Legolas.
“Zitto tu, Orecchie a Punta!
Volevano rapire anche te, se non sbaglio.”
“Io sono superiore a queste cose.
Esse scivolano come acqua di ruscello sulla mia più completa indifferenza e non
intaccano alcunché il mio equilibrio interiore.” rispose l’Elfo.
Nessuno capì quello che voleva
dire, ma non se ne preoccuparono: Boromir sarebbe presto guarito e i membri
superstiti della Compagnia si sarebbero messi sulle tracce di Merry e Pipino
rapiti dagli Orchetti.
FINE