Finalmente ero in vacanza. Avrei avuto un po' di pace dopo l'ultima,
interminabile, sessione di esami all'università. I ritmi
erano
davvero pesanti, ci rifilavano test su test concentrati in pochissimo
tempo, e ognuno richiedeva di studiare libri interi. Ma volevo
laurearmi in lingue moderne il prima possibile, quindi cercavo di stare
nei tempi. Ero andata al mare per riposarmi dopo l'ultima sessione, che
era stata la più faticosa fino ad allora. Avevo 21 anni, ero
al
secondo anno.
Per essere aprile faceva davvero caldo, le spiagge erano affollate ed
alcuni osavano fare i primi bagni in mare. Non si era mai vista una
primavera così calda. Si potrebbe dire che capitava a
pennello
con la fine temporanea delle mie fatiche universitarie. Dovevo fare i
salti di gioia. Eppure era tutto così... strano.
Arrivata nella mia villetta, che confinava con un'altra perfettamente
uguale, avevo una sensazione poco piacevole, come se di lì a
breve sarebbe accaduto qualcosa. Qualcosa di poco rassicurante.
Ma procediamo con calma. Ho già detto che la villetta
accanto era perfettamentte uguale
alla mia, o meglio, a quella di famiglia. Fin da piccolina ne avevo
avuto soggezione. Forse perché apparentemente era la
fotocopia
della nostra, o perché lì vi abitva la signora
Schmidt,
una burbera settantenne tedesca che mi guardava sempre male. Ma quando
arrivai, scoprii che qualcosa era cambiato. Davanti alla casa sostava
un camion dei traslochi. Sembrava che avessero appena finito di
scaricare dei mobili. Mi avvicinai e fu in quel momento che la scorsi.
Indossava un tubino bianco ed un coprispalle dello stesso colore; ai
piedi calzava scarpe da tennis, anche queste bianche. Aveva i capelli
corti,
biondo platino, quasi bianchi, e gli occhi... bé, gli
occhi...
erano del colore del fuoco più puro, rossi, innaturali. Le
sopracciglia, quasi inesistenti, erano perennemente aggrottate.
Mi accorsi in quel momento che ero rimasta a fissarla inebetita. Era
bella, terribilmente bella. Ma sembrava inumana. Mi precipitai in casa
e mi chiusi dentro. Sentivo il cuore galoppare infuriato nel mio petto.
Sbirciai dalla finestra e la vidi entrare. Scivolai a terra e caddi in
un sonno senza sogni.
Mi svegliai due ore dopo. Ripensai a lei e
rabbrividii. Perché non era solo il suo aspetto strano ad
avermi
turbata. Quel giorno io indossavo un tubino nero con coprispalle in
tinta, e scarpe da tennis nere. Solo una settimana prima avevo tagliato
i miei capelli neri. Ed ho gli occhi azzurri come il mare. Quella
ragazza era la mia fotocopia bianca. Tuttavia sono sempre stata una
razionale. Era un caso che fosse vestita come me, uno stupido caso. Ed
il suo aspetto... doveva essere un'albina. Anche la sua pelle era
chiarissima. Sì, sicuramente era albina, spesso hanno anche
gli occhi rossi.
Ero giunta a queste conclusioni rassicuranti, però
continuavo a
sentirmi a disagio. Decisa a non pensarci, uscii a comprare qualcosa da
mangiare. Entrai nell'unica gastronomia del paese sperando che avessero
ancora qualcosa. Mirella, la proprietaria, che mi conosceva da quando
ero piccola mi salutò con un: -Ciao, Chiara! Come stai?-
-Bene, ho appena finito una sessione di esami, andata magnificamente!-
-Oh bene, sono felice per te! Che cosa desideri?-
Stavo per dirle di darmi un po' di focaccia di Recco, paesello ligure
che fa una focaccia che è la fine del mondo, quando anche la
mia
nuova vicina entrò nel negozio. Un brivido mi percorse la
schiena, mentre Mirella la salutava: -Buongiorno, Ombra-. La ragazza
rispose con un flebile: -Salve-. Ci pensò Carlo, il marito
di
Mirella, a servirla. Comprò solo un cartone di latte e se ne
andò salutando debolmente. Aspettai che se ne andasse e poi
chiesi a Mirella: -Ma chi è?-
-Ma come, non lo sai? Ha comprato la casa vicino alla tua, quella della
Schmidt-
-Sì, l'ho già vista. Però è
strana. Si chiama come, Ombra?-
-Certo, che nome! è silenziosa, ma abbastanza gentile, forse
è solo timida-
-Poi hai notato che i suoi vestiti sono uguali ai miei, ma bianchi? E
la Schmidt?-
-Hannchen Schmidt è morta di cancro ai polmoni tre settimane
fa.
Comunque, è davvero la tua versione bianca. Penso sia albina-
-Sicuramente, e Ombra non è un nome adatto a lei. Comunque
ci vediamo, ciao-
-Neanche Chiara si adatta a te. Ciao!-
Tornando a casa iniziai a riflettere. La signora Schmidt era morta,
eppure l'avevo vista a Natale sanissima, e non fumava. Tuttavia, non
bisogna necessariamente fumare per il cancro ai polmoni, pensavo.
Magari era un tumore molto aggressivo. Ancora una volta, una
spiegazione razionale che mi sembrava del tutto insensata. E questa
Ombra? In tre settimane aveva comprato la casa e vi si era trasferita.
La signora Schmidt aveva un figlio che viveva in America, con cui non
andava molto d'accordo. Era possibile in tre settimane che il figlio si
interessasse della casa materna in quel paesino minuscolo, che
decidesse di venderla, che sbrigasse tutte le pratiche, che Ombra
adocchiasse la casa e decidesse di comprarla, facendo di nuovo un mare
di scartoffie, ed infine stabilirvisi? Per la burocrazia italiana mi
sembrava un lasso di tempo troppo breve. Ma potevo sbagliarmi, non
lavoravo alla Tecnocasa. Inoltre Mirella conosceva il suo nome, quindi
Ombra doveva essere già andata nella gastronomia. Sapevo
però che Mirella attaccava facilmente bottone, quindi poteva
essere solo la seconda volta che la vedeva. E prima doveva essere
già andata a vedere la villetta. Ero più
tranquilla.
A casa mangiai la focaccia, guardai A qualcuno piace caldo
ed andai a dormire. Sognai figure nere che mi sovrastavano impedendomi
di respirare. Mi svegliai urlando, in preda al panico. Erano anni che
non avevo gli incubi, che non ripensavo a quello che era successo
cinque anni prima, quando avevo causato la morte del mio ex fidanzato.
Mi aveva tradita ed io avevo danneggiato la sua Vespa con una mazza da
baseball. Avevo anche causato dei danni ai freni, cosicché
quando se n'era accorto ed era partito sul motorino, senza casco aveva
avuto un incidente. La sua testa si era spaccata a metà.
Avevo avuto questi incubi per un anno, poi, con l'aiuto dello psicologo
ero riuscita a passare oltre. Ora tornavano. Mi feci un
caffè ed uscii sul balcone. Al pianterreno della casa vicina
la luce si accese. Le mie ginocchia iniziarono a tremare, vidi di nuovo
i fantasmi che mi sovrastavano. Ma non svenni.
The
corner: vi ho messo paura, neh? MUAHAHAHAHAHA!!!!!!!
Scherzo, sono una ragazza seria *naso da Pinocchio*. L'idea mi
è venuta da un angosciante sogno che ho fatto. Ampliandolo,
viene fuori questa storia. A breve la completerò.
P.S.: recensitemi, please :)
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